"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 27 aprile 2012

Mangeremo mele rwandesi?

Il Ministero dell'Agricoltura rwandese ha intrapreso un programma per avviare l'introduzione della coltura del melo nel paese. Per cominciare sono state acquistate in Uganda  12.000 piantine da piantare in una fattoria sperimentale presso una prigione del distretto di Gicumbi.L'intenzione è quella di arrivare, nella prima fase, a piantare meli su almeno   1.500 ettari di terreno, soprattutto nella zona di Gishwati.Al progetto dovrebbero essere interessati investitori turchi. La varietà di mele da coltivare sono tra quelle che hanno già dato ottimi risultati nella vicina Uganda, anche ad altitudini oltre i 1500 metri, ed entrerebbero in produzione nel giro di due anni. Attualmente, soprattutto in Kigali, esiste una certa domanda di mele che vengono importate dal Sud Africa e scontano prezzi molto alti. Secondo un responsabile ministeriale, l'obiettivo di questa iniziativa è quello di ridurre l'importazione di mele perché il Rwanda ha la capacità di produrle, invece di importarle. Ha aggiunto che l'iniziativa è di vitale importanza per stimolare l'economia del paese e migliorare il benessere sociale dei rwandesi in generale. Ha detto che le mele hanno un mercato enorme non sfruttato a livello mondiale, annunciando che il suo ministero avrebbe sensibilizzato gli agricoltori e altri soggetti interessati ad impegnarsi a coltivare mele su larga scala, per arrivare ad essere esportatori di questo prodotto. L'esperienza maturata in Uganda sembra confermare la validità del progetto.Infatti, l'esperimento iniziato nel 2003, tra lo scetticismo degli agricoltori locali, ha avuto successo: le coltivazioni sono possibili fino addirittura a 2100 metri di altitudine. Oltretutto, la coltivazione del melo a cavallo dell'equatore ha consentito anche due raccolti all'anno e la produzione di frutti più gustosi e qualitativamente migliori rispetto a quelli importati. Finora già oltre mille agricoltori ugandesi si sono dedicati alla coltura del melo e a rifornire il mercato interno, nonché i paesi vicini del Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda e Tanzania, con una remuneratività superiore a quella di altra frutta locale. Rimane da superare il problema dell'approvigionamento delle piantine, che devono essere importate dalla Germania e dal Sud Africa, e della cura dei frutti quando sono ancora sugli alberi che diventano una vera tentazione per ladri ed uccelli.
Un'ultima osservazione: se l'esperimento dovesse sortire positivi risultati, ci piace ricordare che il grande know how in materia di coltivazione del melo che esiste in Valtellina, anche con riferimento alle qualità di mele adatte ai territori montani,  potrebbe essere messo a disposizione di realtà locali interessate.

Nessun commento: