"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


domenica 27 febbraio 2011

Buon compleanno Don Paolo

Oggi  Don Paolo raggiunge il traguardo dei cinquantanni.Mezzo secolo di vita intensa al servizio della Chiesa e della sua gente, da quando, dopo aver iniziato una promettente carriera nella  amministrazione statale del suo paese, ha risposto, ormai giovane maturo, alla chiamata al sacerdozio entrando in seminario. Qui si trovava nei drammatici  momenti della tragedia che sconvolse il Rwanda nel 1994. Con altri due seminaristi fu messo in salvo con un volo umanitario organizzato da Maria Pia Fanfani che lo portò in Italia. Ripresi gli studi presso il collegio Urbaniano  di Roma viene consacrato sacerdote nel  1998   e subito, con una scelta non facile, coraggiosamente decide di rientrare nel suo paese. Dapprima direttore del piccolo seminario di Rwesero, quindi economo della diocesi di Byumba, viene poi nominato parroco della parrocchia di Nyagahanga fino ad allora retta dai Padri Bianchi. Si getta a capofitto nel nuovo lavoro pastorale,  portando una ventata di dinamismo in una parrocchia  abituata  ai ritmi un po' compassati di una vecchia missione.I suoi  legami con l'Italia, dove rientra più volte, gli consentono di contare sull'appoggio di tanti amici che lo sostengono nelle sua nuova  attività pastorale; grazie  al suo impegno, Nyagahanga ha cessato di essere la sperduta parrocchia dell'entroterra rwandese, per diventare  un esempio da imitare. Tanto il lavoro fin qui  fatto, ma per Don Paolo, siamo certi, tanto rimane ancora da fare. Tanti auguri  Don Paolo. 

venerdì 25 febbraio 2011

La nuova sfida dei batwa di Kibali

I nuovi terrazzamenti al villaggio di Kibali
E' stato dato il via al progetto, promosso dall'Associazione Kwizera, di valorizzazione dei terreni adiacenti il villaggio che ospita la comunità batwa di Kibali nei pressi di Byumba. Come noto, negli anni scorsi l'Associazione aveva realizzato un villaggio di 47 casette, una per ogni famiglia che costituisce quella comunità, e l’anno scorso era stato terrazzato tutto il terreno circostante, per un totale di circa 8 ettari. Ora, dopo  la buona risposta offerta dai componenti della comunità che hanno saputo  ben adattarsi alla nuova realtà abitativa, superando non poche perplessità espresse sul loro conto ( in una precedente esperienza le nuove case che erano state rese loro disponibili erano state letteralmente smontate per vendere tutto quanto poteva essere venduto),  una nuova sfida attende i batwa di Kibali: imparare a coltivare i terreni per diventare autosufficienti per la parte alimentare. Sotto la direzione dell’agronomo della fattoria di Niynawimana, dott. Michel Habakurama, si è iniziato il piano di sensibilizzazione e  formazione dei batwa con la finalità di  arrivare, in una prima fase, a creare un orto  per ogni famiglia e mettere a coltura  un ettaro  e mezzo a patate e un altro ettaro a fagioli. I rimanenti ettari verranno valorizzati successivamente, quando i batwa avranno preso dimestichezza con i lavori agricoli, tradizionalmente non rientranti nella loro cultura che li vedeva più dediti, nel passato, alla caccia o all’artigianato  come vasai. La semina degli ettari residui dovrebbe essere effettuata dagli stessi batwa, utilizzando le sementi ricavate dai primi raccolti.  Il progetto prevede altresì la piantumazione di alberi su tutti i confini dell’intera area e di colture foraggere nei terrapieni  di contenimento dei terrazzamenti. Queste colture foraggere dovrebbero, in prospettiva, consentire anche l’avvio di un allevamento comunitario di capre. Come si vede il progetto è particolarmente impegnativo. Noi facciamo però il tifo che i batwa possano vincere anche questa sfida.

