"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


domenica 31 maggio 2009

Un opuscolo con utili suggerimenti per la raccolta fondi

In un momento in cui la crisi economica fa sentire i propri negativi effetti sulle aziende e, ancor più, sulle famiglie, anche le associazioni impegnate nel volontariato faticano a reperire i fondi necessari per alimentare il flusso delle iniziative in cantiere. Giunge, quindi, quanto mai a proposito la pubblicazione di un agile opuscolo, Le raccolte fondi (doc in pdf) pubblicato dal Csv di Verona nella collana Strumenti, contenente alcuni preziosi suggerimenti per ottenere buoni risultati nelle attività di raccolta fondi. Il volume è scaricabile on line dal sito http://www.csv.verona.it/

giovedì 28 maggio 2009

Banche e 5 per mille

Quando si  vedono certe campagne promozionali da parte di grandi istituzioni, espressione di banche e fondazioni bancarie promotrici di proprie iniziative in ambito sociale, per sollecitare la destinazione del 5 per mille, è lecito chiedersi se tali comportamenti  rispondano al vero spirito dell'istituto promosso a sostegno del terzo settore. La discesa in campo di tali competitor, capaci di campagne pubblicitarie particolarmente massicce e dispendiose (si veda il Project Malawi del Gruppo Intesa),  sottrae  risorse importanti, con una concorrenza quasi sleale,  alle migliaia di associazioni che a fatica riescono a recuperare i fondi per i loro programmi sociali. E' corretto che questi organismi si facciano pubblicità, prima nella campagna di sollecitazione della firma per il 5 per mille e successivamente attraverso le campagne di comunicazione che accompagnano la realizzazione dei progetti, attingendo per queste vere e proprie campagne promozionali anche ai fondi del 5 per mille, non  basterebbero i loro capienti budget per spese pubblicitare? E' questo lo spirito con cui il Ministro Tremonti ha promosso, a suo tempo,  la meritoria iniziativa del 5 per mille?

lunedì 25 maggio 2009

Quasi pronto l'acquedotto di Kiruri

Il progetto per la realizzazione di un acquedotto a Kiruri, un piccolo villaggio situato nella parrocchia di Bureke a 46 Km ad ovest dalla città di Byumba, è ormai giunto alla conclusione. Le ultime notizie che ci arrivano dal comitato che sta seguendo il progetto garantiscono, infatti, che l'opera potrà essere inaugurata nel prossimo agosto in occasione della Missione 2009 dell'Ass. Kwizera. Il Progetto, finanziato dai “LAKE ANGELS” di Barga da cui prenderà anche il nome, garantirà il servizio idrico ai 1500 bambini della scuola elementare di Kiruri oltre che alle 500 famiglie che compongono il villaggio.

giovedì 21 maggio 2009

Malnutrito il 45 per cento dei bambini rwandesi

Secondo quanto riferito dall’edizione odierna de The New Times, il 45 per cento dei bambini rwandesi presentano sintomi di  malnutrizione. La rivelazione arriva appena una settimana dopo il lancio della campagna nazionale di massa contro la malnutrizione, programmata dal Ministero della salute, che prevede l’individuazione e il trattamento dei bambini affetti da gravi carenze nutrizionali. Parallelamente è stata attivata una distribuzione straordinaria, presso diversi centri sanitari del paese, di alimenti nutrizionali a cui potranno accedere le famiglie dei bambini malnutriti.  Secondo quanto affermato dal  Segretario Permanente del Ministero della Salute, Dr. Agnes Binagwaho, anche se  la malnutrizione non necessariamente porta direttamente alla morte, tuttavia espone il corpo indebolito dei bambini all’aggressione da parte di altre malattie, contribuendo quindi a circa il 50 per cento dei decessi infantili.

 Per dare l'idea del fenomeno, riportiamo di seguito un dato contenuto in un Rapporto dell'UNICEF del 2006 che evidenzia i Paesi con la più alta percentuale di bambini con meno di 5 anni sottopeso: Bangladesh 48%, Etiopia 47%, India 47%, Burundi 45%, Cambogia 45%, Madagascar 42%, Sudan 41%. Il dato non è naturalmente confrontabile con quello riferito ai bambini rwandesi in quanto non si conoscono le classi d'età a cui faccia riferimento.

martedì 19 maggio 2009

E' rwandese il capocannoniere del campionato di calcio vaticano

La Clericus Cup 2009, il campionato di calcio per sacerdoti e seminaristi dei collegi pontifici romani organizzato dal Centro sportivo italiano (Csi) si concluderà il 23 maggio con la finalissima tra le squadre del Redemptoris Mater», formazione neocatecumenale che porta i colori gialloblù in finale per terza volta consecutiva, e il «North American Martyrs», il collegio nord-americano sul Gianicolo. La notizia che però ci interessa è che, a conclusione della fase regolare del torneo, il leader dei cannonieri con 11 marcature è risultato Edouard Sinayobye, attaccante ruandese del San Paolo che si è lasciato alle spalle il brasiliano del North American Kalevski (10 reti) e l’africano Kiseli (9) dell’Istituto Patristico Augustinianum.


