"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


martedì 11 agosto 2009

Diario di viaggio 7

A Nyinawimana
Venerdì l’appuntamento è fissato a Nyinawimana dove raggiungo, dopo un’ora di jeep su una strada particolarmente accidentata, Franco, Angelo, Alessandro e Nicoletta. Sui terrazzamenti della collina è in fase avanzata la mietitura del grano. Un serpente umano fatto di donne e bambini s‘inerpica sui fianchi della collina, portando covoni di grano, più o meno grandi a seconda delle capacità di ognuno, verso il grande magazzino che si trova proprio sulla sommità, a fianco della grande stalla
della fattoria. Diverse donne si portano al seguito, ben fissato sul dorso avvolto nella tradizionale fasciatura delle donne rwandesi, il proprio bambino che comincia così,
ancora in fasce, a vivere la quotidianità di una vita fatta di sacrifici e rinunce. Don Jean Marie il parroco di Nyinawimana al quale, da qualche mese, è stata affidata la gestione della grande fattoria, prima gestita dall’economato della diocesi, ci ha fatto trovare una situazione decisamente in evoluzione. Ha ingaggiato un agronomo che sta mettendo mano ai diversi aspetti gestionali della fattoria che coinvolgono la stalla, con una ventina di capi di bestiame pregiato da latte, gli allevamenti di capre, conigli e api. Dieci ettari di campi ricavati dall’opera di terrazzamento, portata a termine negli anni scorsi dall’Ass. Kwizera, sono stati dati in affitto alle associazioni contadine per un canone contenuto: 300 franchi rwandesi ad ara per ognuna delle due stagioni che connotano l’anno agricolo rwandese. Tre ettari di campi sono rimasti in gestione alla parrocchia. Con don Jean Marie viene raggiunto anche un accordo per pianificare il reperimento delle capre da inserire nel Progetto MIkAN: a fronte del finanziamento concesso dall’Associazione Kwizera per l’acquisto di 50 capre fattrici, la stessa associazione riceverà, nell’agosto del 2010, 100 capre di sei mesi d’età da distribuire alle famiglie del progetto MIkAN.

Week end a Kigali..
Sabato si va a Kigali per confermare il volo di ritorno e per fare gli immancabili acquisti di souvenir al cosidetto villaggio degli artisti, dove da qualche anno sono concentrati tutti i venditori che fino ad qualche anno fa esponevano la loro merce lungo le strade della capitale. La cura del decoro cittadino è uno dei punti fissi dell’amministrazione rwandese. Oltre ad aver decentrato in periferia i venditori ambulanti, è stato fatto divieto di aggirarsi in città a piedi scalzi. Analogo divieto vige anche nel resto del paese relativamente all‘accesso, nelle stesse condizioni, in edifici pubblici . Se poi arrivate in città dalla campagna con la jeep con una patina rossastra di polvere creatasi durante il viaggio sulle strade sterrate del paese, vi potrebbe capitare di essere richiamati dal primo agente che incontrate a un maggior decoro. Kigali è una città che si presenta diversa ogni volta che ci si fa ritorno; questa è la mia quarta volta dopo il primo viaggio del 2003. Sta assumendo il volto di una città moderna, curata nelle arterie stradali di maggior traffico, come il tratto che collega l’aeroporto al centro abbellito di piante e aiuole fiorite, oggetto di diversi interventi edilizi di rilievo. A fianco dei modernissimi palazzi delle banche, indubbio segnale dell’interesse dei capitali finanziari alle positive prospettive di sviluppo dell‘economia rwandese, e di alcune aziende internazionali che hanno cambiato la sky line del centro, vi sono altri cantieri aperti per nuove realizzazioni.Anche l’edilizia abitativa è oggetto di un forte trend di sviluppo che porta la città a dilatarsi, sempre alla ricerca di nuovi spazi su cui costruire, assorbendo nuovi terreni o procedendo a opere di riqualificazione. In tale frenetico sviluppo non mancano problemi di carattere sociale come quelli conseguenti a certi espropri di terreni, forse un po’ sbrigativi.Nel complesso siamo in presenza di una capitale che, nella sua frenetica voglia di bruciare le tappe di una modernizzazione spinta, ben rispecchia la voglia delle autorità rwandesi di lasciarsi alle spalle un recente passato tragico e guardare con fiducia a un futuro fatto di scelte innovative in economia e nell’amministrazione pubblica.

e poi sul lago di Rwesero
La domenica è dedicata al riposo. Per questo un pranzo sul lago di Rwesero è una scelta quasi obbligata. Sul fatto di riposarsi non sono totalmente d’accordo Angelo, Alessandro e Nicoletta che decidono di fare il viaggio verso Rwesero a piedi; ci sarebbero oltre 30 Km di distanza. Partono di buon mattino con passo spedito e con una tabella di marcia che prevede un ritmo da 6 km/ora. Con Franco partiamo più tardi in jeep con la previsione di raggiungerli a metà percorso.
In effetti li raggiungiamo al diciottessimo km. Appena ci vedono, sembra che non aspettassero altro: senza farsi pregare si accomodano a bordo dell’ammiraglia, come quei corridori gettatisi in una fuga al di sopra delle loro possibilità che appena vengono raggiunti dal gruppo scivolano lentamente in coda e poi mettono il piede a terra. Comunque al di là della facile ironia da parte di chi se ne stava comodamente in jeep, bisogna riconoscere che hanno fatto un bel exploit. Exploit analogo a quello del giovane cameriere che ci ha servito ilpranzo a base di tilapia nel ristorantino sul lago.A fine pranzo abbiamo ordinato quattro caffè; nessuno di noi s‘illudeva di ricevere un espresso ma neppure quanto ci ha portato il nostro giovane cameriere. Infatti, forse in soggezione verso i cinque bazungu (bianchi) o forse credendo di farci cosa gradita, ha portato quattro termos di caffè da quasi un litro: uno ciascuno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)