"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 12 febbraio 2011

Radio rwandesi: non basta la solita musica

Secondo una recente inchiesta che l’agenzia Syfia Grands lacs  ha dedicato alla radiofonia rwandese, esistono nel paese 22 stazioni radio che trasmettono in FM, di cui 12 private, quattro radio nazionali e internazionali e cinque filiali provinciali. La gran parte delle stazioni radio commerciali trasmette solo musica, sport e notizie attinte a internet. A detta dei responsabili interpellati, mancano i mezzi per reggere una programmazione fatta di notizie locali e di produzioni proprie anche di servizio. In assenza di un mercato pubblicitario che consenta di far affluire fondi alle radio commerciali è difficile per le radio private poter arricchire la propria offerta radiofonica anche con contenuti diversi dal solito mix di musica e sport. Eppure a detta degli esperti, le aspettative del pubblico andrebbero oltre; esiste una domanda  di  informazioni utili e diverse finora insoddisfatta. Gli ascoltatori di una certa cultura e che conoscono  le lingue straniere si rivolgono alle stazioni radio internazionali che hanno programmi di politica, economia, scienza. Esiste però anche una domanda che viene dai villaggi, alla ricerca  di informazioni utili in materia di agricoltura e zootecnia, economia, salute o  politica. Per soddisfare questa fascia di ascoltatori, l’Autorità di controllo sui media  (HCM) non esclude propri interventi per fare in modo che le radio arricchiscano in maniera confacente i propri palinsesti, riservandosi in caso contrario di non rinnovare la licenza a quelle radio prive di contenuti. Al di là dell’approccio forse troppo dirigistico dell’Autorità di controllo, rimane il fatto che la mancanza di mezzi limita di molto le potenzialità di strumenti, come appunto le radio, che possono raggiungere anche l’ultimo dei villaggi. Allora sorge spontanea la domanda: perché le molte organizzazioni assistenziali che operano in Rwanda, nei più svariati campi, non destinano una parte, anche molto contenuta, degli aiuti finanziari disponibili, per sponsorizzare produzioni radio di vero servizio che consentano agli abitanti dei villaggi di accedere a informazioni veramente utili per la loro crescita materiale  e culturale.  Siamo sicuri che basti fornire l’hardware (edifici scolastici, acquedotti, laboratori, fattorie e tanto altro), senza dare il necessario software che faccia realmente funzionare il tutto? In Rwanda è attiva Radio Maria, sono presenti centri universitari  culturalmente vicini all’ispirazione di questa radio, perché non tentare una collaborazione fra queste due realtà nell’interesse dei rwandesi. Siamo convinti che di fronte a proposte ben strutturate, in termini di temi trattati e professionalità coinvolte,   si troveranno anche  i necessari sponsor economici. Aspettiamo fiduciosi la risposta  dei nostri amici rwandesi.

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