"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 24 aprile 2010

I numeri della sanità rwandese.

In Rwanda esistono   415 Centri di Sanità, 1 ogni poco meno di 30.000 abitanti, dove un infermiere eroga un’assistenza di base. Nel presidio si possono trovare alcuni posti letto e si possono ottenere delle cure. Ci sono poi 42 ospedali di distretto con qualche attrezzatura in più, con un rapporto di 1 ospedale ogni circa 300.000 abitanti. Esistono anche  5 ospedali di riferimento più completi, dislocati in maggioranza nella capitale. Da dati ufficiali dell’OMS ( Organizzazione mondiale della sanità), in Rwanda esiste un medico ogni 20.000 abitanti e un infermiere ogni circa 3.000 abitanti.
E’ prevista un’assicurazione sanitaria nazionale con un prezzo annuale di 2.000 frw (€2,5) di cui 50% a carico della persona e 50% a carico del governo.
L'Assicurazione Sanitaria copre: visite mediche al Centro di sanità (pagando un ticket moderatore di circa € 0,25 ), medicine di base delle malattie comuni (malaria, dissenteria, influenza, medicazioni...), trasporto in ambulanza (80% a carico della mutua, ci sono variazioni a seconda delle zone e delle possibilità dei centri), ospedalizzazione per circa 80% (a seconda dei casi e della durata della degenza).

domenica 18 aprile 2010

La religiosità nell'Africa sub-sahariana e in Rwanda: i risultati di una ricerca americana.

Il centro studi statunitense, Pew Research Center, ha diffuso i risultati del Forum on Religion & Public Life, una ricerca condotta in 19 paesi dell'Africa sub-sahariana sulla situazione religiosa, con particolare riguardo ai rapporti tra Islam e Cristianesimo. Tra i 19 paesi interessati è compreso anche il Rwanda.
Le risultanze complessive evidenziano come la stragrande maggioranza delle persone intervistate sia profondamente impegnata nella pratica religiosa e creda nei principi fondamentali di una delle due grandi religioni, cristianesimo e islam, a cui la grande maggioranza ammette di appartenere. Allo stesso tempo, molti di coloro che indicano che sono profondamente impegnati nella pratica del cristianesimo o dell'islam incorporano nella loro vita quotidiana anche elementi delle religioni tradizionali africane. Ad esempio, in quattro paesi (Tanzania, Mali, Senegal e Sudafrica) più della metà delle persone intervistate ritiene importanti i sacrifici agli antenati o agli spiriti in grado dare protezione dai pericoli. Una percentuale considerevole di cristiani e musulmani - un quarto o più in molti paesi -  crede nel potere protettivo di ciondoli o amuleti. Molte persone dicono anche  di consultare i tradizionali guaritori religiosi quando qualcuno nel proprio nucleo familiare è malato e minoranze consistenti dicono di conservare in casa oggetti sacri, come pelli di animali e teschi e di partecipare alle cerimonie per onorare i loro antenati. Anche se relativamente poche persone oggi si identificano come seguaci di una religione tradizionale africana, molte persone in diversi paesi dicono che hanno parenti che condividono queste fedi tradizionali. Il Rapporto analizza in particolare le relazioni tra le due religioni, argomento che però non risulta rilevante per il Rwanda , anche se poi stranamente si attribuisce al 58% degli intervistati rwandesi, unitamente a quelli nigeriani, la percentuale in assoluto più alta fra tutti i paesi interessati dalla ricerca, il timore che ci possa essere un grande rischio di conflitto religioso . Palesemente il dato è distorto, a meno che gli intervistati abbiano attribuito al contrasto religioso una valenza totalmente diversa, riconducibile alle divisioni storicamente presenti nella società rwandese. Per quanto riguarda la situazione specifica del Rwanda, il ritratto che ne scaturisce è quello di una popolazione che attribuisce una grande importanza alla religione, posizionandosi al quarto posto dietro Senegal, Mali e Tanzania, anche se non altrettanta importanza viene data alla preghiera quotidiana. Altissima è la condanna dell’aborto e della poligamia, mentre  la più  bassa del campione,  il 5% degli intervistati,  risulta la percentuale di chi si riconosce ancora nelle pratiche della religiosità tradizionale africana. Tutti i risultati riguardanti i Rwanda sono consultabili sul sito.

venerdì 16 aprile 2010

Trasferimento fondi verso il Rwanda:meglio il canale bancario.

