"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI
giovedì 31 dicembre 2009
Autorità rwandesi contro gli abusi nel progetto “one cow”
martedì 29 dicembre 2009
Scuola di Kiruri:avanzano i lavori
domenica 27 dicembre 2009
Il proverbio rwandese della domenica
Il nemico anche quando non ti scassina
la casa ti fa perdere tempo.
venerdì 25 dicembre 2009
Poesia di Natale. Dall'Africa
Natale 2009
Dove il sole ha iniziato
A fare 40 gradi all’ombra,
Laddove ossa e bestie e uomini
Servono ormai da legna da ardere,
Questa e’ l’Africa?
Io non amo l’Africa!
…La si andava a vedere
Armonia tra uomo e natura,
Adesso interessano solo gli animali:
Bestie selvagge, bestie umane…
Foreste dai cuori spezzati,
Museo all’aperto
Che col deserto, nel villaggio o in citta’,
Racconta con il ronzio di mosche e zanzare,
La depravazione dell’ umanità.
Questa e’ l’ Africa?
Io non amo l’Africa!
Perche’ rammento l’Africa
E sogno l’Africa che amo.
Laddove visse il primo uomo,
Da dove parti’la civiltà
Risorgerà la civiltà.
Rinascerà l’ umanità;
Ritorneremo tutti ad amare il continente,
Perche’ sara’ l’ Africa che avremo costruita,
Noi che amiamo l’Africa.
(Ndjock Ngana – Camerun)
mercoledì 23 dicembre 2009
Benedetto XV all'Africa:solo la riconciliazione realizza la pace.
.....".Come già detto, il tema del Sinodo designa tre grandi parole fondamentali della responsabilità teologica e sociale: riconciliazione – giustizia – pace. Si potrebbe dire che riconciliazione e giustizia siano i due presupposti essenziali della pace e che quindi definiscano in una certa misura anche la sua natura. Limitiamoci alla parola “riconciliazione”. Uno sguardo sulle sofferenze e pene della storia recente dell’Africa, ma anche in molte altre parti della terra, mostra che contrasti non risolti e profondamente radicati possono portare, in certe situazioni, ad esplosioni di violenza in cui ogni senso di umanità sembra smarrito. La pace può realizzarsi soltanto se si giunge ad una riconciliazione interiore. Possiamo considerare come esempio positivo di un processo di riconciliazione in via di riuscita la storia dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale. Il fatto che dal 1945 nell’Europa occidentale e centrale non ci siano più state guerre si fonda sicuramente in misura determinante su strutture politiche ed economiche intelligenti ed eticamente orientate, ma queste potevano svilupparsi solo perché esistevano processi interiori di riconciliazione, che hanno reso possibile una nuova convivenza. Ogni società ha bisogno di riconciliazioni, perché possa esserci la pace. Riconciliazioni sono necessarie per una buona politica, ma non possono essere realizzate unicamente da essa. Sono processi pre-politici e devono scaturire da altre fonti. ....Fa inoltre parte della riconciliazione la capacità di riconoscere la colpa e di chiedere perdono – a Dio e all’altro. E infine appartiene al processo della riconciliazione la disponibilità alla penitenza, la disponibilità a soffrire fino in fondo per una colpa e a lasciarsi trasformare."
martedì 22 dicembre 2009
Buone Feste
domenica 20 dicembre 2009
Il proverbio rwandese della domenica
I soldi non lasciano mai dietro di sé le tracce della raccolta.
giovedì 17 dicembre 2009
Tutto il mondo è paese!
Una prima notizia riguarda i parlamentari rwandesi invitati, oltre che a esibire un abbigliamento più consono al loro ruolo e status, a un più assiduo rispetto degli impegni di partecipazione ai lavori parlamentari visti i livelli di assenteismo denunciati dai vertici della Camera.
La seconda porta alla ribalta presunte richieste di favori sessuali da parte di alcuni professori di scuole superiori della capitale alle allieve che si presentavano agli esami, desiderose di ottenere buoni voti. Particolarmente duro è il commento dell'organo di stampa rwandese: "le molestie sessuali devono essere designate come un crimine per tenere a bada predatori maschi e femmine ed evitare il fraudolento scambio di favori sessuali. È importante che queste pratiche siano stroncate sul nascere, in quanto rischiano di offuscare l'immagine e le credenziali degli istituti d'istruzione superiore del paese."
lunedì 14 dicembre 2009
Popolazione rwandese in forte crescita
domenica 13 dicembre 2009
Il proverbio rwandese della domenica
sabato 12 dicembre 2009
Un'altra faccia del Rwanda
domenica 6 dicembre 2009
Il proverbio rwandese della domenica
sabato 5 dicembre 2009
Iniziati i lavori della scuola di Kiruri
giovedì 3 dicembre 2009
Novità da Kigali: smart card e negozi aperti 24 ore
La prima è la lamentela delle autorità perché i commercianti di Kigali non si decidono a garantire la copertura commerciale per l’intero arco della giornata, così da mettere la capitale sullo stesso piano di altre capitali africane.Le autorità vorrebbero che almeno il quartiere centrale degli affari desse questo segnale di vivacità commerciale, dando seguito alle iniziative messe in campo dall’amministrazione cittadina per conseguire l’obiettivo di garantire un presidio commerciale per l’intero arco della 24 ore.
La seconda notizia è l’annuncio che entro sei mesi sarà messa in circolazione una smart card che racchiuderà in sé oltre alla carta d’identità ( già operativa) anche la patente e il passaporto.
domenica 29 novembre 2009
Il Rwanda entra nel Commonwealth
sabato 28 novembre 2009
Commissione senatoriale di Kigali: focus sulle Ong
La Madonna di Kibeho
lunedì 23 novembre 2009
Jambo Africa! I ricordi africani della signora Liana
Era il 1957 ed era il mio primo giorno in Africa. È grazie a mio marito, al suo lavoro ed al fatto che mi ha sempre voluta con sé, che ho avuto l’opportunità di vivere in Africa un periodo “abbastanza” lungo della mia vita, anche se abbastanza non è la parola giusta quando si parla di questo Paese.
Più passano gli anni, più mi rendo conto di quanto sono stata fortunata ad aver vissuto questa bella favola all’età di vent’anni. L’unico rammarico è che certo allora ero troppo giovane per apprezzare a fondo la bella realtà che stavo vivendo. Mi mancavano tante cose che i miei coetanei a casa avevano. I disagi e le paure erano tanti anche se comprensibili per una ragazza della mia età che era finita in un altro mondo, seppur meraviglioso, ma sicuramente inospitale. Mi mancava la sicurezza della mia famiglia e mi rattristava il ricordo del viso di mia madre quando la salutavo dal finestrino del treno che mi avrebbe portata tanto lontano.Tutto questo deve aver tolto qualcosa alla felicità che vivevo e che oggi col senno di poi accetterei come un dono, il dono più bello. Arrivai a Dar Er Salam in nave e da lì un piccolo aereo mi portò nel cuore del Congo. Il primo impatto con l’Africa mi lasciò smarrita. Venivo da un bel Paese, l’Italia, ed ero abituata alle belle montagne verdi e rigogliose della mia Toscana, ma il verde che ora avevo davanti agli occhi era di color smeraldo scintillante in contrasto con un terreno rosso brillante. Lungo i sentieri di terra battuta, una dietro l’altra sfilavano, come in una passerella di moda, donne avvolte in tessuti sgargianti di mille colori. Portavano sopra la testa con estrema eleganza dei grandi cesti carichi di frutta, banane, verdure, una mano appoggiata sul fianco dava loro l’andatura corretta di piccole regine e poi quei fagottini legati stretti da un foulard dietro le spalle dal quale usciva fuori la testolina ricciuta di un neonato. Queste prime immagini africane sono rimaste per sempre impresse nella mente e nessun particolare è andato mai perduto. La prima notte poi mi resi conto che il silenzio in Africa non esiste. Le mille voci della foresta accompagnate da lontani tam-tam davano vita ad un’orchestra notturna che non ha uguali e la mattina dopo, quando ho aperto gli occhi ed ho visto l’alba illuminare il cielo, mi sono detta: “Ecco, sono atterrata nel Paradiso Terrestre. Il giorno dopo sono partita per raggiungere mio marito nell’interno della foresta dove la nostra Società aveva allestito un campo base. La località prendeva il nome da un bellissimo torrente chiamato Luama. L’accampamento contava circa 500 persone fra donne bambini ed operai locali, che formavano squadre di lavoro guidate da 10 caposquadra Italiani. Io ero l’unica donna bianca dell’accampamento. Poco distanziata dal grande accampamento c’era la mia capanna, costruita abilmente dagli indigeni, le pareti erano di canna ed il tetto spiovente era tutto ricoperto da fasci di paglia, disposti in modo tale da non far passare l’acqua dei grandi acquazzoni… o quasi. Era dotata di un unico locale con al centro un’amaca dove dormivamo io e mio marito e fuori, sotto la tettoia, un piccolo tavolo da pranzo sopra il quale tenevo anche un fornellino a petrolio: la mia cucina. Non avevo né un armadio né un mobile, i pochi utensili che possedevo stavano accantonati per terra sopra cassette da bulloni vuote. Alle 4 del mattino tutti partivano per le varie destinazioni di lavoro con grande frastuono di camion e camionette. Se non sorgevano problemi con i mezzi di trasporto, durante la stagione delle piogge, infatti, i camion rimanevano spesso impantanati nel fango, tutti rientravano la sera tardi. Non c’è niente di normale in Africa. I fiumi sono impetuosi, le piogge sono scroscianti. I temporali arrivano improvvisi, con violenza, preceduti da venti fortissimi che stendono a terra interi canneti di grossi bambù. In attesa del ritorno degli uomini io rimanevo tutto il giorno con le donne dell’accampamento. Queste, la mattina, con grandi brocche ben equilibrate sopra la testa ed i loro bambini più grandicelli attaccati alla gonna, si avviavano lentamente verso il fiume per prendere l’acqua. Formavano una lunga fila di figurine cinguettanti, sempre allegre e sorridenti. Io cominciai a seguirle ogni giorno ed insieme a loro lavavo gli indumenti nell’acqua del torrente. A volte le acque mi strappavano i panni dalle mani, ma loro erano sempre pronte ad aiutarmi. Questi episodi le divertivano molto, tanto che continuavano a raccontarli a tutti, scoppiando in allegre risate. Quanta paura avevo, questo lo ricordo bene, perché all’accampamento la notte era veramente nera. Non c’era corrente elettrica e spesso mancava anche il petrolio per le “lampade Coleman” in dotazione per ogni capanna. La lampada a petrolio illuminava solo per un corto raggio e poi formava tutto intorno delle lunghe lugubri ombre nere. Non ho mai incontrato animali feroci, ma sentivo i loro ruggiti non lontano dall’accampamento. Arrivavano anche i suoni dell’insistente litigioso gioco delle scimmie. Proprio queste sarebbero state la mia salvezza dalla solitudine, perché una sera mio marito mi portò a casa una piccola, bella, simpatica, dispettosa scimmietta, tutta per me. Mi stava sempre aggrappata dietro la testa, con le sue manine strette attorno alla mia fronte ed io non fui più sola.
Oggi naturalmente l’Africa è diversa e forse è proprio questo il motivo per cui non desidero tornarci. Voglio ricordarla come l’ho conosciuta io. Vedendo le immagini in televisione, sentendo quello che racconta mio marito che tutt’oggi continua a visitarla, ho appreso che i sentieri che portavano alla Luama oggi sono strade asfaltate e l’accampamento dove abbiamo vissuto tante avventure non c’è più, perchè è stato riconquistato dalla foresta. Kigali, dove di lì a poco più di un anno sarebbe nata mia figlia Daniela, che contava solo di una chiesetta, un ospedale, l’Hotel Vanver e qua e là qualche villetta stile coloniale, oggi è diventata una grande e bella città moderna dove ormai si trova di tutto, ma dove io non ritroverei più niente. I ricordi sono tanti e, scrivendo queste riflessioni, tornano impetuosi come un fiume. Non posso elencarli tutti, ma laggiù in Africa sono nati due dei miei tre figli. Sarò sempre grata a questa Terra per tutto quello che mi ha dato, per l’amore ricevuto e oggi posso dire che, se la mia vita ha avuto un senso, molto lo devo a Lei.
sabato 21 novembre 2009
La provocazione di una studiosa africana: basta aiuti all'Africa
Secondo la Moyo, un vero sviluppo dell'Africa può scaturire da una maggiore apertura dell'Africa al commercio mondiale, dalla fine delle sovvenzioni americane e europee ai loro produttori e dalla costruzione di governance più stabili e più democratiche nei vari paesi dell'Africa. Secondo quanto sostenuto dall’economista zambiana in un suo intervento pubblicato il 28 febbraio di quest’anno su The Financial Times le sue tesi hanno trovato terreno fertile in Rwanda. Scrive, infatti, la Moyo che in occasione di un incontro con esponenti ruandesi per illustrare alcune delle idee del suo libro, su come sviluppare una crescita sostenibile nel lungo termine prescindendo dagli aiuti esteri, si sia sentita dire da più di un ospite che stava “predicando a dei convertiti " . Ha inoltre riscontrato nello stesso presidente Paul Kagame la ferma volontà di fare tutto quanto possibile per pianificare uno sviluppo che prescinda, per quanto possibile, dagli aiuti esteri. Certo non è detto che le tesi sostenute dalla Moyo siano necessariamente vincenti, il fatto però difficilmente smentibile è la scarsa efficacia dell’attuale modello in cui si articolano gli aiuti internazionali che non ha prodotto, fino a oggi, effetti particolarmente positivi.Per chi volesse farsi un’idea più precisa delle idee della Moyo, suggerisco la lettura dell’interessante intervista concessa qualche mese fa dalla studiosa zambiana a La Repubblica (clicca qui).
venerdì 20 novembre 2009
Rwanda: autorizzato il terzo operatore di telefonia mobile
Procedono, nel frattempo, i lavori di posa dei cavi di fibra ottica che dovrebbero mettere in rete le principali città del paese, consentendo l’accesso a internet con velocità superiori, grazie ai collegamenti alla rete internazionale attraverso i cavi transoceanici.
mercoledì 18 novembre 2009
Il Tribunale (ICTR) assolve sacerdote accusato di genocidio
venerdì 13 novembre 2009
giovedì 12 novembre 2009
Servono collegamenti aerei più economici per far decollare il turismo rwandese.
Il Rwanda si è aggiudicato un prestigioso riconoscimento al World Travel Market di Londra in cui lo stand rwandese ha battuto la concorrenza di altri 600 espositori. Nel commentare l’avvenimento il The New Times sottolinea l’importanza che potrebbe avere il turismo per il paese e in tal senso auspica che il sistema ricettivo rwandese faccia ogni sforzo per adeguarsi velocemente agli standard mondiali in termini di qualità degli alberghi e di cura del cliente. A nostro avviso esiste però un grosso handicap perché il Rwanda possa sfruttare appieno le proprie potenzialità in campo turistico: i collegamenti aerei scontano prezzi decisamente alti, tali da scoraggiare qualsiasi turista volonteroso che voglia visitare il paese delle mille colline. Con il costo di un viaggio andata e ritorno da Milano o Roma verso Kigali ( Brussells Airlines chiede oltre 1.200 euro), si trascorre una vacanza di almeno 10 giorni in una stazione turistica del Kenya, tutto compreso. I prezzi della compagnia belga sono decisamente alti, così come quelli dell'Ethiopian Airlines, tenuto conto che la tratta è assai ben frequentata. Per questo, un qualche stimolo concorrenziale da parte delle autorità di Kigali sarebbe particolarmente opportuno, magari offrendo collegamenti con il Kenya a prezzi competitivi e intercettando così anche i flussi turistici che gravitano su quel paese. Ne usufruirebbero anche i numerosissimi volontari che annualmente si recano in Rwanda per le loro attività di solidarietà.
lunedì 9 novembre 2009
Le lingue locali strumento di alfabetizzazione
domenica 8 novembre 2009
Proverbi africani: filosofia in pillole
mercoledì 4 novembre 2009
Il Rwanda al VI Congresso mondiale per i migranti
venerdì 30 ottobre 2009
E' uscita la Rivista Kwizera 2010
Jatropha: adesso si muove il governo rwandese
Apprendiamo con particolare soddisfazione che il governo rwandese sta avviando, con controparti americane e inglesi, un progetto per la coltivazione su larga scala della jatropha curcas la pianta usata per produrre bio carburanti, le cui caratteristiche i nostri quattro lettori conoscono da almeno un paio d'anni. Ne è testimonianza il Dossier Jatropha che fa bella mostra di sè nel nostro blog. Da tempo, infatti, stiamo approfondendo presso il centro di Nyagahanga la possibilità di coltivare in loco questa pianta particolarmente interessante. Dalla teoria siamo passati alla pratica con i risultati che documentiamo in foto: ecco infatti le prime piantine cresciute sul terreni della parrocchia di Don Paolo. Il progetto governativo prevede che le due società ottengano in affitto, per 49 anni, 10.00 ettari di terreno vicino al Parco nazionale nella parte orientale del Rwanda. Il ministro di Stato per l'energia, Albert Butare ha spiegato che il governo ha deciso di approvare questo progetto perché è in linea con il piano del paese di orientarsi verso un'economia più verde e una riduzione delle emissioni di anidride carbonica e, soprattutto, perchè la terra messa a disposizione è scarsamente produttiva dal punto di vista agricolo, in quanto piuttosto secca, adatta comunque alla Jatropha che può crescere bene anche in terreni aridi.
Una riflessione a margine di questa notizia: non sarebbe stato un titolo di merito per i nostri amici dell'EFA, la scuola di agraria di Nyagahanga, potersi accreditare presso le autorità pubbliche come conoscitori e sperimentatori della coltivazione della Jatropha, come da tempo avevamo loro suggerito di fare?
martedì 27 ottobre 2009
Dal Sinodo per l'Africa: riscoprire la Dottrina sociale della Chiesa
Le sessioni di lavoro della II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi si sono concluse con l'approvazione di 57 proposte presentate dai padri sinodali a Benedetto XVI. L'intero documento è consultabile cliccando qui. Tra le proposte presentate ci piace ricordare la n. 18 dedicata all'importanza che i Padri sinodali attribuiscono alla conoscenza della dottrina sociale della Chiesa in tutta l’educazione dei seminari e nei programmi di formazione permanente per i preti, uomini e donne religiosi e nella formazione ed attività dei laici in servizio alla Chiesa e alla società. Più volte il richiamo alla Dottrina sociale della chiesa ha fatto la sua comparsa nei lavori sinodali. Ci sembra un buon segno, soprattutto per favorire la crescita del laicato cattolico africano, coinvolto e impegnato quando si tratta di collaborare all'interno delle strutture ecclesiali, incerto e quasi timoroso quando è chiamato a muoversi in autonomia nella società civile, sia sul piano delle iniziative sociali e ancor di più sul terreno politico. Conoscere il Compendio della dottrina sociale della Chiesa significa avere gli strumenti necessari per orientare con discernimento i propri comportamenti nel perseguimento della crescita dell'uomo nella sua interezza e del bene comune.
lunedì 26 ottobre 2009
Africa alzati!
Riprendiamo dal blog Africana il contributo di Padre Giulio Albanese sulla conclusione del Sinodo dei vescovi africani.
mercoledì 21 ottobre 2009
OGM e agricoltura africana
E' per questo che il documento preparatorio del Sinodo per l'Africa, in svolgimento a Roma, parla tra molte altre questioni anche delle sementi geneticamente modificate, ed è per questo che negli ultimi anni il Vaticano stesso ha studiato da vicino – con molta cautela – la questione relativa agli OGM. Sull'argomento proponiamo due contributi "In Africa le nuove sementi porteranno a una vita migliore?" il primo e "Sementi migliorate per l'Africa, benedizione o maledizione?" in cui viene approfondito l'argomento, evidenziando i pro e i contro delle sementi geneticamente modificate, i rischi che ne potrebbero derivare, gli aspetti di dipendenza che potrebbero vincolare i contadini nei confronti delle multinazionali sementiere, ma anche i vantaggi di cui potrebbe beneficiare l'agricoltura africana.
Ci si puo' fidare di African Rights
martedì 20 ottobre 2009
Vangelo e sviluppo dei popoli: una riflessione di Padre Gheddo
lunedì 19 ottobre 2009
Vescovi africani: attenzione all'imperialismo culturale dell'occidente
Ecco alcune preoccupazioni e raccomandazioni emerse dall’Assemblea Sinodale per l'Africa, in svolgimento dal 5 al 24 ottobre a Roma, di cui si sono fatti portatori diversi porporati africani in riferimento a certe politiche perseguite da paesi e organizzazioni impegnate negli aiuti indirizzati verso il continente africano. Nel piccolo, sono raccomandazioni che riguardano anche l'attività di un Associazione come Kwizera. Il Cardinale Théodore-Adrien Sarr, Arcivescovo di Dakar (Senegal) ha sottolineato che “Se ci vogliono aiutare, non possono però instillarci idee che non riteniamo corrette. Vogliamo essere aiutati, ma nella verità, e rispettati per quello che siamo”. Ha inoltre denunciato che gli aiuti umanitari che arrivano al continente africano sono a volte accompagnati da “una sorta di imperialismo culturale”. “Se ci vogliono aiutare, non possono però instillarci idee che non riteniamo corrette. Vogliamo essere aiutati, ma nella verità, e rispettati per quello che siamo” ha ggiunto esortando inoltre che “i popoli occidentali si distacchino dal pensiero che tutto quel che credono e fanno diventi regola in tutto il mondo”.Da parte sua, il Cardinale John Njue, Arcivescovo di Nairobi (Kenya), ha sottolineato che “la cooperazione e gli aiuti sono necessari”, ma che bisogna anche “rispettare l’indipendenza e il punto di vista, la cultura e la dignità” dei popoli africani e che “non va bene dare aiuti condizionati al cambiamento dei valori della persona su temi come l'aborto e la concezione della famiglia”. “Gli africani hanno bisogno di cooperazione, ma bisogna rispettare la loro indipendenza, la loro cultura e la dignità della persona umana”.
Da parte sua il Cardinale Wilfrid Fox Napier, Arcivescovo di Durban (Sudafrica) ha affermato che “bisogna che l’indipendenza delle popolazioni africane venga rispettata” e che ciò che “viene da fuori deve essere nel rispetto della cultura e della dignità della persona umana”.
domenica 18 ottobre 2009
Dossier Fides:Missionari per l’Africa, Missionari dall’Africa per il mondo
In Africa la Chiesa cattolica conosce il più alto tasso di crescita a livello globale. Dal 1900 al 2000, a fronte del raddoppiamento della popolazione totale, si è infatti passati da 1,9 a 139 milioni di fedeli, un fenomeno mai registrato nella storia dell'evangelizzazione. Essi sono cresciuti negli ultimi anni del 3,1% (percentuale più alta della crescita della popolazione, pari a 2,5%) e quasi la metà dei battesimi di adulti a livello mondiale si è registrata in Africa. Anche le vocazioni sono in espansione. Il Bigard Memorial Seminary di Enugu per la Nigeria Occidentale ed Orientale, con oltre 1.100 candidati al sacerdozio, è il più grande del mondo. Secondo i dati più recenti dell'Annuario Statistico, oggi i cattolici costituiscono il 17,8% della popolazione africana (circa 930 milioni complessivi), pari a oltre 158 milioni di abitanti. Nel biennio 2005-2006 il numero dei fedeli è aumentato di poco meno di 5 milioni – secondo solo all'America nel suo complesso. Significativi anche i dati ecclesiali: 638 Vescovi, oltre 33 mila sacerdoti, 7 mila religiosi non sacerdoti, 24 mila seminaristi, circa 400 mila catechisti. Entro il 2050, tre nazioni africane (Repubblica Democratica del Congo, Uganda e Nigeria) saranno nell'elenco dei primi dieci paesi cattolici più grandi del mondo. Tali indicatori si spiegano con l'imponente crescita demografica e con un'azione missionaria che da due secoli non conosce soste. In questo Dossier l'Agenzia Fides intende mettere in evidenza, in concomitanza con la celebrazione della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, i grandi sforzi compiuti per l'evangelizzazione dell'Africa negli ultimi due secoli e la risposta dinamica delle giovani Chiese africane, presentando i principali Istituti religiosi missionari nati nel continente che sono attualmente impegnati nella missione Ad Gentes nelle proprie nazioni, in altri paesi dell’Africa e anche in altri continente.
L'intero Dossier è consultabile cliccando qui.