"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


giovedì 30 maggio 2013

La Casa di Kigali dei Padri Rogazionisti per ragazzi di strada e ragazze madri

Una ragazza madre avanza una richiesta d'aiuto
Anche se negli ultimi anni il numero dei ragazzi di strada che si possono incontrare per le vie della capitale rwandese si è di molto attenuato, a seguito di successivi interventi delle autorità che hanno cercato di porre freno al fenomeno attraverso diverse misure restrittive, il problema ancora sussiste. Semmai, a fianco di questi ragazzi, spesso bambini, che a gruppetti si muovono in città alla perenne ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti e al calar della sera di un rifugio dove trascorrere la notte, sempre più numerose sono le giovanni donne, molte ragazze madri provenienti dalle campagne,  che con l'immancabile figlioletto portato sulle spalle cercano aiuto dai passanti, facendo attenzione che non ci sia qualche solerte tutore dell'ordine pronto a intervenire per stroncare un simile rituale non confacente all'immagine che le autorità vogliono dare di Kigali. A questa umanità particolarmente vulnerabile, ragazzi di strada e ragazze madri, è rivolta una bella iniziativa dei Missionari Rogazionisti: la Casa di Kigali.  Si tratta di una struttura, in grado di accogliere almeno 70 bambini e donne, che sorgerà su un  terreno messo a disposizione, fin dal lontano 1989, della Congregazione dei Rogazionisti da parte del governo rwandese per la realizzazione di un’opera sociale, inizialmente individuata in un  centro di formazione professionale. In questa prospettiva nel 2009 sono state realizzate le fondazioni  per la realizzazione di otto classi per una scuola, successivamente  si  è però optato per  l’idea di un’opera dedicata all'accoglienza dei bambini di strada e delle ragazze madri.  senza punti di riferimento familiari nella città di Kigali. Nella Casa troveranno accoglienza e protezione, nonchè un percorso di recupero scolastico e un aiuto per trovare poi un lavoro. Il progetto prevede una spesa, per struttura, arredi e personale, che si aggira attorno a 70mila euro. Chi volesse contribuire a questa iniziativa particolarmente meritevole può far pervenire il proprio aiuto sul c/c postale n. 6361 intestato Istituto Antoniano dei Rogazionisti-Padova. 

mercoledì 29 maggio 2013

Risoluzione del Parlamento Europeo sul caso Ingabire

Il Parlamento Europeo, nella sua ultima seduta  tenutasi a Strasburgo il 23 maggio u.s.,  ha approvato, su iniziativa di rappresentanti di diversi schieramenti politici, una risoluzione sul Rwanda con specifico riguardo alla vicenda della signora Victoire Ingabire. Dopo aver ricostruita le varie fasi  che hanno portato all'arresto e al giudizio di primo grado dell'oppositrice, il Parlamento, in previsione del giudizio d'appello in corso  a Kigali, chiede, tra l'altro, " che sia rispettato il principio di uguaglianza, garantendo che ogni parte – accusa e difesa – abbiano gli stessi strumenti e opportunità procedurali per fare emergere il materiale probatorio disponibile durante il processo e siano in uguale posizione per far valere la propria tesi; incoraggia un miglior controllo delle prove, assicurandosi che esse non sia ottenute per mezzo della tortura".
Il testo della Risoluzione è consultabile cliccando qui.

martedì 28 maggio 2013

I prestiti bancari non sono sussidi e vanno quindi restituiti

Le banche dovrebbero concedere  prestiti valutando in maniera corretta e selettiva i propri clienti per evitare di mettere a rischio l'equilibrio dei propri conti, sotto il peso di  enormi sofferenze, cioè di prestiti non restituiti dai clienti che si stanno appesantendo i bilanci bancari ( si veda in proposito un nostro recente post su RIM). A sua volto chi richiede un prestito in banca dovrebbe cominciare a convincersi che deve essere restituito con i relativi interessi, perchè non si tratta, come troppi pensano, di una specie di borsa di studio a fondo perduto. 
Sono questi due concetti emersi  in un recente convegno tenutosi a Kigali. Nell'occasione, l'amb. Claver Gatete,  Ministro delle Finanze e della Programmazione Economica.  ha anche dispensato una serie di raccomandazioni, abbastanza scontate per la verità per chi fa banca,   a chi si affaccia  a uno sportello bancario per chiedere un prestito,  sottoloineando come debbano essere ben chiare le esigenze che devono essere finanziate e devono essere adeguatamente individuate le forme tecniche del prestito. Infatti, il Ministro ha detto con chiarezza che  "molte persone richiedono  i prestiti quando non sanno nemmeno come li utilizzeranno. È necessario invece disporre di informazioni sui prodotti di finanziamento e di sapere perché si ha bisogno di quei soldi. Ricordate, quando il denaro è nelle vostre mani, è difficile tenerlo o utilizzarlo in modo produttivo, se non si dispone di un piano chiaro. Pertanto, è importante che le banche prendano le dovute precauzioni assumendo tutte le informazioni necessarie circa le esigenze di finanziamento prima di dare loro i soldi ".  Gatete ha riconosciuto anche l'importanza di estendere gli incentivi finanziari per i diversi settori dell'economia, ma ha ammonito le parti interessate a farlo sulla base di dati concreti circa le proprie esigenze di finanziamento. 
A sua volta il Governatore della Banca nazionale del Rwanda , John Rwagomba, ha osservato come le banche si trovino a dover fare i conti con una vecchia mentalità che vede i mutuatari considerare i prestiti ricevuti come fossero dei sussidi o delle borse di studio il cui importo non debba necessariamente essere restitutito. In una parola "La gente non vuole rimborsare i prestiti. Questa è la ragione per cui molte banche esitano ad erogare nuovo credito " ha detto Rwagomba.
Abbiamo introdotto questo argomento che ci pare di stretta attualità  in un momento in cui, scarseggiando i fondi, alcune organizzazioni di volontariato cominciano a valutare di sostenere certe iniziative, in particolare quelle che si configurano come un investimento produttivo,   concedendo dei prestiti piuttosto che erogando fondi a titolo di vero e proprio sussidio. Un simile modello, che dovrebbe essere accompagnato anche da un adeguato supporto formativo, dovrebbe consentire di valorizzare al meglio le risorse disponibili moltiplicandone l'effetto finanziario.
A patto  che chi riceve il prestito si ricordi di restituirlo. 

domenica 26 maggio 2013

L'Unione Africana compie 50 anni

In occasione del cinquantenario della fondazione dell'Unione Africana, segnaliamo questo contributo della studiosa Anna Bono apparso su La nuova bussola quotidiana.
"50 anni fa, il 25 maggio 1963, i leader di 32 stati africani indipendenti firmavano ad Addis Abeba, Etiopia, il documento costitutivo dell’Organizzazione dell’Unità Africana, OUA. L’evento segnava la fine del dominio coloniale europeo in Africa. Uno dopo l’altro, negli anni successivi, tutti gli altri stati hanno ottenuto a loro volta l’indipendenza e sono diventati membri dell’OUA, a cui il 23 maggio del 1994, finito il regime dell’apartheid, ha aderito anche il Sudafrica. Nel 2002 l’OUA ha poi lasciato il posto all’attuale Unione Africana, UA, che oggi conta 54 membri, con l’ingresso nell’organismo del Sud Sudan, il più giovane stato del mondo, nato nel 2011 dalla secessione dal Sudan. Resta fuori dall’UA il Marocco, uscito dall’OUA nel 1984, in seguito all’ammissione del Sahara Occidentale che Rabat occupa dal 1976continua a leggere..

giovedì 23 maggio 2013

Lettera aperta al Ministro per l'Inte(g)razione e p.c. al Ministro degli Esteri



Gentile Signora
Dott.sa Cécile Kyenge Kashetu
Ministro  per l'Integrazione

Innanzitutto ci fa piacere sapere che possiamo dire di Lei che è il primo ministro nero nella storia del governo italiano e non essere costretti a ricorrere, come abbiamo fatto nel nostro precedente post e di questo ce ne scusiamo, a uno scontato "di colore".
Un'altra Sua affermazione ci ha però colpito. Affermare che più che ministro dell'integrazione vorrebbe essere il ministro dell'interazione " se vogliamo nuova coesione sociale bisogna conoscere le persone e le culture e insieme ripartire. Finché avremo frontiere, di qualunque tipo, è difficile fare un percorso".
Proprio su questo concetto vorremmo intrattenerLa, anche se forse la materia non è  di Sua esclusiva pertinenza: come può esserci interazione stante l’attuale regime estremamente restrittivo regolante l’ingresso in Italia di una persona proveniente da un paese extracomunitario desiderosa di  venire,  legittimamente, nel nostro paese anche solo per un breve soggiorno.
Come noto, il rilascio dei visti da parte delle nostre rappresentanze all’estero è normato da precise e articolate direttive di carattere europeo che lascerebbero supporre che disponendo dei requisiti richiesti, il richiedente possa aspirare a ottenere il visto. In realtà, il paese comunitario conserva la discrezionalità circa il rilascio. Si può ben comprendere come simile legittimo strumento  si trasformi, in mano alla nostra burocrazia consolare, in una fonte inesauribile di arbitrii, abusi e malversazioni. Lei stessa, forse, potrebbe esserne stata testimone diretta in tempi lontani, anche se  proprio in Africa due episodi  assurti all’onore delle cronache, presso le nostre sedi diplomatiche di Lagos  e di Nairobi, si sono premurati di testimoniare come certe pratiche odiose non siano mai cessate e probabilmente mai cesseranno fin quando si manterrà l'attuale indirizzo. Le sarà certo evidente come molti  di coloro che si vedono rifiutato un visto, magari in forme non propriamente trasparenti, appena usciti dall'ambasciata con la lettera di rifiuto si metteranno immediatamente alla  ricerca di qualche scorciatoia  per entrare in Italia in altra maniera. E magari troveranno immediatamente fuori dell'ambasciata chi è pronto, dietro cospicuo pagamento, a trovare strade alternative per arrivare in Italia. E’ palese  come i due fatti siano intrinsecamente connessi. Tanto più saranno restrittivi i criteri con cui vengono rilasciati i visti d’entrata, tanto maggiore  sarà il numero dei disgraziati che saliranno sulle carrette del mare  per approdare sulla terraferma italiana, a rischio della loro stessa vita, e finire quale oggetto d’intervento del Suo Ministero. Proviamo allora a vedere se esista qualche reale possibilità per creare i presupposti affinchè quel Suo auspicio iniziale possa realizzarsi. Tralasciando  le altre diverse tipologie di visto d’entrata, desideriamo soffermarci qui a quello più comune, quello turistico, usato non tanto per visitare le bellezze del nostro paese, ma per allacciare e proseguire rapporti, coltivare amicizie che potrebbero portare a più consolidati legami, conoscere nuove persone, confrontarsi con un’altra cultura, iniziare l'apprendimento della nostra lingua, sondare possibilità di future opportunità lavorative, in una parola.... iniziare un percorso. Per tale fattispecie è prevista, per chi non sia esponente dell’élite politica o economica del paese d'origine, la figura dell’italiano che invita lo straniero, garantendogli un alloggio, le necessarie garanzie finanziarie, l’assicurazione sanitaria e, ove necessario,  l'interfaccia con gli organi di pubblica sicurezza. Un connazionale diventa nei fatti un garante dell’extracomunitario che entra in Italia e conseguentemente ove, alla scadenza del visto, l’ospite non rientrasse nel paese d’origine (la più ricorrente delle causali usate dalle autorità consolari per rifiutare un visto) le autorità competenti, con i necessari strumenti normativi, avrebbero ben chiaro la persona su cui rivalersi con adeguati interventi sanzionatori atti a disincentivare qualsiasi abuso. Una semplice regolamentazione di simile fattispecie, tendente a responsabilizzare l'italiano ospitante,  sarebbe più che sufficiente per tranquillizzare, circa il rientro alla scadenza del visto,   chi è chiamato a rilasciare un visto temporaneo e  rendere il nostro paese un paese civile e aperto al confronto con le persone, di qualunque colore esse siano. Nel momento in cui abbiamo la fortunata coincidenza che anche il Ministero degli Affari Esteri è retto da una donna, potrebbe crearsi una favorevole alchimia che permetta di approntare  una  migliore regolamentazione di quella famosa discrezionalità che gli uffici consolari hanno fino ad oggi elevato a  vera e propria barriera per tenere separati paesi, culture e persone.
Sarebbe già  un primo importante passo verso l'interazione.
Un cordiale saluto e un augurio di buon lavoro.

mercoledì 22 maggio 2013

Dieci giorni per una licenza edilizia istruita on line

La città di Kigali ha lanciato ieri la pratica edilizia on line: tutto il processo di presentazione di una domanda di concessione edilizia, la sua valutazione e il rilascio del relativo permesso di costruzione  sarà gestito on line in tempi che, a regime,  se il richiedente avra' rispettato tutti i requisiti, si dovrebbe ottenere l'applicazione in meno di 10 giorni . Anche i costi delle licenze sono saranno drasticamente tagliati passando da Rwf 625, 000 a costi tra 20.000 e 100.000 Frw .
La procedura di rilascio di un  permesso di costruzione si avvale di un sistema web-based che gira su www.kcps.gov.rw e  supporta, step by step, l'intero processo di relazione con il cliente, la valutazione e l'autorizzazione di costruzione e di altri permessi relativi come occupazione, rinnovamento, cambiamento d'uso, la trasformazione, piuttosto che il permesso di costruire una recinzione .Il sistema garantisce anche un’estrema trasparenza del processo valutativo poichè tutte le osservazioni formulate dalle autorità cittadine sulla singola applicazione saranno registrate e accessibili anche agli altri professionisti che potranno fare  riferimento ad esso animando anche un forum di condivisione delle conoscenze.Il CoK One Stop Centre, che gestisce l'intera pratica urbanistica, fungera' anche da centro preposto a contrattualizzare le utenze dell'acqua e dell'energia elettrica e al rilascio del certificato di impatto ambientale.Con un clic si fa tutto, poi entrano in campo i muratori.

martedì 21 maggio 2013

Sacerdote lancia un nuovo partito di opposizione

Il variopinto fronte dell’opposizione rwandese si è arricchito di un nuovo protagonista, il partito Ishema ( Orgoglio in kinyarwanda), fondato appena tre mesi fa da padre Thomas Nahimana, noto per essere uno dei fondatori, unitamente a un altro sacerdote rwandese che ora sembra aver abbandonato l’impresa,  del sito   di informazione "Le Prophete" , molto critico verso l’attuale governo  del presidente Paul Kagame e seguito da piu' di cinquemila visitatori ogni giorno.
Nella presentazione ufficiale del nuovo soggetto politico, tenutasi domenica  28 aprile a Bruxelles, è stato più lo spazio dedicato alla storia personale del fondatore, che all'illustrazione dei contenuti e dei programmi politici del nuovo partito.
Padre Nahimana, sacerdote in rotta con il proprio vescovo, che da un anno non celebra più la santa messa per non mischiare religione e politica ma anche perche' “la preghiera non risolve i problemi politici”, pur apparendo in ogni foto e manifestazione in un inappuntabile clergiman nero, dice di non aver mai avuto l'intenzione di fondare un partito politico, e tanto meno  di entrare in politica, ritenendo sufficienti i partiti  già esistenti e i rispettivi leader. Una volta però lasciato il Rwanda, nel dicembre del 2005, venuto a contatto con esponenti dell’opposizione residente all’estero, si è ben presto  reso conto dell’inefficacia delle loro  strategie e della loro sostanziale inattività. Neppure l’oppositrice signora Victoire Ingabire, attualmente detenuta in Rwanda, sembra incontrare il gradimento di Padre Nahimana.
 Per questo, non avendo trovato accoglienza neppure tra i fuoriusciti del FDLR che gli hanno obiettato che "un prete non ha posto nella boscaglia", dopo l’esperienza di successo del sito Le Prophete, che aveva come unico scopo quello di fare informazione su quanto sta accadendo in Rwanda e fornire un'opportunità per le persone di far sentire la propria voce,  pian piano è maturata questa idea di costituire un nuovo partito. Quando però si passa al programma che Ishema intende promuovere non si va oltre una generica manifestazioni d’intenti del tipo di fare velocemente, nei prossimi 24 mesi, qualcosa di concreto e di diverso da quanto fatto fin qui dagli altri partiti di opposizione la cui azione, a detta dei promotori del nuovo partito, non ha inciso minimamente  sulla situazione interna rwandese.In compenso, per diffondere queste idee, il partito si propone di creare delle cellule sul territorio rwandese e una radio che raggiunga le campagne. Il tutto avendo come obiettivo la conquista del potere perché, come sostiene Padre Nahimana, non condividendo anche in questo le posizioni degli altri oppositori, “il potere non si condivide”.
Con questi presupposti, rimane il dubbio che la chiesa rwandese abbia perso un sacerdote senza che, in compenso,  il popolo abbia trovato un politico sul quale fare affidamento per un futuro migliore, nel segno della riconciliazione.

domenica 19 maggio 2013

Paul Kagame come sir Alex Ferguson?

Può l’uscita di scena si Sir Alex Ferguson,  manager calcistico del Machester United, ritiratosi dopo 27 anni di gestione vincente del prestigioso team britannico, offrire qualche spunto al dibattito in corso in Rwanda sulla successione del presidente Paul Kagame nel 2017? Sì, secondo il recente intervento del mai banale editorialista de The New Times, Sunny  Ntayombya. Quando Ferguson diventa direttore nel 1986,  trovando una squadra che viveva sulle glorie del passato, con giocatori ormai imbolsiti, mette mano alla ricostruzione del team, con pazienza e fermezza, attraverso lo scouting e la valorizzazione dei giovani e una gestione decisa dello spogliatoio.Quindi, dopo tredici trofei Premiership, due Champions, cinque Coppe d'Inghilterra, dieci Charity Shields, una Coppa delle Coppa UEFA, una Supercoppa UEFA, una Coppa Intercontinentale e un Mondiale per Club FIFA, Ferguson decide di ritirarsi non prima però di aver designato il proprio  successore. E qui cominciano per Sunny Ntayombya le similitudini fra Sir Alex,  the boss of United, e il presidente Kagame, the CEO of Rwanda Inc..Entrambi oggetto di studio presso la Harvard Business School per la loro leadership esemplare e per i loro successi, frutto di un percorso dalle forti analogie nei modi di ricostruire le rispettive "squadre, gestire le turbolenze dei rispettivi spogliatoi (giocatori o ministri), nell’individure nei giovani la chiave del successo, nel tener testa ai leader (allenatori o governanti) dei rispettivi competitors. Accomuna i due anche il disonrientamento creatosi tra i loro fan quando si è affacciata la prospettiva  di dover lasciare il posto di comando, per limite di età o per fine mandato, e dover  individuare un successore.I tifosi del Manchester United hanno già dovuto rassegnarsi a questo evento,   consolandosi con il fatto che la decisione di Sir Alex sia venuta con un Manchester al top, con  una società organizzata in grado di garantire una competitività  nel tempo, e, da ultimo, con la decisione di scegliere  un degno  successore in grado di garantire futuri successi nel solco della tradizione.
L'ultimo numero di Jeune Afrique
L'editorialista  conclude sostenendo che se parlare ora del ritiro di Kagame è un po' prematuro, il futuro post-Kagame vada comunque  affrontato come sta facendo sulle colonne de The New Times il prof  Manasse Nshuti, Presidente della holding Crystal Ventures Ltd. ,  che in maniera articolata, siamo già alla dodicesima puntata, e acuta va preconizzando per l'appuntamento del 2017  un "Cambio nella stabilità e continuità" ( senza rinunciare, a quanto è dato capire,  alla leadership di Kagame). Lo stesso modello che discende dalla lezione che ci manda sir Alex : cambiare nella stabilità e continuità con quel mix vincente che ha caratterizzato la gestione della squadra inglese. 
Poiché per ogni amante del calcio, e ce ne sono tanti anche in Rwanda, questo magnifico gioco non ha segreti e tutti sono in grado di capirne le dinamiche e coglierne le metafore -  oggi il Manchester United ha un nuovo manager - ci chiediamo se l’intervento  del bravo Sunny  si configuri come un metaforico brillante assist o come  un altrettanto metaforico clamoroso autogol.

venerdì 17 maggio 2013

Rwanda, basta l'impronta digitale per movimentare il proprio denaro

Il Rwanda non cessa di sorprendere; questa volta si tratta del lancio di un nuovo prodotto di mobile banking soprannominato "MobiCash",un servizio finanziario che utilizza uno scanner di impronte digitali per l'autenticazione degli utenti. MobiCash è una soluzione di pagamento universale che consente ai clienti di aprire e accedere a conti bancari virtuali attraverso i quali possono depositare,  inviare o trasferire denaro o effettuare pagamenti, operando  esclusivamente con le proprie impronte digitali, senza la necessità di denaro contante o di qualsiasi carta. Il prodotto  utilizza meccanismi di autenticazione a più fattori,vocali e biometrici, tra cui il Near Sound Data Transfer (NSDT)e il Near Field Communication (NFC), che consentono al lettore di impronte di riconoscere l'identità di una persona collegandola al rispettivo  conto bancario. Parlando a The New Times di ieri, dopo il lancio, Patrick Gordon Ngabonziza, l'amministratore  delegato del gruppo promotore, ha detto che il servizio di mobile banking è flessibile e consente ai clienti di accedere ai loro conti attraverso agenti di prossimità dove possono registrarsi per aprire conti, depositi, prelevare e trasferire denaro, piuttosto che effettuare pagamenti sui posti vendita attrezzati. Secondo i promotori la penetrazione del prodotto tra i rwandesi sarà rapida e agevole grazie alle infrastrutture ICT del paese, che già possono contare sulla carta d'identità  nazionale completamente biometrica (ID),  il cui numero potrà servire come identificativo del conto in alternativa al numero di telefono.Può altresì contare su un mercato potenziale di oltre sei milioni di rwandesi,  tenuto conto che le ultime statistiche disponibili indicano che il 57,3 per cento della popolazione ( 6.039.615 appunto su un totale di 10,5 milioni di rwandesi)   ha accesso a un telefono cellulare. Secondo Ngabonziza, "MobiCash,già avviato in Uganda, Burundi e Sud Africa e presto  in Kenya e Tanzania, consente a chiunque, a differenza di molti altri prodotti di pagamento mobile presenti sul mercato,  di aprire un conto in banca senza restrizioni dipendenti dalla rete mobile usata, i tipi di telefono o il metodo di autenticazione del proprio conto. Il prodotto è semplice da usare, veloce e completamente sicuro. Il mittente e il destinatario hanno solo bisogno di avere un numero di cellulare attivo e valido al fine di usufruire del servizio di trasferimento di denaro. Aprire un conto è gratuito mentre ogni operazione costerà Rwf 50 (poco più di euro sei centesimi)." Secondo Hubert Ruzibiza, il capo ad interim del dipartimento servizi al Rwanda Development Board, la piattaforma di transazioni mobili è un'iniziativa che andrà ad integrare l'obiettivo del Rwanda di realizzare un'economia senza contanti. 

