"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


giovedì 31 maggio 2012

Malaria? Diagnosi in 30 minuti

Individuato un nuovo test per diagnosticare in modo tempestivo e preciso la patologia grazie a un microscopio portatile e a basso costo, particolarmente adatto per i Paesi endemici. A mettere a punto la tecnica, l’Istituto per l’officina dei materiali (Iom) del Cnr con un team internazionale di ricercatori. I risultati sono stati pubblicati su Biomedical optics express.Ogni anno sono 243 milioni i nuovi casi di malaria segnalati dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) con quasi un milione di morti, per lo più bambini africani. Sintomi non specifici, come la febbre, e la mancanza di strumenti diagnostici rapidi ed efficienti, portano talvolta i sanitari a preferire trattamenti antimalarici presuntivi, aumentando il rischio di mortalità. Questi i motivi che hanno portato l’Istituto per l’officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Iom-Cnr) di Trieste, insieme a un team di ricercatori italiani, spagnoli e israeliani, a mettere a punto un nuovo approccio diagnostico più veloce, portatile e a basso costo.

mercoledì 30 maggio 2012

Urbanizzazione: c'è anche chi deve lasciare la città

Il processo di urbanizzazione che va interessando le città rwandesi, innanzitutto Kigali ma anche le altre città del paese, conosce anche un fenomeno inverso, che vede gli abitanti più poveri abbandonare la città per  ricercare una sistemazione nelle campagne in quanto costretti a lasciare le loro case, spesso  fatiscenti, perché i terreni su cui esistono rientrano in piani di sviluppo urbanistico che ne prevedono un utilizzo diverso. Infatti, secondo il Piano regolatore urbanistico di Kigali, preparato per i prossimi cinquanta anni da architetti americani, i vecchi esercizi commerciali e le baraccopoli urbane devono far posto alla costruzione pianificata di edilizia residenziale o commerciale con le relative infrastrutture.
 Si assiste così a espropri da parte dello stato, con il relativo indennizzo che però spesso arriva con tempi molto lunghi, con la conseguenza che i vecchi proprietari sono costretti a lasciare le loro proprietà e andare a cercarsi una nuova sistemazione in campagna, non essendo in grado di far fronte all’acquisto di un appartamento e men che meno di una casa di nuova costruzione i cui costi sono decisamente fuori portata. Le città diventano così luoghi di residenza quasi esclusiva di chi ha redditi che consentono di far fronte all’acquisto dei terreni lasciati liberi o delle nuove case a prezzi in continua lievitazione.
L’agenzia Sifya  cita per esempio il caso del quartiere  Kimicanga di Kigali le cui piccole case, i bar e i chioschi caratteristici  sono quasi tutti scomparsi, per lasciare il posto, così come a  Gacuriro,  ai nuovi edifici commerciali o residenziali. Tale fenomeno ha innescato inizialmente un’impennata del prezzo dei terreni che nel 2009 costavano in zona Kiyovu   110.000 RWF ($ 180) al metro quadrato, ma che successivamente si sono dimezzati per scarsità di domanda. In compenso lievitano i prezzi anche in campagna dove appunto aumenta la domanda da parte di chi è costretto a lasciare la città ma anche di chi sceglie volontariamente di lasciare il caos della città per ricercare zone accoglienti in campagna, dove costruire residenze che nulla hanno da invidiare a quelle cittadine, anzi avendo in più spesso la possibilità di un giardino e di altro terreno adiacente la costruzione. In questo senso basta percorrere la strada che da Ruhengeri porta a Gisenyi per rendersi conto del proliferare di questi tipi di costruzioni.
Ma non tutti coloro che sono costretti ad abbandonare le proprie case o terreni, soprattutto in aree centrali di Kigali, hanno voglia di trasferirsi in campagna; per questa ragione le autorità hanno previsto la realizzazione anche di progetti di edilizia popolare. Già nel 2008 era stato realizzato un insediamento  di questo tipo a Gasabo, una zona di Kigali, dove   gli sfrattati dal quartiere centrale Kiyovu,  per la parte abitata dai poveri essendocene anche una bene, vi avevano trovato casette al costo di 3,5 milioni di Frw, circa 5000 euro, un prezzo allora stimato a buon mercato. Successivamente l’edilizia popolare si è indirizzata su grandi costruzioni di edifici con più appartamenti, per poter sfruttare al meglio lo scarso terreno disponibile. Oggi, infatti le case singole, non di lusso, arrivano a costare, anche in quartieri periferici, 60 milioni di Frw, circa 80.000 euro, prezzi non certo alla portata di chi abitava qualche catapecchia, seppure in centro città. Da qui il sempre più evidente rischio che Kigali diventi una città per ricchi con tutte le conseguenze e i rischi del caso.

lunedì 28 maggio 2012

Nuovo amministratore apostolico a Gikongoro

Il Papa ha nominato mons. Philippe Rukamba, Vescovo della Diocesi di Butare, Amministratore Apostolico della Diocesi di Gikongoro in Rwanda, la cui sede era vacante dopo la recente scomparsa di mons. Augustin Misago.

I sindacati rwandesi vogliono salari minimi più alti

 I due principali sindacati rwandesi, il Sindacato Centrale dei Lavoratori del Ruanda (CESTRAR) e il Congresso del Lavoro e della Fratellanza-Ruanda (COTRAF) hanno avanzato la richiesta di una legge che fissi il salario minimo giornaliero  in 1500 Franchi rwandesi, pari al cambio odierno a 2 euro), che superi l'attuale normativa che prevde secondo  il diritto del lavoro del 1974 una retribuzione giornaliera minima di 100 Frw.  Secondo  il Segretario Generale della CESTRAR, Eric Manzi "Un lavoratore occasionale a livello di villaggio non dovrebbe ricevere un salario  sotto i 1500 Rfw, mentre un lavoratore subordinato a Kigali dovrebbe guadagnare un salario minimo di 2000 Frw, a causa del maggior costo della vita”. Attualmente si va da circa 800 Frw per i lavoranti agricoli ai 1800 Frw per un manovale e ai 2500 per un muratore, anche se esistono, sempre secondo i sindacati,  forme di  ingiustizia nelle strutture salariali, come quella che interessa le  raccoglitrici  di thè, che  guadagnano 20 Frw ogni kilo di foglie raccolte, avendo la possibilità di raccogliere dai 25 ai 40 kili al giorno, ma dovendosi spesso accontentare, secondo i sindacati anche di soli 300 Frw al giorno. Anche in certe imprese  i salari mensili non superano i 10.000 Frw, tanto che già l’anno scorso in una grande impresa tessile, l’ UTEXRWA di Kigali, i lavoratori erano scesi in sciopero per protestare per il  basso livello degli stipendi  e le condizioni di lavoro. Per ora le richieste sindacali non hanno trovato  udienza presso il Ministero competente che per bocca del proprio direttore generale, pur riconoscendo la necessità di mettere mano alla materia,  ha sottolineato la necessità che si proceda con molta prudenza tenendo conto di tutte le variabili economiche in gioco. Insomma la strada per il ritocco dei salari minimi sembra ancora lunga. Naturalmente questo discorso non vale quando c’è di mezzo il muzungu come datore di lavoro. In quel caso tutti i salari lievitano improvvisamente, e semmai si dovrebbe fissare un tetto massimo, e una qualsiasi lavorante di un laboratorio di cucito si sente autorizzata a richiedere compensi per ogni capo cucito tali da portare a un salario giornaliero di tre o quattro volte il salario minimo auspicato dai sindacalisti.

giovedì 24 maggio 2012

Sagnino-Nyagahanga: la storia continua

Riceviamo da Don Paolo Gahutu la foto che documenta la bella storia di solidarietà tra i bambini della prima comunione della parrocchia di Sagnino (Co) e quelli della parrocchia rwandese di Nyagahanga, di cui avevamo dato notizia in un  post del giugno 2011.

Carissimi,
ecco una foto dei nostri bambini che hanno indossato la divisa offerta
dai nostri amici di Sagnino! Ne approfitto per ringraziare tutta la
comunità di Sagnino, i bambini che si sono privati dei regali
per aiutare i più bisognosi di loro, e in modo particolare tu, don
Alessandro, amico vero che mantieni questo legame tra le nostre
comunità.
Se non mi sbaglio, c'era una promessa di fare una visita ufficiale
della comunità di Sagnino alla parrocchia di Nyagahanga in questo
anno! Siamo pronti a vivere questa gioia con voi! Aspetto  notizie!

Tantissimi saluti.
don Paolo Gahutu

mercoledì 23 maggio 2012

Da ambasciatore mancato in Rwanda a responsabile francese per l'Africa

Secondo quanto riferisce Jeune Afrique, la diplomatica Hélène Le Gal si è vista affidare l'incarico di seguire la politica africana del nuovo presidente francese François Hollande.Una bella rivincita per la diplomatica francese che solo alcuni mesi fa si era vista rifiutare l'accredito quale nuovo ambasciatore in Rwanda dalle autorità di Kigali, forse mosse in questa loro scelta dalla loro antipatia, ampiamente ricambiata, nei confronti del ministro degli esteri di allora, Alain Juppé.
Chissà se, visti gli sviluppi di carriera di madame Le Gal, le autorità rwandesi rifarebbero oggi quella scelta?

