"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


mercoledì 31 ottobre 2012

Victoire Ingabire condannata a otto anni di prigione

Victoire Ingabire, leader dell'opposizione rwandese, è stata condannata a 8 anni di prigione con l'accusa di terrorismo e di negare il genocidio del 1994. La sentenza è stata pronunciata dal giudice Alice Rulisa, che invece l'ha assolta dall'accusa di "aver invocato un altro genocidio". Nel 2010, di fronte al monumento che commemora le 800.000 persone massacrate durante la guerra civile, Ingabire ha dichiarato che era giunto  il tempo  per ricordare anche le vittime hutu, essendo lei stessa un hutu. Il capo delle Forze democratiche unite non era presente all'udienza e  ha preferito restare nella sua cella, dove ha trascorso gli ultimi due anni della sua vita. I suoi avvocati hanno affermato la loro intenzione di ricorrere in appello. (AGI)
Sull'argomento leggi l'articolo di  Jeune Afrique.

lunedì 29 ottobre 2012

Sanità rwandese in chiaroscuro

Nell'edizione domenicale  de The New Times si leggono due notizie riguardanti la sanità rwandese agli antipodi l'una dall'altra. Da una parte l'editoriale celebra i progressi della sanità rwandese "tra i più spettacolari che il mondo abbia visto negli ultimi 50 anni", con il 91 per cento della popolazione rwandese coperta da un'assicurazione sanitaria obbligatoria, con tre tariffazioni differenti, rispettivamente per i dipendenti pubblici, per i militari e per la popolazione rimanente; "una percentuale maggiore di moltissimi paesi, compresi gli Stati Uniti", rileva compiaciuto l'editorialista. Dal momento in cui è stata introdotta l'assicurazione sanitaria  l'aspettativa di vita  alla nascita è passata da 48 a 58 anni negli ultimi 10 anni,  le morti di bambini sotto i 5 anni si sono dimezzate negli ultimi cinque anni, i morti per malaria sono  scesi di circa due terzi, mentre circa il 70 per cento delle donne rwandesi ora partoriscono in strutture sanitarie a fronte del 10 per cento dell'anno 2000. 
Fa da contraltare a tale celebrazione trionfalistica l'articolo che riporta la notizia che i componenti di una commissione parlamentare - Public Accounts Committee (PAC)-  hanno portato all'attenzione del ministro della sanità, dott. Agnes Binagwaho, la situazione  riscontrata presso il CHUK ( Centre Hospitalier Universitaire de Kigali) , non propriamente un centro di sanità di villaggio. Qui in piena Kigali, ai pazienti, anche quelli  coperti dall'assicurazione sanitaria, viene richiesto di provvedere  a portarsi al seguito parte dell'equipaggiamento sanitario richiesto per il ricovero, compreso il materiale chirurgico in caso di operazione.Secondo uno dei deputati della commissione che ha personalmente fatto un sopralluogo al CHUK non si tratta di casi isolati ma di una prassi diffusa.Unanime è stata quindi la richiesta al ministro di interventi perchè ci sia un miglioramento significativo dei servizi erogati ai pazienti coperti dall'assicurazione. I responsabili dell'ospedale sotto accusa  si sono negati al giornalista che chiedeva conferma di un simile stato di cose che ha creato non poco imbarazzo  al ministro.

 

