"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 31 gennaio 2015

Con Bernard s'impara l'italiano

Bernard con Bonaventure
Bernard, il collaboratore dell’Associazione Kwizera, che ha una discreta conoscenza dell’italiano appreso grazie a un soggiorno di tre mesi quando era un giovane professore di disegno, ha realizzato  un corso di primi rudimenti della lingua italiana. Per undici sabati ha riunito una ventina di studenti, quelli che hanno avuto la costanza di seguirlo, per un paio d’ore, impartendo loro lezioni di italiano sulla base di un manualetto apposito inviatogli dall’Italia.I risultati di questa esperienza che potrà naturalmente proseguire li abbiamo verificati personalmente per una fortuita coincidenza. Mentre eravamo fermi in jeep sul piazzale della chiesa di Byumba, siamo stati avvicinati da un giovane che ci ha salutato con un inaspettato buongiorno che ha innescato una conversazione in italiano che ci ha permesso di sapere di lui diverse cose: nome, scuola che frequentava e altro. Quando gli abbiamo chiesto dove avesse appreso quelle frasi, che gli permettevano di interloquire con un italiano, Bonaventure Hagenimana, questo il nome del giovane, ci ha risposto che era il frutto di un corso che si teneva in parrocchia condotto da Bernard. Al quale Bernard, per la verità, nei giorni precedenti avevamo chiesto di farci incontrare un paio di suoi allievi per verificare l’efficacia del corso. La risposta era stata che purtroppo non erano disponibili perché impegnati a scuola.Dopo un po’ che ci stavamo intrattenendo con questo giovane, sopraggiunge il buon Bernard che, vedendo il proprio allievo in conversazione con noi, non può  che esprimere la propria soddisfazione soprattutto dopo che gli abbiamo assicurato che, grazie alla performance del suo allievo, anche lui aveva superato brillantemente la prova dell’insegnamento. Un'esperienza dunque che va sicuramente proseguita: Parlo Italiano, così era denominata la proposta di Bernard, diventa un progetto che Kwizera continuerà a sostenere. 

mercoledì 28 gennaio 2015

Diario Missione 2015

Riunione sul progetto batwa
Sollecitata dall’Associazione Kwizera e promossa dal vescovo di Byumba, mons Servillien,  si è tenuta, presso la diocesi,  una riunione coordinata dal direttore delle Caritas, don Emmanuele,per affrontare la grave situazione venutasi a creare nell’ambito della comunità batwa di Kibali. Erano presenti  i rappresentanti della diocesi protestante, della Croce Rossa, della Caritas e da ultimo, con quasi due ore di ritardo, si sono presentati anche i rappresentanti delle istituzioni locali. Dopo un’ampia discussione che ha affrontato il problema da diversi punti di vista si è giunti alla conclusione che verrà istituito un comitato di coordinamento tra i diversi soggetti coinvolti. Il Comitato dovrà presentare delle proposte d’intervento, previa ricognizione dello stato di fatto della situazione a Kibali ( quante famiglie sono rimaste, quante case sono state distrutte o danneggiate), anche alla luce delle diverse iniziative ancora in essere da parte dei diversi soggetti.Nell’immediato  è emerso l’orientamento di  privilegiare, da subito, il recupero dei bambini all’abbligo scolastico anche attraverso la loro ammissione alle mense scolastiche. Al riguardo è stata espressa la disponibilità da parte dell’Associazione Kwizera di destinare  la metà dell’importo erogato ai 23 ragazzi inseriti nel programma adozioni a pagare la retta della mensa pari a 12.000 frw al trimestre.A breve il Comitato farà conoscere le linee possibili di intervento. Rispetto al passato, quando interventi scoordinati tra i vari soggetti coinvolti hanno portato non poco disorientamento nei batwa e procurato intralcio a interventi già programmati, si è perlomeno  fatto il passo importante di creare un  coordinamento.

Riunione sacerdoti
I rappresentanti dell’Associazione unitamente al sacerdote di coordinamento con la diocesi, don Paolo Gahutu,  hanno incontrato i  rappresentanti di tutte le parrocchie, mancavano solo la parrocchia di  Kiziguro eMuhura, per rappresentare le linee d’intervento associativo nel corso del 2015.Ci si è soffermati in particolare  sul Progetto Mikan, su cui è stata sollecitata l’attivazione di nuovi gruppi per le parrocchie con minor numero di assegnazioni in essere, e su cui è emerso che qualche parroco non era a conoscenza dell’esistenza del manuale di istruzioni. Don Isidoro; parroco di Burehe e responsabile della pastorale familiare, ha reso una testimonianza sull’esperienza, sottolineandone le potenzialità per la pastorale,  manche per le casse parrocchiali, visto che il supero di capretti rispetto ai numeri richiesti dal progetto va a beneficio della parrocchia. Per il Progetto Amazi, visto l’approssimarsi della stagione delle piogge,  è stata sollecitata una risposta in tempi strettissimi. I  progetti di finanziamento avranno invece tempi più lunghi di presentazione: dovranno pervenire entro Pasqua.E’ seguita una franca discussione con richieste di chiarimento su diversi aspetti, ivi compresa la logica che l’Associazione segue nella propria azione, piuttosto che sulle cose che non hanno funzionato in questi anni ( scarso coordinamento con gli interventi diocesani piuttosto che la scarsa trasparenza di certi progetti presentati).Nel complesso una riunione ben riuscita,apprezzata dai presenti,  che si è conclusa con il pranzo offerto dall’Economato diocesano. 

lunedì 26 gennaio 2015

Inizia il nuovo anno scolastico al Petit Seminaire di Rwesero

Il nuovo muro di cinta del Petit Seminaire
 Domenica giornata di arrivi degli studenti al Petit Seminaire di Rwesero: da domani, come per il resto delle scuole rwandesi, inizierà il nuovo anno scolastico che si protrarrà fino a novembre.Li accoglie una novità; nella pausa delle vacanze il rettore Don Paolo  Gahutu ha disposto la realizzazione di un muro di cinta che protegge l’intero complesso del campus scolastico rimanendo esclusi solo i locali che ospitano gli animali della fattoria e i terreni agricoli. L’opera sostenuta da diversi benefattori, ivi compresa l’Associazione Kwizera, oltre a offrire un gran bel colpo d’occhio, mette in sicurezza i giovani  che frequentano la scuola che da qui in avanti non avranno neppure la tentazione di qualche scappatina fuori ordinanza. 
L'entrata riportata a nuovo
Oggi dunque sono arrivati da tutti i villaggi delle diocesi di Byumba oltre che, in numero significativo, dalla capitale. Arrivati con i mezzi più svariati all’imponente suv del ricco commerciante della capitale o con i minivan del trasporto pubblico per i meno abbienti, sono tutti accompagnati dai genitori. Si portano al seguito le valigie contenti il proprio corredo e una serie di attrezzature e materiali (si va da quelli d’uso personale come la carta igienica e le zanzariere oltre che a  un secchio per uso per far il bucato, per arrivare a quello di uso comunitario come  gli spazzoloni per le pulizie o risme di carta fino a zappe per l’agricoltura) che depositeranno  all’entrata al momento della registrazione, dove per i nuovi si procede anche alla presa delle misure per il confezionamento della divisa della scuola, camicia bianca pantaloni beige e maglioncino grigioverde. In totale gli iscritti per l’anno scolastico 2015 sono 380 suddivisi in due cicli scolastici, entrambi triennali: il primo è frequentato dai ragazzi appena usciti dalle scuole primarie, le nostre elementari, che qui si articolano su un arco di sei anni; il secondo triennio porterà i giovani alla maturità e dischiuderà loro le porte del seminario maggiore, per chi intende proseguire il percorso verso il sacerdozio, o dell’università per la maggior parte di essi. La retta è di 300.000 franchi annui (circa 370 euro) : il salario annuo di un agricoltore delle campagne ( o il costo di una buona mucca) o quello mensile di un funzionario ministeriale  medio a Kigali.  Per ulteriori elementi di conoscenza della realtà dei Petit Seminaire rwandesi, rimandiamo a un nostro precedente post leggibile qui di seguito.

