"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


domenica 18 aprile 2010

La religiosità nell'Africa sub-sahariana e in Rwanda: i risultati di una ricerca americana.

Il centro studi statunitense, Pew Research Center, ha diffuso i risultati del Forum on Religion & Public Life, una ricerca condotta in 19 paesi dell'Africa sub-sahariana sulla situazione religiosa, con particolare riguardo ai rapporti tra Islam e Cristianesimo. Tra i 19 paesi interessati è compreso anche il Rwanda.
Le risultanze complessive evidenziano come la stragrande maggioranza delle persone intervistate sia profondamente impegnata nella pratica religiosa e creda nei principi fondamentali di una delle due grandi religioni, cristianesimo e islam, a cui la grande maggioranza ammette di appartenere. Allo stesso tempo, molti di coloro che indicano che sono profondamente impegnati nella pratica del cristianesimo o dell'islam incorporano nella loro vita quotidiana anche elementi delle religioni tradizionali africane. Ad esempio, in quattro paesi (Tanzania, Mali, Senegal e Sudafrica) più della metà delle persone intervistate ritiene importanti i sacrifici agli antenati o agli spiriti in grado dare protezione dai pericoli. Una percentuale considerevole di cristiani e musulmani - un quarto o più in molti paesi -  crede nel potere protettivo di ciondoli o amuleti. Molte persone dicono anche  di consultare i tradizionali guaritori religiosi quando qualcuno nel proprio nucleo familiare è malato e minoranze consistenti dicono di conservare in casa oggetti sacri, come pelli di animali e teschi e di partecipare alle cerimonie per onorare i loro antenati. Anche se relativamente poche persone oggi si identificano come seguaci di una religione tradizionale africana, molte persone in diversi paesi dicono che hanno parenti che condividono queste fedi tradizionali. Il Rapporto analizza in particolare le relazioni tra le due religioni, argomento che però non risulta rilevante per il Rwanda , anche se poi stranamente si attribuisce al 58% degli intervistati rwandesi, unitamente a quelli nigeriani, la percentuale in assoluto più alta fra tutti i paesi interessati dalla ricerca, il timore che ci possa essere un grande rischio di conflitto religioso . Palesemente il dato è distorto, a meno che gli intervistati abbiano attribuito al contrasto religioso una valenza totalmente diversa, riconducibile alle divisioni storicamente presenti nella società rwandese. Per quanto riguarda la situazione specifica del Rwanda, il ritratto che ne scaturisce è quello di una popolazione che attribuisce una grande importanza alla religione, posizionandosi al quarto posto dietro Senegal, Mali e Tanzania, anche se non altrettanta importanza viene data alla preghiera quotidiana. Altissima è la condanna dell’aborto e della poligamia, mentre  la più  bassa del campione,  il 5% degli intervistati,  risulta la percentuale di chi si riconosce ancora nelle pratiche della religiosità tradizionale africana. Tutti i risultati riguardanti i Rwanda sono consultabili sul sito.

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