sabato 27 ottobre 2012

Hutu-Tutsi di M. Fusaschi, un libro interessante ma…

Hutu-Tutsi Alle radici del genocidio rwandese è un libro uscito nel 2000 presso la Bollati Boringheri editori ( pag. 187, €18,08)  come rielaborazione della tesi di laurea di Michela Fusaschi, attualmente docente in Antropologia Culturale presso l’Università Roma III. Il lavoro si propone di scandagliare le ragioni profonde della tragedia che ha sconvolto il Rwanda nel 1994, analizzandone le premesse storico-antropologiche. Avvalendosi della vasta letteratura etnografica e sociologica sul Rwanda( nella bibliografia vengono citati oltre 170 autori), ripercorre tutta la storia precoloniale e il successivo periodo della dominazione tedesca prima e belga poi, fino ad arrivare all’indipendenza e al periodo repubblicano che sfocerà nella guerra civile del 1990-94 e alla catastrofe finale della primavera di quell’anno. In particolare, indaga tradizioni e miti di quella società, evidenziandone le relative dinamiche, in particolare quelle del potere,   e gli istituti  che ne regolamentavano la vita, come l’ubuhake (il contratto di prestazione vigente tra due persone). Una vera miniera di informazioni che chi conosce anche solo un po’ il Rwanda  saprà apprezzare.  
Tale percorso porta la studiosa a pervenire alla tesi, attualmente quasi unanimemente condivisa almeno dagli studiosi rispettosi del politically correct,  secondo cui “ le categorie Tutsi e Hutu erano già presenti  in epoca precoloniale, ma in quel periodo non avevano significato discriminante ed esclusivo che verrà assegnato in seguito e che può definirsi costruzione o finzione coloniale dell’etnia” (pag. 121) e ancora “le cosiddette etnie rwandesi Hutu, Tutsi e Twa furono di fatto inventate dagli europei” (pag. 122) a fronte di una situazione precoloniale dove le tre entità avevano trovato un “equilibrio che andava oltre una stratificazione sociale che si presentava come fortemente gerarchizzata” ( pag. 87).

giovedì 25 ottobre 2012

Niente Rwanda per Gupta, ma solo due anni di carcere

La proposta di sobbarcarsi un periodo di volontariato in Rwanda come pena alternativa al carcere avanzata da Rajat Gupta, l'ex capo della società di consulenza McKinsey e membro del consiglio di Goldman Sachs e Procter & Gamble, accusato di insider trading davanti alla corte federale di New York, non gli ha evitato la prigione ma un bello sconto di pena sì ( vedi post di venerdì scorso). Infatti, Gupta e' stato condannato ieri  a due soli anni di carcere, un anno di libertà vigilata e  5 milioni di dollari di multa, a fronte degli otto anni minimi richiesti dalla pubblica accusa.La proposta di pena alternativa non aveva riscosso particolare apprezzamento presso la stampa americana, affatto benevola verso i reati di questo tipo. Non  ha fatto del tutto breccia neppure presso il giudice chiamato ad esprimere il verdetto, il giudice Rakoff, che ha respinto la proposta, sottolineando che non avrebbe dissuaso altri truffatori dal tenere comportamenti analoghi. Secondo qualcuno, il mancato accoglimento della richiesta di pena alternativa ha fatto perdere un'occasione, se non al Rwanda dove forse più che ai contadini dei villaggi il lavoro di Gupta avrebbe fatto comodo alle autorità di Kigali, al governo degli Stati Uniti che avrebbe potuto usare  gratis il talento di Gupta per programmi educativi sull'etica negli affari da tenere ai giovani rampanti delle business schools americane, così come fatto in passato con colleghi di Gupta condannati per crimini da colletti bianchi.

 

lunedì 22 ottobre 2012

Rwanda da Google earth: Nyinawimana

 
Il segno di Kwizera in terra rwandese: il terrazzamento
 e la fattoria sulla collina di Nyinawimana
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venerdì 19 ottobre 2012

Finanziere americano che rischia dieci anni di carcere:mandatemi volontario in Rwanda