giovedì 16 maggio 2013

Il Rwanda nelle foto di Sebastiao Salgado

Dal 15 maggio fino al 15 settembre è aperta  a Roma presso il Museo dell’Ara Pacis la mostra Genesi del fotografo brasiliano Sebastião Salgado, il più importante fotografo documentario del nostro tempo. Genesi è un viaggio fotografico, attraverso oltre 200 fotografie, nei cinque continenti per documentare, con immagini in un bianco e nero di grande incanto, la rara bellezza del nostro principale patrimonio, unico e prezioso: il nostro pianeta. Di Salgado abbiamo recuperato in rete alcune fotografie dedicate in passato al Rwanda.

mercoledì 15 maggio 2013

Tutti i numeri del Rwanda a portata di clic

L'Istituto Nazionale di Statistica del Rwanda (NISR) ha messo in atto una serie di strumenti innovativi per rivoluzionare in modo significativo la gestione e la diffusione dei dati nazionali.Le nuove piattaforme sono il Rwanda Portal Statistical Data, una semplice ed intuitiva e potente piattaforma per la visualizzazione dei dati, delle relative serie temporali rappresentate in tabelle, grafici e mappe, dati dell' Archivio Nazionale (NADA).
La nuova piattaforma consentirà agli utenti di visualizzare gli indicatori di sviluppo, di serie temporali per un periodo di tempo, eseguire una completa analisi a livello nazionale e distrettuale, oltre che temporale, utilizzare le presentazioni  esistenti e crearne di proprie, condividendo con altri le proprie opinioni  sulle informazioni statistiche disponibili.Naturalmente non si dovrà dimenticare che siamo in presenza di dati ufficiali, con tutto quel che consegue.
La pubblicazione Statistical Year Book 2012, rilasciata nel dicembre scorso, è consultabile cliccando qui.
 

martedì 14 maggio 2013

Quasi ultimati gli otto impianti di biogas nella diocesi di Byumba

L'abbé Narcisse, parroco di Mutete, ci documenta lo stato di avanzamento della realizzazione dell'impianto di biogas della sua parrocchia, uno degli otto impianti, finanziati dall'Associazione Kwizera, in fase di realizzazione in altrettante case parocchiali nella diocesi di Byumba. Come riferito in precedenti post si tratta di un tipo di impianto che si sta diffondendo in Rwanda per produrre, utilizzando il ricavato della fermentazione di materia organica prodotta nelle stalle o in comunità, gas naturale simile al metano, utilizzabile per uso domestico, al posto della legna, piuttosto che come carburante per elettrogeneratori. Il residuo della fermentazione  può essere reimpiegato  come ottimo fertilizzante in agricoltura. 

lunedì 13 maggio 2013

Cambiano le dinamiche all'interno della coppia rwandese

Alcune notizie di questi giorni concorrono a dare un quadro del divenire che sta interessando la famiglia rwandese su diversi fronti: l'eta  minima per contrarre matrimonio, la revisione dei termini temporali per la dichiarazione di divorzio, la scelta del regime matrimoniale  e il diffondersi dell'abitudine di richiedere la dote alla futura sposa.Partiamo dalle modifiche in cantiere in parlamento.Finora l'età minima per contrarre matrimonio era di 21 anni, ( vedi post del 28 maggio 21011) ora, dopo una consultazione della popolazione condotta nei vari distretti, si sta discutendo un progetto di legge che prevede l'abbassamento di questo limite a diciotto anni. Contrarie alla proposta sembrano essere rimaste quasi solo le organizzazioni femminili che ritengono rischioso per le giovani contrarre matrimonio ad una simile età, quando sarebbe meglio per loro dedicarsi agli studi.
Anche sul fronte del divorzio si sta discutendo a livello legislativo la riduzione dei termini temporali. La legge nella sua forma attuale prevede la possibilità di ottenere il divorzio consensuale dopo cinque anni e tre anni di separazione legale, mentre le modifiche in discussione prevedono la possibilità di  chiedere il divorzio per mutuo consenso dopo soli due anni, riducendo la durata per  trasformare la separazione legale in divorzio a due anni invece di tre anni, e portando il tempo per tentare di riconciliare i coniugi da un anno a tre mesi. L’argomento sembra raccogliere consensi, almeno tra gli opinionisti che intervengono sulla stampa.
Un  ulteriore elemento che ha innovato il matrimonio è la scelta del regime matrimoniale  tra le tre fattispecie ammesse: comunione dei beni, comunione dei beni acquisiti post matrimonio e separazione dei beni. Spesso la scelta è fatta all'ultimo momento, magari durante quei matrimoni comunitari che vedono la partecipazione di più coppie,  senza conoscere bene che cosa comporti realmente la scelta  del regime. Le coppie si lasciano così influenzare più dalla tradizione che privilegia la comunione dei beni, che dalle effettive esigenze della nuova coppia, salvo poi magari pentirsi e ritornare dall’autorità competente per chiedere di poter modificare la scelta primaria, solitamente la comunione, proprio perché la scelta di un regime diverso è ancora percepito come un mezzo scandalo.
Un'altra innovazione riguarda i giovani fidanzati. Si sta, infatti, diffondendo in certe zone del paese una nuova pratica che obbliga le giovani fidanzate che vogliono ottenere il sì al matrimonio a portare in dote al futuro marito un dono significativo che può andare, a seconda dello status familiare della donna, da una semplice bicicletta a una più impegnativa moto o ai mobili di casa o, con l’avanzare del progresso, qualche elettrodomestico. Si tratta di una vera e propria rottura con la tradizione locale; si chiede alla donna di portare una dote che può incidere pesantemente sull’economia della famiglia d’origine, arrivando a volte a obbligarla ad indebitarsi anche pesantemente. Le conseguenze, secondo quanto riferisce l’agenzia Syfia che ha svolto un’inchiesta nella zona della Bugesera,  possono anche portare ad effetti deleteri quali la scelta della fidanzata in base alle disponibilità della famiglia, piuttosto che penalizzare le giovani di famiglie povere, non in grado di garantire una dote, che dovranno rassegnarsi  a  rimanere zittella, piuttosto che ragazza madre o piegarsi a qualche rapporto di convivenza non ufficiale.

sabato 11 maggio 2013

Dal cinque per mille 2011 oltre seimila euro per Kwizera

Sono stati resi  noti sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, www.agenziaentrate.gov.it, gli elenchi del 5 per mille 2011.Oltre 16,7 milioni di persone hanno deciso di devolvere un piccolo pezzo del loro reddito a fin di bene. La crisi ha sforbiciato il valore medio dei versamenti, scesi da 24 a 23 euro a testa, ma l'aumento del numero di donatori (700mila in più del 2010) ha consentito a 40mila enti di spartirsi 391 milioni. Quasi dieci in più dell'anno precedente.Anche l'Associazione Kwizera ( 5809esima su 33522 onlus e Ass.di volontariato)  e' fra i destinatari; infatti, 275 contribuenti hanno appunto destinato una quota della propria Irpef  a Kwizera per un importo complessivo di euro 6.608,29, in linea con quello degli anni passati.Chi non ha ancora adempiuto ai propri obblighi fiscali e' ancora in tempo a segnalare la propria scelta circa la destinazione del cinque per  il 2012.
Basterà apporre la propria firma nell'apposito spazio del modello Unico o del 730, dopo aver indicato il Codice Fiscale dell'Associazione Kwizera  n. 90006470463
Chi ci segue ben conosce l'opera meritoria che l'Associazione Kwizera Onlus conduce da anni a favore della popolazione del Rwanda, per questo possiamo tranquillamente rinnovare  l'appello per una scelta che premi questa Associazione.