Al via la sperimantazione dei combustibili poveri. A base di banane

Riprendiamo da Panorama questa notizia di cui  non siamo in grado di valutare l'impotanza. Che ne penseranno i nostri amici rwandesi?

Di combustibili verdi si è già parlato abbondantemente, ma il futuro dell’Africa, è questa l’ultima novità in campo energetico, sta nei combustibili “gialli”. Joel Chaney, un giovanissimo ricercatore dell’Università inglese di Nottingham, ha infatti trovato un modo per trasformare le bucce di banana in energia.

Grazie a un procedimento molto semplice, i residui delle banane possono essere convertiti in barrette da bruciare per cucinare oltre che per illuminare e riscaldare gli ambienti. Utilizzando questo metodo i Paesi africani potrebbero significativamente ridurre la quantità di legname bruciata ogni anno -in Rwanda, Tanzania e Burundi, principali produttori di banane del continente, l’80 per cento della fornitura energetica annuale è garantita dal legname-, che a sua volta permetterebbe di contenere l’aumento del tasso di deforestazione, con benefici innegabili per il riscaldamento globale.

Chaney ha pensato all’Africa proprio per la presenza di abbondanti coltivazioni di banane. In Rwanda, ad esempio, sono usate per produrre vino e birra oltre che come frutta. Inoltre, la ricetta dei combustibili gialli necessita solo dell’utilizzo delle parti non commestibili della pianta. E se si pensa che per ottenere una tonnellata di banane se ne producono circa dieci di rifiuti, l’utilità di riutilizzarli risulta ancora più evidente.

Chaney racconta di aver avuto l’intuizione del combustibile giallo proprio in occasione di un viaggio in Rwanda. La ricetta è elementare: “sfruttando le proprietà collanti delle banane, bucce e foglie andate a male vanno impastate in una poltiglia cui va aggiunta un po’ di segatura, il composto va poi pressato per eliminare i liquidi e messo ad essiccare al sole per un paio di settimane”.

Per produrre le barrette di energia gialla non servono macchinari tecnologicamente avanzati né un know how particolare: “ecco perché l’Africa riuscirà a trarre vantaggi dalla nostra scoperta”, commenta Mike Clifford, supervisore di Chaney al dipartimento di ingegneria di Nottingham, lodando il suo laboratorio per aver sempre cercato di studiare soluzioni semplici e accessibili per i problemi basilari delle popolazioni di tutto il mondo.

Joel Chaney dà una dimostrazione della sua idea in questo filmato.

sabato 16 maggio 2009

Ki-Zerbo: Appunti sulla storia dell'Africa

A conclusione della lettura di "A quando l'Africa?" ( ed. EMI 2005), una conversazione del grande storico e uomo d'azione del Burkina Faso, Joseph Zi-Kerbo, in cui viene tratteggiato un ritratto appassionato  di un Africa  vissuta e studiata  per decenni, segnalo alcuni approfondimenti sull'opera e  la trascrizione della conferenza, tenuta a Roma nel 2002 dallo stesso autore, con il titolo "Appunti sulla storia dell'Africa e dell'umanità'" reperibili cliccando qui . Vi sono ripresi molti dei temi trattati nel libro che smonta diversi luoghi comuni con cui, da occidentali, siamo abituati ad approcciare la storia e la civiltà del continente africano. Poiché siamo tutti uomini portatori di una storia e di una cultura personale, anche l'autore non è però del tutto esente, nella sua analisi, da qualche pregiudizio nei confronti dell'occidente e da qualche miopia nel non vedere certe responsabilità africane.

