"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


giovedì 2 agosto 2012

Progetto Mikan verso quota mille

Mercoledì l’appuntamento è alla parrocchia di Gituza per l’avvio di un nuovo gruppo del Progetto Mikan, di cui i nostri quattro lettori conoscono ormai tutta la storia. Per chi, invece, l’avesse persa, può sempre cliccare qui per recuperare le puntate precedenti. Si tratta del ventinovesimo gruppo attivato in diocesi. Nei prossimi giorni ne partiranno  altri cinque, un altro nella stessa parrocchia di Gituza e due rispettivamente  nelle parrocchie di Mutete e di Bungwe. Altri cinque  gruppi riceveranno, nella seconda settimana di agosto, le caprette da altrettanti gruppi che hanno concluso la loro esperienza nel Progetto. Il clou si avrà sabato 18 agosto, quando a Rebero, una sottoparrocchia di Nyagahanga, ci sarà  il passaggio a un altro gruppo col quale il Progetto Mikan toccherà le mille famiglie coinvolte. Affidiamo alla testimonianza  di Luca e Mariuccia, impegnati in Italia nella pastorale familiare, il compito di raccontare l’esperienza di ieri a Gituza.

Incredibile come venti euro, per noi poca cosa ma per loro una mensilità di un agricoltore, bastino per far felice una famiglia e far si che la solidarietà passi di casa in casa. Anche l’esperienza vissuta oggi è stata una lezione di vita che, vista in un contesto occidentale, farebbe sorridere, ma vissuta sul posto assume una valenza diversa: si capisce il valore di una semplice capretta per il sostentamento di una famiglia. Come al solito, al nostro arrivo siamo stati accolti con tutti gli onori; chi poteva, piccolo e adulto,  aveva indossato l’abito delle grandi occasioni. Mentre le venticinque caprette, pronte per la consegna,  erano provvisoriamente affidate alla cura di altrettanti bambini, le coppie hanno partecipato a un ultimo momento formativo in cui il responsabile del Progetto, signor Damasceno, ha loro fatto le ultime raccomandazioni, ripassando la precedente formazione, sulle modalità di gestire il dono che avrebbero ricevuto. La grande serietà dell’evento, accompagnata dalla dignità di ogni coppia, da cui peraltro traspariva la trepidazione dell’attesa, ci ha sbalorditi. Ma la cosa più sorprendente è stata la solidarietà tra le famiglie che  questo progetto include in sé; concetto più volte richiamato e sottolineato dal parroco di Gituza, don Donat Nsabimana,  e da don Paolo.Si respirava un’aria di felicità, il tutto accompagnato dalle preghiere e dai soliti bellisimi canti, in questo caso di ringraziamento e riconoscenza. Grazie Rwanda, grazie don Paolo, grazie Kwizera. Luca e Mariuccia

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