"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI
lunedì 28 dicembre 2020
Improvvisa scomparsa dell'abbé Emmanuel, parroco di Byumba
Venti anni di attività dell'Ass. Kwizera in Rwanda
Riportiamo qui di seguito tutte le iniziative e le realizzazioni portate a termine in venti anni dall'Associazione Kwizera in Rwanda.
Realizzazioni dal 2001 al 2020
2001-2004
1) Acquisto di un terreno nei pressi dell'ospedale di Muhura, destinato alla costruzione di uno spaccio e di alloggi per infermieri e personale sanitario.
2) Acquisto di un terreno di circa due ettari con annessa una piantagione di banane, destinato alla produzione di alimenti per la scuola superiore di Cyeza.
3) Acquisto di due piccoli terreni adatti alla costruzione di abitazioni da destinare alle famiglie più bisognose, anche questi nella collina di Cyeza.
4) Acquisto del terreno dove ora sorge la fattoria di Cyeza.
5) Contributo per l'acquisto di un mezzo fuoristrada.
6) Finanziato la costruzione di un alloggio per i responsabili
dei progetti.
7) Acquisto di un terreno di circa due ettari, destinato alla coltivazione di alimenti da distribuire alla mensa scolastica di Cyeza.
8) Costruzione di una fattoria di bestiame, nella collina di
Cyeza.
9) Realizzato un progetto di apicoltura nella diocesi di
Byumba.
10) Erogato un contributo economico per la spedizione di un
container in Rwanda.
11) Realizzato i terrazzamenti radicali sulla collina di
Nyinawimana.
12) Consegnato materiale didattico per i bambini dalla scuola
di Kibali.
13) Realizzato un progetto moderno per l'allevamento di polli
con l'incubatrice.
14) Inviate attrezzature didattiche (televisione, DVD, fotocopiatrice, computer, cancelleria ecc) alla scuola superiore di Cyeza.
15) Portato un contributo annuale alle missioni che ogni anno
visitiamo.
16) Dal 2003 abbiamo iniziato un Progetto di adozioni a distanza, che prosegue con successo donando speranza ad un numero sempre maggiore di bambini.
17) Erogato un contributo in sostegno delle Missioni del Burkina Faso.
mercoledì 23 dicembre 2020
mercoledì 9 dicembre 2020
I Paesi della Smart Africa Alliance puntano a dimezzare i costi di accesso ad internet
Lunedì 7 dicembre, i leader africani della Smart Africa Alliance in una riunione virtuale del consiglio, presieduta dal presidente Paul Kagame, si sono impegnati a ridurre il costo di Internet, fino a dimezzarli, nei rispettivi Paesi nell'ambito di un progetto ambizioso che sarà implementato a partire dal prossimo anno. L'alleanza riunisce 30 Paesi membri, che rappresentano oltre 750 milioni di persone, e oltre 40 membri del settore privato impegnati nel progresso dell'Africa attraverso la trasformazione digitale. Da ultima si è aggiunta la Mauritania, portando i Paesi membri a 31. Secondo diversi rapporti, Internet a prezzi accessibili rimane fuori portata in molte parti dell'Africa. Un rapporto del 2018 di Ecobank Research ha rilevato che l'Africa ha i dati mobili più costosi, "sia in termini reali che relativi al reddito". In Guinea Equatoriale, Zimbabwe e Swaziland, i tre paesi più costosi, un gigabyte di dati costa più di 20 dollari. In tutto il continente, il prezzo medio è stimato a $ 7,04 con la maggior parte dei paesi che registra prezzi superiori all'obiettivo della Commissione per la banda larga delle Nazioni Unite del 2% del reddito mensile. La Commissione per la banda larga delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile definisce Internet come conveniente quando 1,5 gigabyte di dati mobili hanno un prezzo non superiore al 2% del reddito medio. In Rwanda, clicca qui per conoscere la situazione del Paese, il costo di 2 gigabyte di Internet è pari al 7,1% del reddito medio lordo, stimato su base annua in 780 dollari. Lunedì i leader hanno anche approvato la Giga Africa Initiative, un progetto guidato da UNICEF e ITU volto a supportare le politiche abilitanti per dispositivi intelligenti più economici in diversi Paesi. Sono stati inoltre svelati quattro progetti sviluppati nel 2020: il progetto "Identità digitale" per l'Africa sostenuto dal Benin, il progetto africano per lo sviluppo di "Avviamenti ICT ed ecosistema di innovazione" guidato dalla Repubblica tunisina, il progetto "Smart Broadband 2025" guidato dal Senegal e il progetto Smart Villages guidato dal Niger.
sabato 5 dicembre 2020
La nuova stagione dei rapporti Rwanda-Santa Sede
Papa Francesco Venerdì 4 dicembre papa Francesco ha ricevuto lettere di credenziali da Marie-Chantal Rwakazina come ambasciatore del Rwanda accreditato presso la Santa Sede. Rwakazina è ambasciatrice del Rwanda presso la Santa Sede con residenza a Ginevra.La presentazione delle credenziali della Rwakazina arriva solo una settimana dopo che il cardinale Antoine Kambanda ha ricevuto la sua berretta rossa da Papa Francesco nel concistoro tenutosi il 28 novembre. Sono questi due momenti che consacrano il momento particolare dei rapporti tra Rwanda e Santa Sede, dopo che le relazioni diplomatiche stabilite 56 anni fa avevano risentito del gelo che era calato all’indomani della conclusione della guerra civile nel 1994, quando i vincitori del FPR avevano apertamente accusato la Chiesa Cattolica di aver sostenuto il vecchio regime di Juvenal Habyarimana e di essere coinvolta con alcuni suoi membri in azioni genocidarie. La fase di disgelo nei rapporti era iniziata nel marzo 2017 quando il Presidente della Repubblica di Rwanda, Paul Kagame, fu ricevuto in udienza da Papa Francesco e, successivamente, aveva incontrato il Segretario di Stato, card. Pietro Parolin, accompagnato dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Paul Richard Gallagher. Già in quella occasione erano state ricordate le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e il Rwanda, il notevole cammino di ripresa per la stabilizzazione sociale, politica ed economica del Paese e la collaborazione tra lo Stato e la Chiesa locale nell'opera di riconciliazione nazionale e di consolidamento della pace a beneficio dell’intera Nazione. In tale contesto il Papa ebbe a manifestare il profondo dolore suo, della Santa Sede e della Chiesa per il genocidio contro i Tutsi, esprimendo solidarietà alle vittime e a quanti continuano a soffrire le conseguenze di quei tragici avvenimenti e, in linea con il gesto compiuto da San Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo del 2000, rinnovò l'implorazione di perdono a Dio per i peccati e le mancanze della Chiesa e dei suoi membri, tra i quali sacerdoti, religiosi e religiose che hanno ceduto all'odio e alla violenza, tradendo la propria missione evangelica. Il Papa altresì auspicò che tale umile riconoscimento delle mancanze commesse in quella circostanza, le quali, purtroppo, hanno deturpato il volto della Chiesa, potesse contribuire a promuovere con speranza e rinnovata fiducia un futuro di pace, testimoniando che è concretamente possibile vivere e lavorare insieme quando si pone al centro la dignità della persona umana e il bene comune. Il presidente Kagame, sul suo profilo Twitter, così commentò l'incontro: «Gran giornata e grande incontro con Papa Francesco. Un nuovo capitolo nelle relazioni tra Rwanda e Chiesa cattolica e Santa Sede! La capacità di riconoscere e chiedere perdono per gli errori in circostanze del genere – prosegue Kagame – è un atto di coraggio e di alta statura morale tipica di Papa Francesco. Grazie a questo saremmo tutti migliori». A quella visita vanno fatti risalire gli ultimi sviluppi, in particolare la nomina cardinalizia dell’arcivescovo di Kigali, mons. Kambanda. Nomina, sorprendente per gli addetti ai lavori, ma sicuramente giustificata dalla vicinanza del neo cardinale al presidente ruandese che può legittimamente mettere al proprio attivo questo importante riconoscimento per il Rwanda. Questo ritrovato clima d’intesa tra Rwanda e Santa Sede potrebbe sfociare in ulteriore passo: la sottoscrizione di un concordato tra le parti. In tal senso si è espresso il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, nell’incontro che ha avuto con la neo ambasciatrice successivamente alla presentazione delle credenziali.Questo ulteriore passaggio, come tutti i precedenti dalla visita di Kagame nel 2107 alla nomina cardinalizia, potrà contare sul discreto lavoro diplomatico del Cardinale Giuseppe Bertello, Membro del Consiglio di Cardinali che affianca papa Francesco, Nunzio apostolico in Rwanda dal gennaio 1991 al marzo 1995, dove la sua opera di pacificazione svolta, per la composizione del conflitto tra le parti in causa nella guerra civile, gli ottenne un particolare riconoscimento da parte del Governo ruandese.
sabato 28 novembre 2020
Oggi la Chiesa ricorda le apparizioni della Vergine a Kibeho
Il santuario della Madonna di Kibeho |
A ricordo di quel breve incontro ci piace segnalare questa intervista , come se quelle parole fossero rivolte a noi, che la stessa veggente rilasciò il 2 giugno 2003 a padre passionista Gianni Sgreva autore del libro: "Le apparizioni della Madonna in Africa: Kibeho"Ed. Shalom, 2004.
venerdì 20 novembre 2020
Passa dal Rwanda il corridoio umanitario per svuotare i campi di prigionia in Libia
Sono sbarcati ieri all'aeroporto di Kigali 79 rifugiati e richiedenti asilo provenienti dalla Libia. Si aggiungono agli altri già arrivati nei mesi scorsi nell’ambito dell’accordo firmato a settembre del 2018 ad Addis Abeba in Etiopia, tra il governo ruandese, l'Unione africana e l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati-UNHCR. Alla luce di tale accordo, il Rwanda ha accettato di istituire un meccanismo di transito per ospitare fino a 500 rifugiati, richiedenti asilo e altre persone bisognose di protezione che sono intrappolate in Libia. Finora, il Rwanda ha ospitato, in un centro di transito di emergenza (EMTC) a Gashora, nel distretto di Bugesera, 306 rifugiati e richiedenti asilo di nazionalità diverse, principalmente provenienti dal Corno d’Africa: Somalia, Sudan ed Eritrea. Grazie al supporto dell'UNHCR che cura l'iter di reinsediamento sulla base delle esigenze dei paesi ospitanti, già 129 rifugiati sono stati reinsediati in Paesi europei, fra i quali Francia, Svezia e Norvegia, ed in Canada che avevano manifestato, in sede di accordo, la disponibilità ad accogliere i rifugiati ospitati dal Rwanda. Non tutti i richiedenti asilo saranno però trasferiti in altri paesi, stante la disponibilità del Rwanda di integrare nelle comunità ruandesi parte di questi ospiti. Con questa operazione il Rwanda si conferma un modello da seguire anche quale corridoio umanitario. Un esempio che purtroppo non trova troppi imitatori in Europa, tanto da indurre il dubbio che troppi vogliano mantenere piene le carceri libiche, come una sorta di alibi per giustificare le partenze dei barconi come fuga da quei luoghi di tortura e sevizie. Se tutti facessero la loro parte come il piccolo Rwanda, i luoghi di detenzione in Libia sarebbero svuotati in una settimana. Ma poi i cronisti dei lager libici di cosa scriverebbero?
giovedì 12 novembre 2020
Se "ogni Paese è anche dello straniero" che succederà in Africa?
Al punto 124 di Fratelli tutti, la terza enciclica di papa Francesco, leggiamo questo passaggio, che non ci pare sia stato oggetto di approfondimento da parte dei vari commentatori che si sono cimentati con l'enciclica. Scrive papa Francesco:124. La certezza della destinazione comune dei beni della terra richiede oggi che essa sia applicata anche ai Paesi, ai loro territori e alle loro risorse. Se lo guardiamo non solo a partire dalla legittimità della proprietà privata e dei diritti dei cittadini di una determinata nazione, ma anche a partire dal primo principio della destinazione comune dei beni, allora possiamo dire che ogni Paese è anche dello straniero, in quanto i beni di un territorio non devono essere negati a una persona bisognosa che provenga da un altro luogo. Infatti, come hanno insegnato i Vescovi degli Stati Uniti, vi sono diritti fondamentali che «precedono qualunque società perché derivano dalla dignità conferita ad ogni persona in quanto creata da Dio».
E' di tutta evidenza come una simile affermazione assuma risvolti particolarmente rilevanti in un continente particolare come l'Africa. Se, infatti, in altri continenti, dove gli Stati hanno confini storicamente consolidati e nessuno oserebbe avanzare rivendicazioni di tipo territoriale o sulle ricchezze altrui, questa tesi non dovrebbe suscitare particolare interesse, non sembra si possa dire altrettanto se riferita alla realtà africana. L'artificiosità di quasi tutti i confini dei Paesi africani, frutto del processo di decolonizzazione della metà del secolo scorso, la grande disponibilità di risorse minerarie e fossili, o semplicemente di terreni coltivabili, diversamente distribuite fra i diversi Paesi, la debole struttura statuale di molti di questi Paesi: sono tutti elementi che potrebbero innescare un uso strumentale ed improprio dell'annuncio che ogni Paese è anche dello straniero nel senso che la destinazione comune dei beni della terra richiede oggi che essa sia applicata anche ai Paesi, ai loro territori e alle loro risorse. Non è sicuramente azzardato ipotizzare che un simile principio possa essere agevolmente brandito da diversi governi come giustificazione per dare sfogo ai propri rivendicazionismi nei confronti di vicini più beneficiati da madre natura, in termini di ricchezze naturali e di spazi. Ne scaturirebbe una serie infinita di dispute di confine, con inevitabili risvolti militari, così da portare in breve tempo a una sostanziale riconfigurazione della carta politica del continente. Si pensi per un attimo a quale destino andrebbe incontro l'area del Kivu, un territorio dalle immense ricchezze minerarie, facente parte di uno Stato, la Repubblica democratica del Congo, con una densità abitativa estremamente contenuta di 39 abitanti per kilometro quadrato, a fronte di quella dei Paesi vicini: 195 dell'Uganda e 495 del Rwanda. In questa area da oltre un ventennio si confrontano, tra scontri e violenze, diversi protagonisti, dai padroni della guerra locali ai Paesi confinanti, Rwanda e Uganda in primis, tutti ben decisi a non mollare la presa sul ricco forziere congolese. Già in passato era stata avanzata l'ipotesi da esponenti dell'amministrazione americana di arrivare a una vera e propria spartizione del Kivu tra i vari paesi confinanti, obiettivo non troppo nascosto del Rwanda e dell'Uganda. Tale idea fu però accantonata per non creare un pericoloso precedente che avrebbe innescato una corsa di diversi Paesi africani alla revisione dei confini, con conseguente destabilizzazione, in breve tempo, dell'intero continente africano. Ma ora, alla luce di questo importante imprimatur, siamo sicuri che qualcuno non colga l'occasione per dare una base "ideale" ai propri progetti espansionistici?
