Non mancheranno di suscitare vivaci reazioni tra i responsabile della politica rwandese le
risultanze del rapporto mondiale 2016 "World Happiness", rilasciato
oggi a Roma in previsione della prossima
Giornata della felicità promossa dall’ONU per il 20 marzo.
Infatti, il Rapporto 2016, elaborato da Sustainable Development
Solutions Network (SDSN) e dall'Earth Institute della Columbia University,
relega il Rwanda al 152° posto, con un punteggio di 3,515 su una scala da zero a dieci, sui 157 paesi presi in considerazione.
Per la verità la stessa posizione che il Rwanda ricopriva nel Rapporto 2013 ( vedi nostro precedente post) e in clamorosa contraddizione con una precedente ricerca rilasciata da Gallup, di cui abbiamo riferito in questo post, in cui il Rwanda risultava tra i paesi africani più felici. A questo punto, di fronte a questi due opposti risultati, il Rwanda, parafrasando il titolo di un noto film di tre comici italiani, potrebbe legittimamente rinnovare la richiesta: chiedimi (di nuovo) se sono felice.
Tornando al Rapporto, ricordiamo che lo studio ha incrociato i dati di 157 Paesi nel biennio
2013-2015 prendendo in considerazione otto variabili: il Pil reale pro capite, l’aspettativa
di vita in buona salute, il supporto sociale (per esempio, avere qualcuno su
cui contare), la libertà nel fare scelte di vita, la generosità, l’assenza di
corruzione, la capacità di divertirsi , ridere e sentirsi spensierati e,
infine, le preoccupazioni.
Nei 10 primi posti di questa speciale classifica compaiono,
oltre a Danimarca e Svizzera, Islanda, Norvegia, Finlandia, Canada, Paesi
Bassi, Nuova Zelanda, Australia e Svezia.
Le risposte degli italiani sono state tutte sotto la media
della sufficienza (5,9) che collocano l’Italia al 50° posto. Siria, Afghanistan
e otto paesi della fascia sub-Sahariana sono invece i luoghi meno felici in cui
vivere. Il Burundi è l'ultimo in classifica.
"Quando i paesi si concentrano esclusivamente su
obiettivi individuali, come lo sviluppo economico, trascurando obiettivi
sociali e ambientali, i risultati possano essere fortemente negativi per il
benessere umano, e perfino pericolosi per la sopravvivenza", dice il
rapporto che sottolinea anche come "Molti paesi negli ultimi anni hanno ottenuto la crescita
economica al costo di un'ineguaglianza fortemente aumentata, dell'esclusione
sociale e di un grave danno all'ambiente naturale".
Forse in quest'ultima osservazione si trova una qualche spiegazione del perchè, quando si vanno a misurare variabili che vanno al di là di meri parametri economici e di innovazioni tecnico-amministrative e si va a scandagliare la vita della popolazione, anche di quella che vive al di fuori della capitale, il Rwanda immancabilmente paga dazio.
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