"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


domenica 16 agosto 2009

Diario di viaggio 8


Nyagahanga -Ngarama: andata e …ritorno
Sabato l’appuntamento era a Ngarama per procedere, nell’ambito del Progetto MIkAN, all’assegnazione delle capre al Gruppo di quella parrocchia. Si era deciso, anche per l’assenza di Don Paolo e della sua jeep, di fare il percorso Nyagahanga-Ngarama, rigorosamente a piedi. All’andata tutto è proceduto per il meglio. Infatti, con un passo di marcia spedito in due ore e mezza si sono coperti i circa 12 km della distanza tra le due parrocchie con una certa scioltezza : ottime le performance dei meno giovani del gruppo e della rappresentante del gentil sesso.
Il percorso su strada sterrata comprendeva lo scavalcamento di una collina, l‘attraversamento di un villaggio abitato esclusivamente da mussulmani, come si poteva dedurre dalle scritte di un apposito cartello di un programma d’aiuto di una fondazione islamica e dal tradizionale velosul capo delle donne, il passaggio in una pineta, dove ti aspettavi da un momento all‘altro d‘imbatterti in un fungo.
Adempiuto al previsto impegno dell’avvio del gruppo del Progetto MIkAN ( nella foto un momento della consegna delle capre), ci si è concessi un veloce pranzo a base di brochette di capra, patate fritte, ananas e birra. Sul finire del pranzo un fortissimo temporale , oltre a obbligarci a prolungare i tempi di permanenza nel locale, rendeva le strade particolarmente scivolose tanto da farci escludere immediatamente la possibilità di utilizzare, come mezzo di trasporto per il ritorno, il pick up gentilmente messoci a disposizione dalla parrocchia di Ngarama. Incoerentemente con questa prima decisione ripiegavamo sul noleggio di uno di quei furgoni taxi che attraversano il paese in lungo e in largo su qualsiasi tipo di strada. Dopo aver contrattato il prezzo del viaggio prendevamo posto a bordo: sedili sconnessi, pezzi mancanti, odori intensi e non del tutto gradevoli. A bordo s’infilavano anche due passeggeri a noi sconosciuti, che tentavamo di far allontanare ritenendoli dei portoghesi . In qualche maniera il guidatore proprietario del taxi ci fece capire che dovevano restare a bordo. Si parte con un caldo invito di Angelo al guidatore di andare molto buhorobuhoro..adagio, adagio. I primi 4 kilometri di strada pianeggiante filano via regolarmente, anche se tutti avvertiamo la debole tenuta di strada del mezzo su un fondo stradale decisamente scivoloso. Qualche scaramantico richiamo a ciò che potrebbe riservarci la discesa su Nyagahanga cerca di alleggerire la situazione. Appena la strada inizia a impennarsi il pulmino dà segni palesi di insubordinazione al suo autista, che per parte sua sembra avere un rapporto conflittuale con la frizione: le ruote posteriori girano a vuoto e il furgone ancheggia. Dopo un tratto di stop and go, a un certo punto il furgone si blocca e non c’è verso di farlo ripartire. A questo punto i due ospiti/portoghesi aprono il portellone e balzano a terra: sono gli spingitori. Cominciano a spingere sollecitando l’aiuto di qualche ragazzino che passa per strada: riescono a far ripartire il furgone. Va avanti così per tre volte, poi si rende necessario l’intervento anche dei bazungu: scendiamo e spingiamo. A questo punto si capisce che non si può andare avanti così. Si contratta lo scioglimento del contratto con l’autista che sembra sollevato dal non doversi sobbarcare un simile viaggio.Si prosegue a piedi. Mancano almeno un paio di kilometri allo scollinamento, sono quasi le sei e comincia a farsi sera. Il buio ci avvolge in cima alla collina, unitamente alla preghiera del muezzin che un altoparlante irradia da una piccola moschea dell’enclave mussulmana che avevamo attraversato al mattino. Ancora dieci minuti ed è buio pesto: il meno imprevidente della compagnia cava da una delle tasche della cacciatora una provvidenziale pila che consente di intravedere seppur faticosamente dove si mettono i piedi.Si va avanti così per almeno tre kilometri in attesa che arrivi una macchina, chiamata dal vicario don Jean Nepomaceno, a recuperarci. La troveremo più avanti ferma in mezzo alla strada bloccata da un guasto in via di accertamento. La superiamo, sempre camminando con una certa attenzione per non incorrere in qualche fatale scivolata. Quando ormai siamo alle viste di Nyagahanga, veniamo raggiunti dalla macchina che doveva recuperarci, di cui avevano nel frattempo individuato e riparato il guasto. Per educazione, non possiamo fare a meno di salire a bordo, ma lo facciamo con lo spirito di chi si vede scippata una vittoria: ancora mezzo kilometro ed eravamo alla meta… a piedi alla faccia di tutti!

