Il telefonino
Il più grande fenomeno tecnologico di massa dell'ultimo ventennio, ancor più del pc, è sicuramente il telefono mobile. La sua diffusione è stata rapida e ha interessato ogni latitudine del mondo. Anche in Rwanda il fenomeno ha contagiato ogni strato sociale dalla capitale fino all'ultimo dei villaggi. Tre compagnie telefoniche, a cui presto se ne aggiungerà una quarta, stanno macinando numeri impressionanti in termini di clienti utilizzatori. In poco tempo, il terzo operatore Tigo, operativo da quasi un anno, ha conquistato 500.000 nuovi clienti anche grazie a un marketing molto aggrssivo. Tra le offerte Tigo c'è anche quella di un modello di telefonino, lo ZTE F102, non ancora presente in Italia, essendo finora distribuito solo in Gran Bretagna, Irlanda e Svezia, che per poco più di 60 euro ti fa navigare in internet e ti fa telefonare anche con Skype.Ma sono altri i segnali che denotano quanto il telefonino abbia fatto presa sul rwandese. Sette del mattino all'uscita di chiesa a Byumba: un ragazzino già impugna il proprio telefonino, alla stessa ora due giorni dopo, interno chiesa di Nyagahanga, una suoneria telefonica interrompe l'atmosfera di raccoglimento con cui un centinaio di fedeli seguono la Santa Messa; sembrerebbe di trovarsi in una qualsiasi chiesa italiana in cui troppo spesso fedeli disattenti o maleducati lasciano accesso il proprio telefonino. Altro episodio. In viaggio verso Nyagahanga, improvvisamente, nel buio della notte rwandese, i fari della jeep inquadrano la sagoma barcollante di un uomo che avanza con fare incerto impugnando in una mano una birra, rigorosamente in formato 66 cl, e nell'altra un telefonino acceso che forse gli serve anche come pila per illuminare i suoi incerti passi.
Celestine non si trova
Celestine, la ragazza alla quale avevamo dedicato un post nell'aprile scorso, non si trova. Quando avevamo letto la sua storia su un giornale rwandese ci eravamo proposti d'inserirla nel progetto adozioni dell'Associazione Kwizera. Apparentemente avevamo tutti gli elementi per poterla cercare: villaggio, nome del padre e una serie di altri elementi che lasciavano intendere che la ragazza sarrebbe stata facilmente individuata. In realtà le cose sono andate diversamente. Il buon Bernard, l'uomo che per Kwizera segue le adozioni in loco, ha fatto tutto il possibile, stimolato anche dalla promessa di un premio, per riuscire a rintracciare la ragazza. Ha battuto tutta la collina, ha parlato con i responsabili amministrativi locali e con il direttore didattico senza trovare alcuna traccia. Forse la storia raccontata dal giornalista rwandese voleva essere l'esemplificazione di una certa realtà minorile che coinvolge diversi bambini e ragazzi rwandesi; Celestine li rappresentava tutti anche se, magari, personaggio solo immaginario.
A Kagera
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