Riportiamo qui di seguito l’articolo con cui il Corriere
della Sera del 7 aprile 1994 dava notizia di quanto successo il giorno
precedente, il 6 aprile, a Kigali, la capitale di un paese africano praticamente
sconosciuto. Nessuno immaginava la portata di quel fatto, affidato ad una
cronaca ripresa dalle agenzie con alcune informazioni di contorno frettolosamente ( lo si vede dalle inesattezze e semplificazioni di cui è infarcito il testo) attinte dagli archivi e relegata a pagina 10. In realtà stiamo leggendo l'inizio, la causa scatenante,
secondo l’unanime convincimento di tutti gli osservatori, di 100 giorni di
sanguinaria follia collettiva che passeranno alla storia come uno dei più tragici fatti della seconda metà del secolo
scorso. Ad oggi quell’attentato, che le indagini successive definiranno meglio
nella sua dinamica senza, peraltro, pervenire all'identificazione certa di un colpevole, in un macabro balletto di accuse reciproche tra i protagonisti di quella che, fino ad allora,
era una delle tante guerre civili che insanguinavano il continente africano. Dall’indomani, quel dispaccio di cronaca lasciò il posto ad
un effluvio di immagini che fecero conoscere al mondo la tragedia rwandese.
Abbattuto l' aereo. Uccisi i presidenti di Rwanda e Burundi
L' aereo che trasportava il presidente del Ruanda, Juvenal Habyarimana, e quello
del Burundi, Cyprien Ntaryamira, e' stato colpito con diversi tiri di mortaio
ed e' precipitato durante l' atterraggio all' aeroporto di Kigali
KIGALI . L' aereo che trasportava il presidente del Rwanda,
Juvenal Habyarimana, e quello del Burundi, Cyprien Ntaryamira, e' stato colpito
con diversi tiri di mortaio e si e' schiantato al suolo in fiamme mentre si
stava apprestando ad atterrare all' aeroporto di Kigali, capitale del Rwanda.
Entrambi i capi di Stato sono morti sul colpo. Habyarimana e Ntaryamira stavano
tornando da Dar es Salaam, in Tanzania, dove avevano partecipato a una riunione
sulle crisi politico etniche tra l' etnia Tutsi - i "lunghi" watussi- e l' etnia Hutu - i "corti" bantu'- che stanno mettendo a ferro e
fuoco il Burundi e il Rwanda. All'incontro partecipavano anche i presidenti
dell' Uganda, Yoweri Museveni, della Tanzania, Ali Hassan Mwynyi, e il vice
presidente keniota George Saitoti. Ibrahim Msabaha, portavoce del ministero
degli Esteri tanzaniano, ha dichiarato che il vertice era stato organizzato per
cercare di risolvere su base regionale le ostilita' . Una delle richieste
avanzate era di dare il via a un intervento militare multi nazionale per disarmare
i 5.000 membri ribelli dell' esercito del Burundi dominato dai Tutsi,
principali responsabili delle stragi. La guerra etnica del Burundi, che sebbene
in forma meno cruenta si e' estesa anche in Rwanda, ha origini lontane. I
"watussi" sono stati per secoli i privilegiati e i "bantu'
" gli oppressi. Gli hutu infatti, anche se erano la stragrande
maggioranza, non potevano entrare nell' esercito o andare a scuola. Gli
impiegati statali erano tutsi, ai corti veniva negato tutto. Poi in Burundi sono
avvenute le prime elezioni democratiche e, naturalmente, e' stato eletto un
hutu. Ma il presidente Ndadaye e' stato ucciso dopo appena 100 giorni di
governo, lo scorso anno. Gli e' succeduto Ntaryamira, anch' egli di etnia hutu,
che ha invano tentato negli ultimi mesi di porre un freno al predominio Tutsi e
ai ripetuti massacri di cui sono stati vittima anche diversi missionari
stranieri (in marzo e' stato attaccato anche un centro gestito da religiosi
italiani). Migliaia di hutu, che rappresentano l' 85 per cento della
popolazione del Burundi, ma anche molti watussi sono stati costretti dai
continui attacchi a cercare rifugio oltre frontiera nel vicino Rwanda che ha
allestito diversi campi profughi lungo il confine fra i due Paesi. Sul fronte
rwandese, invece, la coalizione di Habyarimana e i ribelli dell' ex Fronte
patriottico, in maggioranza di etnia Hutu, non erano finora riusciti ad
accordarsi su un governo di transizione nonostante gli accordi di pace firmati
nell' agosto scorso.
Leggi anche la cronaca del Corriere della sera dell'8 aprile 1994 (clicca qui).
2 commenti:
Definizione certa del colpevole.
Quando non lo si vuole ammettere la definizione certa non c'è mai.
Non basta che il missile fosse in dotazione alle forze francesi. Non basta che siano stati sparati da una postazione francese.
Non basta che recentemente un tribunale FRANCESE con giudice francese abbia ammesso la colpevolezza dei militari francesi di Mitterand.
Restiamo a disposizione del nostro anonimo per dare pubblicità alle prove documentali esistenti a supporto delle affermazioni fatte, a partire dalla sentenza del giudice francese. Forse c'è sfuggito, ma eravamo convinti che il processo fosse ancora in corso!
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