mercoledì 13 maggio 2009

Professori promotori di sviluppo per la comunità

La giornata di formazione di cui abbiamo riferito ieri, oltre all'indubbio valore ricoperto nell'ambito delle attività volte a promuovere al meglio il Progetto MIkAN, ha evidenziato due aspetti meritevoli di sottolineatura. Il primo è la significativa partecipazione delle famiglie coinvolte che hanno dedicato un'intera giornata, con qualche sacrificio anche in termini di spostamenti, per sottoporsi a un momento, per loro abbastanza  inusuale, di formazione. Speriamo che tale impegno ispiri anche il resto del percorso all'interno del progetto, soprattutto per quanto attiene la costruzione di rapporti di solidarietà e di comunione fra i componenti dei vari gruppi coinvolti. La novità più significativa della giornata, sicuramente meritevole d'essere sottolineata, è però rappresentata dalla presenza del dott. Eugene Mbarushimana ,  professore della scuola di agricoltura di Nyagahanga, in qualità di docente. Finalmente un importante  realtà come quella rappresentata da un corpo docente, formato da una trentina di professori in diverse materie  in campo agricolo, esce dalle mura della scuola per mettersi al servizio del territorio e della sua comunità. Vorremmo che a questo primo passo ne seguissero altri, convinti che diffondere tra la gente di Nyagahanga e dei villaggi vicini, in gran parte dedita all'agricoltura, conoscenze e tecniche atte a migliorare l'efficacia del  lavoro e la qualità delle coltivazioni e degli allevamenti, sarebbe un importante contributo a sostegno dello sviluppo della comunità locale. Se il direttore della scuola ( nella foto) e i suoi professori decidessero di affiancare al loro  quotidiano impegno di docenza  rivolto ai giovani  anche momenti d'impegno a favore del territorio troveranno nel Centro sociale A.G. e l'Associazione Kwizera i sostegni necessari per questa loro meritevole azione. Parliamone; qualche idea su cui lavorare già ci sarebbe.   

martedì 12 maggio 2009

Progetto MIkAN: giornata di formazione

Si è tenuta oggi, nei locali del Centro Sociale A. G. di Nyagahanga, una giornata di formazione sull’allevamento delle capre riservata alle coppie partecipanti al Progetto MIkAN. Erano presenti 114 persone, rappresentanti 70 coppie, causa l’assenza per qualche coppia di uno dei coniugi per impegni di lavoro. C'era il primo gruppo di 25 coppie già assegnatarie, da un paio di mesi,  delle prime caprette, le coppie che affiancano questo primo gruppo dal  quale riceveranno il frutto del primo parto e le coppie  del gruppo della sotto parrocchia di Nyabihu alle quali a breve saranno assegnate le prossime 25 capre  offerte dall'Associazione Kwizera. Ha tenuto la lezione il veterinario dott. Eugene Mbarushimana, professore della scuola secondaria di agronomia di Nyagahanga, che con  semplicità e chiarezza ha saputo adattare la lezione alla realtà dei partecipanti, arricchendo l'esposizione con il sostegno di esempi efficaci. Sono stati approfondito vari temi: oltre alle informazioni di base sull'importanza dell'allevamento delle capre, sono state fornite tutte le nozioni relative alla loro  nutrizione e riproduzione e alla cura delle malattie, oltre alle indicazioni per la costruzione di una stalla in cui ricoverarle. Una verifica finale ha consentito di constatare l’efficacia della formazione; le risposte hanno mostrato che le  famiglie partecipanti hanno seguito con attenzione la lezione.Dopo la mattinata dedicata alla formazione tenuta dal veterinario, ha fatto seguito un pranzo nei locali del centro, mentre  nel pomeriggio Don Paolo ha intrattenuto le coppie sulla logica e lo spirito che anima il progetto MikAn.  Con questa giornata di formazione il Progetto MIkAN decolla definitivamente.   

domenica 10 maggio 2009

La vicenda di Don Emmanuel: accusa e difesa

Riprendiamo da Il quotidiano on-line dell’Empolese Valdelsa e oltre.

Don Emmanuel Uwayezu, prete ruandese, da 4 anni vice parroco della chiesa di Ponzano, a Empoli, è accusato da African Rights di essere coinvolto nel massacro, il 7 maggio 1994, "di più di 80 giovani alunni fra i 12 e i 20 anni" che studiavano nel complesso scolastico Misericordia di Maria, di cui era direttore, a Kibeho, nel sud del Ruanda. Lui, raggiunto dai giornalisti si è difeso, raccontando di aver fatto di tutto per salvare alcuni ragazzi tutsie.

