"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 17 giugno 2016

UE: primi timidi passi contro il commercio dei minerali insanguinati

Cercatori d'oro
L'Unione europea si schiera contro il traffico di minerali 'insanguinati', come coltan e tungsteno, i cui proventi alimentano troppo spesso gruppi  guerriglieri nelle aree di conflitto, con particolare intensità nell'area congolese del Kivu, e che servono a produrre cellulari, computer, gioielli. "Abbiamo raggiunto un accordo politico sugli obblighi legali per la parte a monte della catena di rifornimento di questi minerali, che includono fonderie e raffinerie" ha annunciato il commissario europeo al commercio, Cecilia Malmstroem, dopo la riunione dei negoziatori di esecutivo Ue, Europarlamento e Consiglio. "Alcuni aspetti tecnici rilevanti rimangono ancora da definire, ma è un'intesa importante" ha spiegato Malmstroem.  L'intesa "avrà un enorme impatto sul terreno nelle aree dei conflitti" promette a nome della presidenza di turno Ue Lilianne Ploumen, ministro del Commercio estero olandese. "Il nostro ruolo è quello di dare voce a persone che non possono sedere a questi tavoli e anche ai consumatori che non vogliono contribuire a conflitti senza saperlo" ha detto Ploumen. "Si tratta di un accordo importante anche nel contesto della crisi dei migranti" ha aggiunto Iuliu Winkler (Ppe), relatore romeno dell'Europarlamento, ricordando che l'Ue "deve assistere le persone sul terreno e distruggere gli incentivi che le spingono a diventare migranti economici illegali".
Meno entusiaste sono le reazioni di alcune Ong, a partire da Amnesty International che ritiene che "L'Europa ha privilegiato i profitti rispetto alle persone" e ai diritti umani, che è tenuta a rispettare.  "L'accordo rappresenta un primo passo nella giusta direzione, ma la legge alla fine rischia di fare molto meno rispetto all'obiettivo", poichè prevede possibili esenzioni per la "vasta maggioranza delle aziende europee" dalle nuove regole.
 "L'Ue ha obblighi internazionali di rispetto dei diritti umani ma ha fatto solo metà strada in questo senso" ha detto Iverna McGowan, a capo dell'ufficio Ue di Amnesty International. "Gli investitori e consumatori europei ancora non avranno nessuna certezza che le aziende con le quali hanno a che fare abbiano agito in maniera responsabile" aggiunge McGowan, secondo cui "questa legge cambierà poco, troppo poco". L'accordo politico prevede una revisione dopo due anni, per verificare l'impatto delle nuove regole. "Questa legge può solo essere un primo passo, va attuata rapidamente in modo da estenderla presto alle imprese che importano questi materiali come parte di prodotti industriali" aggiunge Maria van der Heide di ActionAid. "Le comunità nelle aree colpite dai conflitti saranno capaci di beneficiare delle proprie risorse e di essere libere dalla violenza legata al commercio di minerali 'insanguinati' solo se tutte le aziende della catena di produzione seguono pratiche di approvvigionamento responsabili" conclude van der Heide.
Per approfondimenti sul Kivu, sul coltan e sul ruolo del Rwanda nel commercio di minerali clicca qui

Nessun commento: