"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 29 marzo 2013

A King with no country. Un Re senza regno

Re Kigeli V
Ha governato il Rwanda per soli nove mesi prima di sfuggire a una rivolta e passare l’ultimo mezzo secolo, in esilio, a partire dal 2 ottobre 1961 peregrinando in paesi africani, per approdare, senza un soldo, nel 1992 negli Usa. Ora a  76 anni vive di assistenza pubblica e di piccoli commerci in un modesto appartamento di  una cittadina della Virginia, Oakton. Stiamo parlando di re  Kigeli V Ndahindurwa l’ultimo re rwandese,  al quale viene dedicato un lunghissimo reportage dAriel Sabar sul mensile americano The Washingtonian. Vi si ripercorre tutta la storia dall’infanzia all’ultimo periodo americano dove, senza un lavoro e con una conoscenza dell’inglese così scarsa da necessitare di un interprete, non se la passa certo da re, salvo la possibilità di conferire, dietro qualche liberalità,  titolo monarchico. Non traggano in inganno le foto ufficiali, tra cui quella riportata qui accanto; infatti, queste rare uscite ufficiali, in pompa magna, godono del  supporto finanziario della  Monarchist League, un’associazione  britannica che si batte per la conservazione e il restauro dei regni in tutto il mondo. Dagli Stati Uniti ha assistito impotente a tutta la tragedia rwndese del 1994, di cui aveva avuto sentore e che aveva in un certo senso previsto, quando  in una nota inviata alle Nazioni Unite il 21 marzo dello stesso anno, due settimane prima dell’abbattimento dellìaereo presidenziale che scatenò l’inferno, parlava apertamente di un  "caos terribile" ormai prossimo. Successivamente nel 1996, si dichiarò pronto a rientrare in Rwanda, come re costituzionale con un ruolo sul modello della monarchia britannica, se solo il popolo lo avesse voluto. Aspirazione prontamente stroncata da Paul   Kagame che incontrando re  Kigeli  all'hotel Willard InterContinental di Washington,  gli disse che era il benvenuto in Rwanda come privato cittadino, ma non come re. 
Ha seguito successivamente il nuovo corso rwandese guidato da Kagame, con un iniziale ottimismo ben presto soppiantato da un giudizio più critico perché ritiene, alla luce delle informazioni di cui dispone,  che “i frutti della rinascita rwandese siano  limitati alla piccola minoranza di Tutsi provenienti dall’Uganda, lasciando fuori la stragrande maggioranza dei rwandesi, Hutu e Tutsi, che erano in Rwanda durante il genocidio”. 
Il lungo articolo, ricco di molte informazioni anche inedite, ripercorre tutta la storia personale del giovane Jean-Baptiste-Ndahindurwa diventato re con il nome di Kigeli V  il 28 luglio 1959, successivamente costretto a lasciare il Rwanda il 2 ottobre 1961, pochi giorni dopo le elezioni e pochi mesi prima dell'indipendenza del Rwanda, per rifugiarsi prima in  Tanzania, successivamente nel 1973 nell’Uganda di Idi Amin che gli diede una casa, quindi alla caduta del dittatore ugandese, sei anni più tardi, in Kenia. In quel periodo riversa  le sue energie nella organizzazione di assistenza medica, legale e finanziaria per gli orfani e rifugiati rwandesi, dedicandosi a  "Aiutare il mio popolo." Secondo chi lo conosce non sembra molto portato per la politica, in cui sembra avere scarsa rilevanza anche oggi, anche se ogni tanto partecipa a qualche riunione di dissidenti che "Dovrebbero procedere insieme, agire come un unico gruppo, condividere una visione, e la ricostruzione del paese per aiutare le persone che soffrono per mano di un piccolo gruppo di individui".
 Il noto  oppositore Paul Rusesabagina sentito dall’autore dell’articolo ritiene che Kigeli V non abbia le doti e la formazione  necessarie per svolgere un ruolo politico: "E 'un uomo molto buono, ma come leader,  i rwandesi non hanno davvero avuto la possibilità di conoscerlo.E' proprio come un leone nobile che non morde."
Ma il vecchio re  più che di questi giudizi,  sembra preoccuparsi  " che ci sono persone che si  comportano ancora come se non avessero imparato nulla dalle lezioni del passato" e non manca di riaffermare orgogliosamente il ruolo del monarca: "In Rwanda, un re è visto come un padre della sua nazione, e per essere un vero padre, devo essere tra i miei figli senza favorire alcuni su altri. "
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