"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 8 ottobre 2010

Se i riconoscimenti non sono pari alle attese

Le risultanze dell'Index Mo Ibrahim 2010 di cui abbiamo dato notizia nel precedente post sembra non siano state accolte con molto favore in Rwanda. Infatti, in un'intervista al The Times New, il Prof. Anastase Shyaka,  segretario esecutivo del Rwanda Governance Advisory Council  (RGAC), ha detto che l'Index 2010, pur evidenziando un punteggio superiore alla media regionale per l'Africa orientale, è lontano dalla verità, parziale e fuorviante, avendo totalmente travisato i dati reali  in alcune sotto-categorie come la sicurezza nazionale e lo stato di diritto, la partecipazione economica e l'accesso a internet. Senza nascondere la propria amarezza per il trattamento che i ricercatori della Mo Ibrahim Foundation hanno riservato al Rwanda, il prof. Shyaka parla apertamente di un piano per indebolire  deliberatamente  l'immagine del paese, aggiungendo "Pensiamo che il motivo di queste differenze è o perché in Mo Ibrahim Foundation ci sono persone che non vengono informate affatto, o che volutamente vogliono diffondere informazioni errate sul paese" rischiando così di far perdere credibilità al Mo Ibrahim Index per la buona governance. Anche se alcune osservazioni del prof. Shyaka sembrerebbero avere qualche fondamento, va sottolineato come le risultanze riportate dai ricercatori della Mo Ibrahim Foundation siano solo l'ultimo dei segnali di un certo cambiamento di clima che a livello internazionale sta interessando il Rwanda: sempre più spesso,  ai riconoscimenti  a cui eravamo abituati circa i molti progressi messi a segno dalla governance rwandese, si affiancano anche le critiche su quanto non va. Bisognerà farsene una ragione, senza necessariamente scomodare teorie complottarde.

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