Un recente articolo de The New Times affrontava il problema dei trasferimenti di denaro con destinazione Rwanda.In particolare l’articolista si lamentava dell’onerosità e della lentezza dei trasferimenti bancari, per non parlare di quelli effettuati tramite Western Union o MoneyGram, sicuramente rapidi ma con costi che vanno dal 7% al 14% della somma trasferita.Le difficoltà di trasferimento monetario evidenziate indurrebbero molti rwandesi a servirsi di canali non ufficiali, qualche volta palesemente illegali.Tali canali , favorendo anche le compensazioni con l’estero ( si incrociano somme che devono entrare con somme in uscita), si presterebbero a operazioni poco chiare di uscita illegale di capitali, di riciclaggio di denaro sporco e di evasione fiscale. In proposito bisogna sottolineare che i trasferimenti dall’Italia, e presumibilmente dal resto dell’area euro, arrivano sul conto del beneficiario in Rwanda in meno di dieci giorni lavorativi e a costi decisamente contenuti, nell’ordine di poche decine di euro ( meno di 50 euro per un trasferimento di 10.000 euro).Stando così le cose sarebbe raccomandabile che il trasferimento di fondi che le varie onlus eseguono verso il Rwanda, per finanziare le attività svolte in loco, privilegi decisamente il canale bancario.Bisogna sicuramente evitare la cattiva abitudine di portarsi al seguito in viaggio somme significative, con il rischio di attirare l’attenzione di qualche malintenzionato, ma  soprattutto la certezza di violare le norme valutarie italiane che vietano l’esportazione, al di fuori dei canali autorizzati, di somme superiori a € 10.000, pena  sanzioni.Infatti, in caso di omesso rispetto di tale disposizione si incorre in una sanzione amministrativa pecuniaria fino al quaranta per cento dell’importo trasferito o che si tenta di trasferire eccedente il controvalore di € 10.000, con un minimo di € 103,29 ed il sequestro dei relativi valori.

giovedì 15 aprile 2010

Banca Mondiale: il "Terzo Mondo" non esiste più.

Il vecchio concetto di “Terzo Mondo”, che ci ha accompagnato in questi ultimi cinquanta anni facendo versare fiumi d'inchiostro e alimentando infinite discussioni soprattutto tra generazioni di giovani,  sembra non essere più valido in un’economia globale multipolare. Questa tesi è stata espressa ieri dal Presidente del Gruppo Banca Mondiale, Robert B. Zoellick che   ha sostenuto che la crisi economica mondiale del 2009 e l’importanza che i paesi in via di sviluppo hanno assunto nell’economia mondiale hanno rappresentato la campana a morto per il vecchio concetto di Terzo Mondo quale entità separata, così come il 1989 ha rappresentato la scomparsa del Secondo mondo in seguito alla caduta del comunismo.  “Le vecchie catalogazioni, come ad esempio primo mondo, terzo mondo, benefattore e bisognoso, leader e seguace, non sono più adeguate. Mentre la povertà e gli stati fragili continuano a rappresentare sfide da raccogliere, i paesi in via di sviluppo stanno crescendo tanto da rappresentare una quota sempre più importante dell’economia globale e garantiscono un’importante fonte di richiesta di recupero dalla recente crisi economica globale. Non si è verificato solo in India e Cina, ma anche nel Sud Est Asiatico, nell’America Latina e in Medio Oriente. Anche l’Africa un giorno potrebbe diventare un polo di crescita globale. Zoellick ha anche sottolineato che i paesi in via di sviluppo meritano maggiore riconoscimento a livello di gestione del sistema globale e che le proposte soluzione di normative finanziarie, cambiamento climatico e gestione della crisi devono riflettere i loro interessi.  “Il potere comporta delle responsabilità. i paesi in via di sviluppo devono rendersi conto che fanno parte ormai dell’economia globale,” ha detto Zoellick.

martedì 13 aprile 2010

Lignes de front: un nuovo film sul 1994.