LA DENUNCIA DI AFRICAN RIGHTS

"La mattina del 7 maggio 1994 - denuncia l'Ong, che ha base a Londra - un gran numero di miliziani che brandivano machete e coltelli ha accerchiato gli alunni, la maggioranza dei quali si trovava nel refettorio. Padre Uwayezu era là. I gendarmi che aveva piazzato" per garantire la sicurezza dei ragazzi "hanno sparato in aria invece di disperdere gli attaccanti. Il massacro - prosegue il documento di African Rights - è quindi cominciato. A eccezione di un pugno di sopravissuti, gli studenti in maggioranza morirono, uccisi dai fucili o dalle granate dei gendarmi o dalle lance, le accette e i machete dei miliziani" hutu. "Padre Uwayezu - dice ancora l'Ong - è tornato a Kibeho diversi giorni dopo i massacri per fare in modo che i gendarmi impartissero un addestramento militare agli allievi hutu di sesso maschile affinché potessero cercare i sopravvissuti". African Rights fa infine appello alle autorità di Ruanda e Italia e alla Chiesa cattolica ruandese "perché conducano proprie inchieste sulle gravi accuse contenute nel rapporto"

LA DIFESA DI DON EMMANUEL

"Sono il primo a volere che su questa vicenda venga aperto un regolare processo affinché sia stabilita la realtà dei fatti. Io non ho partecipato a nessun genocidio. Anzi, col vescovo tentammo di salvare i giovani massacrati dai miliziani ma non ci riuscimmo". Si difende così don Emmanuel Uwayezu: "Sapevo - ha aggiunto don Emmanuel - che c'era chi mi accusava di essere coinvolto in questa strage e so che non sono l'unico sacerdote di etnia Hutu accusato da African Rights. Purtroppo è da 15 anni che vengono messe in giro voci infondate da persone che non hanno vissuto quei momenti terribili". 
Ai giornalisti che lo hanno raggiunto don Emmanuel ha anche detto: "Chiedo al Governo italiano e alla comunità internazionale di far luce sulla verità con un regolare processo".
"Con la guerra civile - ha continuato don Emmanuel - la zona di Kibeho si riempì di miliziani di entrambe le etnie, Hutu e Tutsi, e la situazione diventò rapidamente pericolosa e carica di tensione, finché un giorno venni a sapere che alcuni miliziani Hutu avevano l'intenzione di uccidere i ragazzi Tutsi della mia scuola i quali, nel frattempo, si erano spostati in un altro istituto, gestito da suore, ad appena 800 metri". 
"Io non ero più ufficialmente il direttore della scuola, perché intanto il vescovo mi aveva tolto la responsabilità, chiedendomi però di restare per aiutarli. Con due gendarmi ingaggiati dalla diocesi - ha proseguito il sacerdote - andammo dal vescovo per avvertirlo del pericolo imminente e subito fu organizzata un'autocolonna per la mattina successiva. Volevamo portarli via e così cercare di salvarli. Invece, quando stavamo per partire, arrivò la notizia che il massacro era stato già compiuto".
"Dopo la strage - ha raccontato ancora don Emmanuel - come tanti preti di etnia Hutu sono scappato in Congo, Kenia e quindi in Italia. Il ricordo di quei ragazzi è sempre con me e per anni ho lottato contro un forte stress nervoso per non essere riuscito a salvarli. Oggi, dopo aver letto le accuse in Internet - ha concluso - ho chiamato gli amici rimasti in Ruanda dove non posso tornare perché temo per la mia vita in quanto, da Hutu, cercai di salvare dei Tutsi".“Nella mia scuola - all'epoca avevo 32 anni e da cinque ero sacerdote, convivevano tranquillamente giovani studenti di etnia Hutu e Tutsi. Soffro molto per quello che è successo, ma io ho fatto di tutto per salvarli. Io voglio la verità”. 
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La richiesta di Don Emmanuel al Governo italiano e alla comunità internazionale di far luce sulla verità, con un regolare processo, va sicuramente nella direzione giusta per l'accertamento dei fatti. Toccherà ora ad African Rights e Kigali produrre prove a carico dell'accusato che reggano il vaglio di una corte di giustizia presieduta da un giudice indipendente.

giovedì 7 maggio 2009

Sacerdote rwandese operante in Italia accusato di azioni genocidarie

Un sacerdote rwandese, attualmente vicario in una parrocchia toscana, è accusato dalle autorità rwandesi  di aver avuto parte, in diversi modi, nell'organizzazione delle azioni che hanno portato, il 7 maggio 1994, all'uccisione di 80 studenti del College of Arts  di Kibeho di cui era direttore.L'accusa si basa su un rapporto di Africa Rights ( associazione di cui Google non riporta alcuna notizia) che giunge 15 anni dopo  fatti che, già all'epoca, dovevano essere sufficientemente circostanziati. La notizia è riportata nell'edizione odierna de The New Times di Kigali.

