“Governo
italiano, per diventare trasparenti prendiamo esempio dal Rwanda” suonava
così il titolo del post apparso sul blog del giornalista e avvocato Guido Scorza, in
cui veniva presentata la legge rwandese sulla trasparenza emanata a
inizio mese.
Successivamente, a seguito di qualche commento piuttosto critico dei lettori,
al momento di pubblicare l'articolo su Il Fatto Quotidiano, l'autore ha cambiato il titolo in
un più asettico: Trasparenza,
se l’Africa lo è più di noi, con la giustificazione riportata al
termine dell'articolo che potrete leggere qui.
Il fatto suggerisce due diverse riflessioni.
La prima: come capita spesso sulla stampa italiana, il Rwanda è usato come termine di confronto, per la verità con una sottile anche se del tutto involontaria vena razzistica, per rimarcare i difetti nazionali: come a dire se perfino il piccolo, sconosciuto, lontano e... ( metteteci tutto il campionario dei luoghi comuni con cui solitamente si immagina un paese del terzo mondo) paese africano ci dà lezione su questo come su altri argomenti ( es. corruzione), siamo messi veramente male.
In proposito, merita essere ricordato il caso sbattuto in prima pagina proprio da Il Fatto quotidiano, prendendo spunto da un nostro post, di quel ministro rwandese dimessosi per un'innocente serata allegra trascorsa in compagnia di alcune ragazze.
La seconda: in questo come in altri casi è interessante sottolineare come i media occidentali si accostino a quanto succede in Rwanda, con un approccio fortemente condizionato dall'alone positivo che promana dall'immagine internazionale del paese, dimenticando spesso un pur minimo senso critico che dovrebbe caratterizzare il buon giornalista. Salvo poi essere richiamati alla realtà dai propri lettori, come nel caso dell'articolo segnalato.
Il fatto suggerisce due diverse riflessioni.
La prima: come capita spesso sulla stampa italiana, il Rwanda è usato come termine di confronto, per la verità con una sottile anche se del tutto involontaria vena razzistica, per rimarcare i difetti nazionali: come a dire se perfino il piccolo, sconosciuto, lontano e... ( metteteci tutto il campionario dei luoghi comuni con cui solitamente si immagina un paese del terzo mondo) paese africano ci dà lezione su questo come su altri argomenti ( es. corruzione), siamo messi veramente male.
In proposito, merita essere ricordato il caso sbattuto in prima pagina proprio da Il Fatto quotidiano, prendendo spunto da un nostro post, di quel ministro rwandese dimessosi per un'innocente serata allegra trascorsa in compagnia di alcune ragazze.
La seconda: in questo come in altri casi è interessante sottolineare come i media occidentali si accostino a quanto succede in Rwanda, con un approccio fortemente condizionato dall'alone positivo che promana dall'immagine internazionale del paese, dimenticando spesso un pur minimo senso critico che dovrebbe caratterizzare il buon giornalista. Salvo poi essere richiamati alla realtà dai propri lettori, come nel caso dell'articolo segnalato.
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