Riportiamo un interessante commento apparso, a firma DianaMpyisi, su The New Times di ieri.
"Mi sono spesso chiesta come sia dolce sedersi sulla poltrona del potere, così dolce che sfida ogni logica per quanto riguarda la leadership. Ci sono svariate spiegazioni sul perché il fenomeno del rimanere aggrappati al potere sia una caratteristica prettamente africana; la principale si fonda sui sistemi coloniali ereditati che denotano, tra le altre cose, la mancanza di consapevolezza democratica.Nessuno, però, spiega a sufficienza come liberatori contro la passata oppressione, una volta diventati presidenti, finiscano a fare le stesse cose che a suo tempo hanno combattuo:aggrapparsi con le unghie al potere.Il presidente del Senegal Wade è una persona il cui recente tentativo di andare contro la Costituzione del suo paese alla ricerca di un terzo mandato presidenziale è tanto sconcertante quanto deludente.L’ottantacinquenne leader è uno dei più importanti presidenti del continente, e nei suoi dodici anni di presidenza, ha fatto del Senegal un modello di democrazia per l'Africa. Wade ha detto che "Io non calpesterò dei cadaveri per arrivare al palazzo presidenziale." L’aspetto ridicolo della questione è che la sua recente candidatura al terzo mandato settennale, che si basa su un cavillo costituzionale, ha causato disordini e una manciata di morti contro il tentativo dell'ottuagenario di rimanere in carica. Tecnicamente parlando, in caso di successo, avrà 92 anni a fine mandato. Qualcuno disse: "I passi del potere sono spesso passi sulla sabbia." Nel suo caso significa rovinare la sua eredità come uno dei padri fondatori dell'indipendenza africana; tutto ciò è semplicemente incomprensibile per l’ attivista dei diritti democratici e per colui che per tutti era l''uomo della rinascita africana'. Cosa significa esattamente la questione dell’attaccamento alla poltrona? Saranno solo uomini del calibro di Mandela e Nujoma le uniche eccezioni del fenomeno degli “aggrappati alla poltrona” che caratterizza i presidenti africani?Dopo l'indipendenza nel 1960, il Gabon ha avuto solo due leader, con il suo attuale presidente figlio del precedente Presidente Bongo. Lo stesso vale per il Togo, dove l'attuale presidente Gnassingbé è figlio del defunto presidente Gnassingbé Eyadema.Gli eventi della Primavera araba sono un cristallino esempio di persone che non si sono piegate ai soprusi dei loro leader avidi di potere. I Presidenti della Guinea equatoriale, fin dalla sua indipendenza dalla Spagna nel 1968, sono stati entrambi emanazione della stessa famiglia.Il Presidente dello Zimbabwe, Mugabe, è uno degli ultimi presidenti ottuagenari, avendo governato il paese negli ultimi 30 anni. E’ interessante, per mancanza di una parola migliore, che queste presidenze a vita raramente, se non del tutto, siano in grado durante il loro governo di sviluppare l’economia o cercare di porre realmente fine alla povertà di cui soffrono i loro cittadini. Qualunque siano le sue intenzioni, il presidente Wade ha sicuramente lasciato il suo popolo di sasso. E sconsolato. O almeno è quello che credo di essere io."
Tra i vari commenti a corredo dell’articolo, spicca l'auspicio di un certo Charles di Kigali, e certo non solo suo, che dice:
Spero e prego che Paul Kagame, nostro amato Presidente, non cada nella stessa trappola, indipendentemente dalle possibili tentazioni che potrebbero nascere.
"Mi sono spesso chiesta come sia dolce sedersi sulla poltrona del potere, così dolce che sfida ogni logica per quanto riguarda la leadership. Ci sono svariate spiegazioni sul perché il fenomeno del rimanere aggrappati al potere sia una caratteristica prettamente africana; la principale si fonda sui sistemi coloniali ereditati che denotano, tra le altre cose, la mancanza di consapevolezza democratica.Nessuno, però, spiega a sufficienza come liberatori contro la passata oppressione, una volta diventati presidenti, finiscano a fare le stesse cose che a suo tempo hanno combattuo:aggrapparsi con le unghie al potere.Il presidente del Senegal Wade è una persona il cui recente tentativo di andare contro la Costituzione del suo paese alla ricerca di un terzo mandato presidenziale è tanto sconcertante quanto deludente.L’ottantacinquenne leader è uno dei più importanti presidenti del continente, e nei suoi dodici anni di presidenza, ha fatto del Senegal un modello di democrazia per l'Africa. Wade ha detto che "Io non calpesterò dei cadaveri per arrivare al palazzo presidenziale." L’aspetto ridicolo della questione è che la sua recente candidatura al terzo mandato settennale, che si basa su un cavillo costituzionale, ha causato disordini e una manciata di morti contro il tentativo dell'ottuagenario di rimanere in carica. Tecnicamente parlando, in caso di successo, avrà 92 anni a fine mandato. Qualcuno disse: "I passi del potere sono spesso passi sulla sabbia." Nel suo caso significa rovinare la sua eredità come uno dei padri fondatori dell'indipendenza africana; tutto ciò è semplicemente incomprensibile per l’ attivista dei diritti democratici e per colui che per tutti era l''uomo della rinascita africana'. Cosa significa esattamente la questione dell’attaccamento alla poltrona? Saranno solo uomini del calibro di Mandela e Nujoma le uniche eccezioni del fenomeno degli “aggrappati alla poltrona” che caratterizza i presidenti africani?Dopo l'indipendenza nel 1960, il Gabon ha avuto solo due leader, con il suo attuale presidente figlio del precedente Presidente Bongo. Lo stesso vale per il Togo, dove l'attuale presidente Gnassingbé è figlio del defunto presidente Gnassingbé Eyadema.Gli eventi della Primavera araba sono un cristallino esempio di persone che non si sono piegate ai soprusi dei loro leader avidi di potere. I Presidenti della Guinea equatoriale, fin dalla sua indipendenza dalla Spagna nel 1968, sono stati entrambi emanazione della stessa famiglia.Il Presidente dello Zimbabwe, Mugabe, è uno degli ultimi presidenti ottuagenari, avendo governato il paese negli ultimi 30 anni. E’ interessante, per mancanza di una parola migliore, che queste presidenze a vita raramente, se non del tutto, siano in grado durante il loro governo di sviluppare l’economia o cercare di porre realmente fine alla povertà di cui soffrono i loro cittadini. Qualunque siano le sue intenzioni, il presidente Wade ha sicuramente lasciato il suo popolo di sasso. E sconsolato. O almeno è quello che credo di essere io."
Tra i vari commenti a corredo dell’articolo, spicca l'auspicio di un certo Charles di Kigali, e certo non solo suo, che dice:
Spero e prego che Paul Kagame, nostro amato Presidente, non cada nella stessa trappola, indipendentemente dalle possibili tentazioni che potrebbero nascere.
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