"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


mercoledì 30 maggio 2012

Urbanizzazione: c'è anche chi deve lasciare la città

Il processo di urbanizzazione che va interessando le città rwandesi, innanzitutto Kigali ma anche le altre città del paese, conosce anche un fenomeno inverso, che vede gli abitanti più poveri abbandonare la città per  ricercare una sistemazione nelle campagne in quanto costretti a lasciare le loro case, spesso  fatiscenti, perché i terreni su cui esistono rientrano in piani di sviluppo urbanistico che ne prevedono un utilizzo diverso. Infatti, secondo il Piano regolatore urbanistico di Kigali, preparato per i prossimi cinquanta anni da architetti americani, i vecchi esercizi commerciali e le baraccopoli urbane devono far posto alla costruzione pianificata di edilizia residenziale o commerciale con le relative infrastrutture.
 Si assiste così a espropri da parte dello stato, con il relativo indennizzo che però spesso arriva con tempi molto lunghi, con la conseguenza che i vecchi proprietari sono costretti a lasciare le loro proprietà e andare a cercarsi una nuova sistemazione in campagna, non essendo in grado di far fronte all’acquisto di un appartamento e men che meno di una casa di nuova costruzione i cui costi sono decisamente fuori portata. Le città diventano così luoghi di residenza quasi esclusiva di chi ha redditi che consentono di far fronte all’acquisto dei terreni lasciati liberi o delle nuove case a prezzi in continua lievitazione.
L’agenzia Sifya  cita per esempio il caso del quartiere  Kimicanga di Kigali le cui piccole case, i bar e i chioschi caratteristici  sono quasi tutti scomparsi, per lasciare il posto, così come a  Gacuriro,  ai nuovi edifici commerciali o residenziali. Tale fenomeno ha innescato inizialmente un’impennata del prezzo dei terreni che nel 2009 costavano in zona Kiyovu   110.000 RWF ($ 180) al metro quadrato, ma che successivamente si sono dimezzati per scarsità di domanda. In compenso lievitano i prezzi anche in campagna dove appunto aumenta la domanda da parte di chi è costretto a lasciare la città ma anche di chi sceglie volontariamente di lasciare il caos della città per ricercare zone accoglienti in campagna, dove costruire residenze che nulla hanno da invidiare a quelle cittadine, anzi avendo in più spesso la possibilità di un giardino e di altro terreno adiacente la costruzione. In questo senso basta percorrere la strada che da Ruhengeri porta a Gisenyi per rendersi conto del proliferare di questi tipi di costruzioni.
Ma non tutti coloro che sono costretti ad abbandonare le proprie case o terreni, soprattutto in aree centrali di Kigali, hanno voglia di trasferirsi in campagna; per questa ragione le autorità hanno previsto la realizzazione anche di progetti di edilizia popolare. Già nel 2008 era stato realizzato un insediamento  di questo tipo a Gasabo, una zona di Kigali, dove   gli sfrattati dal quartiere centrale Kiyovu,  per la parte abitata dai poveri essendocene anche una bene, vi avevano trovato casette al costo di 3,5 milioni di Frw, circa 5000 euro, un prezzo allora stimato a buon mercato. Successivamente l’edilizia popolare si è indirizzata su grandi costruzioni di edifici con più appartamenti, per poter sfruttare al meglio lo scarso terreno disponibile. Oggi, infatti le case singole, non di lusso, arrivano a costare, anche in quartieri periferici, 60 milioni di Frw, circa 80.000 euro, prezzi non certo alla portata di chi abitava qualche catapecchia, seppure in centro città. Da qui il sempre più evidente rischio che Kigali diventi una città per ricchi con tutte le conseguenze e i rischi del caso.

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