"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


mercoledì 29 febbraio 2012

Adozioni a distanza: alcuni numeri e una riflessione

Il settimanale Vita ha presentato alcuni numeri emersi dallo studio sulla realtà del sostegno a distanza (Sad), una delle forme di solidarietà più conosciute e diffuse tra gli italiani, presentato nei giorni scorsi a Roma da parte dell'Agenzia per il terzo settore. I Sad attivati nel mondo dalle 111 onp italiane, a favore di singoli beneficiari o comunità, sono complessivamente 375.262. Se l'aiuto è individualizzato (per 224.893 Sad su 375.262) il destinatario è un minore (68%) o un giovane (2,6%) con o senza una famiglia.L’impegno economico medio annuo di chi sceglie la formula del sostegno a distanza è pari a 282 euro. Le formule attive vanno da un minimo di 225 euro a un massimo di 338.Il 42% dei Sad riguardano l’Africa, continente in cui si registrano 45 Paesi destinatari. Tra i singoli Stati, quelli con altissima concentrazione di sostegni a distanza sono l’India (53.316), il Brasile (31.332) e il Mozambico 16.915.
I dati riportati, al di là delle molte valutazioni che il sistema SAD potrebbe richiedere nel suo complesso sia come "servizio" offerto dalle onp che come modello di assistenza ai bambini bisognosi,  meritano una riflessione almeno nella parte relativa all'ammontare monetario medio richiesto per il Sad. Pur tenendo conto dei diversi costi di funzionamento delle varie associazioni, si può ipotizzare che all'incirca l'80% dell'importo richiesto vada a beneficio del bambino sostenuto per un importo medio quindi di circa 225 euro, salvo che la raccolta fondi per il sad non serva a finanziare anche altri inetrventi pur assistenziali anche se non direttamente rivolti ai bambini inseriti nel programma.
Ma cosa rappresenta una tale cifra, per esempio per la vita di un bambino africano?
Prendiamo il caso del Rwanda: 225 euro  corrisponderebbero a  circa 180.000 Franchi rwandesi, una somma pari a  dieci mesi di stipendio di un lavoratore agricolo rwandese. E' del tutto evidente come l'entrata di una simile cifra in una famiglia di un villaggio rwandese ne cambierebbe la vita in maniera significativa, oltre ad alterare l'equilibrio comunitario, con la famiglia destinataria che fa un salto nel proprio stile di vita rispetto alle famiglie vicine non destinatarie di una simile fortuna.Proprio per questo, a mero titolo di esempio, l'Associazione Kwizera, impegnata da anni in Rwanda,  richiede  solo 115 euro per ogni adozione, destinando all'assistito 85.000 Frw, una cifra che rappresentando più di quattro stipendi di un lavorante agricolo, forse potrebbe essere ulteriormente contenuta.Di fronte a un fatto del genere, che dovrebbe valere anche per gli altri paesi africani, forse qualche riflessione va fatta sul modo migliore per arrivare a sostenere bambini veramente bisognosi, evitando modalità che, per l'ammontare del contributo, possono alterare equilibri delicati all'interno delle famiglie e delle comunità e, a ben vedere, configurarsi più che in un aiuto quasi in un sussidio dal dubbio valore educativo. C'è sicuramente ampia materia di riflessione.

lunedì 27 febbraio 2012

La difesa della famiglia al centro dell'incontro degli intellettuali cattolici rwandesi

Riprendiamo dalla Radio Vaticana questa notizia che dà il segno del fermento in essere anche tra il laicato cattolico rwandese, nello specifico tra gli intellettuali, alla ricerca di un proprio ruolo attivo nella società rwandese, per rispondere alle sfide poste da una società in continuo fermento, soprattutto sotto le influenze culturali provenienti dall'esterno.   
« La riconciliazione, la giustizia e la pace saranno il frutto di una nuova evangelizzazione del Rwanda »: su questo tema si è svolto, nei giorni scorsi, il secondo incontro degli intellettuali cattolici dell’arcidiocesi di Kigali. A chiudere il convegno è stata la Messa presieduta dall’arcivescovo della città, Thaddée Ntihinyurwa, il quale, nella sua omelia, ha ricordato agli intellettuali l’importanza del linguaggio e del suo uso corretto in tutti gli ambiti, dalla famiglia al lavoro. Dopo la benedizione finale, si è quindi proceduto alla presentazione delle conclusioni del convegno: articolate in 19 punti, le proposizioni finali ribadiscono innanzitutto l’impegno degli intellettuali cattolici a leggere e ad approfondire la Parola di Dio ed altri documenti importanti della Chiesa, come l’Esortazione apostolica post-sinodale “Africae Munus”, siglata da Benedetto XVI nel novembre 2011. Inoltre, si è sottolineato che “la riconciliazione è una necessità” e che è quindi importante combattere “l’etnocentrismo” e procedere alla “purificazione della memoria”, affinché “ciascuno possa chiedere perdono per il male commesso”. Ma molte delle conclusioni del convegno sono dedicate alla difesa della famiglia: gli intellettuali cattolici rwandesi “si oppongono a tutte le dottrine che mirano alla distruzione del nucleo familiare”, si legge nel documento finale, poiché “sono convinti che la famiglia costituisca il cuore della vita cristiana e la base dei veri valori”. Come tale, quindi, essa va difesa attraverso “un’educazione di base nelle scuole” e grazie alla corretta e attenta “preparazione al matrimonio”, soprattutto per i giovani. Importante anche, scrivono gli intellettuali del Rwanda, sensibilizzare la popolazione sui metodi di regolazione naturale della fertilità. Inoltre, le conclusioni del convegno chiedono alla Commissione episcopale per la Famiglia di preparare una novena ed una Festa nazionale per i nuclei familiari.Tra gli altri punti affrontati dagli intellettuali di Kigali, c’è il rifiuto del “capitalismo selvaggio che minaccia molti Paesi”, così come la necessità di un’adeguata formazione “sulla dottrina della Chiesa cattolica” e di un maggiore coordinamento tra i gruppi locali. Infine, apprezzamento viene espresso per alcune parrocchie di Kigali che hanno avviato un corso di formazione sulla Bibbia destinato ai fedeli; l’auspicio è che l’iniziativa possa espandersi sempre più.

giovedì 23 febbraio 2012

L'intervento di Kagame a Roma all'IFAD

Riportiamo le conclusioni del discorso tenuto ieri a Roma dal presidente Paul Kagame  alla 35a sessione del Consiglio dei Governatori dell'IFAD. Dopo aver passato in rassegna, con qualche concessione all'ottimismo, i progressi ottenuti in campo agricolo in Rwanda, il presidente rwandese ha auspicato, in particolare,
"  dovremo intensificare l'irrigazione e migliorare  la gestione delle nostre risorse idriche.  E 'altrettanto importante  garantire agli agricoltori l'accesso ai fattori essenziali come fertilizzanti, sementi di migliore qualità, consulenza professionale, così come  mercati per i loro prodotti "allo stesso modo, abbiamo bisogno di investire di più nella ricerca e nelle nuove tecnologie per aumentare la produzione e il valore aggiunto, soprattutto per le colture alimentari di base. Allo stesso tempo dobbiamo mettere a disposizione risorse sufficienti per rafforzare i sistemi finanziari rurali per gli agricoltori. E' gratificante notare che c'è un numero crescente di casi di successo di piccoli agricoltori di altri paesi in Africa. Ciò  significa che c'è un futuro per questo tipo di agricoltura, e, soprattutto, che è possibile eliminare la tragedia inaccettabile di persone malnutrite e affamati.I paesi che hanno fatto progressi in questi settori lo hanno fatto perché hanno messo in campo le giuste politiche, assicurato la partecipazione dei cittadini e beneficiato del supporto di partner allo sviluppo. E' chiaro che questo sostegno è  positivo nella misura in cui  va in appoggio alle priorità nazionali, come  ha fatto l'IFAD in Rwanda. A mio avviso, le partnership rispettose  delle scelte delle persone che producono risultati devono essere incoraggiate, rafforzate ed emulate.In ultima analisi, soluzioni a lungo termine agli investimenti in agricoltura provengono da un maggiore coinvolgimento del settore privato nella tecnologia, nella produzione, nel  marketing e nella ricerca. In conclusione, se vogliamo raggiungere il duplice obiettivo di alimentare una popolazione in crescita e la protezione dell'ambiente, dovremo fare ciò che sappiamo fare: un sostegno mirato e  investimenti in agricoltura su piccola scala per aumentare la produttività agricola, contribuire alla sicurezza alimentare e ridurre la povertà, proteggendo allo stesso tempo il nostro pianeta."
Quanto questi auspici, in particolare là dove ci si richiama alla valorizzazione dell'esperienza dei piccoli agricoltori, si concilino con un modello di sviluppo agricolo fortemente dirigistico  come quello che sembrano privilegiare le autorità rwandesi impegnate a imporre monoculture su base territoriale, è tutto da vedere.
Per leggere l'intero discorso in inglese clicca qui.

lunedì 20 febbraio 2012

Nuove frizioni diplomatiche Francia-Rwanda

I rapporti diplomatici Francia-Rwanda, caratterizzati negli anni da alti e bassi, si arrichiscono di un nuovo affaire. Infatti, la Francia ha richiamato oggi, per consultazioni,  il proprio ambasciatore in Rwanda, Laurent Contini, dopo che le autorità di Kigali avevano rifutato di dare il proprio gradimento al nuovo rappresentante madame Hélène Le Gal.