sabato 31 ottobre 2020
Imihigo: lavorare per obiettivi. Uno dei fattori di successo del modello Rwanda
Quando nel 2000 il governo cominciò a mettere mano alla ricostruzione della statualità ruandese e coltivare un'identità nazionale condivisa, ha attinto aspetti della cultura ruandese e delle pratiche tradizionali per arricchire e adattare i suoi programmi di sviluppo alle esigenze e al contesto del Paese. Da qui la riscoperta dell’Imihigo, il plurale in Kinyarwanda di Umuhigo, che significa giurare di consegnare. Imihigo include anche il concetto di Guhiganwa, che significa competere l'uno con l'altro. Imihigo è stata una pratica culturale del Rwanda pre-coloniale che prevedeva che un individuo stabilisse obiettivi da raggiungere entro un determinato periodo di tempo, seguendo i principi guida e superando ogni possibile ostacolo si presentasse sul suo cammino. Quando nel 2000, nel tentativo di migliorare l'erogazione dei servizi locali, il governo ha promosso un programma di decentramento affidando alle autorità locali le responsabilità dell'implementazione dei programmi di sviluppo, si rese necessario un nuovo approccio di monitoraggio e valutazione. I livelli locali di governo diventavano ora responsabili dell'attuazione dei programmi di sviluppo, il che significava che il governo centrale e la popolazione necessitavano di nuovi modelli di controllo dell’operare dei rappresentanti locali. Per rispondere a questa esigenza, nel 2006, è stato introdotto, voluto espressamente dal presidente Kagame, Imihigo. Il suo obiettivo principale era quello di rendere più efficaci e responsabili le agenzie pubbliche e le istituzioni nell’attuazione dei programmi nazionali e di accelerare l'agenda di sviluppo socio-economico contenuta nelle politiche Vision 2020 e Strategie di sviluppo economico e di riduzione della povertà (EDPRS), nonché nel Millennium Development Goals (MDGs). Oggi, Imihigo è utilizzato a livello governativo come contratto di prestazione e per garantire la responsabilità. Tutti i livelli di governo, dal distretto locale ai ministeri e alle ambasciate, sono tenuti a sviluppare e far valutare il loro Imihigo. Quando sviluppa il proprio Imihigo, ogni unità amministrativa del governo locale determina i propri obiettivi (con indicatori misurabili) tenendo conto delle priorità nazionali come evidenziato nella strategia nazionale e internazionale e documenti politici come gli MDG, Vision 2020, EDPRS, Piani di sviluppo distrettuale (DDP) e Piani di sviluppo del Settore (SDP). È compito del governo centrale assicurare che le priorità nazionali si riflettano nei bilanci delle amministrazioni locali attraverso l'allocazione e il trasferimento di sovvenzioni stanziate e attraverso la predisposizione di linee guida politiche per il governo locale nella fornitura di servizi. Inoltre, i ministeri svolgono un ruolo importante nel monitorare e sostenere i governi locali nell'attuazione di programmi e servizi. L'Imihigo, in entrambe le fasi di pianificazione e reporting, viene presentato al pubblico ai fini della responsabilità e della trasparenza. I sindaci e i governatori provinciali firmano anche l'Imihigo o contratti di prestazioni con il presidente del Rwanda impegnandosi a raggiungere gli obiettivi prefissati. Anche i membri del servizio pubblico firmano Imihigo con i loro dirigenti o il capo dell'istituzione. Per il dipendente pubblico l'Imihigo comprende le principali responsabilità, gli obiettivi e le rispettive competenze individuali. I contratti individuali di prestazione si basano sul piano d'azione di ciascuna istituzione e devono essere firmati in pubblico, assistiti dai supervisori dei membri dello staff, non oltre un mese dopo l'inizio dell'anno fiscale (31 luglio) o subito dopo l'insediamento per i nuovi membri del personale. Il processo di valutazione e sottoscrizione del contratto di prestazione di un membro viene svolto da un gruppo di supervisori che possono proporre modifiche o perfezionare gli obiettivi stabiliti. I supervisori garantiscono che gli obiettivi siano in linea con gli obiettivi generali dell'istituzione e che il contratto di prestazione si basi sui punti di forza di ciascun membro. Una volta che sia il membro dello staff che i supervisori concordano sul contenuto del contratto, sono firmati. Come si vede nulla più e nulla meno di quanto avviene in un’azienda ben organizzata. E’ questo che fa dire a Paul Collier, richiesto di indicare quali scelte del governo fossero indicative di una buona gestione: “fondamentalmente, Kagame ha costruito una cultura della performance ai vertici della pubblica amministrazione”. I ministri sono stati ben pagati, ma lavorano per obiettivi, il cui mancato conseguimento viene sanzionato o, al contrario, premiato. ( tratto da: Aiutiamoli a casa loro Il modello Rwanda)
domenica 25 ottobre 2020
Mons. Kambanda prossimo cardinale
Mons. Antoine Kambanda, attuale arcivescovo di Kigali, sara' fatto cardinale in occasione del prossimo concistoro indetto per il prossimo 28 novembre.Il futuro cardinale, nato nel novembre 1958, è un sopravvissuto al genocidio del 1994, con uno dei suoi fratelli, che attualmente vive in Italia: il resto della sua famiglia è stato massacrato. Ha frequentato la scuola elementare in Burundi e in Uganda e le superiori in Kenya. È tornato in Rwanda dopo due anni di filosofia e teologia. Quindi ha studiato teologia nella diocesi di Butare. E 'stato ordinato sacerdote l'8 settembre 1990 da Giovanni Paolo II, in occasione della visita pastorale in Rwanda. Ha un dottorato in teologia morale conseguito presso l'Alfonsianum di Roma.È stato direttore della Caritas di Kigali, capo della Commissione Giustizia e Pace e professore di teologia morale, poi rettore del seminario di Kabgayi e del seminario di Saint-Charles Borromee a Nyakibanda.Mons. Kambanda era stato consacrato vescovo nel 2013, assumendo la sede di Kibungo, per poi passare a quella di Kigali nel 2018.