Arriva in Rwanda il nuovo Nunzio apostolico

Arriva questa sera  in Rwanda il nuovo Nunzio apostolico, S.E. mons Luciano Russo, che comincia la sua missione nel paese delle mille colline in sostituzione di mons Ivo Scapolo.
Al nuovo Nunzio i più fervidi auguri di buon lavoro.  

mercoledì 16 maggio 2012

Continua l'afflusso di sfollati congolesi in Rwanda

L'Alto commissario per i rifugiati dell'Onu, Antonio Guterres, ha lanciato oggi l'allarme circa il continuo afflusso in Rwanda e Uganda di rifugiati provenienti dall'est della Repubblica democratica del Congo (Rdc) dove sono in corso dei combattimenti.   Il personale dell'Unhcr in Rwanda parla del recente arrivo di più di 8.200 profughi dalla Rdc che si aggiungono ai 55.000 già presenti nel Paese. In Uganda, il governo ha riferito all'Unhcr che 30.000 rifugiati sono arrivati da inizio maggio, aggiungendosi ai 97.424 rifugiati provenienti dalla Rdc.   Le regioni del nord e del sud Kivu dell'Rdc sono teatro di violenze da numerosi anni. La situazione si è però ulteriormente aggravata negli ultimi mesi per i combattimenti fra le forze governative e i soldati fedeli all'ex comandante ribelle Bosco Ntaganda, mentre negli ultimi giorni si assiste a un lavorio diplomatico, ma non  solo, che coinvolge  i paesi della zona  che potrebbe portare a ulteriori sviluppi non necessariamente tranquillizzanti.     Sempre secondo l'Unhcr, dal novembre 2011, circa 300.000 persone hanno lasciato le loro case aggiungendosi al milione già fuggito dall'inizio delle violenze. In totale, la Rdc conta circa 2,2 milioni di sfollati interni.

La realizzazione della nuova casa parrocchiale di Mutete

Mutete: la casa parrocchiale in fase di realizzazione
Proseguono i lavori di completamento della casa parrocchiale di Mutete, una parrocchia della diocesi di Byumba. L'intervento è uno tra quelli rientranti nei progetti sostenuti finanziariamente dall'Associazione Kwizera nel 2012. La nuova casa che accoglierà il parroco don Narcisse e il suo vicario don Deo Gratias, finora sistemati in locali di fortuna, dovrebbe essere ultimata per il prossimo agosto, in tempo per essere consegnata alla comunità parrocchiale in occasione della Missione 2012 di Kwizera. Ricordiamo che Mutete era già stato oggetto di un intervento di Kwizera che lo scorso anno aveva finanziato la realizzazione di un salone parrocchiale.

martedì 15 maggio 2012

L'economia rwandese sconta gli elevati costi di trasporto

L’economia rwandese, oltre a scontare la mancanza di significative materie prime che consentano un apporto di valuta estera, risente della sua collocazione geografica al centro del continente, lontanissima dai porti della costa orientale, Dar es Saalam e Mombasa. Così tutte le importazioni provenienti dai porti della costa, e sono la maggior parte a partire dai prodotti petroliferi, risentono di un costo di trasporto che si scarica sui prezzi interni, altrettanto si può dire delle esportazioni, per la gran parte prodotti agricoli, che risultano penalizzate rispetto a quelle dei paesi confinanti, Kenia e Tanzania. I costi di trasporto impattano sui prezzi fino ad arrivare a triplicare certi prezzi rispetto ai paesi concorrenti della zona. Infatti, mentre un esportatore rwandese paga US $ 3.275 per il trasporto di un container di merce al porto, lo stesso trasporto costa a un keniano $ 2,055, a un ugandese $ 2,880, a un burundese $ 2.965, per arrivare a un tanzaniano che paga solo $ 1.255. Prezzi che per gli importatori rwandesi diventano $ 4,990 a fronte dei $ 4855 per il Burundi, dei $ 3.015 per l’Uganda,  dei $ 2.190 per il Kenia  e $ 1.430 per la  Tanzania. Il costo elevato per l’import-export è in parte responsabile dell’elevato disavanzo commerciale del paese, dove le cifre indicano che, in media, tra il 2007 e il 2010, le importazioni sono cresciute del 23,1 per cento, mentre le esportazioni sono cresciute del 12,9 per cento. Uno studio della International Finance Corporation, il braccio di investimento del Gruppo della Banca mondiale, rivela anche che il Rwanda e il Burundi rimangono tra le 10 economie più costose al mondo in termini di importazione di un container via mare. Ai costi di trasporti si aggiungono inoltre i lunghi tempi di attesa che, oltre alla distanza ,risentono degli oltre 30- 40 posti di blocco che un trasporto deve superare a seconda che provenga da Dar er Saalam piuttosto che da Mombasa, con il pagamento di ulteriori pedaggi ufficiali e meno. Su quest’ultimo fronte gli accordi di integrazione della Comunità dell’Africa dell’Est-EAC dovrebbero subire un’accelerazione per portare gli auspicati benefici di un abbattimento delle barriere doganali.

