Qualche tempo fa, parlando con un amico rwandese sull’ipotesi di allestire un piccola biblioteca di villaggio, mi sono sentito rispondere che in Rwanda c’è scarsissima propensione per la lettura e quindi quel progetto non era sicuramente tra le priorità. Quel colloquio mi è ritornato in mente dopo qualche mese leggendo un bellissimo reportage dalla Colombia in cui si raccontava il girovagare tra le montagne di un maestro rurale che arrivava nei villaggi più sperduti accompagnato da suoi due asini, significativamente chiamati Alfa e Beto, che portavano ai bambini di quei villaggi sillabari e dozzine di altri libri. Ancora mi riporta a quella vecchia conversazione l’intervento su The New Time di un direttore scolastico di una importante scuola rwandese che si lamenta della scarsissima propensione alla lettura degli studenti rwandesi , se si esclude lo stretto necessario per superare le prove scolastiche. Non c’è cultura delle lettura, spesso per colpa degli stessi insegnanti che da giovani erano abituati a festeggiare il conseguimento della laurea con un bel falò di tutti i libri e gli appunti. E’ così che secondo il direttore degli studi presso la Nu Vision High School di Kabuga, la malattia della non lettura si diffonde tra le giovani generazioni diventando una pandemia africana, seconda solo a quella del HIV, che escluderà da ogni possibile sviluppo gli africani senza lettura, senza conoscenza di quello che accade nel paese, nel continente, nel mondo. Non si può prescindere da un bagaglio conoscitivo costruito nel tempo, anche al di fuori degli stretti adempimenti scolastici, che interessi tutti gli ambiti della vita da quelli socio-culturali a quelli religiosi. L'autore conclude richiamando l'impegno di tutti a promuovere una cultura della lettura, in casa e a scuola, se si vogliono incrementare le opportunità di crescita e sviluppo nella vita scolastica e nella vita tout court. Come non condividere l'accorato richiamo del direttore scolastico rwandese!
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