Terzo anniversario



 
Ricordiamo oggi il terzo anniversario della morte del caro nonno Alberto. Il suo ricordo  rivive anche nel Centro di Nyagahanga.

lunedì 21 febbraio 2011

La sua Africa

Ieri rispondendo al richiamo dell'articolo comparso su Il Fatto Quotidiano, più di 200 visitatori si sono affacciati su Albe rwandesi esplicitamente richiamato come fonte della notizia ripresa dal quotidiano. Oggi, per i nostri quattro affezzionati lettori riportiamo di seguito il pezzo La sua Africa in cui M. Travaglio ha trattato ieri l'argomento.

domenica 20 febbraio 2011

Risvolti italiani delle dimissioni del ministro rwandese

Eravamo stati fin troppo facili profeti, prevedendo che la notizia delle dimissioni del Ministro rwandese dello sport e della cultura, per innocenti foto che lo ritraevano con giovani ragazze in una festa privata tenutasi tre anni fa, avrebbe attirato l'attenzione della stampa italiana. Infatti, proprio oggi  Il Fatto Quotidiano ha aperto  l'edizione domenicale con il richiamo a quanto da noi riferito nei giorni scorsi.
Anche i media in Rwanda sono tornati sull'argomento, sottolineando il grande senso di responsabilità dell'ormai ex ministro nell'aver dato le proprie dimissioni a seguito di quanto accaduto. Non vorremmo sbagliarci, ma la sensazione è che questa vicenda non sia completamente esaurita.

giovedì 17 febbraio 2011

Il Kinyarwanda ritorna lingua d'insegnamento per i bambini

Scuola di Kiruri: i nuovi arredi appena consegnati
La decisione del governo rwandese di rendere obbligatorio l’uso dell’inglese nell’insegnamento scolastico di ogni ordine e grado, di cui avevamo data notizia in precedenti post, è stata parzialmente rivista. L'iniziativa aveva suscitato non poche perplessità; ricordiamo in proposito la presa di posizione del vescovo di Byumba mons.  Servilien Nzakamwita ( vedi post  del 22 dicembre scorso) che aveva sottolineato la difficoltà per gli studenti ad adattarsi a una simile scelta.Ora, iterviene  il Ministro per l'istruzione primaria e secondaria, dottor Mathias Harebamungu, per annunciare una decisione del governo che prevede la conservazione del Kinyarwanda come lingua d'insegnamento  nella scuola materna e nei primi tre anni della scuola primaria,  fermo restando l’insegnamento della lingua francese e inglese. Le motivazioni addotte, per quella che suona come una parziale marcia indietro rispetto alla precedente decisione, fanno riferimento a ricerche e a studi condotti, anche dall’Unesco, che hanno dimostrato come il bambino apprenda meglio se l’insegnamento avviene nella propria lingua madre. Una simile scelta dovrebbe, secondo il ministro, evitare ai bambini  un’esperienza, per certi versi scioccante, come quella di costringerli a misurarsi con una realtà nuova come quella scolastica e con un ambiente di apprendimento dove viene usata una lingua non conosciuta. Il Ministro ha anche cercato di tranquillizzare chi, da più parti, ha avanzato dubbi sull’efficacia di rendere obbligatorio l’inglese, affermando che le modifiche in corso mirano a ottimizzare il sistema di istruzione, soprattutto, in prospettiva futura.Ha inoltre sottolineato che la scelta di mantenere il Kinyarwanda, almeno all'inizio del percorso scolastico, ha lo scopo di preservare la cultura del Rwanda e di garantirne la sopravvivenza, anche perché "molti giovani oggi hanno difficoltà a parlare o scrivere Kinyarwanda, e ciò è pericoloso per il Paese ". Lo conferma quanto ci è capitato di leggere nei giorni scorsi: la confessione di un commentatore de The New Times che in un suo pezzo, naturalmente in inglese, ammetteva candidamente di non sapersi esprimere perfettamente in Kinyarwanda.
 Molto probabilmente l'intervento correttivo annunciato dal ministro non sarà l'ultimo; è, infatti, evidente come un problema delicato come quello della lingua, con tutto quello che comporta in termini culturali e sociali, richieda interventi graduali e condivisi.

mercoledì 16 febbraio 2011

Qualche foto (poco) osé e il ministro si dimette

Riportiamo  una notizia di stretta attualità  e destinata a suscitare, ne siamo certi, qualche commento.    Il Ministro rwandese della cultura e dello sport,  Joseph Habineza, si è dimesso dall' incarico dopo che alcune sue foto, per la verità abbastanza castigate, che lo immortalavano intento ad  abbracciare delle ragazze, sembra durante i festeggiamenti di San Valentino, erano finite su internet. Appena  la notizia ha fatto il giro della capitale, al Ministro non è rimasto che rassegnare le dimissioni, prontamente accettate. L'agenzia di stampa rwandese RNA, che ha trasmesso la notizia, dopo aver ricordato il grande successo che l'ex Ministro riscuoteva presso i giovani ( era ministro della gioventù dal 2005) per il suo eloquio franco, conclude che quegli stessi giovani o, meglio, quelle stesse giovani sono state la causa della sua caduta.
Siamo certi che, come capitò allorquando si conobbero le classifiche mondiali sul livello di corruzione che vedevano il Rwanda in una posizione migliore dell'Italia, anche questa volta non mancheranno i confronti per noi imbarazzanti.