Rajat K. Gupta
 L'americano di origine indiana, Rajat K. Gupta, è stato un tempo uno degli uomini d'affari più importanti del mondo presente in diversi consigli di amministrazione, già ai vertici della società di consulenza McKinsey e della Goldman Sachs. Il suo presente è però quello di un imputato in un tribunale di  New York con l’accusa di insider trading, per aver passato notizie riservate a un gestore di hedge fund suo amico, Raj Rajaratnam, già condannato l’anno scorso a 11 anni di prigione. Di fronte alla richiesta dei pubblici ministeri di condannare Gupta fino  a dieci anni di prigione, gli avvocati difensori  se ne sono usciti con una proposta che ha destato non poche perplessità anche nella stampa americana: concedere al loro assistito, già in passato impegnato in attività filantropiche, anche in qualità di  fiduciario presso la Fondazione Rockefeller e di consigliere di filantropia del presidente Bill Clinton, di scontare la pena proposta nella forma alternativa di un servizio di volontariato da espletare in Rwanda.  Secondo gli avvocati, il governo ruandese sarebbe ben lieto di dare il proprio sostegno  a un programma di servizio in cui Gupta sarebbe impegnato nei distretti rurali per  promuovere e seguire programmi di contrasto all’HIV, alla malaria, alla povertà,   magari, ma questa  è una nostra malignità, con qualche capatina a Kigali per un brunch con il presidente per un briefing su finanza e umanità varia. Gupta spera che il giudice Jed S. Rakoff,  che emetterà la  propria sentenza il 24 ottobre p.v., si lasci convincere della bontà della sua richiesta, concedendo la pena alternativa, da un appello presentato da più di  400 autorevolissimi sostenitori, tra cui  Bill Gates e l'ex segretario generale  delle Nazioni Unite,  Kofi Annan. Non abbiamo che da aspettare mercoledì prossimo per vedere se il giudice accetterà la proposta e, nel caso, quanti anni mister Gupta dovrà passare in Rwanda per non trascorrerne  dieci in una  prigione americana. Chissà se ci si vede laggiù?

giovedì 18 ottobre 2012

Il Rwanda entra nel consiglio di sicurezza dell'ONU

L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha eletto oggi il Rwanda come membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU, unitamente all'Argentina e all'Australia.
I tre paesi hanno ottenuto la necessaria maggioranza dei due terzi degli Stati membri  presenti in assemblea e votanti a scrutinio segreto. Per gli altri due posti che andavano rinnovati,si terrà un secondo turno di ballottaggio tra Bhutan, Cambogia e  Repubblica di Corea  per il posto spettante all'Asia  e tra  Finlandia e  Lussemburgo per il seggio spettante all'Europa occidentale.
L'elezione del  Rwanda era  scontata, nonostante alcuni timori correlati alla crisi del Kivu, essendo il candidato unico espresso dall'Africa orientale cui spettava, in alternanza con l'Africa meridionale, uno dei tre seggi riconosciuti al continente africano ( vedi nostro precedente post).
I cinque membri neo-eletti sostituiranno per un biennio, a partire dall'1 gennaio 2013,  Colombia, Germania, India, Portogallo e Sud Africa.

Intervista al vescovo di Lucca di ritorno da una visita in Rwanda

Riprendiamo dal settimanale Toscana oggi questa intervista, raccolta da Lorenzo Maffei, al vescovo di Lucca, mons Italo Castellani, reduce da una recente visita in Rwanda, nella diocesi di Byumba.
 

