"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 30 ottobre 2009

E' uscita la Rivista Kwizera 2010

E' uscita la Rivista Kwizera 2010. La pubblicazione è scaricabile cliccando qui dal sito dell'Associazione, che per l'occasione è stato aggiornato anche con la documentazione fotografica della Missione 2009.
Il numero di quest'anno è particolarmente ricco: a fianco a diverse notizie e curiosità sul Rwanda, molte attinte proprio dal blog che state leggendo, troviamo riflessioni e contributi dei tanti amici che ruotano attorno a Kwizera, nonchè la puntuale rendicontazione di tutte le realizzazioni portate a termine dai volontari dell'Associazione nel corrente anno. Di anno in anno la Rivista è lì a testimoniare il percorso di un gruppo di amici che, con impegno e dedizione, si spendono per gli altri e a piccoli passi riescono a trasformare la generosità di molti benefattori in opere e iniziative, le più varie, a favore dei tanti amici rwandesi.

Jatropha: adesso si muove il governo rwandese

Apprendiamo con particolare soddisfazione che il governo rwandese sta avviando, con controparti americane e inglesi, un progetto per la coltivazione su larga scala della jatropha curcas la pianta usata per produrre bio carburanti, le cui caratteristiche i nostri quattro lettori conoscono da almeno un paio d'anni. Ne è testimonianza il Dossier Jatropha che fa bella mostra di sè nel nostro blog. Da tempo, infatti, stiamo approfondendo presso il centro di Nyagahanga la possibilità di coltivare in loco questa pianta particolarmente interessante. Dalla teoria siamo passati alla pratica con i risultati che documentiamo in foto: ecco infatti le prime piantine cresciute sul terreni della parrocchia di Don Paolo. Il progetto governativo prevede che le due società ottengano in affitto, per 49 anni, 10.00 ettari di terreno vicino al Parco nazionale nella parte orientale del Rwanda. Il ministro di Stato per l'energia, Albert Butare ha spiegato che il governo ha deciso di approvare questo progetto perché è in linea con il piano del paese di orientarsi verso un'economia più verde e una riduzione delle emissioni di anidride carbonica e, soprattutto, perchè la terra messa a disposizione è scarsamente produttiva dal punto di vista agricolo, in quanto piuttosto secca, adatta comunque alla Jatropha che può crescere bene anche in terreni aridi.

Una riflessione a margine di questa notizia: non sarebbe stato un titolo di merito per i nostri amici dell'EFA, la scuola di agraria di Nyagahanga, potersi accreditare presso le autorità pubbliche come conoscitori e sperimentatori della coltivazione della Jatropha, come da tempo avevamo loro suggerito di fare?

martedì 27 ottobre 2009

Dal Sinodo per l'Africa: riscoprire la Dottrina sociale della Chiesa

Le sessioni di lavoro della II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi si sono concluse con l'approvazione di 57 proposte presentate dai padri sinodali a Benedetto XVI. L'intero documento è consultabile cliccando qui. Tra le proposte presentate ci piace ricordare la n. 18 dedicata all'importanza che i Padri sinodali attribuiscono alla conoscenza della dottrina sociale della Chiesa in tutta l’educazione dei seminari e nei programmi di formazione permanente per i preti, uomini e donne religiosi e nella formazione ed attività dei laici in servizio alla Chiesa e alla società. Più volte il richiamo alla Dottrina sociale della chiesa ha fatto la sua comparsa nei lavori sinodali. Ci sembra un buon segno, soprattutto per favorire la crescita del laicato cattolico africano, coinvolto e impegnato quando si tratta di collaborare all'interno delle strutture ecclesiali, incerto e quasi timoroso quando è chiamato a muoversi in autonomia nella società civile, sia sul piano delle iniziative sociali e ancor di più sul terreno politico. Conoscere il Compendio della dottrina sociale della Chiesa significa avere gli strumenti necessari per orientare con discernimento i propri comportamenti nel perseguimento della crescita dell'uomo nella sua interezza e del bene comune.


lunedì 26 ottobre 2009

Africa alzati!

Riprendiamo dal blog Africana il contributo di Padre Giulio Albanese sulla conclusione del Sinodo dei vescovi africani.

