“Se
potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l’Europa sarà in grado di
proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo
del continente africano” questo passaggio è contenuto nella dichiarazione
Schuman, rilasciata dall'allora ministro degli Esteri francese Robert
Schuman il 9 maggio 1950, la data che oggi segna la data di nascita
dell'Unione europea. Vi si proponeva il controllo congiunto della
produzione del carbone e dell'acciaio, i principali materiali per l'industria
bellica, con l'intento che sottraendo il controllo sulla produzione di
carbone e ferro, nessun paese sarebbe stato in grado di combattere una guerra.
Un richiamo,
apparentemente estraneo al contesto di un documento estremamente
tecnico-specialistico che dava origine alla CECA- Comunità europea del carbone
e dell'acciaio, che, secondo ricostruzioni storiche, Robert Schuman volle aggiungere di suo pugno al piano predisposto da Jean Monnet. Sono passati diversi decenni da questa intuizione, rimasta inattuata come
tante altre tra quelle espresse dai padri fondatori dell’idea europea, e proprio per non aver posto tra gli obiettivi primari della nuova entità europea questo "compito" ci troviamo alle prese con una emergenza immigrazione che nessuno degli eredi del ministro francese sembra in grado di approcciare con proposte realistiche. Anzi, salvo qualche timido tentativo come quello del governo italiano che va sotto il nome di Migration Compact, le istituzioni europee, e non solo, sembrano privilegiare un approccio emergenziale del fenomeno migratorio, condito da sempre meno efficaci richiami all'accoglienza indistinta e indiscriminata, senza mai interrogarsi su cosa possa fare l'Europa del 2015, cosa ben diversa della CECA degli anni cinquanta, per rimuovere le reali cause del fenomeno .
Siamo cioè a politiche europee attente ai barconi e dimentiche della nave madre, il continente africano, alla deriva.Con buona pace dei padri fondatori.
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