Neanche il tempo che si asciugasse l'inchiostro delle firme poste sotto l'accordo regionale di pace per l’Est del Congo, sottoscritto lo scorso fine settimana ad Addis Abeba, sotto l'egida dell'ONU, da Rwanda, Burundi, Repubblica Centrafricana, Angola, Uganda, Sud Sudan, Sudafrica, Tanzania e Congo-Brazzaville, Mozambico e RDC ,che già la situazione si è rimessa in moto. I gruppi armati delle diverse fazioni operanti sul terreno hanno ripreso la loro attività mettendo nuovamente a rischio la sicurezza dei civili. Il fatto più appariscente è quanto successo all'interno del movimento ribelle M23; il responsabile politico del movimento, l'ineffabile sedicente vescovo di una setta protestante Jean Marie Runiga Rugerero, che avevamo lasciato poco tempo fa a colloquio con l'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo convinto di raccogliere la testimoninza di un vescovo cattolico, è stato espulso dal movimento dal responsabile militare dello stesso M23, generale Sultani Makenga, con l'accusa di malversazione finanziaria ( di aver messo le mani nella cassa del movimento), di divisionismo, di odio etnico e di sostanziale incapacità politica. La risposta non si è fatta attendere; Jean Marie Runiga Rugerero ha a sua volta controaccusato di tradimento il generale con il risultato che i miliziani del M23 si sono divisi fra i due contendenti. Così da oggi, nel Kivu, non bastassero quelli esistenti, avremmo un gruppo militare in più.
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