"Basta con i luoghi comuni infarciti di paternalismi stucchevoli che fanno dell’Africa la metafora della disgrazie umane. È davvero pungente e a tratti provocatorio il messaggio finale del Sinodo africano, a significare che non c’è tempo da perdere perché l’Africa deve cambiare e soprattutto non può abbandonarsi alla disperazione. Per carità i problemi sono reali, fanno ovviamente intendere i padri sinodali, ma è giunta l’ora di voltare pagina e questo sarà possibile solo e unicamente attraverso una decisa assunzione di responsabilità. Allora, se si vuole davvero aiutare l’Africa, il punto di partenza deve essere il rinnovamento della comunità cristiana, rifuggendo da inutili e sterili pietismi, nella certezza che occorre mettere in discussione una mentalità remissiva di fronte alle sfide imposte dalla globalizzazione. È sintomatico che a pensarla così non siano degli esperti stranieri, ma i vescovi africani che hanno preso parte all’assise sinodale. Ad esempio, il presidente della Commissione incaricata di redigere il testo, monsignor John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja (Ngeria), commentando il messaggio, ha affermato senza esitazione che non si può trovare alcuna scusante al deficit di democrazia che attanaglia il continente sostenendo che questa è una «via africana» per reggere i Paesi. Neanche piangersi addosso può aiutare a superare l’empasse, asserendo che l’Africa è stata vittima per secoli dello schiavismo o del colonialismo. D’altronde, come recita un detto anglosassone,charity begins at home, la carità comincia in casa propria. Ed è per questo motivo che il messaggio è indirizzato principalmente all’Africa in tutte le sue componenti, sia ecclesiali che sociopolitiche, perché possano modificare un sistema che determina una crescente divaricazione tra ricchi e poveri. In questa prospettiva, come si legge nel messaggio «l’Africa ha bisogno di politici santi che combattano la corruzione e lavorino al bene comune. Coloro che non sono formati alla fede, si convertano o abbandonino la scena pubblica per non danneggiare la popolazione e la credibilità della Chiesa cattolica». Molto importanti anche i riferimenti alla famiglia che le classi dirigenti debbono impegnarsi a salvaguardare, perché una nazione che penalizza questa istituzione agisce contro i propri interessi. Un richiamo questo che, lungi dal voler scadere in futili polemiche, potrebbe essere rivolto anche ai governi del Primo mondo. E ancora, proprio nella consapevolezza che l’Africa è parte integrante del villaggio globale, il messaggio è anche rivolto alla comunità internazionale, perché tratti il continente africano con rispetto e dignità, cambiando le regole del gioco economico e affrontando una volta per tutte la questione del debito estero, come anche il problema dello sfruttamento delle risorse naturali perpetrato con scaltrezza da gruppi d’interesse stranieri. Naturalmente, i temi trattati nella missiva sono davvero a 360 gradi: dal ruolo della donna, «spina dorsale» delle Chiese locali, ai giovani che rappresentano a livello continentale il 60% della popolazione con meno di 25 anni; dall’importanza del Sacramento della Riconciliazione, al rafforzamento dei legami con le antiche Chiese di Etiopia e di Egitto e tra l’Africa e gli altri continenti. Per non parlare dell’importanza che rivestono i mezzi di comunicazione sociale; della lotta contro l’Aids facendo riferimento soprattutto al valore della fedeltà coniugale e della castità; o del dialogo col mondo islamico, auspicando il pieno rispetto della libertà religiosa. Pertinente, poi, il richiamo alla necessità di sostenere i migranti e i rifugiati perché l’accoglienza è un dovere. Un impegno a cui nessun governo può sottrarsi. Toccante infine è il ringraziamento che viene formulato dai padri sinodali ai missionari. In fondo è anche merito loro se oggi in Africa c’è una Chiesa adulta".
Le conclusioni del Sinodo dei vescovi africani è consultabile cliccando qui

mercoledì 21 ottobre 2009

OGM e agricoltura africana

La questione della diffusione e dell'uso delle sementi geneticamente modificate nell'agricoltura dei paesi in via di sviluppo è da anni al centro del dibattito fra gli esperti e gli operatori umanitari.

E' per questo che il documento preparatorio del Sinodo per l'Africa, in svolgimento a Roma, parla tra molte altre questioni anche delle sementi geneticamente modificate, ed è per questo che negli ultimi anni il Vaticano stesso ha studiato da vicino – con molta cautela – la questione relativa agli OGM. Sull'argomento proponiamo due contributi "In Africa le nuove sementi porteranno a una vita migliore?" il primo e "Sementi migliorate per l'Africa, benedizione o maledizione?" in cui viene approfondito l'argomento, evidenziando i pro e i contro delle sementi geneticamente modificate, i rischi che ne potrebbero derivare, gli aspetti di dipendenza che potrebbero vincolare i contadini nei confronti delle multinazionali sementiere, ma anche i vantaggi di cui potrebbe beneficiare l'agricoltura africana.

