"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


mercoledì 12 giugno 2013

Il latte di capra non è più tabù

Ovunque nel mondo, l’allevamento della capra è abbinato anche alla produzione del latte le cui caratteristiche nutrizionali sono particolarmente apprezzate; infatti,  la sua alta assimilabilità e il basso livello di lattosio lo rende adatto anche  per le  persone con problemi di digestione del lattosio, mentre  la sua composizione molto simile al latte umano ne fa un importante surrogato al latte materno nell'allatamento degli infanti. Non è così in Rwanda, dove le capre locali sono destinate semplicemente alla macellazione per finire sulle tavole sotto forma di gustose brochettes, e dove il consumo di latte di capra non rientra tra gli alimenti tradizionalmente graditi dalla popolazione; anzi, bere latte di capra è giudicato quasi una vergogna. Per questo le numerosissime capre che si incontrano nei villaggi sono destinate al mero consumo, essendo di una razza non lattifera così come richiesto dal mercato locale.Di recente sono state però introdotte in Rwanda anche razze lattifere da parte dell’Ong americana Heiffer, con l’intento originario  di aiutare gli ammalati di Aids, tenuto conto dei valori riconosciuti al latte di capra quale integratore della dieta di questi pazienti. Con un programma molto simile al Progetto Mikan, questa ong  ha promosso una cooperativa, la  Cooperativa Kairu (Cooperativa di allevatori di capre di Rukira),   nella regione orientale, che è arrivata a coinvolgere ben 372 persone. Con l’aumento degli allevatori inseriti nel programma è andato via via aumentando anche il consumo del latte di capra,  tanto da superare i tabù culturali che riconoscevano come unico latte quello di mucca, relegando il consumo del latte di capra ai soggetti dei gruppi sociali più emarginati. Dopo la scoperta che il latte di capra valeva quello di mucca  i più intraprendenti si sono lanciati nell’allevamento di capre lattifere. Ben presto gli allevatori si sono accorti che oltre all’autoconsumo,  il latte poteva essere commercializzato e quindi con  l’aumento della domanda, l’allevamento di capre lattifere è stato individuato come un possibile business  anche perché sono  cominciate ad arrivare richieste anche dalla capitale e un litro di latte sconta un  prezzo sul mercato  doppio rispetto a quello delle mucche, oltre Frw 300 al litro contro Frw 150. Rimane  il problema di  reperimento della nuova razza di capre e il suo costo, decisamente superiore a quello delle caprette da carne attualmente diffuse in Rwanda. Ritorneremo in argomento non appena avremo  conferma dai nostri amici rwandesi circa  prezzi applicati sui mercati locali a queste nuove capre ( secondo l'agenzia Syfia si parla di $200 a capo, una cifra quasi dieci volte superiore al prezzo di una capra autoctona)) che  potrebbero essere proficuamente inserite nel Progetto Mikan promosso dall'Ass. Kwizera  nella diocesi  di Byumba.

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