"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 27 novembre 2010

A proposito di certe semplificazioni giornalistiche...e non solo

 Il presidente del sindacato dei magistrati italiani, Anm, Luca Palamara, nel suo intervento all'assemblea sindacale tenutasi ieri, ha citatto un paio di volte il Rwanda cosicchè  sui giornali  sono usciti titoli  un po' troppo appprossimativi "di Italia peggio del Rwanda". Al di là che si parlava di livello della corruzione e della facilità del fare impresa, settori in cui il Rwanda ha avuto riconoscimenti a livello internazionale, come ben sanno i nostri quattro lettori che questa notizie le hanno lette in tempo reale sul blog, non si capisce come il Rwanda debba assommare in sè una  valenza così negativa tanto da  diventare sempre termine di paragone spregiativo. Al signor Palamara che lamentava la scarsa informatizzazione dell'apparato giudiziario italiano, forse sarà utile sapere che, come scrive oggi il giornale di Kigali The New Times, dal prossimo anno  è in progetto l'avvio di alcuni servizi on line  nell'ambito dell'amministrazione della giustizia rwandese. Tutto quanto sarà informatizzabile finirà on line: dal  deposito delle memorie, ai calendari d'udienza fino alle sentenze. Gli avvocati andranno in tribunale solo per le udienze.
Questo almeno  è quanto sostiene il presidente della Corte Suprema,  Johnston Busingye. Poichè abbiamo già potuto sperimentare di persona  taluni risultati già acquisiti dal Rwanda nell'informatizzazione della pubblica amministrazione, siamo convinti che anche questo sfida sarà vinta.
 Quindi il signor Palamara potrà mettere in agenda un viaggio a Kigali, la capitale, per scoprire che non è l'Italia che è peggio del Rwanda ma è il Rwanda che è meglio dell'Italia, almeno in un settore di sua  stretta competenza come quello dell'informatizzazione della giustizia.
Chissà che poi, una volta là, non scopra anche che  la giustizia rwandese sa incassare le sanzioni pecuniarie che commina ai suoi condannati in tempi normali, diversamente da quanto succede da noi dove una sanzione, quando non cade in prescrizione, viene incassata in tempi biblici ( salvo lamentarsi che mancano i  fondi anche solo per acquistare la carta delle fotocopie)!

giovedì 25 novembre 2010

Rwanda turistica domenica su Raitre

Domenica 28 novembre dalle 15, su Raitre andrà in onda una puntata speciale di "Alle Falde del Kilimanjaro", l’apprezzato programma condotto da Licia Colò, dedicata al Rwanda. Sarà, infatti, trasmesso un documentario girato il mese scorso nei luoghi più rappresentativi del paese delle mille colline: dagli splendidi scenari del Lago Kivu al Parco Nazionale Nyungwe, popolato da scimpanzè, fino al Parco Nazionale dell’Akagera, al confine con la Tanzania, che vanta un’eccezionale concentrazione di animali selvatici. Momenti di maggiore intensità del filmato saranno quelli delle scene riprese all’interno del Parco Nazionale dei Vulcani, dove seguiremo  passo passo l’emozionante percorso di avvicinamento dei gorilla di montagna. In studio si parlerà dei vari programmi di tutela ambientale, grazie anche alla presenza di un’ospite di prestigio come Jane Goodall, l’etologa di fama internazionale che dai primi anni ‘60 studia il comportamento dei primati. Dalle premesse sembrerebbe un documentario da non perdere, soprattutto per chi già conosce parte di quelle bellezze naturali che stanno portando il piccolo Rwanda all'attenzione dei turisti del mondo. 

mercoledì 24 novembre 2010

Nigrizia dà voce all'opposizione

La copertina di Nigrizia
Segnaliamo che il numero di novembre di Nigrizia, il mensile dei Missionari Comboniani, dedica la copertina al Rwanda, a supporto di una lunga intervista alla signora Victoire Ingabire, esponente politico rwandese, rappresentante di un partito d'opposizione non ancora riconosciuto dalle autorità di Kigali, attualmente in attesa di giudizio con diversi capi d'accusa.  E' possibile ascoltare l'intera intervista audio condotta da Nigrizia, cliccando qui e, che si condividano o meno le tesi della signora Ingabire, si potrà così avere qualche elemento conoscitivo in più  per farsi un'idea propria sulla dialettica politica  che caratterizza l'attuale confronto governo-opposizione in Rwanda.