Per leggere i due interessanti contributi clicca qui .

Ci si puo' fidare di African Rights

Ieri è stato arrestato a Empoli, su mandato d'arresto internazionale, il sacerdote ruandese don Emmanuel Uwayezu, accusato di aver partecipato al genocidio effettuato nel suo paese nel 2004. La vicenda era stata trattata nel post del 10 maggio. Le accuse mosse al sacerdote rwandese nascevano da una denuncia della ong African Rights con sede a Londra.
African Rights è un'organizzazione non governativa che si definisce impegnata a lavorare su questioni di gravi violazioni dei diritti umani, sui conflitti, sulla fame e sulla ricostruzione civile in Africa, il tutto in una prospettiva squisitamente africana. Ne è direttrice la dott.sa Rakiya Omaar. Ci chiediamo se si tratti della stessa Rakiya Omaar che ha curato, da consulente di una commissione governativa rwandese, si presume non a titolo gratuito, il rapporto "The Leadership of Rwandan Armed Groups abroad with a focus on the FDLR and RUD/Urunana". Certo può essere un titolo di merito collaborare con un'istituzione governativa, ma se così fosse, l'indipendenza e la libertà di giudizio dell'organizzazione sedicente paladina dei diritti umani ne uscirebbero leggermente scalfite, anche se le prestazioni dell'ineffabile signora fossero state fatte a titolo personale, senza coinvolgere African Rights.

martedì 20 ottobre 2009

Vangelo e sviluppo dei popoli: una riflessione di Padre Gheddo

Desidero segnalare la trascrizione di una interessante conversazione tenuta recentemente, su Radio Maria, da Padre Pietro Gheddo sul tema "Vangelo e sviluppo dei popoli alla luce dell'enciclica papale Caritas in veritate". L'intero testo è leggibile cliccando qui.
I contenuti che potrebbero sembrare, a una lettura superficiale, politicamente scorretti come si è soliti bollare le tesi che non assecondano tanti luoghi comuni correnti, ivi compresi quelli relativi proprio allo sviluppo dei popoli, offrono invece stimolanti argomenti di riflessione. I concetti sviluppati nella conversazione di Padre Gheddo trovano ampio riscontro nell'enciclica papale che fa del concetto di sviluppo dell'uomo nella sua interezza e di tutti gli uomini il punto di partenza da cui procedere nell'analisi dei molteplici problemi che assillano l'umanità, in particolare in campo economico, e nel suggerire le linee guida che devono presiedere all'operato degli uomini di buona volontà nella costruzione di un mondo fondato sulla solidarietà tra i popoli e in particolare con quelli più poveri. L'insegnamento del magistero in ambito sociale credo possa offrire utili strumenti anche ai nostri amici rwandesi, in particolare ai sacerdoti, per meglio leggere la situazione in cui si dibattono le popolazioni locali, comprendendo i mali reali che le affliggono, e trovarci utili spunti per una catechesi anche in campo sociale che possa finalmente stimolare una crescita dei laici per assumere un ruolo di protagonisti sul terreno della società civile. E' questo un argomento abbastanza delicato ma che, prima o poi, andrà affrontato se si vuole iniettare nel corpo della società civile gli anticorpi necessari a combattere tutte quelle malattie che in tutti i campi del sociale ( economia, politica, diritti umani ecc.) attanagliano ancora e in maniera spesso determinante molte società anche africane.La diffusione della Dottrina sociale della Chiesa, che ricordiamolo affonda le sue radici nel Vangelo, nell'insegnamento apostolico e nel successivo magistero papale e dovrebbe quindi valere per i cristiani di tutte le latitudini, dovrebbe diventare un impegno primario per le chiese locali e, penso, anche per chi vuole portare un aiuto reale alla crescita di quelle popolazioni. Parliamone e troviamo insieme le modalità più vicine alla specifica realtà rwandese per perseguire questo obiettivo.


