"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 22 giugno 2013

A fine giugno cessa lo status di profugo per i rwandesi ancora in esilio

Profughi rwandesi 1994 ( foto di S. Salgado)
Il 20 giugno scorso  si è celebrata la giornata mondiale del rifugiato. La celebrazione si colloca in un momento particolare per gli oltre 100mila rwandesi che ancora vivono  da rifugiati in diversi paesi africani. Infatti, il prossimo 30 giugno cesserà per i profughi rwandesi, rimasti in esilio o che hanno dovuto abbandonare il paese fino al 31 dicembre 1998, lo status di rifugiato politico poiché  secondo quanto previsto  dalla Convenzione sui rifugiati del 1951 e dall'Organization of African Unity  Refugee Convention del 1969 sarebbero venuti meno i presupposti essendosi   determinanti  cambiamenti durevoli nel rispettivo paese di origine e con la cessazione delle circostanze che hanno portato a suo tempo  alla fuga. I fatti del  1994 e le sue conseguenze e i successivi  scontri armati nel nord-ovest del Rwanda nel 1997 e nel 1998 - l'ultima volta che il paese conobbe la violenza generalizzata  avrebbero prodotto più di 3,5 milioni di rifugiati rwandesi. La maggior parte hanno fatto ritorno in Rwanda, anche di recente, 12.000 principalmente dalla Repubblica Democratica del Congo. L'Agenzia dell'ONU per i rifugiati (UNCHR) stima però che circa 100.000 rifugiati rwandesi rimangano ancora in esilio. La materia è stata  presa in esame in  un'apposita  riunione ministeriale tenutasi a  Pretoria,  nellaprile scorso, cui hanno partecipato le  delegazioni del  Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Malawi, Mozambico, Repubblica del Congo, Rwanda, Sud Africa, Uganda, Zambia e Zimbabwe. Nella riunione si è preso atto dei progressi nella promozione del rimpatrio volontario e nel reinserimento dei rifugiati rwandesi, ma si è dovuto anche constatare come non pochi dei rifugiati ancora presenti non abbiano alcuna voglia di rientare nel paese d'origine nonostante le spinte del Rwanda ad agevolare quanto più possibile il rientro dei rifugiati nel paese come segno dellormai raggiunta e consolidata pacificazione nazionale. Di fronte però alle resistenze di molti profughi a rientrare in Rwanda nonostante le rassicurazione delle autorità di Kigali, alcuni dei paesi ospitanti hanno confermato la loro disponibili a valutare forme alternative di integrazione per i rifugiati nei paesi di asilo, tra cui la concessione della cittadinanza per naturalizzazione. A questi ultimi  le autorità rwandesi, come ultimo gesto per non interrompere totalmente i legami con la madre patria, sarebbero disponibili a concedere il passaporto rwandese.

Nessun commento: