"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 6 marzo 2010

Anche in Rwanda il calcio è più di un semplice gioco.

Ha destato molto interesse la visita del presidente del Barcellona Football Club, Joan Laporta, al campo profughi di Kiziba, nella regione occidentale del Rwanda, dove sono ospitati circa 20.000 profughi congolesi.Approfittando di questo avvenimento, la stampa locale, dopo aver dato il giusto risalto all’impegno umanitario della squadra spagnola che, ricordiamolo, porta sulle proprie maglie al posto del nome di uno sponsor generoso per le casse sociali, il logo dell’Unicef, ha sottolineato il ruolo che il calcio può avere nell’opera di unità e di riconciliazione nazionale, a partire dai tanti momenti sportivi vissuti sui campetti delle parrocchie da tantissimi ragazzi. In particolare, viene auspicato che anche i grandi club rwandesi e i personaggi dello sport nazionale si rendano disponibili a partecipare a iniziative comunitarie, dalle campagne per la salute al sostegno a orfanotrofi o semplicemente ponendosi come modelli positivi per i giovani che guardano a loro.Così conclude l’editoriale odierno de The New Times “anche se il club locale non può avere i soldi da donare ai più vulnerabili, come i ricchi club europei, le nostre organizzazioni sportive dovrebbero prestarsi a iniziative di raccolta fondi, compresi i giochi di beneficenza, a prescindere degli importi riscossi. E' il gesto che conta”.

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