mercoledì 6 maggio 2009

L'ex console onorario italiano a Kigali riconosciuto tra i Giusti

Si è celebrata ieri la Giornata in Onore dei Giusti di tutto il mondo. A Milano l'Associazione per il Giardino dei Giusti, nata per onorare il ricordo di tutti quei "Giusti" che hanno lottato contro i crimini commessi contro l'Umanità, che hanno aiutato a salvare altre vite umane e che hanno cercato di difendere la dignità dell'uomo nelle situazioni di "Male estremo" nel mondo, ha promosso la messa a dimora  sul Monte Stella  di cinque alberi in onore e memoria di altrettanti giusti.Uno di questi alberi è stato dedicato al Console Pierantonio Costa (nella foto), per anni console onorario italiano a Kigali, che durante il genocidio rwandese ha portato in salvo 2000 persone, tra cui 375 bambini, come raccontato nel libro   La lista del console, “nordsud”, ed. Paoline, Milano, 2004, scritto a quattro mani allo stesso Costa con il giornalista Luciano Scalettari.

Del signor Costa riportiamo una breve scheda biografica tratta dal sito del Comitato per la Foresta dei Giusti.

Pierantonio Costa, penultimo di sette fratelli, nasce a Mestre il 7 maggio 1939, studia a Vicenza e a Verona e a quindici anni raggiunge il padre emigrato nello Zaire. A Bukavu, nel 1960, fa la prima esperienza di guerra africana e, con alcuni suoi fratelli, si prodiga per traghettare sull’altra sponda del lago Kivu gruppi di profughi congolesi. Quando scoppia la rivoluzione mulelista, Pierantonio decide di trasferirsi nel vicino Rwanda, il paese dalle mille colline, che ha da poco ottenuto l’indipendenza. Il 5 maggio 1965 ottiene il primo permesso permanente di residenza in Rwanda e da allora fino al 1994 risiede a Kigali. Qui ha sposato Mariann, una cittadina svizzera, e ha avuto tre figli. Oggi Costa fa la spola tra il Rwanda e Bruxelles.Imprenditore di successo, allo scoppio del genocidio ha in attività quattro imprese. Per quindici anni, dal 1988 al 2003, l’Italia gli affida la rappresentanza diplomatica.Nei tre mesi del genocidio, dal 6 aprile al 21 luglio 1994, Costa porta in salvo dapprima gli italiani e gli occidentali, poi si stabilisce in Burundi, a casa del fratello, e da lì comincia una serie incessante di viaggi attraverso il Rwanda per mettere in salvo il maggior numero di persone possibile. Costa usa i privilegi di cui gode, la rappresentanza diplomatica, la sua rete di conoscenze e il suo denaro per ottenere visti di uscita dal paese per tutti coloro che gli chiedono aiuto. “Decisi che avrei operato così. Mi sarei vestito sempre allo stesso modo per essere riconoscibile: pantaloni scuri, camicia azzurra, giacca grigia. Distribuite nelle tasche – e sempre nello stesso posto – avrei messo banconote da 5000 franchi rwandesi (circa 20 euro), da 1000, da 500 e, infine, da 100 franchi, per essere sempre pronto a estrarre la cifra giusta, senza dover contare i soldi: la mancia deve essere data nella misura giusta, se dai troppo ti ammazzano per derubarti, se dai troppo poco non passi. Nella borsa avrei avuto costantemente con me alcuni fogli con la carta intestata del consolato d’Italia, e sul fuoristrada ci sarebbero state le immancabili bandiere italiane. Quanto alla durata delle incursioni oltre confine, avrei evitato il più possibile di dormire in Rwanda e di viaggiare col buio”.( cfr. La lista del console, pag. 113).Aiutato dal figlio Olivier, Costa agisce di concerto con rappresentanti della Croce Rossa e di svariate Ong, e alla fine del genocidio avrà perso beni per oltre 3 milioni di dollari e salvato quasi 2000 persone, tra cui 375 bambini di un orfanotrofio della Croce Rossa.Verrà insignito della medaglia d’oro al valore civile per gli italiani portati in salvo e analoga onorificenza riceverà dal Belgio.

domenica 3 maggio 2009

Per gli insegnanti rwandesi è l'ora del computer

I programmi del governo rwandese prevedono che entro il 2010 tutti gli insegnanti rwandesi siano in grado di utilizzare il computer. Finora sono  stati formati 5000 insegnanti delle scuole primarie, soprattutto nelle zone urbane, mentre nella seconda fase del programma toccherà agli  insegnanti delle scuole secondarie e a quelli residenti nelle zone rurali. Per favorire il programma di alfabetizzazione informatica il governo ha in programma l’importazione di  circa 100.000 computer che saranno distribuiti in tutto il paese. Per i computer destinati ai bambini dovrebbe trattarsi degli agili e resistenti computer XO forniti dall’One Laptop per Child (OLPC) il cui prezzo è poco superiore ai 100 dollari.