"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 5 dicembre 2020

La nuova stagione dei rapporti Rwanda-Santa Sede

Papa Francesco Venerdì 4 dicembre papa Francesco ha ricevuto lettere di credenziali  da Marie-Chantal Rwakazina come ambasciatore del Rwanda accreditato presso la Santa Sede. Rwakazina è ambasciatrice del Rwanda presso la Santa Sede con residenza a Ginevra.La presentazione delle credenziali della Rwakazina arriva solo una settimana dopo che il cardinale Antoine Kambanda ha ricevuto la sua berretta rossa da Papa Francesco nel concistoro tenutosi il 28 novembre. Sono questi due momenti che consacrano il momento particolare dei rapporti tra Rwanda e Santa Sede, dopo che le relazioni diplomatiche stabilite 56 anni fa avevano risentito del gelo che era calato all’indomani della conclusione della guerra civile nel 1994,  quando i vincitori del FPR avevano apertamente accusato la Chiesa Cattolica di aver sostenuto il vecchio regime di Juvenal Habyarimana e di essere coinvolta con alcuni suoi membri in azioni genocidarie. La fase di disgelo nei rapporti era iniziata nel marzo 2017 quando il Presidente della Repubblica di Rwanda, Paul Kagame, fu  ricevuto in udienza da Papa Francesco e, successivamente, aveva incontrato il Segretario di Stato, card. Pietro Parolin, accompagnato dal Segretario per i Rapporti con gli Stati,  mons. Paul Richard Gallagher. Già in quella occasione erano state ricordate le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e il Rwanda,  il notevole cammino di ripresa per la stabilizzazione sociale, politica ed economica del Paese e la collaborazione tra lo Stato e la Chiesa locale nell'opera di riconciliazione nazionale e di consolidamento della pace a beneficio dell’intera Nazione. In tale contesto il Papa ebbe a manifestare il profondo dolore suo, della Santa Sede e della Chiesa per il genocidio contro i Tutsi, esprimendo solidarietà alle vittime e a quanti continuano a soffrire le conseguenze di quei tragici avvenimenti e, in linea con il gesto compiuto da San Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo del 2000, rinnovò l'implorazione di perdono a Dio per i peccati e le mancanze della Chiesa e dei suoi membri, tra i quali sacerdoti, religiosi e religiose che hanno ceduto all'odio e alla violenza, tradendo la propria missione evangelica. Il Papa altresì auspicò che tale umile riconoscimento delle mancanze commesse in quella circostanza, le quali, purtroppo, hanno deturpato il volto della Chiesa, potesse contribuire a promuovere con speranza e rinnovata fiducia un futuro di pace, testimoniando che è concretamente possibile vivere e lavorare insieme quando si pone al centro la dignità della persona umana e il bene comune. Il presidente Kagame, sul suo profilo Twitter, così commentò l'incontro: «Gran giornata e grande incontro con Papa Francesco. Un nuovo capitolo nelle relazioni tra Rwanda e Chiesa cattolica e Santa Sede! La capacità di riconoscere e chiedere perdono per gli errori in circostanze del genere – prosegue Kagame – è un atto di coraggio e di alta statura morale tipica di Papa Francesco. Grazie a questo saremmo tutti migliori». A quella visita vanno fatti risalire gli ultimi sviluppi, in particolare la nomina cardinalizia dell’arcivescovo di Kigali, mons. Kambanda. Nomina, sorprendente per gli addetti ai lavori, ma sicuramente giustificata dalla vicinanza del neo cardinale al presidente ruandese che può legittimamente mettere al proprio attivo questo importante riconoscimento per il Rwanda. Questo ritrovato clima d’intesa tra Rwanda e Santa Sede potrebbe sfociare in ulteriore passo: la sottoscrizione di un concordato tra le parti. In tal senso si è espresso il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, nell’incontro che ha avuto con la neo ambasciatrice successivamente alla presentazione delle credenziali.Questo ulteriore passaggio, come tutti i precedenti dalla visita di Kagame nel 2107 alla nomina cardinalizia, potrà contare sul discreto lavoro diplomatico del Cardinale Giuseppe Bertello, Membro del Consiglio di Cardinali che affianca papa Francesco, Nunzio apostolico in Rwanda dal gennaio 1991 al marzo 1995, dove la sua opera di pacificazione svolta, per la composizione del conflitto tra le parti in causa nella guerra civile, gli ottenne un particolare riconoscimento da parte del  Governo ruandese.

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