"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


lunedì 8 gennaio 2018

Unione Africana: inizia la presidenza Kagame. Molte le attese

Paul Kagame
Dal 1 ° gennaio 2018, il presidente ruandese Paul Kagame presiederà l'Unione Africana, per tutto l’anno in corso. Lo aveva designato la 29ª sessione ordinaria dell'Assemblea dell'Unione africana (UA), tenutasi ad Addis Abeba, in Etiopia, nel luglio 2017. La 30ª sessione ordinaria dell'Assemblea dei capi di Stato e di governo, che si riunirà ad Addis Abeba, in Etiopia, dal 28 al 29 gennaio, sarà quindi presieduta dal presidente Paul Kagame, nella sua veste di presidente dell'Unione. Sostituisce il suo omologo guineano, il presidente Alpha Condé.Sarà una presidenza che probabilmente segnerà fortemente la storia dell’Unione Africana, tenuto conto che proprio Kagame era stato incaricato dal  27 ° vertice dell'UA a Kigali nel luglio 2016, di predisporre uno studio per riformare la Commissione dell'UA e l'Unione per renderle più efficienti, permettendo così all'Africa di raggiungere il suo obiettivo di autosostenibilità e di far sentire la propria voce sulla scena internazionale.Dal vertice di Kigali, Paul Kagame ha esercitato un'influenza sull'organizzazione continentale, ridisegnando la sua struttura interna e riformando la sua gestione finanziaria. In particolare, ha beneficiato dell'esperienza e delle capacità del suo connazionale, ex presidente della Banca africana di sviluppo, Donald Kaberuka, l'inventore di una  tassa dello 0,2% sulle importazioni imponibili continentali, quale strumento per  raccogliere circa 1,2 miliardi di dollari all'anno che dovrebbero consentire all’U.A. di affrancarsi dagli aiuti esteri per il suo funzionamento. Finora, 20 paesi (su 54) vi hanno aderito, cominciando a rimettere nelle casse dell’Unione il tributo raccolto. Sicuramente, la nuova presidenza opererà perché tutti i paesi vi aderiscano nel corso  dell'anno.Tra le priorità che  Kagame intende perseguire c’è quella di muoversi rapidamente con quelle riforme che possono essere attuate subito, a partire dalla necessità che l’Africa si presenti con un punto di vista comune, quando si affaccia sul contesto internazionale, evitando l’attuale confusione. In passato, il presidente rwandese  ha anche sottolineato la necessità di prevedere un meccanismo che responsabilizzi i paesi partecipanti nel dare piena attuazione alle decisioni adottate dall’Unione Africana, particolarmente in materia di finanziamento e di riforme istituzionali. Il clima favorevole al cambiamento, percepibile nel contesto africano, dovrebbe favorire un proseguimento spedito sulla strada delle riforme, quali  potrebbero essere la valorizzazione del ruolo delle  comunità economiche regionali a prendere l'iniziativa sulle questioni regionali, lasciando che l'Unione Africana si  concentri sulle priorità continentali. Kagame non mancherà di portare nell’istituzione uno stile di governo mirante all’efficienza nella  gestione degli affari e dei lavori comunitari , nonché nella selezione del personale preposto. Tenuto conto che da diverse parti si sottolinea come  la segreteria dell'UA, i vari dipartimenti e uffici siano significativamente sotto organico e manchino delle  competenza necessarie, per esempio, in materia di commerci.Indubbiamente Kagame, forte del consenso che gode tra i suoi colleghi e a livello internazionale, non esclusi i rapporti con l'Unione Europea, si proporrà un’agenda sfidante, come è nello stile del personaggio, così da segnare questa sua presidenza come quella che ha portato una svolta nel ruolo dell’Unione, nel segno dell'Agenda 2063, un quadro strategico per la trasformazione socioeconomica del continente nei prossimi 50 anni, che  prevede, tra gli altri obiettivi, la fine dei conflitti sul continente entro il 2020. In questo senso Kagame dovrà lavorare a stretto contatto con le organizzazioni regionali e altri capi di stato per trovare soluzioni sostenibili ai conflitti attualmente in corso sul continente. Questi vanno dall'insurrezione di Boko Haram in Nigeria, un conflitto armato senza fine nella regione del Sudan del Darfur, il conflitto della Repubblica Centrafricana, violenza nel Sud Sudan; ripetuti attacchi in Kenya del gruppo terroristico al-Shabab con sede in Somalia, senza dimenticare le attività di militanti e terroristi islamici nelle regioni del Maghreb e del Sahel del Nord Africa.Ciò significa che il presidente Kagame dovrà lavorare a stretto contatto con le organizzazioni regionali e altri capi di stato per trovare soluzioni sostenibili ai conflitti e prevenire le loro cause. Un’altra sfida che Kagame metterà sul piatto sarà quella della libera circolazione delle persone  all’interno del continente, anche alla luce dell’esempio del Rwanda, dove da inizio 2018 si può entrare senza la necessità di avere un visto. Una sfida, quella della libera circolazione delle persone che dovrà necessariamente declinarsi con i flussi migratori infraafricani, alla ricerca di opportunità di lavoro e protezione. Ma le sfide più impegnative che attendono Kagame  riguarderanno l’estrema etereogeneità dei paesi africani così sintetizzata da un esperto:le economie e le priorità di bilancio sono a diversi livelli, alcuni paesi hanno addirittura i loro interi bilanci nazionali finanziati dai donatori. Diversi paesi non hanno pagato le quote associative da anni, altri sono insolventi cronici. Alcuni sono più fedeli ai loro padroni coloniali e ai loro interessi, piuttosto che agli interessi dei loro vicini africani .Alcuni paesi dipendono dai paesi occidentali per la loro difesa e sicurezza. Quindi sarà difficile per Kagame cambiare la mentalità e gli atteggiamenti di tali paesi in  favore di una visione continentale, con il rischio che  le ambizioni del continente siano sacrificate sull’altare degli interessi nazionali.
Ma questo si sa, non è solo un problema dell’Africa.

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