Anche gli operai rwandesi a volte scioperano

Dalla lettura mattuttina de The New Times apprendiamo che oltre 500 lavoratori della società  UTEXRWA, un'industria tessile locale che produce tutto quanto ha a che fare con i tessuti, dall'abbigliamento all'arredo, sono scesi in sciopero per rivendicazioni sindacali.  La protesta era appoggiata dal sindacato dei lavoratori il Congress of Labour and Fraternity in Rwanda (Cotraf-Rwanda). Oggetto di rivendicazione sono le condizioni di lavoro, con particolare riguardo alla negazione delle ferie annuali e al mancato pagamento degli straordinari, lo scarso rispetto dei diritti sindacali  e, naturalmente, i bassi livelli retributivi. Parlare di bassi salari è perfino eufemistico se solo si pensa che il salario minimo in fabbrica è Rwf 15.800 al mese, pari a circa 20 euro. Siamo in presenza di un  un reddito annuo  di circa 350 dollari, meno di un dollaro al giorno, al di sotto della soglia di povertà fissata dalla Banca Mondiale in 1,25 dollari al giorno.   Per avere un'idea del potere d'acquisto di un simile salario basti pensare che un kilo di fagioli in campagna costa 200 Frw, prezzo quasi doppio  nella capitale, mentre una birra, la solita Primus, costa 700 Frw.

domenica 13 febbraio 2011

Contrordine: no alla vasectomia sì alla circoncisione

Il Ministero della Sanità (MOH) ha annunciato che non vi è alcun obiettivo di introdurre la vasectomia volontaria come metodo di pianificazione familiare, come è stato diffuso a mezzo stampa nei giorni scorsi e come da noi ripreso in un precedente post del 3 febbraio.Il Segretario Permanente del Ministero,  dottor Agnes Binagwaho,  lo ha chiarito ieri affermando: "Non ci sono dubbi, non c'è né l'obiettivo di realizzare 700.000 operazioni di vasectomia, né ce ne sarà mai uno. Sarebbe immorale e una violazione dei diritti umani  assegnare obiettivi di questo tipo alle opzioni di pianificazione familiare", aggiungendo  che l'obiettivo di 700.000 operazioni di vasectomia sarebbe stato  citato erroneamente in articoli di stampa: In realtà  l'obiettivo del governo si riferiva a operazioni volontarie di circoncisione per proteggere gli uomini da infezione da HIV.
Non è dato sapere il motivo di questa marcia indietro del Ministero. Evidentemente sul problema della pianificazione familiare non è stata ancora maturata una linea definitiva in seno al governo. Si  veda a questo proposito anche il post del 27 dicembre 2010.

sabato 12 febbraio 2011

Radio rwandesi: non basta la solita musica

Secondo una recente inchiesta che l’agenzia Syfia Grands lacs  ha dedicato alla radiofonia rwandese, esistono nel paese 22 stazioni radio che trasmettono in FM, di cui 12 private, quattro radio nazionali e internazionali e cinque filiali provinciali. La gran parte delle stazioni radio commerciali trasmette solo musica, sport e notizie attinte a internet. A detta dei responsabili interpellati, mancano i mezzi per reggere una programmazione fatta di notizie locali e di produzioni proprie anche di servizio. In assenza di un mercato pubblicitario che consenta di far affluire fondi alle radio commerciali è difficile per le radio private poter arricchire la propria offerta radiofonica anche con contenuti diversi dal solito mix di musica e sport. Eppure a detta degli esperti, le aspettative del pubblico andrebbero oltre; esiste una domanda  di  informazioni utili e diverse finora insoddisfatta. Gli ascoltatori di una certa cultura e che conoscono  le lingue straniere si rivolgono alle stazioni radio internazionali che hanno programmi di politica, economia, scienza. Esiste però anche una domanda che viene dai villaggi, alla ricerca  di informazioni utili in materia di agricoltura e zootecnia, economia, salute o  politica. Per soddisfare questa fascia di ascoltatori, l’Autorità di controllo sui media  (HCM) non esclude propri interventi per fare in modo che le radio arricchiscano in maniera confacente i propri palinsesti, riservandosi in caso contrario di non rinnovare la licenza a quelle radio prive di contenuti. Al di là dell’approccio forse troppo dirigistico dell’Autorità di controllo, rimane il fatto che la mancanza di mezzi limita di molto le potenzialità di strumenti, come appunto le radio, che possono raggiungere anche l’ultimo dei villaggi. Allora sorge spontanea la domanda: perché le molte organizzazioni assistenziali che operano in Rwanda, nei più svariati campi, non destinano una parte, anche molto contenuta, degli aiuti finanziari disponibili, per sponsorizzare produzioni radio di vero servizio che consentano agli abitanti dei villaggi di accedere a informazioni veramente utili per la loro crescita materiale  e culturale.  Siamo sicuri che basti fornire l’hardware (edifici scolastici, acquedotti, laboratori, fattorie e tanto altro), senza dare il necessario software che faccia realmente funzionare il tutto? In Rwanda è attiva Radio Maria, sono presenti centri universitari  culturalmente vicini all’ispirazione di questa radio, perché non tentare una collaborazione fra queste due realtà nell’interesse dei rwandesi. Siamo convinti che di fronte a proposte ben strutturate, in termini di temi trattati e professionalità coinvolte,   si troveranno anche  i necessari sponsor economici. Aspettiamo fiduciosi la risposta  dei nostri amici rwandesi.

venerdì 11 febbraio 2011

Una band rwandese di successo: The Good Ones

Un gruppo musicale rwandese che ha avuto successo anche oltre il Rwanda: The Good Ones. A una recente rasssegna italiana venivano presentati così: "Chitarre scordate ed anzi senza neanche tutte le corde, voci che si inseguono ed improvvisano e non sempre impeccabili, ed una sensazione permamente di autenticità e ispirazione pura. Kigali Y’Izahabu è un disco unico e commovente, registrato in una notte sola sulle assi di un portico di una casa in Rwanda. Dodici pezzi che vanno dritti all’essenza della musica, sognanti, semplicemente belli. Due chitarre, tre voci, un portico una sera all’imbrunire nel cuore dell’Africa nera: loro sono i The Good Ones, e hanno scritto un gioiello senza tempo".
Kigali Y'Izahabu è stato inserito al settimo posto nell'elenco stilato da allmusic.com dei migliori album della world music 2010. Cliccando sull'immagine potrete ascoltarne uno dei pezzi: Sara.


lunedì 7 febbraio 2011

La cultura della lettura dovrebbe diventare una priorità per le scuole

Riprendiamo volentieri l'editoriale odierno de  The New Times in cui viene affrontato un problema non secondario della società rwandese, già sollevato in un precedente post: la scarsa propensione alla lettura nella fascia adulta della popolazione cui si dovrebbe porre rimedio con una forte azione sulle nuove generazioni a livello scolastico.
Prendendo spunto dal prossimo completamento della Biblioteca Pubblica di Kigali, il quotidiano on line rilancia la promozione di una cultura della lettura.
"I benefici della lettura non possono essere sottovalutati. Il passo più concreto per  inculcare questa cultura è nelle scuole. Gli insegnanti devono avere, all'interno del loro mandato, la responsabilità di aiutare i loro studenti a sviluppare un atteggiamento positivo verso la lettura. ...Questo non solo per incoraggiare i bambini a leggere, ma sviluppare la loro capacità di cogliere il significato di ciò che leggono e di essere in grado di analizzare la sequenza di idee e di giungere a conclusioni logiche....Una cultura della lettura analitica promuoverà il pensiero, la creatività e l'innovazione..... La lettura può esporre le persone a nuove idee e culture, a storie e  società che devono affrontare sfide simili alle loro e questo li rende cittadini più informati.Per un paese la cui economia sta diventando sempre più competitiva, la richiesta di una manodopera altamente alfabetizzata è un preciso presupposto.... Poichè gli studenti trascorrono molto del proprio  tempo con i genitori, è evidente il loro ruolo nel portare il cambiamento desiderato.  Sviluppare l'abitudine alla lettura comporta la partecipazione di bambini, genitori, educatori e della comunità nel suo insieme".
Come non condividere questo richiamo che cerca di aprire la  cultura tradizionale, quasi totalmente radicata su una trasmissione orale delle conoscenze, nel chiuso delle comunità di villaggio, agli influssi esterni  cercando di fornire anche gli strumenti valutativi per non assorbire  acriticamente tutte  le novità che la modernità propone.   