venerdì 16 ottobre 2020
Ultimata la Casa di Catia
venerdì 2 ottobre 2020
Vi fareste operare di appendicite dal vostro parroco?
Alla luce del grave scandalo che sta emergendo in Vaticano, circa la cattiva gestione delle finanze del Vaticano, dove alla malafede di molti dei protagonisti si accompagna una evidente carenza di conoscenze professionali, tali da rendere i protagonisti ecclesiastici facili vittime di avventurieri della finanza, neppur di elevato standing, riproponiamo questa riflessione tratta dal libro Dentro il Rwanda. La riflessione, seppur rivolta alla realtà ruandese, non manca di avere una sua valenza anche nella lettura dei fatti di cui riferiscono le cronache.
Vi fareste operare di appendicite dal vostro parroco?
Dopo essersi chiesti che razza di domanda sia mai questa, tutti risponderebbero di no e di preferire ricorrere a un medico chirurgo. Analogamente risponderebbero se si chiedesse a chi farebbero progettare una casa, piuttosto che curare un animale o ancora quali fertilizzanti usare su un determinato terreno: di volta in volta il preferito sarebbe l’ingegnere, il veterinario e l’agronomo. Se la domanda fosse invece: fareste gestire i vostri investimenti o impiantare un’azienda al vostro parroco, la risposta non sarebbe così pronta e puntuale. Si direbbe che sì, forse ci si potrebbe anche affidare al parroco, in fin dei conti dovrebbe essere onesto e quindi non si rischierebbe di vedersi derubati. Chiunque vede la debolezza di una simile risposta. Nessuno si farebbe incidere la pancia se non da un chirurgo, convinti che solo una simile figura professionale abbia le conoscenze e le capacità per effettuare una simile operazione, mentre si è pronti ad affidarsi con fiducia a un non esperto per gestire fatti e intraprese economiche, accontentandoci della sola presunta onestà. Come si vede è ben strana una simile logica. Si pretende, giustamente, dal medico che ci opera che abbia compiuto gli studi necessari e abbia maturato la necessaria pratica, mentre a un sacerdote viene riconosciuta la capacità di gestire un’azienda, come potrebbe essere una diocesi, per il solo fatto di averne ricevuto l’incarico dal proprio vescovo. Eppure, come si devono studiare materie per esercitare la medicina, ci sono anche corsi ben definiti per appropriarsi delle conoscenze in economia e in gestione d’impresa. Se bastasse buon senso e onestà per gestire gli affari economici di una qualsiasi organizzazione, anche ecclesiale, non si capisce perché tanti studenti perdano tempo e soldi per frequentare le facoltà di economia e qualche corso manageriale. Certo, ci sono fior di grandi manager che, partiti magari da studi di filosofia, sono arrivati a gestire grandi aziende, facendo però un percorso all’interno di imprese strutturate dove era quotidiano il confronto con manager depositari delle conoscenze e delle tecnicalità proprie delle varie specializzazioni aziendali. E allora, fareste gestire la vostra azienda dal vostro parroco, senza che questi abbia almeno i necessari supporti di esperti in materia? La domanda non è poi così peregrina, se capita di assistere al default finanziario che ha interessato, qualche anno fa, una diocesi ruandese, e alle voci circa i precari equilibri di altre. La gestione delle finanze di una diocesi può contare da tempo su strumenti e tecniche, già ampiamente consolidati in ambito aziendale, che dovrebbero consentire ai responsabili di mettersi al riparo da qualsiasi sorpresa e affrontare per tempo ogni possibile segnale di crisi. Certo è necessario poter disporre di persone di accertata affidabilità e di sicura competenza che dominino la materia e sappiano intervenire per tempo per disinnescare ogni possibile rischio. Purtroppo non sempre i requisiti dell’affidabilità e della competenza albergano nella stessa persona, con le ovvie inevitabili conseguenze Sono altresì necessarie figure che svolgano azioni di controllo sulla gestione, per evitare che le criticità siano scoperte quando ormai la situazione è di fatto fuori controllo, per incompetenza o, peggio, per inaffidabilità dei preposti alla gestione. Tali professionalità, da sole, non sono però sufficienti se da parte del vescovo, responsabile in ultima istanza della gestione della diocesi, non c’è la disponibilità ad ascoltare e accettare anche i no che il proprio economo deve spesso opporre alle richieste che arrivano dall’alto. Purtroppo i significativi flussi finanziari che negli ultimi anni confluiscono sul territorio, interessando spesso direttamente le singole diocesi, sembrano aver fatto dimenticare a tante strutture ecclesiali un approccio più misurato con il denaro, lasciando il posto a gestioni non sempre rigorose. Abbiamo spesso assistito a spese non giustificate alla luce delle finanze diocesane, a stili di vita non coerenti con la dura realtà locale e con le scelte di vita religiosa. Un po’ più di misura da parte di tutti sarebbe, quindi, quanto mai auspicabile. Così come sarebbe auspicabile che certi modelli gestionali, di cui le Onlus più attente a una prudente e puntuale gestione delle somme loro affidate dai benefattori si fanno portatrici, fossero visti come modelli da imitare piuttosto che astruserie da muzungu, come qualche volta succede.