domenica 13 maggio 2012

Sadic non sopravvive al suo gesto

Il giovane diciottenne Sadic Mutabazi non è sopravvissuto alle gravi ustioni che si era procurato, nei giorni scorsi, dopo essersi appiccato il fuoco per protesta contro la polizia che gli aveva sequestrato le arachidi che vendeva al mercato di Rubavu. Da notizie apparse in rete, il giovane sarebbe deceduto ieri.Purtroppo non sono reperibili conferme ufficiali in quanto, finora, non è disponibile l'aggiornamento del sito internet dell'edizione domenicale de The New Times.

sabato 12 maggio 2012

Segnali deboli

La notizia è stata data  ieri dalla BBC Gahuza, ripresa da vari blog internazionali ma non dai media ufficiali rwandesi: un giovane diciottenne di Rubavu, Sadic Mutabazi, si sarebbe dato fuoco, cospargendosi di benzina, per protestare contro la polizia che gli aveva sequestrato la sua scorta di arachidi che vendeva da ambulante informale per ricavare di che vivere. Si è salvato, seppur ustionato gravemente; il suo salvataggio, secondo le cronache, sarebbe stato tavagliato perchè inizialmente non gli sarebbero state prestate le prime cure in quanto privo di assicurazione sanitaria.Il fatto in sè potrebbe essere archiviato come un momento di esasperazione, come quello di un cittadino italiano che di recente si è tolta la vita, nella stessa maniera, per protestare contro Equitalia. Tuttavia, è troppo fresco il ricordo di quell'ambulante tunisino, che con il proprio suicidio per mezzo del fuoco ha innescato i movimenti insurezzionali nel nord Africa, perchè le solitamente attente autorità rwandesi sottovalutino un simile segnale, non cogliendone la possibile portata.

venerdì 11 maggio 2012

5 per mille 2010: 267 contribuenti scelgono Kwizera

L'Agenzia delle Entrate ha reso noto l'elenco delle associazioni impegnate nel volontariato ammesse al riparto del 5 per mille dell'IRPEF del 2010. Sono stati 267 i contribuenti che in sede di denuncia dei redditi hanno destinato la quota del 5 per mille sull'Irpef corrisposta all'Associazione Kwizera Onlus, cui sono stati così assegnati 6.411,20 euro ( 24 euro in media a firma). Kwizera Onlus si piazza in 5801° posizione su un totale di 30.832 onlus ammesse.
 Ricordiamo che anche per il 2012 è possibile destinare il proprio 5 per mille a favore di un'Onlus; noi ci permettiamo di rinnovare l'invito a destinare questo sostegno all'Associazione Kwizera Onlus per quello che fa a favore della popolazione rwandese.
Basta una firma nell'apposito spazio della denuncia fiscale e l'inserimento del C.F. 90006470463.
 