lunedì 22 novembre 2010

Salviamo Asia Bibi

Asia Bibi
In Pakistan,  una donna cristiana di 45 anni, Asia Bibi, madre di cinque figli, è stata condannata a morte per blasfemia il 7 novembre scorso. Un tribunale del Punjab ha sentenziato che la donna, una lavoratrice agricola, ha offeso il profeta Maometto. In realtà, Asia Bibi è stata dapprima offesa come “impura” (perché non islamica); poi ha difeso la sua fede cristiana di fronte alle pressioni delle altri lavoranti musulmane. Il marito di una di loro, l’imam locale, ha deciso di lanciare l’accusa e denunciare la donna, che è stata prima picchiata, poi imprigionata e infine, dopo un anno, condannata all'impiccagione.
Il mondo si sta mobilitando per fermare questa atrocità.
Chi volesse aderire alla campagna può scrivere un messaggio  all’indirizzo di posta elettronica salviamoasiabibi@tv2000.it.
E' possibile inviare direttamente i messaggi all’indirizzo del presidente pakistano: publicmail@president.gov.pk
Albe Rwandesi aderisce con convinzione a questa campagna a favore della grazia per la signora Asia Bibi, la cui unica colpa è di essere cristiana.
Per saperne di più clicca qui.

Se vai in Rwanda informa anche il nostro consolato

Solitamente, chi intraprende un viaggio all'estero lo segnala al Ministero degli Esteri, inserendo tutti i relativi dati nell'apposita bancadati " Dove siamo nel mondo" dello stesso ministero,  onde consentire all'Unità di crisi della Farnesina di stimare in modo più preciso il numero dei connazionali presenti in aree di crisi, individuarne l'identità e pianificare gli interventi di assistenza qualora sopraggiunga una grave situazione d'emergenza. Per chi si reca in Rwanda, per turismo o più probabilmente per volontariato, giriamo una raccomandazione che ci viene direttamente dal console onorario italiano a Kigali, dott. Bruno Sergio Puggia: segnalare, per fax o per e mail, la propria presenza direttamente al Consolato per consentire, in caso di necessità, un tempestivo intervento del personale consolare presente in loco. Riportiamo di seguito i dati aggiornati della nostra rappresentanza in Rwanda:

CONSOLATO ONORARIO
Console onorario: Bruno Sergio Puggia
Indirizzo: Parc Industriel, 1 - Kigali
Tel. : 00250252575238
Fax. : 00250252503573
E-mail: consolatoitalia@rwanda1.com
Ricordiamo che l'Ambasciata Italiana competente per il Rwanda è quella di  Kampala (Uganda), alla quale compete, tra l'altro, il rilascio dei visti per i cittadini rwandesi che intendono venire in Italia per qualsiasi motivo.

