"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 30 aprile 2011

La situazione dell'AIDS in Rwanda

Il primo caso di HIV / AIDS in Rwanda è stato segnalato nel lontano 1983. Secondo quanto segnalato in un documento dell’agenzia americana USAID, g  tre anni dopo però, con un tasso  d'infetti del 17,8 per cento tra le popolazioni urbane e  dell’1,3 per cento tra le popolazioni rurali, il  Rwanda diventa  uno dei paesi africani più colpiti dall'HIV / AIDS. Le violenze perpretate nel corso della guerra civile del 1994 dilatano in maniera sensibile il diffondersi del contagio, tanto che nel 1996 una ricerca svolta sul territorio evidenziava un tasso di infezione  del 27 per cento tra la popolazione urbana, del 13 per cento tra la popolazione die centri semi-urbani, e del 6,9 per cento tra la popolazione rurale. Negli anni successivi il fenomeno si è andato  attenuando tanto che nel 2005 si calcolava che circa il 3 per cento della popolazione ruandese, in  età compresa tra i 15 ei 49 anni, fosse sieropositiva. Nel 2007 sono state poi conteggiati 7.800 morti per Aids.  Secondo dati ufficiali del  governo rwandese  risulta che su un totale di 1.393.018 persone che si sono sottoposte  a test  nel paese nel 2010, almeno 34.239 sono risultate sieropositive all' HIV / AIDS, con un  tasso di sieropositivà stimato in circa il 3,1 per cento, afronte di un 5 per cento rilevato nell'Africa sub sahariana. Circa un terzo delle persone infette si trovano allo  stadio di essere sottoposte a cure mediche, di queste attualmente hanno accesso alle cure antiretrovirali, in circa 500 centri diffusi sull’intero territorio nazionale, circa ottantamila persone, in maggioranza  adulte, ma anche  6.679 bambini che vivono con l'HIV. Pur in presenza di un  numero crescente di persone che hanno accettato di aderire su base volontaria al test HIV/ AIDS esiste ancora una diffusa mancanza di conoscenza del problema in particolare tra le donne in età fertile, anche se proprio la diffusione della conoscenza, unitamente alla promozione dell'astinenza, della fedeltà e del preservativo, è una delle componenti di base della strategia, cosidetta E,A.B,C,  messa in atto dalle autorità per prevenire la diffusione del virus .

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