L’acqua dei Lake Angels

Il gesto semplice come quello di aprire un rubinetto di una fontanelle pubblica, ripetuto otto volte in una cornice di bambini rwandesi felici e vocianti, è il suggello della giornata vissuta mercoledì a Kiruri dai componenti della


missione Kwizera. Era la giornata in cui si inaugurava l’acquedotto rurale voluto e finanziato dai Lake Angels, l’associazione di Barga che riesce a trasfondere l’amicizia di un gruppo di una ventina di amici in momenti e opere di solidarietà che già avevano trovato modo di concretizzarsi, qui in Rwanda, per il tramite della Ass. Kwizera.Si trattava di captare l’acqua da una sorgente sgorgante sui fianchi della collina, raccoglierla in tre grandi vasche, rispettivamente, di 20.000, 15.000 e 10.000 litri e distribuirla attraverso oltre 3 km di tubi a 8 fontanelle a cui la popolazione locale, e in particolare gli scolari della scuola, potesse accedervi direttamente.
Missione compiuta!
L’acquedotto è stato portato a termine da un comitato locale, sempre seguito dall’Italia dagli esponenti dell’associazione Kwizera, anche per il tramite prezioso di don Giovanni parroco di Fosciandora, con risultati veramente ottimali, nel rispetto di tutte le previsioni progettuali e finanziarie.Questa volta i Lake Angels hanno voluto vivere di persona il momento della consegna dell’opera alla popolazione locale; è toccato, infatti, al responsabile dei Lake Angels Alessandro, affiancato dalla moglie Nicoletta nelle vesti dell’emozionatissima madrina, consegnare ufficialmente l’opera alla comunità locale. La soddisfazione dei responsabili dell’Ass. Kwizera per la riuscita del progetto era leggibile sui volti di Franco e Angelo. Alessandro e Nicoletta non facevano nulla per nascondere, oltre al legittimo orgoglio per la realizzazione, le forti emozioni vissute.
Sentimenti che hanno voluto immediatamente trasmettere agli amici rimasti in Italia attraverso messaggini e telefonate dai toni veramente entusiastici per descrivere una giornata decisamente intensa iniziata di primissima mattina sotto i migliori auspici. Infatti, per Alessandro e Nicoletta, la sveglia invece che dal tradizionale squillo del telefonino era venuta da uno squillante e liberatorio “good boy” che dalla stanza vicina poneva fine all’inconfondibile colonna sonora di una performance amorosa di una coppia di aitanti coniugi americani, di giorno impegnati a Nyinawimana in attività formative. Iniziata sotto simili auspici, la giornata non poteva che rivelarsi una di quelle che ti trasmettono immagini e sentimenti il cui ricordo non ti lascia tanto facilmente e che ti viene voglia di condividere con gli altri.Ancora sulla strada del ritorno e durante la serata era tutto un ripercorrere i momenti trascorsi, quasi a volerli rivivere nuovamente.Quando poi, al chiudersi della giornata, è giunto il momento di ritirarci nelle nostre stanze, a qualcuno è capitato di pensare che bravi ragazzi siano questi nostri amici di Barga: Lake Angels good boys….

Matimba: terzo gruppo MIkAN
Matimba è l’ultimo paese rwandese dell’estremo nord est al confine con l’Uganda e la Tanzania. Vi si arriva attraversando la zona del Mutara dove al paesaggio verde e movimentato delle colline si sostituisce quello piatto dei pascoli e della savana, in questo periodo rinsecchito dal sole e dalla mancanza d’acqua. La striscia d’asfalto si snoda come un lungo serpente, costeggiata , a intervalli, qua e là da case di discreta fattura segno del buon livello di vita dei suoi abitanti, in prevalenza allevatori. Sui pascoli che si estendono a perdita d’occhio si notano macchie di mucche al pascolo. Più lontano inizia il territorio del parco.Presso la parrocchia di Matimba, di recentissima costituzione, ci attende don Emilien il nuovo parroco, già vicario a Nyagahanga. Ci riceve nella nuova casa parrocchiale che i fedeli hanno provveduto a costruire a tempo di record. Poi incontriamo il gruppo delle famiglie inserite nel Progetto MIkAN che hanno appena ricevuto la rispettiva capretta. L’incontro è particolarmente cordiale e serve per far conoscere le finalità del progetto che potrebbe arrivare a interessare anche altre parrocchie nel momento in cui questa fase sperimentale dovesse dare riscontri positivi.

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