venerdì 19 novembre 2010

L'impegno cinese in Rwanda

Facciamo seguito a un recente post sul ruolo della Cina in Africa per soffermarci sullo stato dei rapporti tra la Cina e il Rwanda così come  li ha illustrati l’ambasciatore cinese a Kigali, Dom Shuzhong, in un suo recente  intervento su The New Times. Riaffermato il principio che la cooperazione cinese non implica alcun legame politico di sorta, l'ambasciatore evidenzia come l’interscambio commerciale abbia raggiunto, nel 2009, 100 milioni di dollari, con un aumento del 6,4 per cento rispetto al 2008, a cui ha fatto seguito un trattamento a tariffa zero per oltre 4000 articoli di esportazione verso la Cina.In linea con il tradizionale modello cinese di sostenere i paesi africani attraverso la realizzazione di infrastrutture pubbliche, a Kigali sono in corso di realizzazione diverse strade e costruzioni "made by China". Nel 2008, è stato completato, chiavi in mano, l'edificio per uffici del Ministero degli esteri, mentre sono in fase di realizzazione altri progetti, quali il Kigali Convention Center, la ricostruzione di alcune strade della stessa capitale e il rifacimento della strada che collega Kigali a Ruhengeri. E’ altresì in fase di costruzione un nuovo ospedale a Masaka, nel distretto di Gasabo, mentre sono state ultimate due scuole, rispettivamente nella provincia orientale e del nord ed è in fase di negoziazione la costruzione di una nuova scuola professionale. L'Agricultural Technology Demonstration Center ha iniziato a operare nel 2008 e il nuovo edificio del Centro sarà presto completato nella provincia meridionale.
La Cina è attiva anche nell'assistenza sanitaria, con la presenza di medici cinesi da circa 28 anni, nell'istruzione, e nell'agricoltura dove  operano esperti agricoli impegnati nell'assistenza tecnica su diverse colture,  in particolare in quella della coltivazione del riso di montagna e del bambù. La Cina incoraggia altresì le imprese cinesi a investire in Rwanda dove sono già presenti più di 20 aziende, impegnate nei settori delle costruzioni, dell’Information and Communication Technology (ICT), del terziario e delle miniere. Fino ad oggi, le imprese cinesi hanno investito oltre 17 milioni di dollari in Rwanda.
Parallelamente a questo impegno di natura economica, esistono anche buoni rapporti tra i due partiti al potere nei rispettivi paesi, il Partito comunista cinese e il Fronte Patriottico Rwandese. Già attivi a partire dal 1998, i legami  si sono consolidati nel tempo, fino alla recente firma di  un accordo finalizzato a tenere le relazioni esistenti tra i due partiti  ai più alti livelli.

mercoledì 17 novembre 2010

Il Rwanda visto dal fondatore di Jeune Afrique

Riprendiamo da una lunga intervista del fondatore della nota rivista Jeune Afrique,  Béchir Ben Yahmed, il passaggio dove parla del Rwanda per capire come un media africano importante si rapporti con l'esperienza rwandese.
D: In Rwanda, Jeune Afrique ha avuto buoni rapporti con il regime di Habyarimana. Ora, con quello di Paul Kagame. E per molti lettori, è una svolta a 180 gradi.
R: Capisco che questo può sollevare qualche interrogativo. Ho scoperto il Rwanda negli ultimi anni del presidente Habyarimana. Sono stato invitato lì. Uno dei pochi inviti che, come leader di Jeune Afrique, ho accettato nella vita. Sono anche andato con mia moglie e i bambini, prima in  Burundi e poi in Rwanda. Siamo stati molto ben accolti e sono rimasto  impressionato dal presidente Habyarimana.
E' stato, e continuo a dirlo,  un uomo a posto, e il paese era abbastanza ben governato dai rappresentanti della maggioranza hutu. Egli fu tra i liberali, ma era notoriamente  circondato dal  fratello di sua moglie, che era molto anti-tutsi.
Dopo l'assassinio di Juvenal Habyarimana, ci fu il genocidio, poi Paul Kagame, che non ho mai incontrato e che non conosco. I tutsi, che sono  una minoranza attiva e  laboriosa, presero  il potere. E Paul Kagame ha sedotto Jeune Afrique, perché  ha introdotto un sistema che sembra funzionare. I tutsi sono un po'gli  ebrei di questa regione. Si tratta di un militare, ma ha instaurato un potere civile molto efficace. Ha ridotto la corruzione e ha sviluppato l'economia. Attualmente il regime non è una dittatura, ma può diventarlo, è orientato in questa direzione, in ogni caso io lo temo. Ma è questo un motivo per boicottare il presidente riformista? Perché fare un processo alle intenzioni? Penso che abbia operato bene per il suo paese, ma se le tendenze dittatoriali non vengono corrette, andrà nella direzione sbagliata. Fino a quando il positivo prevale sul negativo, non vi è alcun motivo di essere ostili.
D: Così questa virata di 180 gradi è a un tempo  una decisione aziendale e  una scelta editoriale ...
R: Questa non è una scelta commerciale, è una scelta editoriale. Il Rwanda è un paese importante, ma non è di vitale importanza  per Jeune Afrique, nè in termini di vendite nè in termini di pubblicità. In Tunisia, possiamo dire che abbiamo migliaia di persone, ma non in Rwanda. E poi, il paese è sempre più anglofono.Jeune Afrique potrebbe disinteressarsi del Rwanda. Semplicemente, si è stimato che si sarebbe potuto aiutare questo paese e che non vi fosse alcun motivo di rompere con esso. Guardate la Francia, prima ha  rotto, e poi,  dopo qualche esitazione, è tornata.
Diamo al Presidente Kagame - vigilando - il giudizio favorevole che egli merita in quanto  sviluppatore di un paese senza sbocco sul mare, con poche risorse e sovraffollato.

Troverete l'intera intervista cliccando qui.

martedì 16 novembre 2010

I numeri della Diocesi di Byumba

Ci sembra importante conoscere i numeri che caratterizzano la Diocesi di Byumba, dove sono concentrati i progetti che in questi anni l'Associazione Kwizera ha condotto in Rwanda. I dati si riferiscono al  2009 ed evidenziano una realtà importante, che rappresenta circa il 13% dell'intera popolazione rwandese, estendendosi su un territorio estremamente ampio che abbraccia il nord est del paese, confinando con Uganda e Tanzania. 
  • Popolazione totale   1.337.713
  • Battezzati                   621.598
  • Catecumeni                  39.176 
         Totale dei cattolici    660.774   pari al 49,4 % della popolazione  
  • Parrocchie               17
  • Centrali e succursali  261
  • Comunità ecclesiali di base (CEB)            2.967
  • Preti                78
  • Preti diocesani  70
  • Preti religiosi       8
  • Religiosi            13
  • Religiose         132
  • Comunità di Fratelli       3
  • Comunità di Sorelle     28
  • Totale Congregazioni  16
  • Catechisti                 414
  • Seminaristi (sem. Maggiore)    56
  • Membri Azione Cattolica  32.306  
Come si vede il clero è quasi totalmente locale.  
Scuole :

  • Scuole primarie       88
  • Scuole secondarie   37
Da notarsi che quando si parla di scuole ci si riferisce prevalentemente a edifici scolastici in cui il corpo docente e la didattica fanno riferimeto dello stato. Non siamo cioè in presenza di vere e proprie scuole private cattoliche.

Sanità ecclesiastica :
  • Centri di sanità       9
  • Centri nutrizionali   1
  • Ospedale               1

martedì 9 novembre 2010

L'avventura cinematografica di tre ragazzi rwandesi in viaggio verso il mondiale di calcio

E' uscito il mese scorso  nelle sale cinematografiche della Gran Bretagna il film Africa United: la straordinaria storia di tre bambini ruandesi e del loro tentativo di realizzare il sogno di  partecipare alla cerimonia di apertura dei Mondiali di calcio 2010 a Johannesburg.Un viaggio non facile per Fabrice, Dudu e Beatrice quando già alla partenza salgono a  bordo del bus sbagliato che li porta in Congo. Senza documenti, denaro e una storia credibile, vengono condotti in un  campo profughi per bambini.Da qui però riescono ad allontanarsi e riprendere il loro viaggio che li porterà dopo 3000 miglia, attraverso una mezza dozzina di paesi africani, fino alla cerimonia inaugurale del Mondiale. Nel loro viaggio si aggiungono   altri due compagni di viaggio, una ragazza e un ragazzo, ciascuno portatore di una propria storia, con i quali vivranno una serie di avventure emozionanti e divertenti, sullo sfondo di bellissimi paesaggi africani e anche, inesorabilmente,  i tanti e irrisolti problemi del continente.Pur nella levità della storia,  ognuno dei bambini protagonisti incarna uno dei tanti drammi del continente: le devastazioni generazionale portata dall'Aids, i bambini soldato, le sfide educative, l'aiuto internazionale, le disuguaglianze, lo sfruttamento sessuale.Il film  è stato accolto molto favorevolmente alla sua anteprima mondiale al Toronto Film Festival, dove  qualche critico è arrivato a paragonarlo al film indiano, vincitore dell'Oscar, "The Millionaire. Dalla lettura delle recensioni che sono uscite all'estero c'è da augurarsi che qualche distributore lo porti in Italia. Un piccolo assaggio della forza coinvolgente delle avventure dei ragazzi rwandesi protagonisti della storia lo potete trovare  guardando il trailer.