lunedì 21 settembre 2020
Caro Rwanda:il commiato di un funzionario Onu dopo 5 anni di missione
sabato 5 settembre 2020
Dal metano del lago Kiwu si potrebbero ricavare fertilizzanti agricoli
Impianto di estrazione del gas metano Kivu-Watt |
giovedì 27 agosto 2020
Il governo rende più stringenti le regole per contrastare il Covid
domenica 23 agosto 2020
I dieci principali prodotti d'esportazione del Rwanda
lunedì 17 agosto 2020
Le nuove regole per i viaggiatori in visita in Rwanda
lunedì 10 agosto 2020
Posata la prima pietra della Casa di Catia
lunedì 27 luglio 2020
Anticipata l'assegnazione del 5x1000 per il 2019, a Kwizera 6.110 euro
L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato in anticipo, rispetto
alla data del 31 luglio 2020 prevista dall’articolo 156 del DL Rilancio, gli
elenchi per la destinazione del 5 per mille 2019, con i dati relativi alle
preferenze espresse dai contribuenti nella propria dichiarazione dei redditi.
In tal modo, l’Agenzia ha inteso dare una risposta concreta e il più vicino
possibile alle esigenze dei beneficiari: oltre 58mila enti tra volontariato,
ricerca sanitaria e scientifica, associazioni sportive dilettantistiche, beni
culturali e paesaggistici ed enti gestori delle aree protette, cui s’aggiungono
8.032 Comuni. L’elenco degli enti ammessi e di quelli esclusi è quindi già
online insieme alle scelte e agli importi attribuiti, ed è consultabile sul
sito dell’Agenzia delle Entrate, nell’area tematica “5 per mille” (clicca
qui).L'Associazione Kwizera è stata scelta da 215 contribuenti che hanno
portato nelle casse dell'associazione 6110,10 euro, contro 233 contribuenti e
7.197,79 euro del 2018.Ringraziamo tutti gli amici che hanno confermato la loro
scelta, pur in presenza della preannunciata chiusura dell'associazione. I fondi
saranno destinati alla realizzazione della Casa di Catia: una struttura
dedicata alla compianta Catia Asti che verrà destinata all'assistenza delle
ragazze madri.
martedì 14 luglio 2020
Dal 1° agosto riaprono i voli su Kigali
Il Rwanda ha annunciato l'apertura del suo spazio aereo, consentendo a tutte le compagnie aeree di iniziare le operazioni a partire dal 1 ° agosto. Sono previste misure minime di sicurezza sanitaria stabilite dal Ministero della Salute: presentare un certificato di negatività non più vecchio di 72 ore e sottoporsi a un tampone all’arrivo, il cui esito sarà comunicato nel giro di 24 ore che dovranno essere trascorse in albergo a proprie spese. Questo è il calendario della ripresa dei voli da parte delle compagnie operative con il Rwanda:
- Ethiopian Airlines riprenderà i voli giornalieri da e per Kigali il 1 ° agosto;
- Brussels Airlines riprenderà i voli per Kigali il 2 agosto, inizialmente volando due volte a settimana con un piano di viaggio che sarà soggetto a modifiche a seconda della domanda;
- Qatar Airways prevede di riprendere i voli per Kigali il 3 agosto, volando tre volte alla settimana (lunedì, mercoledì e venerdì);
- KLM Royal Dutch Airlines riprenderà le operazioni di volo per Kigali il 6 agosto.
lunedì 29 giugno 2020
Dentro il Rwanda: l'Introduzione
Pubblichiamo qui di seguito l'Introduzione a Dentro il Rwanda, il libro disponibile sulla piattaforma Amazon (clicca qui).