I tragici fatti che sconvolsero il popolo rwandese nel 1994 tornano a ispirare un pellicola cinematografica. E', infatti, uscito di recente in Francia un nuovo film dal titolo Lignes de front, del regista Jean-Christophe Klotz che ha vissuto in prima persona, in qualità di reporter e cineoperatore, gli eccidi di quella primavera di sangue di 16 anni fa. Nel 1994, mentre il Rwanda è in piena guerra civile, a Parigi un giovane giornalista indipendente, Antoine Rives (Jalil Lespert), sta indagando sui turisti rimpatriati. Durante le sue ricerche incontra Clément, uno studente di origini hutu la cui fidanzata, Alice di origine tutsi, è rimasta nel mezzo dei massacri. I due uomini si recano in Rwanda per ritrovarla e per documentare gli avvenimenti. Al loro arrivo, si trovano di fronte al caos e alla morte. Sconvolto, Antoine riprende tutto senza sosta, per dare una testimonianza di quello spettacolo da incubo. Disgustato da ciò che vede, s'interroga sui limiti etici del suo lavoro, perdendo poco a poco le illusioni e l'innocenza.

venerdì 9 aprile 2010

A chi assegnare il 5 per mille?

Perchè scegliere l'Associazione Kwizera come destinataria del proprio 5 per mille?
Destinando il tuo cinque per mille all'Associazione Kwizera sai che per ogni euro assegnato, 87 centesimi finiscono sicuramente in Rwanda (poche altre organizzazioni possono dire altrettanto) in un progetto concreto, a favore di quelle popolazioni, che potrai seguire in ogni momento dall'avvio alla completa realizzazione. Se poi ne avrai voglia, puoi anche diventare protagonista degli interventi: basta sacrificare qualche giorno delle proprie ferie e sobbarcarsi le spese di viaggio, come fanno i volontari dell'Associazione.
Basta comunque una firma per accompagnare i volontari nella loro missione!
Ricordati di inserire il  CF 90006470463 e apporre la tua firma nell'apposito spazio della tua denncia dei redditi: una firma che può fare molto per chi ha niente.

lunedì 5 aprile 2010

A un vescovo anglicano la guida della Commissione per la riconciliazione.

Il vescovo della Chiesa anglicana rwandese,  Rev John Rucyahana, che di recente era andato in pensione come  vescovo della Diocesi di Shyira, è stato nominato  dal governo rwandese Presidente della Commissione per l'unità nazionale e la riconciliazione.

domenica 4 aprile 2010

Buona Pasqua.

A tutti gli amici di Albe rwandesi giunga un sincero augurio di una Santa Pasqua vissuta nel segno della riconciliazione, della giustizia e della pace nelle famiglie, nelle comunità locali e nazionali.

sabato 3 aprile 2010

Buona Pasqua, Célestine.

Chi ha avuto modo di operare nei villaggi della campagna rwandese sa bene come la vita che vi si conduce non sia propriamente paragonabile a quella, di discreto livello, che conducono gli abitanti della capitale.Ha dovuto prenderne atto anche il cronista de The New Times che si è spinto fino a Rukomo, nel distretto di Gicumbi, per scrivere un pezzo interessante sul triste destino di moltissimi bambini costretti a lavorare fin da giovanissimi per aiutare le proprie famiglie a sbarcare il lunario, anche a scapito del loro sacrosanto diritto di condurre un’esistenza appunto  da bambini, a cominciare dal diritto all’istruzione.
Ma vediamo ciò che il cronista ha trovato a Rukomo, raccontando la storia di Célestine Twagiramukiza, 12 anni, e dei suoi 7 tra fratelli e sorelle.Célestine, unitamente alle sue due sorelle Fisi e Claudine, deve percorrere 18 chilometri ogni giorno per procurare l’acqua per uso domestico della propria famiglia che vive nel villaggio di Kinyami, sulla collina sopra Rukomo.Parlando con il cronista del giornale di Kigali, Celestine ha detto che oltre all’approvigionamento dell’acqua deve provvedere anche a procurare la legna da ardere e lavare gli utensili da cucina. Devono sobbarcarsi tali mansioni in quanto i genitori al mattino sono impegnati nella coltivazione della terra e quando tornano a casa a mezzogiorno tutto deve essere pronto per la preparazione del cibo da mettere in tavola.
Poichè il ricavato del lavoro nei campi, 400 Frw al giorno ( circa 50 centesimi di euro) per lavoratore piuttosto che il corrispettivo in prodotti agricoli, non consente di disporre, dopo aver provveduto a dar da mangiare a tutti i componenti la famiglia, del denaro necessario per acquistare le divise scolastiche e il materiale didattico necessario, nessuno dei  bambini può frequentare la scuola.Per arrotondare i pochi soldi che entrano in casa, Célestine ha ammesso che con le due sorelline porta l’acqua anche a un ristorante di Rukomo, a fronte di 20 Frw per una tanica di 5 litri d’acqua.
Joseph Mutuyemungu, il padre di Célestine, si rammarica per non avere i soldi per comprare le uniformi e quaderni per i propri bambini. Al tempo stesso, interpellato perchè non faccia ricorso al programma di pianificazione delle nascite, promosso dal governo, risponde orgoglioso: "I miei figli sono un dono di Dio. Non posso stabilire il numero di bambini che dovremmo mettere al mondo ". L’autore del pezzo prende quindi spunto da questa storia per sottolineare quanto facciano le autorità per debellare la piaga del lavoro minorile e ridare a questi e altri bambini, che si trovano nelle medesime condizioni, la possibilità di vivere una vita normale, a partire dall’accesso alla scuola.
Da parte sua l’Associazione Kwizera Onlus chiederà ai propri incaricati di Byumba di individuare la famiglia di Célestine per inserire, lei o una delle sorelline, nel programma di adozione a distanza che, con un sostegno di 115 euro all’anno, dovrebbe permettere a questa famiglia un piccolo aiuto e a uno o più bambini di accedere alla scuola. Siamo anche certi che il laboratorio di cucito di Nyagahanga, che sta per avviare la propria attività con il sostegno dall’Ass. Kwizera, metterà a disposizione le divise scolastiche necessarie.