La diocesi di Lucca da 25 anni è presente con una missione in Rwanda, per la precisione a Nyarurema, nella diocesi di Byumba. Proprio a Nyarurema dal 3 al 13 ottobre, significativamente nel mese missionario, l’arcivescovo di Lucca, mons. Italo Castellani si è recato per festeggiare insieme alla comunità locale i 25 anni di fondazione della parrocchia del paese.
Vi è ritornato dopo 5 anni dall’ultima visita. Ma questa volta si è trattato di una visita speciale perché?
«Cinque anni fa ero andato in occasione dell’ordinazione presbiterale di don Fiorenzo e don Floriano: due giovani seminaristi rwandesi che erano stati accolti nel nostro seminario per la loro formazione e che ora svolgono il ministero presbiterale nella loro terra nativa. Questa volta sono stato in Rwanda proprio in “Visita Pastorale” alla parrocchia di Nyarurema, nel Nord est del Rwanda, in occasione dei 25 anni di fondazione. Fu sotto mons. Agresti, allora vescovo di Lucca, che la nostra Diocesi attraverso preti lucchesi fidei donum – don Giancarlo Bucchianeri, don Silvio Righi, don Fulvio Calloni e don Giorgio Simonetti – fondò questa parrocchia».
Adesso come è costituita la presenza di missionari lucchesi?
«Da 32 anni è presente una laica, Carla Frediani, che ha sempre collaborato con i nostri preti e da quando loro sono rientrati definitivamente a Lucca nel 2003, è il punto di riferimento della nostra Diocesi e per diversi laici che offrono temporaneamente il servizio di volontariato. Oggi, Federico Teani, un giovane della parrocchia di Fibbialla, vive e collabora con Carla».
Quali sono i progetti attualmente in atto?
«Attorno alla Chiesa parrocchiale e alla casa per i preti costruite venticinque anni fa dai preti lucchesi appena citati, man mano sono cresciute altre opere che hanno una chiara finalità di sostenere l’annuncio del Vangelo insieme alla promozione umana di quella popolazione ancora poverissima e che vive con un euro al giorno. È quindi attiva, oltre le scuole primarie, una Scuola Superiore – un convitto per giovani e ragazze specializzati in informatica: è ritenuta la migliore del Rwanda, ci arrivano giovani da tutto il Paese, e attualmente ospita circa 600 tra ragazzi e ragazze. Sono poi attivi un Dispensario medico, una scuola di cucito, una casa per malati di Aids. Questa, denominata “Casa della Misericordia”, negli ultimi anni si è arricchita di un’altra struttura attigua per bambini e adolescenti ammalati di Aids: attualmente ne ospita dieci stabilmente ed è punto di riferimento sul territorio. Quest’opera è davvero per la sua bellezza e funzionalità il “fiore all’occhiello” della generosità lucchese».

domenica 14 ottobre 2012

La nuova politica agricola: aumenta la produzione ma anche lo scontento

Come noto, nel 2007, il governo rwandese, con l’intento di  aumentare la produzione agricola e passare da  un’agricoltura di mera sussistenza ad una più commerciale, ha  dato il via a una  nuova politica agricola  incentrata  sull’accorpamento dei terreni per coltivare su grandi  estensioni un’unica coltura, a seconda della vocazione agricola delle diverse regioni del paese.Così a fianco delle zone dove tradizionalmente era concentrata la coltivazione delle due grandi colture d’esportazione come il  the e il  caffè, si crearono zone dove coltivare il grano piuttosto che il mais, o altre colture, non esclusa in una determinata zona del paese la floricoltura. Per raggiungere questi obiettivi, ogni provincia è chiamata a coltivare ciò che è stato deciso dal Ministero delle Politiche Agricole in base alle specifiche del suolo e del clima; gli agricoltori si devono inoltre riunire in  cooperative per coltivare insieme, potendo contare su sementi  migliorate e a prezzo dimezzato. Gli sforzi del governo hanno così portato a un aumento delle produzioni, come sottolinea  compiaciuta  Agnès Kalibata, ministro dell’agricoltura:  "Durante gli ultimi tre anni, grazie alla quasi triplicazione del raccolto di mais, frumento e manioca, la produzione agricola nazionale è aumentato di circa il 14% all'anno, e non ci sono più le carenze del passato". Ma, secondo quanto  sostenuto dall’agenzia di stampa rwandese, RNA, ci si trova oggi in una situazione evidenziante, a fianco del richiamato  significativo incremento della produzione totale del paese,  un certo disorientamento tra i contadini costretti a far fronte a talune  sovrapproduzioni che portano al mancato ritiro di parte della produzione, piuttosto che a una diminuzione dei prezzi di mercato dei prodotti. Senza dimenticare che  alcuni delle nuove colture, come il grano o il mais, non rientrano nella dieta rwandese e se rimangono invendute giacciono inutilizzate nei magazzini, con grande scontento dei contadini ai quali in certe zone si è arrivati anche ad estirpare i bananeti, fonte primaria dell’alimentazione rwandese. Ancora la RNA scrive che alcuni produttori  non sono in grado di vendere i loro raccolti, altri si trovano a dover fare i conti con una dieta, definita eufemisticamente sbilanciata, forse per non dire di fame. Scoraggiati, alcuni disattendono apertamente  le linee guida del governo. Per esempio molti contadini del  nord del Rwanda si dicono determinati a non coltivare più il grano dopo che non sono riusciti a vendere il loro raccolto tramite i canali  ufficiali. Per questo si ripromettono di abbandonare la coltivazione del grano per passare a coltivazioni più remunerative. . Taluni lamentano che "non è sufficiente dire adottiamo una cultura, piuttosto che un’altra, semplicemente  perché è più semplice spiegare la sua coltivazione  alla gente “ E ancora “ è difficile capire perché è stata abbandonata la coltivazione del sorgo che in passato ha sempre garantito buone entrate oltre che evitare la malnutrizione nelle famiglie” con  la conseguenza che la sua scarsità ha fatto lievitare il prezzo  a 350 Frw  contro i 200 Frw del recente passato, con la non secondaria conseguenza per i rwandesi che la birra artigianale, prima fatta con  il sorgo, ora viene fatta con miscele improponibili.
Gli squilibri alimentari sono in crescita in alcune aree. "In tutte le famiglie di questo settore” si lamenta un abitante di Musanze sentito dalla RNA,  “non si mangiano che  patate e per acquistare  fagioli o altre verdure si devono percorrere kilometri, mentre prima ognuno se le coltivava nel proprio campo”. Ne consegue un generalizzato aumento dei prezzi di tutte quelle colture non rientranti tra quelle promosse dalle autorità,  di cui abbiamo già parlato in un precedente post.
L’articolo della RNA così conclude “se l'obiettivo di aumentare la produzione complessiva è stato raggiunto, questa  rivoluzione verde spesso impatta pesantemente  sull’alimentazione delle famiglie contadine e sul reddito degli agricoltori che vogliono solo una cosa: che a fronte dell’impossibilità di mangiare i frutti delle loro coltivazioni che almeno  il prezzo di vendita di questi remuneri il loro lavoro e le spese assunte”.
Nel complesso siamo in presenza di un quadro che ripropone  un déja vu:  un’agricoltura centralizzata già  storicamente fallita  ovunque nel mondo  sia stata  proposta/imposta.

sabato 13 ottobre 2012

Rassegna stampa


Da Il Settimanale della diocesi di Como
 
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venerdì 12 ottobre 2012

Il nuovo nunzio ha presentato le credenziali

Mons. Russo al Villaggio Urugwiro ( Foto The New Times)
L'arcivescovo mons. Luciano Russo,  nuovo Nunzio Apostolico in Rwanda, ha presentato ieri le proprie  credenziali al presidente Paul Kagame, unitamente ai nuovi ambasciatori tedesco e olandese.Mons. Russo, in Rwanda dal maggio scorso, ha assicurato  il proprio  impegno a contribuire a migliorare la capacità della locale Chiesa cattolica per far fronte alle necessità dei fedeli, assicurando altresì ogni sforzo per garantire  che il rapporto  tra il Rwanda e il Santo Padre possa proseguire sugli attuali buoni  livelli di collaborazione.

giovedì 11 ottobre 2012

Nyagahanga dal satellite

Ecco una visione dal satellite di Google earth, ripresa nel febbraio 2011 ma messa in rete da poco, che inquadra la casa parrocchiale di Nyagahanga e il Centro parrocchiale realizzato da Kwizera. Si distingue perfettamente tutto, anche i quattro gazebo che affiancano il Centro. Per completezza, va detto che Google eart ha anche inserito una nostra foto del Centro, visibile quindi da tutti i visitatori di Google eart. Anche la chiesa di Bugarama ha una sua foto su Google earth.Per chi volesse andare su Google earth a dare un'occhiata riportiamo qui di seguito le coordinate relative:
Nyagahanga:Longitudine: 30°13'14.82"E Latitudine1°37'13.88"S
Bugarama: Latitudine: 1°41'27.60"S Longitudine: 30°15'40.06"E