Introduzione
mercoledì 17 giugno 2020
Covid: improvvisa impennata dei casi, ma da oggi riprende l'attività alberghiera congressuale
L’andamento del Covid in Rwanda ha segnato negli ultimi giorni un’improvvisa impennata. Infatti, ieri sono stati 24 nuovi casi individuati portando il conteggio dei casi confermati a 636, da metà marzo, quando il paese ha registrato il suo primo caso . In soli quattro giorni, sono stati 129 i nuovi casi confermati, principalmente individuati nel distretto di Rusizi nella provincia occidentale. In particolare, il 14 giugno sono stati registrati 41 nuovi casi, il numero più alto da marzo. Tuttavia, nello stesso periodo, il Rwanda ha anche aumentato il numero di test dei campioni giornalieri, per cui la media dei test giornalieri effettuati dal 13 giugno ad oggi è di circa 2.800, un aumento rispetto ai precedenti 1.000. In totale, finora, il paese ha condotto 96.801 test campione e ha riportato 636 casi confermati di cui 338 guariti e due hanno ceduto a questa pandemia.Nel frattempo, è stato deciso che le funzioni religiose potranno rispendere entro 15 giorni, dopo che le autorità ecclesiastiche avranno predisposte le necessarie misure per prevenire la diffusione del virus. Anche per rilanciare il fondamentale settore del turismo, il governo ha autorizzato la ripresa dell’attività alberghiera e da oggi gli hotel potranno ospitare riunioni e conferenze con effetto immediato.
martedì 2 giugno 2020
Dentro il Rwanda Esperienze, incontri e riflessioni del muzungu
Abbiamo utilizzato il periodo del
lockdown, impostaci dalla pandemia del Covid, per riordinare annotazioni e
riflessioni scritte nel corso degli anni, al susseguirsi delle quindici
missioni effettuate in Rwanda. Ne è uscito questo libro, Dentro il Rwanda,
pubblicato sulla piattaforma Amazon (clicca qui per un’anteprima), che intende offrire alcuni spunti per meglio conoscere
un Paese che si è imposto all'attenzione del mondo, a partire da quel tagico
1994 fino agli odierni esempi di buon governo, che ne hanno fatto un modello di
sviluppo per l’intero continente africano. Come abbiamo cercato di raccontare
nel precedente lavoro, Aiutiamoli a casa loro Il modello Rwanda, di cui
viene offerta una sintesi introduttiva.
Conoscere un Paese, entrarci dentro per penetrarne lo spirito non è cosa facile.
Anzi, il più delle volte risulta impossibile, risolvendosi di fatto in una
collezione di souvenir, foto e qualche ricordo di un piatto tipico.Non basta
certo una visita fugace per apprezzarne le bellezze, e in Rwanda certo non
mancano, ma implica soprattutto entrare in sintonia con la sua gente, con la
necessaria apertura mentale. Bisogna fare spazio per far entrare qualcosa, ed è
un esercizio per niente banale, perché richiede impegno e sacrifici.Come
suggerito dal saggio africano Tierno Bokar quando consiglia ad ogni muzungu
(uomo bianco) che abbia l’ardire di voler conoscere la realtà africana: “Se
vuoi sapere chi sono, se vuoi che t'insegni ciò che so, cessa momentaneamente
di essere ciò che tu sei e dimentica ciò che tu sai”.Abbiamo voluto. lasciarci
coinvolgere da questa sfida, misurandoci con quell’Africa in sedicesimo che è
il Rwanda. Dopo quindici missioni in Rwanda, fatte di incontri, lavoro in
comune, confronti a volte sfociati in scontri, nel libro sono riassunte le
impressioni e le riflessioni che ne abbiamo tratto. E gli insegnamenti. Si può
imparare qualcosa anche da un piccolo Paese africano come il Rwanda? Sembra di
poter rispondere positivamente a questa domanda, se solo si guarda con la
giusta apertura a talune innovazioni in cui ci siamo imbattuti, nel corso degli
anni. A questo proposito se ne trova traccia nei due capitoli riguardanti la vita della Chiesa e,
soprattutto, in quello dove vengono illustrate molte delle buone pratiche
attuate dalle autorità ruandese che non sfigurerebbero neppure a casa nostra.
Anzi. Si legga al riguardo il capitolo "Imparare dal Rwanda", dove si
fanno delle scoperte a volte spiazzanti. Perché, come diceva Plinio il Vecchio
«Dall'Africa c'è sempre qualcosa di nuovo ».
