"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


giovedì 30 aprile 2020

Covid19 e Africa:l'ora dei gufi

Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un vero e proprio martellamento mediatico innescato dagli allarmi lanciati dall'OMS, sul possibile rischio di una vera e propria esplosione del Covid19 in Africa, con scenari catastrofici sui morti che potrebbe comportare. In Italia non c'è stato telegiornale o grande giornale che non abbia fatto proprio tale allarme rilanciato in titoli sui trend di crescita del Covid19 in Africa, sempre pero' facendo riferimento a incrementi percentuali della diffusione e dei morti, e mai citando i numeri assoluti che avrebbero rivelato una realtà ben diversa.Infatti, parlare di un aumento del 50% dei morti e non rivelarne il numero che nei fatti era uguale a quello dei morti registrati in Veneto, configura una vera e propria disinformazione.Per fare il punto a ieri, la situazione registrata in Africa era la seguente: 36.456 casi, guariti 11.906 e morti 1.586. Allo stato, come si vede siamo in presenza di una situazione del tutto sotto controllo, tenuto conto che si riferisce a una popolazione di 1,235 milioni di persone. Se il numero dei casi positivi non ha un particolare valore in presenza di una applicazione di tamponi contenuti, il numero dei morti dovrebbe essere significativo e scarsamente manipolabile dalle autorità. Portiamo ad esempio il trend del Rwanda che seguiamo giornalmente: i numeri ufficiali trovano conferma anche dai nostri referenti locali che ci aggiornano sulla situazione anche da zone periferiche del  Paese.Ricordiamo che il primo caso  in Africa è stato registrato il 28 febbraio in Nigeria; da lì il Covid 19 è stato rivelato anche in altri Paesi africani, quasi sempre con riferimento a viaggiatori provenienti dall'estero. Diversi Paesi hanno preso immediate misure per contrastare il virus, dalle più basiche, come il lavaggio delle mani e le mascherine, alle più drastiche come il lockdown, fatto rispettare anche con misure repressive. Non contenti degli allarmi lanciati nelle settimane scorse, ora ne arriva uno ulteriore: quello che il picco della pandemia ci sarà a metà maggio e quindi dobbiamo aspettarci un'impennata della diffusione e conseguente dei morti.  Si è fatta portatrice di questa tesi la Comunità di Sant Egidio che ha lanciato un'apposita raccolta fondi per far fronte a tale emergenza.Terremo conto anche di questo allarme e, a tempo debito, ne riscontreremo la fondatezza. Noi continuiamo a sperare che, come ipotizzato da diversi studiosi, ci siano in Africa diverse condizioni che rendono i suoi abitanti meno aggredibili dal Covid 19. Il tempo ci fornirà una risposta.

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