lunedì 19 ottobre 2009

Vescovi africani: attenzione all'imperialismo culturale dell'occidente

Ecco alcune preoccupazioni e raccomandazioni emerse dall’Assemblea Sinodale per l'Africa, in svolgimento dal 5 al 24 ottobre a Roma, di cui si sono fatti portatori diversi porporati africani in riferimento a certe politiche perseguite da paesi e organizzazioni impegnate negli aiuti indirizzati verso il continente africano. Nel piccolo, sono raccomandazioni che riguardano anche l'attività di un Associazione come Kwizera. Il Cardinale Théodore-Adrien Sarr, Arcivescovo di Dakar (Senegal) ha sottolineato che “Se ci vogliono aiutare, non possono però instillarci idee che non riteniamo corrette. Vogliamo essere aiutati, ma nella verità, e rispettati per quello che siamo”. Ha inoltre denunciato che gli aiuti umanitari che arrivano al continente africano sono a volte accompagnati da “una sorta di imperialismo culturale”. “Se ci vogliono aiutare, non possono però instillarci idee che non riteniamo corrette. Vogliamo essere aiutati, ma nella verità, e rispettati per quello che siamo” ha ggiunto esortando inoltre che “i popoli occidentali si distacchino dal pensiero che tutto quel che credono e fanno diventi regola in tutto il mondo”.Da parte sua, il Cardinale John Njue, Arcivescovo di Nairobi (Kenya), ha sottolineato che “la cooperazione e gli aiuti sono necessari”, ma che bisogna anche “rispettare l’indipendenza e il punto di vista, la cultura e la dignità” dei popoli africani e che “non va bene dare aiuti condizionati al cambiamento dei valori della persona su temi come l'aborto e la concezione della famiglia”. “Gli africani hanno bisogno di cooperazione, ma bisogna rispettare la loro indipendenza, la loro cultura e la dignità della persona umana”.

Da parte sua il Cardinale Wilfrid Fox Napier, Arcivescovo di Durban (Sudafrica) ha affermato che “bisogna che l’indipendenza delle popolazioni africane venga rispettata” e che ciò che “viene da fuori deve essere nel rispetto della cultura e della dignità della persona umana”.

domenica 18 ottobre 2009

Dossier Fides:Missionari per l’Africa, Missionari dall’Africa per il mondo

In occasione dell'odierna Giornata Missionaria segnaliamo un bel dossier predisposto dall'Agenzia Fides sulla situazione della Chiesa in Africa e sugli istituti missionari operanti nel continente.

In Africa la Chiesa cattolica conosce il più alto tasso di crescita a livello globale. Dal 1900 al 2000, a fronte del raddoppiamento della popolazione totale, si è infatti passati da 1,9 a 139 milioni di fedeli, un fenomeno mai registrato nella storia dell'evangelizzazione. Essi sono cresciuti negli ultimi anni del 3,1% (percentuale più alta della crescita della popolazione, pari a 2,5%) e quasi la metà dei battesimi di adulti a livello mondiale si è registrata in Africa. Anche le vocazioni sono in espansione. Il Bigard Memorial Seminary di Enugu per la Nigeria Occidentale ed Orientale, con oltre 1.100 candidati al sacerdozio, è il più grande del mondo. Secondo i dati più recenti dell'Annuario Statistico, oggi i cattolici costituiscono il 17,8% della popolazione africana (circa 930 milioni complessivi), pari a oltre 158 milioni di abitanti. Nel biennio 2005-2006 il numero dei fedeli è aumentato di poco meno di 5 milioni – secondo solo all'America nel suo complesso. Significativi anche i dati ecclesiali: 638 Vescovi, oltre 33 mila sacerdoti, 7 mila religiosi non sacerdoti, 24 mila seminaristi, circa 400 mila catechisti. Entro il 2050, tre nazioni africane (Repubblica Democratica del Congo, Uganda e Nigeria) saranno nell'elenco dei primi dieci paesi cattolici più grandi del mondo. Tali indicatori si spiegano con l'imponente crescita demografica e con un'azione missionaria che da due secoli non conosce soste. In questo Dossier l'Agenzia Fides intende mettere in evidenza, in concomitanza con la celebrazione della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, i grandi sforzi compiuti per l'evangelizzazione dell'Africa negli ultimi due secoli e la risposta dinamica delle giovani Chiese africane, presentando i principali Istituti religiosi missionari nati nel continente che sono attualmente impegnati nella missione Ad Gentes nelle proprie nazioni, in altri paesi dell’Africa e anche in altri continente.

L'intero Dossier è consultabile cliccando qui.

Don Paolo Gahutu è arrivato in Italia

Don Paolo Gahutu è sbarcato questa mattina a Roma, proveniente da Kigali. Passerà questa prima settimana a Barga, dove incontrerà quella comunità in mezzo alla quale ha trascorso nel passato alcuni mesi di apprezzato apostolato. Venerdì a Gallicano sarà anche organizzata da parte dell'Associazione Kwizera una pizzata in suo onore. La settimana successiva Don Paolo sarà in Valtellina per incontrare i tanti amici che annovera in quella comunità. Dal 3 novembre si trasferirà quindi in Sicilia da dove farà ritorno a Roma, in tempo per partecipare ai lavori del Congresso Mondiale per la pastorale dei Migranti e dei Rifugiati, sul tema “Una risposta pastorale al fenomeno migratorio nell’era della globalizzzazione" che avrà luogo in Vaticano dal 9 al 12 novembre prossimo.

giovedì 15 ottobre 2009

Intervento del Vescovo di Byumba al Sinodo sull'Africa

Riportiamo di seguito l'intervento pronunciato da S. E. R. Mons. Servilien NZAKAMWITA, Vescovo di Byumba in occasione del Sinodo dei Vescovi sull'Africa in corso in questi giorni in Vaticano.
La Chiesa in Rwanda, nella sua pastorale di riconciliazione, giustizia e pace dopo i tragici avvenimenti del genocidio dei Tutsi e di altre vittime della guerra e in seguito alle sfide che ha incontrato e che in parte ha superato, è convinta che l’opera della riconciliazione sia un’iniziativa di Dio. È persuasa allo stesso tempo che Dio ha deciso di collaborare con l’uomo per realizzare questo progetto di riconciliazione. Una tale convinzione è dovuta soprattutto alle esperienze e alle testimonianze di riconciliazione che noi tocchiamo con mano ogni giorno in tutto il paese, nelle comunità ecclesiali di base, nelle carceri, in occasione di preghiere di guarigione, ecc.
Quando si è riunita la prima assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, la Chiesa del Rwanda era assente per i motivi che conoscete. I vescovi delegati della Conferenza episcopale del Rwanda sono stati bloccati dallo scatenarsi dei massacri genocidi su larga scala del 7 aprile 1994. In tre mesi più di un milione di persone innocenti sono state messe a morte davanti alle telecamere della comunità internazionale. I soldati della UNAMID dell’ONU che erano sul posto hanno ricevuto l’ordine di ritirarsi, abbandonando la popolazione in balia degli assassini armati di machete, di granate, di fucili e di altre armi...
All’indomani di questa carneficina, quando la situazione è stata presa in mano dalle nuove autorità costituite, la Chiesa cattolica ha avviato una pastorale di riconciliazione.
Si sono ottenuti risultati notevoli e testimonianze di confessioni, di perdono e di riconciliazione. Le stesse autorità civili hanno adottato questo metodo “Gacaca” per organizzare tribunali popolari sulle colline, che hanno permesso di accelerare i processi di numerosi prigionieri.
La Commissione Giustizia e Pace in collaborazione con altre Commissioni e altri organismi della pastorale, hanno dato vita a questo processo di riconciliazione grazie a diversi programmi di educazione ai valori e di formazione degli agenti di riconciliazione con metodi idonei.
In questa pastorale della riconciliazione la Chiesa cattolica non opera da sola, ma collabora a stretto contatto con altre confessioni religiose e con le istituzioni pubbliche e private che si occupano della tematica della riconciliazione dopo il genocidio, quali la Commissione nazionale per l’unità e la riconciliazione, la Commissione nazionale di lotta contro il genocidio e la Commissione nazionale per i diritti umani, per citarne alcune.
Vi sono inoltre casi di traumi psicologici, di handicap fisici e mentali, di sofferenze di ogni tipo. Le piaghe del cuore si rimarginano con difficoltà, le basi delle famiglie si sono sbriciolate, provocando una situazione difficile da gestire di orfani, vedove e senza famiglia. Vi sono carcerati che attendono ancora la giustizia per uscire dalla situazione di stallo e tra di loro vi sono certamente degli innocenti.
Occorre segnalare, in quest’opera di riconciliazione, che alcuni agenti di pastorale non hanno ancora raggiunto la libertà interiore, il che non permette loro di adempiere come dovrebbero alla loro missione di agenti di riconciliazione. Un programma di inquadramento e di guarigione dovrebbe essere messo a punto con mezzi adeguati.