La perizia sull'attentato del 6 aprile 1994

Per chi volesse approfondire le risultanze della perizia tecnica richiesta dai giudici francesi Trévidic e Poux sull’abbattimento  dell'aereo presidenziale il 6 aprile 1994, che ha suscitato contrastanti reazioni sui media internazionali, segnaliamo questa  articolata analisi apparsa sul sito www.paceperilcongo.it .

sabato 18 febbraio 2012

Prosegue la sfida dei batwa di Kibali

Campi coltivati a Kibali
La comunità batwa di Kibali prosegue nel suo percorso di riscatto. Dopo essersi adattata  in maniera sorprenedentemente positiva alle nuove abitazioni realizzate dall'Ass. Kwizera, che ha destinato ad ognuno dei 47 nuclei  familiari un piccola casa in muratura che ha sostitutito le misere capanne in cui vivevano precedentemente, la comunità ha accettato di buon grado anche di raccogliere  la sfida di mettere a coltivazione i terreni circostanti il villaggio, terrazzati con un intervento sempre dell'Ass. Kwizera.Già l'anno scorso, dopo un corso formativo curato dall'agronomo della fattoria di Nyinawimana, Michel Habakurama, si erano ottenuti i primi raccolti di patate.Il "miracolo" si è ripetuto anche nella nuova stagione. Pur in presenza di un andamento climatico particolarmente sfavorevole, che ha portato a un raccolto inferiore rispetto a quello dell'anno precedente, nei giorni scorsi sono stati raccolti 6.565 kg di patate ( l'anno scorso erano7.500) su una superficie di un ettaro.Un terzo del raccolto è stato distribuito tra le famiglie che hanno aderito al programma ( 54 kg per ogni famiglia), un terzo è stato venduto ( 2000 kg ) per un ricavo di 260.000 Frw, di cui metà suddiviso tra i partecipanti e metà accantonato per utilizzi futuri, 2500 kg sono, infine stati destinati alla semina nella prossima stagione.Per ripercorrere  quanto fatto presso la comunità dei batwa di Kibali, vai a pag. 129 dell' e book Kwizera Rwanda.

giovedì 16 febbraio 2012

Nuovo nunzio apostolico in Rwanda

Mons Russo con Benedetto XVI
Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Rwanda mons. Luciano Russo, arcivescovo titolare eletto di Monteverde. Mons. Russo è nato a Lusciano (Caserta), il 23 giugno 1963. È stato ordinato sacerdote il primo ottobre 1988 ed incardinato ad Aversa. È laureato in Diritto Canonico. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il primo luglio 1993, ha prestato successivamente la propria opera presso le rappresentanze pontificie in Papua Nuova Guinea, Honduras, Siria, Brasile, Paesi Bassi, Stati Uniti d'America, Honduras e in Bulgaria. È stato nominato nunzio apostolico ed eletto arcivescovo titolare di Monteverde il 27 gennaio 2012. Parla anche il francese, l’inglese e lo spagnolo.

Kagame a Roma il prossimo 22-23 febbraio all'IFAD

Il presidente rwandese Paul Kagame parteciperà alla  riunione annuale, che si terrà a Roma il 22-23 febbraio, del Consiglio dei Governatori del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD),  l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite con sede a Roma  per l’alimentazione e l’agricoltura. Al centro dell'incontro ci sarà l'approfondimento delle ripercussioni del cambiamento climatico sull’agricoltura.   Una delle relazioni di base è affidata al presidente   Kagame che avrà il compito di illustrare  come un'agricoltura in grado di adattarsi al cambiamento climatico sia in grado di nutrire la crescente popolazione mondiale. Fra presentatori e relatori, interverranno leader mondiali, personalità internazionali, autorità politiche, accademici, ma soprattutto rappresentanti del mondo agricolo rurale. Ci sarà anche Bill Gates, co-presidente della Fondazione Bill & Melinda Gates, che parlerà dell’importanza dell’agricoltura e di come un miglioramento sostenibile della produttività possa ridurre la povertà nei paesi in via di sviluppo. Esorterà tanto i governi nazionali quanto gli esponenti della comunità internazionale ad adottare un nuovo approccio per sostenere i piccoli agricoltori. Il presidente del Rwanda e il presidente dell’IFAD terranno una conferenza stampa congiunta il 22 febbraio alle 12.15 per sottolineare la necessità impellente di incrementare la capacità dei piccoli agricoltori di adattarsi al cambiamento climatico.

