"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


lunedì 12 ottobre 2009

Le buone idee non dovrebbero avere colore

A volte, lavorando sul campo a diretto contatto degli amici rwandesi capita di farsi portatori di proposte, frutto di conoscenze specifiche o di esperienza, che potrebbero trovare efficace applicazione nella realtà di quel paese africano. Spesso, forse troppo spesso, l’idea viene lasciata garbatamente cadere dai nostri interlocutori con l’obiezione che l’idea potrebbe di per sè anche essere buona e accettabile ma venendo da fuori, nella fattispecie dal muzungo ( l’uomo bianco), difficilmente riuscirebbe a fare breccia nella naturale ritrosia africana a superare l’attaccamento alla tradizione e ad aprirsi a un contributo esterno. Di fronte a una preclusione, quasi pregiudiziale e connotata da un venatura di razzismo alla rovescia, a quanto viene proposto dall’esterno, mi sovviene la famosa massima del vecchio Mao Tse Tung: “Non importa il colore del gatto, l’importante è che pigli i topi”. La massima di Mao, che in bocca al grande timoniere aveva una valenza prettamente politica, ha poi avuto un’applicazione anche sul terreno pratico da parte dei cinesi che, passando sopra a ogni pregiudiziale ideologica, si sono buttati a capo fitto a mutuare dal resto del mondo tutto ciò che poteva essere, a loro giudizio, in qualche modo utilmente applicato in Cina, ripercorrendo ciò che prima di loro avevano già fatto i giapponesi. Due grandi realtà, senza rinunciare a una cultura secolare, non hanno avuto remore particolari ad attingere dallo “straniero” quelle idee che potevano servire al loro rilancio. Non hanno avuto la pretesa di scoprire tutto ex novo: una volta inventata, la ruota può essere utilizzata da chiunque! I risultati sono sotto gli occhi di tutti: in pochi decenni i due paesi sono usciti dal loro plurisecolare isolamento e, facendo tesoro di quanto era disponibile in termine di esperienze e conquiste scientifiche, sono assurte a potenze mondiali. Discorso analogo si può fare per diversi altri paesi asiatici. Ancor prima, sin dall’antichità, l’apertura all’altro è stata una costante della storia: le civiltà che si sono aperte alle influenze esterne si sono sviluppate mentre quelle che, chiuse in se stesse, si sono rese impermeabili a ogni contributo dell’altro ben presto si sono avvizzite, autoestinguendosi
Non mi pare sufficiente richiamarsi ai traumi che storicamente hanno interessato il continente africano ( schiavismo e colonialismo) per continuare a coltivare , quasi fosse un valore assoluto, tanta ritrosia e resistenza ad aprirsi a una proficua collaborazione con altre culture ed economie. Insomma, se il gatto ha dimostrato di essere capace di prendere i topi si potrebbe ben chiudere un occhio sul colore del suo pelo. Naturalmente si dovrà fare ben attenzione che la sua caccia si limiti ai topi e rispetti la dispensa di casa.

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