"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


mercoledì 16 febbraio 2011

Anche gli operai rwandesi a volte scioperano

Dalla lettura mattuttina de The New Times apprendiamo che oltre 500 lavoratori della società  UTEXRWA, un'industria tessile locale che produce tutto quanto ha a che fare con i tessuti, dall'abbigliamento all'arredo, sono scesi in sciopero per rivendicazioni sindacali.  La protesta era appoggiata dal sindacato dei lavoratori il Congress of Labour and Fraternity in Rwanda (Cotraf-Rwanda). Oggetto di rivendicazione sono le condizioni di lavoro, con particolare riguardo alla negazione delle ferie annuali e al mancato pagamento degli straordinari, lo scarso rispetto dei diritti sindacali  e, naturalmente, i bassi livelli retributivi. Parlare di bassi salari è perfino eufemistico se solo si pensa che il salario minimo in fabbrica è Rwf 15.800 al mese, pari a circa 20 euro. Siamo in presenza di un  un reddito annuo  di circa 350 dollari, meno di un dollaro al giorno, al di sotto della soglia di povertà fissata dalla Banca Mondiale in 1,25 dollari al giorno.   Per avere un'idea del potere d'acquisto di un simile salario basti pensare che un kilo di fagioli in campagna costa 200 Frw, prezzo quasi doppio  nella capitale, mentre una birra, la solita Primus, costa 700 Frw.

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