L'ebook sarà scaricabile
gratuitamente, dalla piattaforma Amazon, dalle ore 9 di mercoledì 3 giugno alle
9 di giovedì cliccando qui.
giovedì 28 maggio 2020
Novità per i moto-taxi della capitale: tassametro e pagamenti senza contanti
A partire dal primo giugno, quando riprenderanno le attività post lockdown, gli oltre 20.000 moto-taxi della capitale dovranno confrontarsi con una significativa novità: i clienti dovranno pagare le corse tramite piattaforme di pagamento senza contanti, carte o mobile money. L’innovazione fa parte degli sforzi per ridurre il rischio di diffusione Covid-19 in conseguenza del maneggio del contante. Oltre alle classiche carte di credito, gli operatori e i loro clienti hanno l'opzione del mobile money fornito dalle piattaforme degli operatori telefonici MTN Rwanda e Airtel Rwanda. L’introduzione del pagamento cashless si accompagna anche all’adozione da parte di ogni moto-taxi di dispositivi abilitati GPS che calcolano la distanza percorsa e la tariffa della corsa, introducendo così una regolamentazione dei prezzi. Solo i motociclisti che operano nelle province per ora sono esonerati dai contatori, ma si prevede comunque utilizzino pagamenti senza contanti per i viaggi. La ripresa delle corse dopo il lockdown da Covid prevede il mantenimento di misure igieniche come la sanificazione delle mani e dei caschi, nonché il distanziamento sociale nei parcheggi. Le maschere per il viso rimangono obbligatorie sia per i passeggeri che per i piloti.Va inoltre detto che oltre 1000 guidatori di mototaxi sono stati testati per Covid-19.
venerdì 22 maggio 2020
Il Covid fa decollare i pagamenti tramite mobile money
In Rwanda, il valore dei fondi trasferiti tramite Mobile Money è cresciuto del 450% tra gennaio e aprile di quest'anno, per raggiungere la somma di oltre $ 42 milioni di dollari transati.Ciò significa che con lo scoppio della pandemia di Covid, c'è stato un forte calo nell'uso del contante nel pagamento di beni e servizi. Lo sviluppo è stato tra le altre cose il risultato di una mossa da parte della Banca centrale e degli operatori telefonici locali che hanno rimosso temporaneamente le commissioni sui trasferimenti tra conti bancari e portafogli mobili, trasferimenti di denaro mobile e la rimozione delle commissioni commerciali sui pagamenti per tutte le transazioni senza contatto per ridurre le possibilità di trasmissione del COVID -19. Dai risultati di un’analisi effettuata emerge che con zero commissioni più persone si servono del mobile money: l'invio di denaro è praticamente raddoppiato da 600.000 persone utilizzatrici nella settimana prima del blocco a 1,2 milioni nella settimana dopo il blocco e 1,8 milioni nell'ultima settimana di aprile. Il valore settimanale del denaro speso digitalmente, da metà febbraio a metà aprile presso gli esercizi commerciali, è aumentato del 700 per cento, favorendo ulteriormente l'assunzione di pagamenti senza contanti. Mentre questi sono solo i primi risultati, gli autori dell'analisi hanno osservato che tra le lezioni da prendere in prestito dallo sviluppo vi è l'impatto che il taglio o l'eliminazione delle commissioni sui trasferimenti di denaro può avere per migliorare le possibilità di pagamento digitale in alternativa al denaro contante. Sebbene la sostenibilità di questo approccio sia da verificare, visto il sacrificio delle entrate da commissioni richiesto agli operatori di moneta mobile, esso favorisce comunque l'uso dei servizi finanziari digitali da parte di coloro che altrimenti avrebbero utilizzato denaro contante. I dati attuali mostrano che anche i prelievi dai portafogli mobili sono diminuiti drasticamente da quando è iniziato il blocco e ora sono meno della metà dei loro valori di gennaio - il che significa che un numero maggiore di abbonati utilizza il valore digitale " conclude l'analisi.
martedì 12 maggio 2020
Mandereste vostra figlia sola in uno sperduto villaggio africano?
giovedì 30 aprile 2020
Covid19 e Africa:l'ora dei gufi
domenica 19 aprile 2020
Il Covid è sotto controllo, ma il lock down fa sentire i suoi effetti
A ieri, i casi di coronavirus individuati in Rwanda ammontavano complessivamente a 144 con 69 guariti e nessun morto. Contemporaneamente il lock down è stato esteso fino al 30 aprile, mentre è stato reso obbligatorio l’uso delle mascherine. Il Rwanda ha fin qui affrontato con decisione l’emergenza, vigilando sul rispetto del lock down anche con droni. Nel frattempo la chiusura si fa sentire. Anche se il governo ha messo in atto forme di sostegno della popolazione, la chiusura fa sentire i suoi effetti. Da amici ruandesi ci vien segnalato come in periferia le famiglie comincino a risentire l’impossibilità di muoversi e soprattutto di svolgere attività lavorative remunerate che consentano di racimolare il necessario per acquistare gli alimenti che vadano ad integrare quanto raccolto nei piccoli poderi di cui possono disporre quasi tutte le famiglie. Anche la Chiesa ha lanciato l’allarme sulla mancata raccolta delle offerte che i fedeli sono soliti portare all’offertorio durante le messe, in particolare le offerte in prodotti agricoli che concorrono al sostentamento del clero.
lunedì 13 aprile 2020
Ass. Kwizera: 7.197,79 euro dal 5 per mille del 2018
mercoledì 8 aprile 2020
La scomparsa per Covid di don Renato Lanzetti, vicario episcopale della diocesi di Como e amico dell'ass. Kwizera
Mons. Renato Lanzetti |