"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 3 settembre 2010

Diario di viaggio 3

Il telefonino
Il più grande fenomeno tecnologico di massa dell'ultimo ventennio, ancor più del pc, è sicuramente il telefono mobile. La sua diffusione è stata rapida e ha interessato ogni latitudine del mondo. Anche in Rwanda il fenomeno ha contagiato ogni strato sociale dalla capitale fino all'ultimo dei villaggi. Tre compagnie telefoniche, a cui presto se ne aggiungerà una quarta, stanno macinando numeri impressionanti in termini di clienti utilizzatori. In poco tempo, il terzo operatore Tigo, operativo da quasi un anno, ha conquistato 500.000 nuovi clienti anche grazie a un marketing molto aggrssivo. Tra le offerte Tigo c'è anche quella di un modello di telefonino, lo ZTE F102,  non ancora presente in Italia, essendo finora distribuito solo in Gran Bretagna, Irlanda e Svezia, che per poco più di 60 euro ti fa navigare in internet e ti fa telefonare anche con Skype.Ma sono altri i segnali che denotano quanto il telefonino abbia fatto presa sul rwandese. Sette del mattino all'uscita di chiesa a Byumba: un ragazzino già impugna il proprio telefonino, alla stessa ora due giorni dopo, interno chiesa di Nyagahanga, una suoneria telefonica interrompe l'atmosfera di raccoglimento con cui un centinaio di fedeli  seguono la Santa Messa; sembrerebbe di trovarsi in una qualsiasi chiesa italiana in cui troppo spesso fedeli disattenti o maleducati lasciano accesso il proprio telefonino. Altro episodio. In viaggio verso Nyagahanga, improvvisamente, nel buio della notte rwandese, i fari della jeep inquadrano la sagoma barcollante di un uomo che avanza con fare incerto impugnando in una mano una birra, rigorosamente in formato 66 cl, e nell'altra un telefonino acceso che forse gli serve anche come pila per illuminare i suoi incerti passi.

Celestine non si trova

Celestine, la ragazza alla quale avevamo dedicato un post nell'aprile scorso, non si trova. Quando avevamo letto la sua storia su un giornale rwandese ci eravamo proposti d'inserirla nel progetto adozioni dell'Associazione Kwizera. Apparentemente avevamo tutti gli elementi per poterla cercare: villaggio, nome del padre e una serie di altri elementi che lasciavano intendere che la ragazza sarrebbe stata facilmente individuata. In realtà le cose sono andate diversamente. Il buon Bernard, l'uomo che per Kwizera segue le adozioni in loco, ha fatto tutto il possibile, stimolato anche dalla promessa di un premio, per riuscire a rintracciare la ragazza. Ha battuto tutta la collina, ha parlato con i responsabili amministrativi locali e con il direttore didattico senza trovare alcuna traccia. Forse la storia raccontata dal giornalista rwandese voleva essere l'esemplificazione di una certa realtà minorile che coinvolge diversi bambini e ragazzi rwandesi; Celestine li rappresentava tutti anche se, magari, personaggio solo immaginario.

A Kagera

Giovedì mattina si va a Kagera, una sottocentrale della parrocchia di Nyagahanga, per visitare i lavori di realizzazione di una nuova struttura che dovrà ospitare una scuola materna. Per non essere da meno degli amici della Missione 2009, i quindici kilometri tra andata e ritorno, vengono percorsi rigorosamente a piedi, con un certo brio da tutti i componenti del gruppo, con una citazione di merito per i meno giovani che, come già l'anno scorso hanno dato buona prova di sè. Olivetta, rappresentante del gentil sesso, infischiandosene del possibile confronto con Nicoletta, che nel 2009 ha macinato fior di kilometri con una certa disinvoltura, al ritorno ha approffittato del passaggio di una moto per concludere  il proprio viaggio comodamente seduta sul sellino posteriore. Ma torniamo al motivo del nostro viaggio. Abbiamo trovato il cantiere in piena attività sotto la guida attenta del capomastro signor Justien Kareba, che aveva già seguito i lavori del Centro di Nyagahanga. I lavori sono ormai arrivati al tetto. Una volta ultimati la comunità locale avrà una truttura ricettiva composta di tre aule disposte su una lunghezza di 26 metri e una larghezza di 6, per una superficie complessiva di 156 mq. I bambini fino ad oggi sistemati su un prato, senza nemmeno la protezione del tradizionale albero alla cui ombra solitamente vengono impartite le lezioni dove manca un edificio scolastico, nei prossimi mesi potranno essere seguiti dalla loro giovane insegnante Esperance nei nuovi locali dell'asilo. Un'altra opera che l'infaticabile Don Paolo, grazie al sostegno dell'Azione cattolica di Grosio, della associazione S. Matteo di Nave di Lucca e degli amici di Barga, ha realizzato per l'ampia comunità parrocchiale di Nyagahanga.

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