giovedì 3 febbraio 2011

Mortalità infantile e controllo delle nascite nella realtà rwandese

Al Centro di sanità di Bungwe
Il ministro rwandese della Salute, Dr. Richard Sezibera, ha reso noti alcuni dati circa i tassi di mortalità infantile esistenti nel paese. Secondo i dati ufficiali, dal 2000 al 2010 la situazione sarebbe decisamente migliorata.  Il tasso di mortalità dei bambini sotto i 5 anni è sceso da 152 morti ogni 1.000 nati nel 2005 a 103 nel 2008, mentre il tasso di mortalità per i bambini sotto 1 anno è sceso da 86 morti ogni 1.000 nati nel 2005 a 62 nel 2008.Si è nel frattempo dimezzato  il tasso di mortalità materna, passando da  750 puerpere morte su 100.000 nascite  nel 2005 a 383 nel 2009.Ricordiamo che l'obiettivo posto dal Millennium Development Goal (MDG) 4  stabilisce l'obiettivo di ridurre entro il 2015  la mortalità infantile a 31 morti  per ogni 1.000 nati.
 Riferendo al Senato questi dati, il Ministro della Sanità ha sottolineato come ci sia ancora molto lavoro da fare  per migliorare la situazione; in particolare, ha auspicato che vengano puniti  i colpevoli  di  certi rituali, causa non infrequente di morti infantili, che vengono ancora praticati sui neonati in certe comunità.
Il Ministro della sanità, nella stessa audizione al senato,  ha intrattenuto i senatori anche sulle iniziative che il governo intende perseguire per controllare la crescita della popolazione.Oltre alla diffusione dei consueti metodi contracceti, in primis i preservativi, il responasabile della sanità ha prospettato l'adozione della vasectomia maschile come uno dei metodi di pianificazione familiare, tanto da prevedere che circa 700.000 rwandesi faranno ricorso volontariamente a questa pratica nei prossimi tre anni. Contestualmente alla vasectomia sarebbe praticata anche la circoncisione. La politica rwandese segue le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo la quale la vasectomia è uno dei metodi più sicuri ed efficaci di contraccezione, con significativi vantaggi rispetto alla sterilizzazione femminile quali: più bassi tassi di complicanze post-operatorie, il tempo di recupero più brevi, costi ridotti e maggiore coinvolgimento degli uomini nel processo decisionale riproduttivo. Secondo quanto sostenuto da rapporti sulla materia,  il Rwanda sarebbe l'unico paese africano ad utilizzare la vasectomia senza bisturi. Secondo il ministro, il 53 per cento delle famiglie rwandesi farebbe uso di metodi di pianificazione demografica, mentre l'obiettivo del governo sarebbe quello di raggiungere il 70 per cento entro il 2012.

martedì 1 febbraio 2011

Su Avvenire il solito articolo sul Rwanda

Abbiamo già scritto in altra occasione che il Rwanda non è solo Kigali, sottolineando come troppo spesso i giornalisti che scrivono del paese delle mille colline scrivano il proprio pezzo comodamente seduti sul terrazzo di un grande albergo della capitale, senza spingere il proprio sguardo la di là dei confini metropolitani.E' il caso del pezzo di seguito riportato, comparso domenica  su Avvenire. Meraviglia che la giornalista del quotidiano della CEI abbia scritto il solito articolo già scritto da tanti suoi colleghi, e per questo piuttosto datato ( quasi tutti gli argomenti trattati hanno formato oggetto di  trattazione di questo modestissimo blog) e non abbia sentito l'esigenza di dare un quadro un po' più completo di un paese oggetto di grande sviluppo e di forte modernizzazione ma anche di qualche ritardo nel condividere tale sviluppo con l'intera popolazione; per non parlare del faticoso cammino per  pervenire a un'effetiva riconciliazione nazionale che possa  preludere a una forma  compiuta di democrazia condivisa da tutte le componenti della società rwandese. Perchè a fianco degli esponenti governativi non  sentire anche i tanti volontari del mondo cattolico impegnati in Rwanda o esponenti della chiesa locale? Forse ne sarebbe uscito un reportage più completo, dove a fianco dei tanti risultati positivi illustrati si sarebbe potuto rappresentare anche la situazione dei villaggi della campagne rwandesi e delle persone che vi abitano, il cui stile di vita non è propriamente quello della capitale.Peccato che Avvenire si sia fermato a Kigali, perdendo un'occasione per dar voce anche  all'altro Rwanda.

Ruanda, la rinascita corre sul web ( leggi l'intero articolo qui di seguito).