Paul Kagame |
Dal 1 ° gennaio 2018, il presidente ruandese Paul Kagame
presiederà l'Unione Africana, per tutto l’anno in corso. Lo aveva designato la 29ª
sessione ordinaria dell'Assemblea dell'Unione africana (UA), tenutasi ad Addis
Abeba, in Etiopia, nel luglio 2017. La 30ª sessione ordinaria dell'Assemblea
dei capi di Stato e di governo, che si riunirà ad Addis Abeba, in Etiopia, dal
28 al 29 gennaio, sarà quindi presieduta dal presidente Paul Kagame, nella sua
veste di presidente dell'Unione. Sostituisce il suo omologo guineano, il
presidente Alpha Condé.Sarà una presidenza che probabilmente segnerà fortemente
la storia dell’Unione Africana, tenuto conto che proprio Kagame era stato
incaricato dal 27 ° vertice dell'UA a
Kigali nel luglio 2016, di predisporre uno studio per riformare la Commissione
dell'UA e l'Unione per renderle più efficienti, permettendo così all'Africa di
raggiungere il suo obiettivo di autosostenibilità e di far sentire la propria
voce sulla scena internazionale.Dal vertice di Kigali, Paul Kagame ha
esercitato un'influenza sull'organizzazione continentale, ridisegnando la sua
struttura interna e riformando la sua gestione finanziaria. In particolare, ha
beneficiato dell'esperienza e delle capacità del suo connazionale, ex
presidente della Banca africana di sviluppo, Donald Kaberuka, l'inventore di una
tassa dello 0,2% sulle importazioni
imponibili continentali, quale strumento per raccogliere circa 1,2 miliardi di dollari
all'anno che dovrebbero consentire all’U.A. di affrancarsi dagli aiuti esteri
per il suo funzionamento. Finora, 20 paesi (su 54) vi hanno aderito, cominciando a
rimettere nelle casse dell’Unione il tributo raccolto. Sicuramente, la nuova
presidenza opererà perché tutti i paesi vi aderiscano nel corso dell'anno.Tra le priorità che Kagame intende perseguire c’è quella di
muoversi rapidamente con quelle riforme che possono essere attuate subito, a
partire dalla necessità che l’Africa si presenti con un punto di vista comune,
quando si affaccia sul contesto internazionale, evitando l’attuale confusione.
In passato, il presidente rwandese ha
anche sottolineato la necessità di prevedere un meccanismo che responsabilizzi
i paesi partecipanti nel dare piena attuazione alle decisioni adottate
dall’Unione Africana, particolarmente in materia di finanziamento e di riforme
istituzionali. Il clima favorevole al cambiamento, percepibile nel contesto
africano, dovrebbe favorire un proseguimento spedito sulla strada delle
riforme, quali potrebbero essere la
valorizzazione del ruolo delle comunità
economiche regionali a prendere l'iniziativa sulle questioni regionali,
lasciando che l'Unione Africana si
concentri sulle priorità continentali. Kagame non mancherà di portare nell’istituzione
uno stile di governo mirante all’efficienza nella gestione degli affari e dei lavori comunitari ,
nonché nella selezione del personale preposto. Tenuto conto che da diverse
parti si sottolinea come la segreteria
dell'UA, i vari dipartimenti e uffici siano significativamente sotto organico e manchino
delle competenza necessarie, per
esempio, in materia di commerci.Indubbiamente Kagame, forte del consenso che
gode tra i suoi colleghi e a livello internazionale, non esclusi i rapporti con l'Unione Europea, si proporrà un’agenda
sfidante, come è nello stile del personaggio, così da segnare questa sua
presidenza come quella che ha portato una svolta nel ruolo dell’Unione, nel
segno dell'Agenda 2063, un quadro strategico per la trasformazione socioeconomica
del continente nei prossimi 50 anni, che
prevede, tra gli altri obiettivi, la fine dei conflitti sul continente
entro il 2020. In questo senso Kagame dovrà lavorare a stretto contatto con le
organizzazioni regionali e altri capi di stato per trovare soluzioni
sostenibili ai conflitti attualmente in corso sul continente. Questi vanno
dall'insurrezione di Boko Haram in Nigeria, un conflitto armato senza fine
nella regione del Sudan del Darfur, il conflitto della Repubblica
Centrafricana, violenza nel Sud Sudan; ripetuti attacchi in Kenya del gruppo
terroristico al-Shabab con sede in Somalia, senza dimenticare le attività di
militanti e terroristi islamici nelle regioni del Maghreb e del Sahel del Nord
Africa.Ciò significa che il presidente Kagame dovrà lavorare a stretto contatto
con le organizzazioni regionali e altri capi di stato per trovare soluzioni
sostenibili ai conflitti e prevenire le loro cause. Un’altra sfida che Kagame
metterà sul piatto sarà quella della libera circolazione delle persone all’interno del continente, anche alla luce
dell’esempio del Rwanda, dove da inizio 2018 si può entrare senza la necessità
di avere un visto. Una sfida, quella della libera circolazione delle persone che
dovrà necessariamente declinarsi con i flussi migratori infraafricani, alla
ricerca di opportunità di lavoro e protezione. Ma le sfide più impegnative che
attendono Kagame riguarderanno l’estrema
etereogeneità dei paesi africani così sintetizzata da un esperto:le
economie e le priorità di bilancio sono a diversi livelli, alcuni paesi hanno
addirittura i loro interi bilanci nazionali finanziati dai donatori. Diversi
paesi non hanno pagato le quote associative da anni, altri sono insolventi cronici.
Alcuni sono più fedeli ai loro padroni coloniali e ai loro interessi, piuttosto
che agli interessi dei loro vicini africani .Alcuni paesi dipendono dai paesi
occidentali per la loro difesa e sicurezza. Quindi sarà difficile per Kagame cambiare la mentalità e gli atteggiamenti di tali paesi in favore di una visione continentale, con il
rischio che le ambizioni del continente
siano sacrificate sull’altare degli interessi nazionali.
Ma questo si sa, non è solo un problema dell’Africa.
Ma questo si sa, non è solo un problema dell’Africa.
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