 

lunedì 8 novembre 2010

I paesi africani e l'insidioso fascino del modello cinese

L'espansione della presenza della  Cina sul continente africano a colpi di accordi economici con i governi di diversi paesi, nasconde più di un rischio. Il primo, più volte sottolineato da diversi osservatori, è quello di uno sfruttamento delle ricchezze naturali dei diversi paesi con modalità non molto diverse da quello delle potenze coloniali del passato, anche se all'apparenza a fronte di contropartite importanti quali la realizzazione di  strade, ospedali, scuole, fabbriche e la sottoscrizioni di accordi di cooperazione nei più disparati campi: industriale, militare o della pubblica istruzione.Secondo questo modello, diverse sono le intese sottoscritte anche dal governo del Rwanda con quello della Cina, nei più svariati campi.
Sul ruolo della Cina in Africa e, soprattutto, per conoscerne meglio i risvolti poco conosciuti, suggeriamo la lettura del bel contributo di Fulvio Beltrami:  " Ombre cinesi sull'Africa"  e " Il vero volto del Dragone e le sue  conseguenze" che fotografa in maniera chiara la strategia con cui i governanti cinesi stanno muovendosi nel continente africano.
Oltre alle conseguenze di natura strettamente economica, ben descritte da Beltrami,  dietro il dinamismo dei cinesi si nascondono ben altre insidie, di natura più propriamente politica.

venerdì 5 novembre 2010

Indice di sviluppo umano (HDI) 2010 dell'ONU: Rwanda al 152esimo posto

Ogni anno, dal 1990, nel   Rapporto sullo Sviluppo Umano pubblicato dall'ONU viene  pubblicato l'Indice di Sviluppo Umano (HDI) che è stato lanciato come alternativa a misure convenzionali di sviluppo come il livello di reddito e il tasso di crescita economica. L'HDI tenta di definire lo stato di  benessere fornendo una misura composita di tre dimensioni fondamentali dello sviluppo umano: salute, istruzione e reddito. Nel Rapporto 2010, presentato ieri a Parigi, con il titolo « La vera ricchezza delle nazioni: I percorsi dello sviluppo umano", la situazione del Rwanda viene così sintetizzata:
"Tra il 1980 e il 2010 l' indice HDI del Rwanda è aumentato dell'1,5% all'anno, passando dallo  0,249 allo 0,385 di oggi, collocando il paese oggi al 152 esimo posto sui  169 paesi con dati comparabili. L' HDI dell'Africa subsahariana, come regione è aumentato dallo 0,293 nel 1980 allo  0,389 di oggi". Il Rwanda si lascia alle spalle 16 altri paesi africani,oltre all'Afghanistan; in compenso, cosa che dovrebbe far riflettere, ci sono altri trenta paesi africani  che hanno parametri migliori.
I principali indicatori riferentesi al Rwanda sono consultabili in francese cliccando qui.
Come si vede,  pur tra tanti innegabili progressi che in questi anni hanno spesso portato all'attenzione del mondo il piccolo paese delle mille colline, la situazione profonda del Rwanda necessita ancora di molti interventi per   risalire da quel non gratificante 152 esimo posto nella graduatoria mondiale, dove lo colloca il Rapporto ONU.
Anno         Rwanda         Africa subsahariana    Mondo
1980         0.249             0.293                       0.455
1990         0.215             0.354                       0.526
2000         0.277             0.315                       0.570
2005         0.334             0.366                       0.598
2006         0.344             0.372                       0.604
2007         0.355             0.377                       0.611
2008         0.373             0.379                       0.615
2009         0.379             0.384                       0.619
2010         0.385           0.389                     0.624

