"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


giovedì 23 maggio 2013

Lettera aperta al Ministro per l'Inte(g)razione e p.c. al Ministro degli Esteri



Gentile Signora
Dott.sa Cécile Kyenge Kashetu
Ministro  per l'Integrazione

Innanzitutto ci fa piacere sapere che possiamo dire di Lei che è il primo ministro nero nella storia del governo italiano e non essere costretti a ricorrere, come abbiamo fatto nel nostro precedente post e di questo ce ne scusiamo, a uno scontato "di colore".
Un'altra Sua affermazione ci ha però colpito. Affermare che più che ministro dell'integrazione vorrebbe essere il ministro dell'interazione " se vogliamo nuova coesione sociale bisogna conoscere le persone e le culture e insieme ripartire. Finché avremo frontiere, di qualunque tipo, è difficile fare un percorso".
Proprio su questo concetto vorremmo intrattenerLa, anche se forse la materia non è  di Sua esclusiva pertinenza: come può esserci interazione stante l’attuale regime estremamente restrittivo regolante l’ingresso in Italia di una persona proveniente da un paese extracomunitario desiderosa di  venire,  legittimamente, nel nostro paese anche solo per un breve soggiorno.
Come noto, il rilascio dei visti da parte delle nostre rappresentanze all’estero è normato da precise e articolate direttive di carattere europeo che lascerebbero supporre che disponendo dei requisiti richiesti, il richiedente possa aspirare a ottenere il visto. In realtà, il paese comunitario conserva la discrezionalità circa il rilascio. Si può ben comprendere come simile legittimo strumento  si trasformi, in mano alla nostra burocrazia consolare, in una fonte inesauribile di arbitrii, abusi e malversazioni. Lei stessa, forse, potrebbe esserne stata testimone diretta in tempi lontani, anche se  proprio in Africa due episodi  assurti all’onore delle cronache, presso le nostre sedi diplomatiche di Lagos  e di Nairobi, si sono premurati di testimoniare come certe pratiche odiose non siano mai cessate e probabilmente mai cesseranno fin quando si manterrà l'attuale indirizzo. Le sarà certo evidente come molti  di coloro che si vedono rifiutato un visto, magari in forme non propriamente trasparenti, appena usciti dall'ambasciata con la lettera di rifiuto si metteranno immediatamente alla  ricerca di qualche scorciatoia  per entrare in Italia in altra maniera. E magari troveranno immediatamente fuori dell'ambasciata chi è pronto, dietro cospicuo pagamento, a trovare strade alternative per arrivare in Italia. E’ palese  come i due fatti siano intrinsecamente connessi. Tanto più saranno restrittivi i criteri con cui vengono rilasciati i visti d’entrata, tanto maggiore  sarà il numero dei disgraziati che saliranno sulle carrette del mare  per approdare sulla terraferma italiana, a rischio della loro stessa vita, e finire quale oggetto d’intervento del Suo Ministero. Proviamo allora a vedere se esista qualche reale possibilità per creare i presupposti affinchè quel Suo auspicio iniziale possa realizzarsi. Tralasciando  le altre diverse tipologie di visto d’entrata, desideriamo soffermarci qui a quello più comune, quello turistico, usato non tanto per visitare le bellezze del nostro paese, ma per allacciare e proseguire rapporti, coltivare amicizie che potrebbero portare a più consolidati legami, conoscere nuove persone, confrontarsi con un’altra cultura, iniziare l'apprendimento della nostra lingua, sondare possibilità di future opportunità lavorative, in una parola.... iniziare un percorso. Per tale fattispecie è prevista, per chi non sia esponente dell’élite politica o economica del paese d'origine, la figura dell’italiano che invita lo straniero, garantendogli un alloggio, le necessarie garanzie finanziarie, l’assicurazione sanitaria e, ove necessario,  l'interfaccia con gli organi di pubblica sicurezza. Un connazionale diventa nei fatti un garante dell’extracomunitario che entra in Italia e conseguentemente ove, alla scadenza del visto, l’ospite non rientrasse nel paese d’origine (la più ricorrente delle causali usate dalle autorità consolari per rifiutare un visto) le autorità competenti, con i necessari strumenti normativi, avrebbero ben chiaro la persona su cui rivalersi con adeguati interventi sanzionatori atti a disincentivare qualsiasi abuso. Una semplice regolamentazione di simile fattispecie, tendente a responsabilizzare l'italiano ospitante,  sarebbe più che sufficiente per tranquillizzare, circa il rientro alla scadenza del visto,   chi è chiamato a rilasciare un visto temporaneo e  rendere il nostro paese un paese civile e aperto al confronto con le persone, di qualunque colore esse siano. Nel momento in cui abbiamo la fortunata coincidenza che anche il Ministero degli Affari Esteri è retto da una donna, potrebbe crearsi una favorevole alchimia che permetta di approntare  una  migliore regolamentazione di quella famosa discrezionalità che gli uffici consolari hanno fino ad oggi elevato a  vera e propria barriera per tenere separati paesi, culture e persone.
Sarebbe già  un primo importante passo verso l'interazione.
Un cordiale saluto e un augurio di buon lavoro.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Parlo per esperienza diretta. Ad una mia amica, all'ambasciata italiana è stata richiesta una "mazzetta" esorbitante, lasciando intendere che se vai in Italia è per prostituirti e allora facciamo a metà....
In questo modo le nere che vengono in Italia sono selezionate...
Ho poi risolto il problema io con cauzione, assicurazione e tanto tempo.
Certo che i politici italiani ed i loro rappresentanti non fanno una bella figura in giro per il mondo.

Anonimo ha detto...

Parole sante.
Il problema dei visti è una tema sinceramente inconcepibile a livello concettuale.
E'francamente impensabile intervenire nella vita delle persone negandone di fatto, se non la felicità stessa, quantomeno la possibilità di inseguirla, adducendo motivazioni etico politiche di sicurezza nazionale sulla base di quattro scartoffie e due fotografie.
Insomma, caro burocrate, tu stai negando il visto ad una persona che non hai mai visto!
L'incontro tra culture diverse, l'interscambio tra le persone è una possibilità di crescita per tutti.
Insomma è un'occasione unica di progresso globale per tutti i popoli, e perdipiù a costo zero.
La libera circolazione delle genti è un fiume in piena per cui non esistono né argini nè dighe, e pensare di erigerli è pura miopia.
Cari governanti di tutto il pianeta, è ora di ascoltare l'urlo che viene dall'anima del mondo