giovedì 10 maggio 2012

L'importanza della Dottrina sociale della Chiesa per l'Africa

Riportiamo di seguito una riflessione comparsa nel sito Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuan sulla DSC, circa i richiami alla dottrina sociale della Chiesa contenuti nella seconda esortazione apostolica post-sinodale di Papa Benedetto XVI, interamente dedicata all'Africa, avente per oggetto “la Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace". 
Convinti dell'importanza che la DSC può avere come strumento di sensibilizzazione e di formazione dei laici, perchè sappiano operare con discernimento e recitare un proprio ruolo anche nella società civile, segnaliamo ai nostri amici rwandesi questa sintesi in francese del Compendio della DSC.
Ecco il testo comparso sull' Osservatorio,  curato da Omar Ebrahime.
"........A piè di pagina il Papa rimanda qui alla Caritas in Veritate, quasi a dire che questa è prologo indispensabile anche del documento di studio dedicato all'Africa. A un occhio non distratto si mostra così l'intrinseca circolarità del Magistero petrino in cui tutto si tiene e ogni pronunciamento rimanda logicamente ad un altro, secondo una significativa metodologia pedagogica che non mira a fare 'audience' ma a cercare la verità anche quando costa fatica, per spiegarla e renderla acessibile all'umanità contemporanea. Venendo all'Africa, per Benedetto XVI non è più tempo di conformarsi alla mentalità del mondo, il Pontefice lo scrive chiaramente: “il contributo dei cristiani in Africa sarà decisivo solamente se l'intelligenza della fede raggiunge l'intelligenza della realtà” (p. 32) , ovvero, se le singole comunità locali saranno in grado di far diventare educazione, cultura, morale, infine politica condivisa, il Vangelo di liberazione annunciato e portato a compimento dal Signore una volta per tutte sul Golgota. Così, se da una parte non si dà vita cristiana senza sacramenti (per i cristiani la riconciliazione sociale – scrive il Pontefice – nasce anzitutto dalla riconciliazione sacramentale), dall'altra “non bisogna dimenticare il compito, esso pure essenziale, dell'evangelizzazione del mondo della cultura contemporanea africana” (p. 37). E il primo luogo dove si impara ad evangelizzare è la famiglia, in cui si ridà quello che si è ricevuto e si fa concretamente esperienza, nel quotidiano, che persino un tema straordinariamente complesso e articolato come 'la pace' in realtà viene appreso tra le mura di casa: “in una sana vita familiare si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l'amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell'autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perchè piccoli o malati o anziani, l'aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponbilità ad accogliere l'altro e, se necessario, a perdonarlo. Per questo la famiglia è la prima e insostituibile educatrice alla pace” (p. 43). Nella seconda parte dell'esortazione, poi, Benedetto XVI si rivolge alle singole categorie di persone che compongono la società africana e per ognuna di queste si sofferma sull'importanza di apprendere e divulgare la Dottrina sociale della Chiesa.

sabato 5 maggio 2012

Parla Kagame

Segnaliamo l'intervista comparsa questa mattina su The New Times al presidente rwandese Paul Kagame. La conversazione, raccolta da un redattore di Jeune Afrique che la pubblicherà sul prossimo numero,  affronta diversi argomenti. Il presidente rwandese non si sottrae anche alle domande più imbarazzanti.Lasciamo al lettore il giudizio sulle risposte.
Per leggere l'intera intervista in inglese clicca qui.
Qui di seguito potrete trovare una traduzione in italiano prodotta in automatico.

Rusesabagina in Italia


Ecco il programma della due giorni italiana di Paul Rusesabagina, il rwandese la cui storia ha ispirato il notissimo film Hotel Rwanda.

mercoledì 2 maggio 2012

Anche i rwandesi scoprono l'imposta sui terreni

E’durato poco l'effetto positivo per i rwandesi di poter diventare proprietari dei terreni che magari coltivavano da tempo. Infatti, secondo una legge del 2005, che ha cominciato a esplicare i propri effetti a partire dal 2009, ogni cittadino rwandese ha potuto diventare proprietario della terra in forza di diritti derivanti dall’acquisto piuttosto che da un’eredità. Solo di recente, come riferisce l'agenzia Syfia, si è però cominciato a scoprire che tale diritto si accompagna anche all’obbligo di riconoscere allo Stato un canone annuo di affitto che si protrarrà sicuramente per i prossimi venti anni, ma è facile prevedere che non cesserà a quella scadenza. Anche se solo ora i proprietari cominciano a rendersi conto di questo spiacevole balzello, la legge era abbastanza chiara dal momento che recitava che “la terra fa parte del patrimonio comune di tutti i ruandesi ..." e, "fatti salvi i diritti degli utenti dei terreni che hanno la capacità di goderne in quanto proprietari, lo Stato ha il diritto di gestione eminente di tutte le terre all'interno del territorio nazionale ". La rendita fondiaria che lo stato rivendica è fissata con decreto ministeriale. Gli importi variano a seconda che la terra sia ad uso residenziale o agricolo, e a seconda della dislocazione del terreno.Insomma ogni paese ha la sua Imu! I diritti riconosciuti allo Stato sui terreni consente altresì alle autorità di intervenire nel processo di ricomposizione fondiaria, molto criticato nelle zone rurali, che obbliga gli agricoltori a seguire le indicazioni, emanate nell’ambito della politica nazionale di "consolidamento dei terreni coltivabili", miranti a raggruppare i terreni agricoli molto piccoli per formarne di più ampi che possano essere sfruttati con le tecniche agricole più produttive. Ogni agricoltore conserva la proprietà del suo pezzo di terra, ma deve coltivare, spesso contro la propria volontà, anche una coltura imposta.