mercoledì 3 novembre 2010

La famiglia rwandese alla sfida del cambiamento

Fino a ieri, in Rwanda, la famiglia tradizionale era in grado si trasmettere ai bambini un adeguato bagaglio culturale e un patrimonio di valori , crescendoli come membri orgogliosi delle rispettive famiglie e comunità, infondendo loro un forte senso di appartenenza e di identità, concorrendo così a farne la spina dorsale della nazione. Oggi, secondo quanto contenuto nell'editoriale comparso sul numero di lunedì scorso  de The New Times, le cose stanno cambiando. Chiamata a misurarsi con i modelli culturali che stanno lentamente ma inesorabilmente affermandosi in una società fortemente interessata al cambiamento come quella rwandese, specie nelle sue componenti urbane, la famiglia sta cambiando pelle. Secondo l'editorialista, le famiglie stanno sempre più rinunciando al loro ruolo educativo, con una falsa convinzione che debba essere la scuola a svolgere questo ruolo. Molti genitori oggi tendono a pensare che il loro ruolo sia solo quello di pagare le tasse scolastiche e che il resto sia compito dell’insegnante. Ma l'editorialista sottolinea che gli insegnanti non possono sostituirsi ai genitori; il loro  contributo  dovrebbe essere visto come complementare ai doveri di padri e madri. Gli insegnanti sono pagati per impartire conoscenze e competenze, ma il ruolo dei genitori è molto più ampio; si tratta di plasmare bambini responsabili oggi  e  per farne cittadini esemplari per il futuro.
Quello sollevato dall'editoriale del quotidiano di Kigali è un problema indubbiamente importante che in prospettiva assumerà un rilievo sempre maggiore, man mano che la società rwandese sarà influenzata da modelli occidentali. Si pensi solo per un momento a cosa succederà quando si diffonderà la televisione come veicolo propagatore di valori  e stili di vita totalmente diversi e lontani da quello tradizionale rwandese.
Forse si potrebbe ritenere eccessivo e prematuro l'allarme lanciato dal giornale di Kigali. In realtà, l'esperienza insegna che la velocità con cui si diffondono certi valori, forse sarebbe meglio dire disvalori, non è necessariamente in linea con i sonnolenti ritmi africani: quando si percepiscono i primissimi sintomi di un certo fenomeno sociale, le sue dinamiche  si sono già impossessate dell'intero corpo sociale.
A una prima lettura dell'articolo, sembrerebbe che il problema proposto  riguardi solo le autorità civili, preoccupate della tenuta della famiglia e del suo ruolo educativo; in realtà, è probabile che simili avvisaglie interroghino  anche la Chiesa  locale chiamata a mettere  in campo una pastorale familiare adeguata a  raccogliere una sfida tanto impegnativa come quella  fatta propria dallo stesso Presidente rwandese che, in un recente intervento pubblico, ha fatto esplicito richiamo alla difesa del ruolo  sociale della famiglia e alla sua coesione.

martedì 2 novembre 2010

KLM sbarca a Kigali: ma i biglietti aerei non diminuiscono

La compagnia aerea olandese KLM Royal Airlines ha effettuato domenica il primo volo Amsterdam-Kigali, tratta che coprirà con cinque voli settimanali:  martedì, mercoledì, giovedi, venerdì e domenica, con una sosta intermedia presso l'aeroporto internazionale di Entebbe in Uganda. Finora KLM raggiungeva il Rwanda, attraverso il code-sharing con Kenya Airways,  con collegamenti con Kigali via Nairobi. L'arrivo di un nuovo operatore sulla tratta Europa-Rwanda non sembra comunque comportare grandi benefici per i viaggiatori.  Infatti, dalle prime simulazioni di viaggio effettuate, il costo del biglietto della KLM è addirittura superiore ai già altissimi prezzi della Brussels Airlines.Per ora la concorrenza non ha portato i benefici sperati; vedremo se in futuro il raddoppio dell'offerta di posti non obbligherà le compagnie a scendere a più miti consigli per non far viaggiare i propri aerei al di sotto di certe percentuali di riempimento. Attualmente, l'offerta più economica per viaggiare dall'Italia al Rwanda è quella dell'Ethiopian Airlines che però richiede uno scalo in più, con qualche rischio per i bagagli che a volte, ad Addis Abeba, vengono caricati sul volo del giorno dopo.