martedì 7 maggio 2013

Nominato il nuovo vescovo di Kibungo


Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo della diocesi di Kibungo  il Rev.do Antoine Kambanda, del clero di Kigali, Rettore del Seminario Maggiore Saint Charles di Nyakibanda. La diocesi era retta in qualità di amministratore apostolico dall'arcivescovo di Kigali, mons. Thaddée Ntihinyurwa, dopo che, nel gennaio 2010, il Papa aveva accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi  presentata da Sua Ecc. Mons. Kizito Bahujimihigo. A suo tempo la rinuncia fu messa in relazione alla grave situazione economico-finanziaria in cui si era venuta a trovare la diocesi, di cui avevamo dato notizia in precedenti post.
Qui di seguito riportiamo un breve profilo, ripreso dal comunicato ufficiale della sala stammpa vaticana,  del nuovo vescovo, Rev.do Antoine Kambanda.

domenica 5 maggio 2013

Croce e mezzaluna verso una partnership finanziaria in CORAR?

La società assicurativa CORAR, il cui capitale è detenuto da istituzioni riconducibili alla Chiesa rwandese,   ha tenuto il 23 aprile scorso la propria assemblea per l’approvazione del bilancio chiusosi con un utile netto di 792 milioni di Frw, destinato a ripianare parzialmente le perdite degli ultimi tre esercizi. Nella  stessa assemblea è stato preso in esame un’ipotesi d’accordo con il gruppo keniota Sameer, un conglomerato attivo nell'agricoltura, nei servizi, nella telefonia e nella finanza, quotato alla borsa di Nairobi. Il progetto prevede l'entrata del Gruppo Sameer nel capitale sociale di CORAR con una partecipazione del 60%  dietro l'apporto  di mezzi freschi per un ammontare di quattro milioni di dollari. Con questa operazione CORAR potrebbe veder rafforzato il proprio patrimonio così da poter ottenere dalle competenti autorità l'autorizzazione ad entrare nel settore delle assicurazioni generali e dell'assicurazione vita con due nuove società.Il Gruppo Sameer, secondo quanto dichiarato dal presidente della CORAR, l'abbé Emmanuel Rutsindintwarane, direttore della Caritas di Byumba, oltre ad apportare i richiamati mezzi patrimoniali, dovrebbe garantire un know how,  non solo in campo assicurativo, anche se il gruppo keniota operante anche in Uganda e Tanzania non risulta possedere, almeno consultando il suo sito internet, società operanti in campo assicurativo. L’accordo, secondo il presidente di CORAR,   dovrebbe consentire il salto dimensionale alla società, anche in una prospettiva sovranazionale, anche se, allo stato, ci sarebbero ancora resistenze da parte di alcuni azionisti, non del  tutto convinti di portarsi in casa un socio maggioritario. Forse non convince anche il  mettersi in affari con un socio come il Gruppo Sameer, controllato dalla famiglia di  Naushad Noorali Merali ( Sameer è il nome del figlio), abile e discusso  finanziere keniota d’origine indiana,  e, fatto non secondario nel caso di specie, di religione mussulmana.

venerdì 3 maggio 2013

I mercati internazionali promuovono il Rwanda

E' andato letteralmente a ruba il bond decennale da 400 milioni di dollari che il Rwanda ha proposto alla comunità finanziaria internazionale e di cui abbiamo riferito in un recente post. Le due banche collocatrici, BNP-Paribas e Citibank, hanno infatti raccolto adesioni per oltre  3,5 miliardi di dollari da parte di oltre 250 investitori di tutto il mondo, e sono quindi riuscite  a piazzare con estrema facilità l'intero prestito corrispondente a circa 300 milioni di euro, che può contare su un rating B garantito da Standard & Poors e Fitch, migliore di quello di certi paesi europei, scontando alla fine un tasso del 6,625% , più basso di quello preventivato.
Un  indubbio e significativo successo, sottolineato con enfasi dalle autorità rwandesi ,  che decreta un alto riconoscimento per Kigali a livello internazionale.Siamo di fronte non al solito articolo elogiativo di qualche giornalista amico, ma di 400 milioni di dollari che investitori di diverse parti del mondo, attenti a valutare il merito creditizio dei propri debitori, hanno prestato al Rwanda avendo fondati motivi, sulla base degli indicatori economici conosciuti,  per credere  sullo sviluppo del paese. Si tratta di un fatto importante che dovrebbe far riflettere anche chi pregiudizialmente contrasta l'attuale leadership rwandese, spesso non sapendo articolare il proprio giudizio distinguendo il livello politico, connotato da un  tasso di democrazia e di rispetto dei diritti civili eufimisticamente migliorabile, e il livello di sviluppo economico che, pur tra qualche inevitabile chiaroscuro, ha riscontri oggettivi e riconosciuti.