"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


giovedì 2 aprile 2009

Benedetto XVI al G 20: ascoltate anche la voce dell'Africa

S.S. Benedetto XVI ha indirizzato una lettera al primo ministro britannico Gordon Brown in vista del vertice del G 20  in corso a Londra per discutere e affrontare possibili soluzioni per uscire dalla gravissima crisi che sta interessando il mondo intero. Il Papa porta all'attenzione dei rappresentanti degli Stati che rappresentano il 90 % del PIL e l’80 % del commercio mondiale anche la voce di coloro che hanno  meno forza nello scenario politico e che  soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità.In primis quei paesi dell'Africa di cui il Papa , nel suo recente viaggio, ha  potuto toccare con mano sia la realtà di una povertà bruciante e di una esclusione cronica, che la crisi  rischia di aggravare drammaticamente, sia le straordinarie risorse umane di cui quel Continente gode e che può mettere a disposizione dell’intero pianeta. Auspicando che sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo, affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti, il Papa  ricorda che le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Ricordando che "la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in se stesse la radice del loro fallimento" sottolinea come l’unico fondamento vero e solido sia la fiducia nell’uomo. Per questo  "tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l’etica nelle finanze". Forte è poi il richiamo del Papa  affinchè la crisi attuale non porti alla cancellazione o alla drastica riduzione dei piani di aiuto estero, specialmente per l’Africa e per gli altri Paesi meno sviluppati. La lettera prosegue quindi in questi termini: "L’aiuto allo sviluppo, comprese le condizioni commerciali e finanziarie favorevoli ai Paesi meno sviluppati e la remissione del debito estero dei Paesi più poveri e più indebitati, non è stata la causa della crisi e, per un motivo di giustizia fondamentale, non deve esserne la vittima. Se un elemento centrale della crisi attuale è da riscontrare in un deficit di etica nelle strutture economiche, questa stessa crisi ci insegna che l’etica non è "fuori" dall’economia, ma "dentro" e che l’economia non funziona se non porta in sé l’elemento etico". Da qui un  accalorato richiamo a un " coraggioso e generoso potenziamento di una cooperazione internazionale capace di promuovere un reale sviluppo umano ed integrale". 

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