venerdì 2 aprile 2010

Ristabilire la verità.

Ultimamente con una certa frequenza,  da parte di bloggers e di giornalisti si tenta di addebitare alla Chiesa un atteggiamento di omertoso silenzio sulla tragedia rwandese.  A chi lo avesse dimenticato rinfreschiamo la memoria proponendo tutti gli interventi che, dal 1990 al 2002,  Papa Giovanni Paolo II ha effettuato con riferimento a quanto accaduto in Rwanda in quel periodo. Gli interventi pubblici del Santo Padre, ai quali siamo certi saranno seguiti altri nelle sedi opportune,  sono la testimonianza, per chi sappia leggere con occhio sgombro da ogni pregiudizio, dell'assidua e partecipata vicinanza della Chiesa, nella persona del Sommo Pontefice, alle sofferenze del popolo rwandese.
Per leggere tutti gli interventi clicca qui.

Cosa fanno gli altri: l'Ass. Turi kwmwe.

Capita, navigando sul web, d'imbattersi in siti dove  diverse  realtà associative impegnate in Rwanda presentano le proprie esperienze sul terreno e danno testimonianza del propio impegno a favore delle popolazioni di quel paese. Spesso si tratta di iniziative simili a quelle avviate e portate a termine da tante altre associazioni; si va dai programmi di adozione dei bambini bisognosi, alla costruzione di un acquedotto o di un edificio scolastico, all'avvio di una scuola di cucito, variando solo la localizzazione territoriale e la  comunità locale  a favore di cui si opera. A volte risultano interessanti anche le iniziative   a cui si dà vita qui in Italia per sensibilizzare le comunità nel cui ambito nascono le diverse associazioni. E' il caso dell'interessante  e simpatica iniziativa promossa dall'Associazione  Turi kumwe, una  Onlus di Novara, che  propone un incontro per i bambini delle elementari, attraverso un percorso audiovisivo e interattivo di conoscenza della vita quotidiana di un coetaneo rwandese.L'incontro della durata di circa due ore mira ad avvicinare i bambini italiani alla dura realtà dei loro coetanei rwandesi.
Nei loro interventi le animatrici della Onlus cercano di mostrare ai bambini delle elementari l'esistenza di modi diversi di vivere l'infanzia nel mondo, con riferimento all'Africa e, in particolar modo, al Rwanda. Il filmato e l'intervento mirano a mostrare le differenze fra una giornata tipica di un bambino rwandese delle scuole primarie e quella di un bambino italiano, senza dimenticare, però, di mettere in rilievo alcune somiglianze di fondo.Potrete trovare i filmati e la presentazione della bella iniziativa cliccando qui.