Non è un bel momento per il microcredito. Nei giorni scorsi i giornali hanno portato alla ribalta alcune operazioni piuttosto spregiudicate condotte da Muhammad Yunus, fondatore della Grammen Bank e premio Nobel per la Pace nel 2006, con fondi donati a sostegno del microcredito dal goveno norvegese. L'immagine di Yunus ne è uscita piuttosto ammaccata, anche perchè dalle ricerche fatte nei paesi del sud est asiatico, dove più si è diffusa la pratica del microcredito, sono sorti dubbi sulla reale efficacia del modello, soprattutto con riferimento agli esorbitanti tassi che vengono applicati sui piccoli crediti concessi.
E' di oggi la notizia che ci viene da Byumba secondo cui la cooperativa Iriba Microfinance, che avevamo avuto modo di visitare per raccogliere informazioni sull'esperienza del microcredito in Rwanda, è stata messa in liquidazione, sommersa da 170 milioni di Frw ( poco più di 200 mila euro) di crediti irrecuperabili, dopo che aveva sospeso le operazioni già dal maggio scorso, creando non poco disorientamento tra i numerosi clienti. In precdenza c'era stato il caso della Blue Financial Services Ltd, un'istituzione sudafricana, cui era stata ritirata la licenza di esercizio in Rwanda, all'inizio di quest'anno, a causa di pratiche scorrette e per il livello del contenzioso. Altri casi si erano verificati nel passato. Il livello di contenzioso esistente sul mercato del credito rwandese è abbastanza elevato; basti pensare che la miglior banca del paese, secondo quanto emerge da una classifica del Financial Times di Londra (FT) Magazine, la Banca di Kigali (BK) nel 2008
aveva sofferenze pari al 15,4 per cento del volume totale del prestito, scese poi all'8 per cento nel 2009.
In simili condizioni diventa difficile operare sul mercato per le banche e per le società dedite al microcredito che reagiranno a simili contingenze rendendo più restittivi i criteri di erogazione di un prestito, con la conseguente penalizzazione per i più deboli.
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