L'irresistibile attaccamento al potere dei presidenti africani

Riportiamo un interessante commento apparso, a firma DianaMpyisi,   su The New Times di ieri.
"Mi sono spesso chiesta come sia dolce sedersi sulla poltrona del potere, così dolce che sfida ogni logica per quanto riguarda la leadership. Ci sono svariate spiegazioni sul perché il fenomeno del rimanere aggrappati al potere sia una caratteristica prettamente africana; la principale si fonda sui sistemi coloniali ereditati che denotano, tra le altre cose, la mancanza di consapevolezza democratica.Nessuno, però, spiega a sufficienza come liberatori contro la passata oppressione, una volta diventati presidenti, finiscano a fare le stesse cose che a suo tempo hanno combattuo:aggrapparsi con le unghie al potere.Il presidente del Senegal Wade è una persona il cui recente tentativo di andare contro la Costituzione del suo paese  alla ricerca di un terzo mandato presidenziale è tanto sconcertante quanto deludente.L’ottantacinquenne leader è uno dei più importanti presidenti  del continente, e nei suoi dodici anni di presidenza, ha fatto del Senegal un modello di democrazia per l'Africa. Wade ha detto che "Io non calpesterò dei  cadaveri per arrivare al palazzo presidenziale." L’aspetto ridicolo della questione è  che la sua recente candidatura al terzo mandato settennale, che si basa su un cavillo costituzionale, ha causato disordini e una manciata di morti contro il tentativo dell'ottuagenario di rimanere in carica. Tecnicamente parlando, in caso di successo, avrà  92 anni a fine mandato. Qualcuno disse: "I passi del potere sono spesso passi sulla sabbia." Nel suo caso significa   rovinare la sua eredità come uno dei padri fondatori dell'indipendenza africana; tutto ciò è semplicemente incomprensibile per l’ attivista dei diritti democratici  e per  colui che per tutti era l''uomo della rinascita africana'. Cosa significa esattamente la questione dell’attaccamento alla poltrona? Saranno solo uomini del calibro di Mandela e Nujoma le uniche eccezioni del fenomeno degli “aggrappati alla poltrona”  che caratterizza i presidenti africani?Dopo l'indipendenza nel 1960,  il Gabon ha avuto solo due leader, con il suo attuale presidente figlio del precedente  Presidente Bongo.  Lo stesso vale per il Togo, dove l'attuale presidente Gnassingbé è figlio del defunto presidente Gnassingbé Eyadema.Gli eventi della Primavera araba sono un cristallino esempio  di persone che non si sono piegate ai soprusi dei loro leader avidi di   potere. I  Presidenti della Guinea equatoriale, fin dalla sua indipendenza dalla Spagna nel 1968,  sono stati  entrambi emanazione della stessa famiglia.Il Presidente dello Zimbabwe, Mugabe,  è uno degli ultimi presidenti ottuagenari,  avendo governato il paese negli ultimi 30 anni. E’ interessante, per mancanza di una parola migliore, che queste presidenze a vita raramente, se non del tutto, siano in grado durante il loro governo  di sviluppare l’economia o cercare di porre  realmente fine alla povertà di cui soffrono i loro cittadini. Qualunque siano le sue intenzioni, il presidente Wade ha sicuramente lasciato il suo popolo di sasso. E sconsolato. O almeno è quello che credo di essere io."

Tra i vari commenti a corredo dell’articolo, spicca l'auspicio di un certo Charles di Kigali, e certo non solo suo, che dice:
Spero e prego che Paul Kagame, nostro amato Presidente, non cada nella stessa trappola, indipendentemente dalle possibili tentazioni che potrebbero nascere.

martedì 14 febbraio 2012

A febbraio si conclude l'attività dei tribunali gacaca

I tribunali tradizionali Gacaca termineranno la loro attività alla fine di febbraio. Dopo di allora non vi saranno più processi svolti secondo il metodo tradizionale che affidava ai saggi del villaggio, riuniti all'aperto, di derimere le dispute locali. A questi tribunali era stato affidato il copito di giudicare le migliaia di colpevoli di fatti di sangue avvenuti durante gli eccidi del 1994.
Per fine febbraio si conta di concludere i 18 processi ancora in corso. Per il  4 naggio prossimo le autorità rwandesi hanno già fissato la cerimonia ufficiale di chiusura di questa esperienza che verrà ricordata in due documenti storici, uno riguardante la storia dei gacaca e l'altro contenente i risultati conseguiti.Sull'argomento vedi precedente post.

mercoledì 8 febbraio 2012

Diminuisce il tasso di povertà in Rwanda

Secondo la terza indagine sulle condizioni di vita delle famiglie rwandesi, che rappresenta il punto di riferimento internazionale per misurare la povertà, curata dalle autorità rwandesi e presentata ieri alla presenza del presidente rwnadese, Paul Kagame,  del corpo diplomatico e di rappresentanti degli investitori internazionali, il Rwanda avrebbe ridotto, in cinque anni dal 2006 al 2011, il tasso di povertà dal 57% al 45%, in diminuzione  dell11,8 per cento, con un trend   sei volte più veloce rispetto a quanto verificatosi  tra il 2000 e il 2006. Gli effetti della rapida crescita rwandese  che ha potuto contare, secondo il Fondo Monetario Internazionale su un incremento del PIL dell’8,8% nel 2011, dopo un 7,5% del 2010 e un PIL pro capite  passato da US $ 212 nel 2001 a US $ 540 pro capite nel 2010 , si sono fatti sentire particolarmente nel campo educativo e sanitario. L’accesso all’educazione primaria è migliorato raggiungendo il 79% per i ragazzi e l’82% per le ragazze, ben oltre le previsioni che ipotizzavano rispettivamente il 59% e il 58%, mentre il tasso di scolarizzazione nelle scuole secondarie è raddoppiato rispetto al 2006. La mortalità infantile è passata da 86 morti su 1000 nati del 2005 a 50 del 2011. Il presidente Kagame non ha mancato di manifestare la propria soddisfazione per i risultati conseguiti, senza peraltro nascondersi come ci sia ancora molto lavoro da fare per conseguire gli ambiziosi obiettivi previsti dal programma Vision 2020.In particolare, ha sottolineato come "per mantenere lo slancio, il paese debba compiere ulteriori sforzi  in aree che rilancino l'economia e la vita dei cittadini, comprese le infrastrutture, l'energia e mercati. In primo luogo, si deve migliorare l'accesso ai mercati, con  un aumento degli investimenti per le infrastrutture, soprattutto nelle  reti rurali. E' poi fondamentale l'accesso all'energia, anche se questo è raddoppiato negli ultimi cinque anni, passando dal 4,3 al 10,8 per cento, rimane infatti ancora basso. È inoltre indispensabile la creazione di  posti di lavoro mettendo in contatto le piccole e medie imprese con gli investitori esteri".
Per completezza d'informazione rimandiamo a un precedente post riportante le risultanze del Rapporto sullo sviluppo umano 2011 curato dall'ONU, i cui principali parametri riguardanti il Rwanda  sono consultabili cliccando qui.

mercoledì 1 febbraio 2012

Procede con successo il Progetto Mikan

Jean Damascène (al centro)  consegna il manuale del progetto
a un responsabile di gruppo
Sono già 675 le famiglie che, a partire dal 14 febbraio 2009, sono state coinvolte nel Progetto Mikan promosso dall'Associazione Kwizera Onlus, che, come noto, prevede l'assegnazione di una capra a una famiglia con l'impegno della stessa di consegnare il primo capretto a un'altra famiglia. Il Progetto partito dalla parrocchia di Nyagahanga ha coivolto altre 5 parrocchie della diocesi di Byumba ( Matimba, Ngarama, Nyinawimana, Rwamiko e Burehe) con l'obiettivo ambizioso di toccare, nel tempo, tutte le diciassette parrocchie della diocesi. Già a fine del corrente anno potrà essere raggiunto il traguardo delle 1000 famiglie coinvolte, anche solo tenendo conto delle famiglie in attesa di ricevere il proprio capretto senza contare quindi l'avvio di eventuali nuovi gruppi. Il Progetto è seguito in loco con capacità dal tecnico Jean Damascène Mupenzi che, coordinato da Don Paolo Gahutu, cura la formazione dei vari gruppi di famiglie coinvolte e segue il corretto evolversi della gestione di tutta la fase che va dal ricevimento della capra fino alla consegna del capretto svezzato.Per il corretto funzionamento del Progetto è stato altresì predisposto un apposito manualetto in kinyarwanda contenente le norme regolanti il progetto, nonchè le nozioni di base relative all'allevamento delle capre. Una puntuale descrizione della nascita e del funzionamento del Progetto Mikan si può trovare, a partire da pagina 151 del libro Kwizera Rwanda, consultabile in formato e book cliccando sull'icona qui a destra.