martedì 9 ottobre 2012

Niente Premio Sacharov per i tre oppositori rwandesi

 I tre oppositori rwandesi, attualmente detenuti a vario titolo nelle carceri rwandesi, Victoire Ingabire Umuhoza, Déogratias Mushayidi e Bernard Ntaganda, inizialmente inseriti fra i cinque  candidati all'edizione 2012 del Premio Sakharov per la libertà di pensiero del Parlamento europeo, non ce l'hanno fatta a superare la prima selezione ed entrare tra i tre finalisti che si contenderanno il premio nel prossimo dicembre. Come avevamo facilmente previsto nel nostro post del 19 settembre era difficile che i tre potesseso riuscire ad entrare nella terna finale; sarebbe stato uno smacco troppo forte che Kigali non poteva certo permettersi in questo momento. Per la cronaca si contenderanno il premio Sacaharov 2012: Ales Bialiatski  un combattente per la libertà e difensore dei diritti umani attualmente in carcere in Bielorussia, le ormai famose Pussy Riot, le tre giovani oppositrici russe, e i due oppositori iraniani, l'avvocato Nasrin Sotoudeh e il regista  Jafar Panahi. Purtroppo per gli esclusi, abbiamo l'impressione che non perderanno tanto presto  i requisiti per una loro candidatura anche per il prossimo anno.

Le solite lacrime di coccodrillo di Kofi Annan

L'ex segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, intervistato nell'ambito del  programma Outlook della BBC,   ha ammesso  che uno dei suoi più grandi rimpianti è stato il fatto di non essere  stato in grado di impedire l'eccidio del  1994 in Rwanda.
Kofi Annan, che al tempo  era  capo del Dipartimento delle Nazioni Unite per il mantenimento della  pace, ha spiegato perché è stato difficile fermare le uccisioni. L'ex Segretario Generale dell'ONU ha dichiarato: "Sapevamo che non sarebbe stato possibile ottenere il mandato per  un'azione più decisa in Rwanda, che avrebbe implicato risorse aggiuntive in uomini e donne " oltretutto il dipartimento poteva contare solo su 600 militari. Annan ha descritto la situazione come "molto frustrante, abbiamo ritirato alcuni di coloro che erano sul posto, perché i governi non volevano correre rischi ". "Ed è frustrante perchè come responsabile del mantenimento della pace o anche in qualità di Segretario Generale, sei forte come lo sarebbe uno stato membro. Se non mi danno le truppe e le risorse, non c'è molto che si può fare ", ha detto Annan, aggiungendo amareggiato che  " se nemmeno il genocidio ci ha fatto smuovere, allora cosa diavolo potrebbe indurci ad intervenire?!" esprimendo tutto il disgusto per il basso livello di impegno dimostrato dagli stati membri riguardo alla situazione Rwandese, che si è risolta negli ormai tristemente famosi omicidi di massa.
 In realtà, Kofi Annan, avvertito per tempo  dell'imminenza degli stermini dal suo generale comandante del contitngente ONU in Rwanda, Romeo Dallaire, s'assunse la grave responsabilità di non trasmettere questo allarme al Consiglio di sicurezza.Ritenendo  che l'allarme avrebbe spinto gli stati membri a non fare nulla o a fuggire dal Rwanda, pensò bene di neppure chiedere  "il mandato per un'azione più decisa " di cui parla nell'intervista. Tutti sappiamo quali furono le conseguenze di questa sua scelta. Scaricare tutto e solo sull'ignavia degli stati può forse attenuare il senso di colpa di Kofi Annan,   ma non cancella le sue gravi responsabilità personali che anche da queste ultime dichiarazioni sembra voler allontanare da sè.

lunedì 8 ottobre 2012

Prodotti agricoli sempre più cari

L'andamento dei  prezzi dei prodotti agricoli ha denotato un forte incremento negli ultimi mesi, almeno sui mercati di Kigali. Per fare qualche esempio, il prezzo delle patate irlandesi è gradualmente aumentato dai 150 Frw del mese di aprile agli attuali   350, mentre il prezzo delle patate dolci è  salito a Frw 200 al kg, contro i  150 Frw di un paio di settimane fa .Solo il  costo per chilogrammo dei fagioli, che oscilla tra  350 e 600 Frw, a seconda della qualità, è rimasto stabile Secondo le autorità, l'impennata dei prezzi è dovrebbe essere temporanea, attribuibile alla scarsità dei prodotti  conseguente a un aumento della domanda locale e regionale, mentre i  prezzi dovrebbero scendere a partire da  dicembre e gennaio, dopo i nuovi raccolti.
  Secondo un commerciante sentito da The New Times:  "Il prezzo del cibo è aumentato: un sacco di pomodori che a inizio anno si acquistava a 2.000/2.500 Frw, oggi si può avere a non meno di 4500/5000 Frw". Qualcuno non manca di sottolineare come non ultima delle cause degli aumenti evidenziati sia  da attribuire anche alla politica agricola del governo che sta perseguendo una ricomposizione fondiaria, strumentale alla diffusione forzata sul territorio delle  monocolture, a discapito di un'agricoltura di tipo familiare che garantiva comunque l'autoconsumo e quel minimo di surplus da vendere al mercato del villaggio. Ora nelle zone dove è stata imposta la monocoltura si deve attendere che qualcuno  ti acquisti il mais piuttosto che le patate o il caffè  prodotti, ai prezzi  e nei tempi fissati dall'acquirente, per avere i soldi per acquistare il cibo che prima potevi ricavare dal campo di famiglia.

domenica 7 ottobre 2012

Grosio, comunità aperta.....al Rwanda


L'asilo di Kagera
E’ stata una serata che ha vissuto momenti di forte intensità  quella che si è tenuta ieri sera all’oratorio di Grosio per ripercorrere la storia di una lunga amicizia tra la comunità grosina e il Rwanda. La   testimonianza di Luca e Mariuccia, che hanno fatto rivivere, anche attraverso un ricco supporto fotografico, i momenti del loro primo viaggio in Rwanda, l’agosto scorso, con l’Associazione Kwizera, è stata il momento centrale. Hanno fatto da contorno a questa testimonianza quella di don Battista Galli che, attraverso un contributo audio, ha  voluto condividere alcune emozioni vissute  quando, a capo di una delegazione della Caritas italiana,  fu  inviato in Rwanda all’indomani dell’eccidio per portare i primi aiuti. Dal Rwanda non ha fatto mancare la sua voce don Paolo Gahutu che ha voluto ripercorrere la storia di amicizia che lo lega a molti grosini dal lontano 1994, quando, giovane seminarista, arrivò in Italia per sfuggire agli orrori della guerra. Il responsabile dell’Associazion Kwizera, Angelo Bertolucci, ha ricordato i dieci anni di vita dell’associazione, passandone in rassegna le principali realizzazioni  ma, soprattutto facendo rivivere lo spirito che anima i volontari nella loro attività. Il conduttore della serata, Carlo Toini, ha poi ricordato alcune delle realizzazioni, magari meno impegnative dal punto di vista finanziario, ma altrettanto importanti perché impattano in maniera più diretta sulle persone sia tra i donatori che in Rwanda tra i beneficiari.Con Michele Ghilotti si è parlato del Progetto Mikan, mentre  un contributo video di  Don Alessandro Zubiani ha illustrato l’esperienza di vicinanza con i loro coetanei rwandesi  dei bambini della prima comunione della parrocchia di Sagnino. La proposta  scaturita  da Luca e Mariuccia, a conclusione della loro testimonianza, che la comunità parrocchiale di Grosio si faccia carico di sostenere il funzionamento dell’asilo di Kagera, intitolato al grosino Carlo Rodolfi, ha degnamente suggellato una serata che il parroco, don Renato Lanzetti, ha auspicato possa aprire un ciclo di incontri in cui le diverse realtà associative parrocchiali  possano condividere  le loro esperienze facendo della comunità grosina una comunità aperta agli altri.