Il presidente del sindacato dei magistrati italiani, Anm, Luca Palamara, nel suo intervento all'assemblea sindacale tenutasi ieri, ha citatto un paio di volte il Rwanda cosicchè sui giornali sono usciti titoli un po' troppo appprossimativi "di Italia peggio del Rwanda". Al di là che si parlava di livello della corruzione e della facilità del fare impresa, settori in cui il Rwanda ha avuto riconoscimenti a livello internazionale, come ben sanno i nostri quattro lettori che questa notizie le hanno lette in tempo reale sul blog, non si capisce come il Rwanda debba assommare in sè una valenza così negativa tanto da diventare sempre termine di paragone spregiativo. Al signor Palamara che lamentava la scarsa informatizzazione dell'apparato giudiziario italiano, forse sarà utile sapere che, come scrive oggi il giornale di Kigali The New Times, dal prossimo anno è in progetto l'avvio di alcuni servizi on line nell'ambito dell'amministrazione della giustizia rwandese. Tutto quanto sarà informatizzabile finirà on line: dal deposito delle memorie, ai calendari d'udienza fino alle sentenze. Gli avvocati andranno in tribunale solo per le udienze.
Questo almeno è quanto sostiene il presidente della Corte Suprema, Johnston Busingye. Poichè abbiamo già potuto sperimentare di persona taluni risultati già acquisiti dal Rwanda nell'informatizzazione della pubblica amministrazione, siamo convinti che anche questo sfida sarà vinta.
Questo almeno è quanto sostiene il presidente della Corte Suprema, Johnston Busingye. Poichè abbiamo già potuto sperimentare di persona taluni risultati già acquisiti dal Rwanda nell'informatizzazione della pubblica amministrazione, siamo convinti che anche questo sfida sarà vinta.
Quindi il signor Palamara potrà mettere in agenda un viaggio a Kigali, la capitale, per scoprire che non è l'Italia che è peggio del Rwanda ma è il Rwanda che è meglio dell'Italia, almeno in un settore di sua stretta competenza come quello dell'informatizzazione della giustizia.
Chissà che poi, una volta là, non scopra anche che la giustizia rwandese sa incassare le sanzioni pecuniarie che commina ai suoi condannati in tempi normali, diversamente da quanto succede da noi dove una sanzione, quando non cade in prescrizione, viene incassata in tempi biblici ( salvo lamentarsi che mancano i fondi anche solo per acquistare la carta delle fotocopie)!
Chissà che poi, una volta là, non scopra anche che la giustizia rwandese sa incassare le sanzioni pecuniarie che commina ai suoi condannati in tempi normali, diversamente da quanto succede da noi dove una sanzione, quando non cade in prescrizione, viene incassata in tempi biblici ( salvo lamentarsi che mancano i fondi anche solo per acquistare la carta delle fotocopie)!
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