lunedì 12 ottobre 2009

Le buone idee non dovrebbero avere colore

A volte, lavorando sul campo a diretto contatto degli amici rwandesi capita di farsi portatori di proposte, frutto di conoscenze specifiche o di esperienza, che potrebbero trovare efficace applicazione nella realtà di quel paese africano. Spesso, forse troppo spesso, l’idea viene lasciata garbatamente cadere dai nostri interlocutori con l’obiezione che l’idea potrebbe di per sè anche essere buona e accettabile ma venendo da fuori, nella fattispecie dal muzungo ( l’uomo bianco), difficilmente riuscirebbe a fare breccia nella naturale ritrosia africana a superare l’attaccamento alla tradizione e ad aprirsi a un contributo esterno. Di fronte a una preclusione, quasi pregiudiziale e connotata da un venatura di razzismo alla rovescia, a quanto viene proposto dall’esterno, mi sovviene la famosa massima del vecchio Mao Tse Tung: “Non importa il colore del gatto, l’importante è che pigli i topi”. La massima di Mao, che in bocca al grande timoniere aveva una valenza prettamente politica, ha poi avuto un’applicazione anche sul terreno pratico da parte dei cinesi che, passando sopra a ogni pregiudiziale ideologica, si sono buttati a capo fitto a mutuare dal resto del mondo tutto ciò che poteva essere, a loro giudizio, in qualche modo utilmente applicato in Cina, ripercorrendo ciò che prima di loro avevano già fatto i giapponesi. Due grandi realtà, senza rinunciare a una cultura secolare, non hanno avuto remore particolari ad attingere dallo “straniero” quelle idee che potevano servire al loro rilancio. Non hanno avuto la pretesa di scoprire tutto ex novo: una volta inventata, la ruota può essere utilizzata da chiunque! I risultati sono sotto gli occhi di tutti: in pochi decenni i due paesi sono usciti dal loro plurisecolare isolamento e, facendo tesoro di quanto era disponibile in termine di esperienze e conquiste scientifiche, sono assurte a potenze mondiali. Discorso analogo si può fare per diversi altri paesi asiatici. Ancor prima, sin dall’antichità, l’apertura all’altro è stata una costante della storia: le civiltà che si sono aperte alle influenze esterne si sono sviluppate mentre quelle che, chiuse in se stesse, si sono rese impermeabili a ogni contributo dell’altro ben presto si sono avvizzite, autoestinguendosi
Non mi pare sufficiente richiamarsi ai traumi che storicamente hanno interessato il continente africano ( schiavismo e colonialismo) per continuare a coltivare , quasi fosse un valore assoluto, tanta ritrosia e resistenza ad aprirsi a una proficua collaborazione con altre culture ed economie. Insomma, se il gatto ha dimostrato di essere capace di prendere i topi si potrebbe ben chiudere un occhio sul colore del suo pelo. Naturalmente si dovrà fare ben attenzione che la sua caccia si limiti ai topi e rispetti la dispensa di casa.

mercoledì 7 ottobre 2009

Per conoscere l'altro

Per chi si vuole avvicinare all'Africa con la giusta prospettiva riproponiamo questo avvertimento del saggio di Bandiagara, Tierno Bokar, riconosciuto come uno degli uomini più saggi che il Continente nero abbia mai generato.
Se vuoi sapere chi sono,
se vuoi che t'insegni ciò che so,
cessa momentaneamente di essere ciò che tu sei
e dimentica ciò che tu sai.
La raccomandazione del saggio Tierno Bokar, sicuramente rivolta al muzungo che vuol conoscere l'Africa, forse dovrebbe essere fatta propria anche dagli amici africani.
Ne uscirebbe rafforzata la conoscenza reciproca, presupposto indispensabile per una fruttuosa collaborazione.

martedì 6 ottobre 2009

Rapporto ONU 2009 sullo Sviluppo Umano: Rwanda solo 167esimo

Ogni anno, dal 1990, viene pubblicato dall’ONU il Rapporto sullo Sviluppo Umano riportante l'indice di sviluppo umano (HDI) che, guardando al di là del PIL, dà una definizione più ampia del concetto di benessere. L'HDI fornisce una misura composita dello sviluppo umano prendendo in considerazione parametri quali l'aspettativa di vita, l'alfabetizzazione degli adulti e il livello di vita misurato dal PPP, parità del potere di acquisto, e dal reddito. L’HDI di quest'anno, riferito al 2007, colloca il Rwanda al 167 ° su 182 paesi a livello mondiale con lo 0,460. Indubbiamente una posizione non propriamente lusinghiera che dimostra come ci sia ancora molto lavoro da fare per il governo rwandese per migliorare la situazione complessiva del paese, soprattutto al di fuori della capitale e delle principali città, per dare seguito alle tante importanti iniziative messe in campo in questi anni in diversi settori dell'economia e dell'organizzazione dello stato.
Nella tabelle di seguito riportate vengono illustrati il trend dell'HDI nell'ultimo quarto di secolo in diversi paesi e

principali indici presi in considerazione.

HDI valore

Aspettativa di vita alla nascita
(anni)

Tasso di alfabetizzazione degli adulti
( % oltre i 15 anni di età)

PIL pro capite
(PPP US $)

1. Norvegia (0,971)

1. Giappone (82,7)

1. Georgia (100,0)

1. Liechtenstein (85.382)

165. Eritrea (0,472)

161. Burundi (50,1)

120. India (66,0)

166. Madagascar (932)

166 Senegal (0,464)

162. Guinea E. (49,9)

121. Ghana (65,0)

167. Myanmar (904)

167 Rwanda (0,460)

163 Rwanda (49,7)

122 Rwanda (64,9)

168. Rwanda (866)

168. Gambia (0,456)

164. Ciad (48,6)

123. GuineaB(64,6)

169. Mozambico (802)

169. Liberia (0,442)

165. Mali (48,1)

124. Eritrea (64,2)

170. Togo (788)

182. Niger (0,340)

176 Afghanistan (43,6)

151. Mali (26,2)

181. Congo (R D del) (298)






















L'HDI misura il progresso medio di un paese in sviluppo umano mentre The Human Poverty Index (HPI-1) si concentra sulla proporzione di persone al di sotto di determinate soglie in ciascuno dei comparti presi in esame per l'indice di sviluppo umano. L'HPI-1 rappresenta un indice alternativo al parametro di 1,25 dollari al giorno (PPP US $) che misura il livello di povertà. Con un valore HPI-1 del 32,9% il Rwanda si classifica al 100esimo posto tra i 135 paesi per i quali l'indice è stato calcolato.L'HPI-1 misura la situazione di grave degrado in materia di salute dato dalla percentuale di persone che non sopravviveranno a 40 anni. L'istruzione è misurato dal tasso di analfabetismo degli adulti. E un tenore di vita dignitoso è misurato dalla media ponderata delle persone che non utilizzano una fonte idrica e la percentuale di bambini sotto i 5 anni che sono sottopeso per la loro età.
La tabella 2 mostra i valori di queste variabili per il Rwanda e li confronta con altri paesi.

Tabella 2: Principali indicatori di povertà umana per il Rwanda

Indice di povertà umana (HPI-1)

Probabilità di non sopravvivere a 40 anni (%)

Tasso di analfabetismo degli adulti ( % sopra i 15 anni di età )

Persone che non utilizzano una fonte d’acqua (%)

Bambini sottopeso per età (% sotto i 5 anni di età)

1. Rep. Ceca (1,5)

1. Hong Kong, Cina (SAR) (1,4)

1. Georgia (0,0)

1. Barbados (0)

1. Croazia (1)

98 Guinea Eq (31,9)

138. Burundi 33,7)

120. India (34,0)

120. Cambogia (35)

96. Tanzania (22)

99. Nepal (32,1)

139Camerun (34,2)

121. Ghana (35,0)

121. Benin (35)

97. Haiti (22)

100.Rwanda (32,9)

140Rwanda (34,2)

122.Rwanda (35,1)

122. Rwanda (35)

98. Rwanda (23)

101. Pakistan (33,4)

141 GuineaE (34,5)

123. Guinea-B (35,4)

123. Uganda (36)

99. Benin (23)

102. Bhutan (33,7)

142. Ciad (35,7)

124. Eritrea (35,8)

124. Liberia (36)

100. Guatemala (23)

135 Afghanistan (59,8)

153 Lesotho (47,4)

151. Mali (73,8)

150. Afghanistan (78)

138. Bangladesh (48)