sabato 24 gennaio 2015

Sul lavaggio delle mani dei ministri straordinari della Comunione in Rwanda

All’interno delle sante messe celebrate in terra rwandese a cui abbiamo assistito, sempre liturgicamente ben curate oltre che molto partecipate da parte dei fedeli, ci ha  sempre attirato un particolare atto che non ha riscontro nelle  sante messe delle nostre parrocchie italiane.I ministri straordinari della Comunione, che sin dall’inizio della messa si trovano sull’altare nelle loro vesti da cerimonia,  prima di apprestarsi alla distribuzione delle particole, si sottopongono al lavaggio delle mani in  vaschette d’acqua collocate in prossimità dell’altare stesso. Abbiamo sempre ritenuto tale gesto di un qualche valore simbolico, fino a quando abbiamo appreso da un amico sacerdote, con  specifica conoscenza in materia liturgica, che si tratta di una pratica, diffusa in tutta la Chiesa rwandese, avente la sola finalità igienica di ripulire le mani. Nonostante questa puntualizzazione, continuiamo a percepire quel gesto come un momento  in cui simbolicamente il ministro straordinario della Comunione, con quel lavaggio rende “ nuove” le proprie mani -mani che nella quotidianità sono di un operaio, di un contadino, di una casalinga, di un papà,  di una mamma, di un coniuge- per metterle  al servizio dell’Eucarestia.D’altronde, il  lavaggio per mere finalità igieniche, che per inciso non dovrebbe semmai riguardare solo i cristiani rwandesi, potrebbe avvenire tranquillamente in sagrestia prima che il corteo del celebrante, dei chierichetti e degli stessi ministri della Comunione  muova in corteo verso l’altare, come si usa fare nelle chiese rwandesi. L’aver collocato questo momento all’interno della santa messa, e non nel chiuso della sagrestia, assume per lo meno il significato di renderne edotta l’assemblea dei fedeli. Forse in futuro qualche bravo liturgista saprà dare una sua fondata valenza dal punto di vista liturgico a un gesto che non è solo o non dovrebbe essere il surrogato povero del passarsi un po’ di Amuchina sulle mani per disinfettarle.Peraltro anche l’attuale rito del lavabo da parte del sacerdote ebbe origini pratiche per acquisire solo successivamente un valore simbolico.

venerdì 23 gennaio 2015

Diario Missione 2015

Progetto JMV
Prosegue il Progetto JMV (Jeunes en Marche vers la Vie- Giovani in Marcia verso la Vita) che prevede l’erogazione di dieci borse di studio di Frw 250.000 cad. ( circa 300 euro) che copre gran parte della retta  scolastica,ad altrettanti studenti frequentanti il secondo ciclo presso il Petit Seminaire di Rwesero,  di cui è rettore don Palo Gahutu. Per l’anno 2015, solo quattro dei beneficiari  della borsa di studio nel 2014  hanno mantenuto i requisiti di merito richiesti ( riportare una media di voti superiore a quella complessiva  della propria classe), mentre i rimanenti non avendo rispettato questo requisito  hanno ì perso il diritto alla borsa di studio. Si sono liberate così sei borse di studio che sono stata assegnate quattro ad altrettanti studenti della prima classe del secondo ciclo e due a quelli del terzo e ultimo anno.Grazie al generoso contributo della Parrocchia di Grosio, che già negli anni scorsi ha sostenuto le iniziative dell'Associazione Kwizera, sono stati inoltre attivati anche sedici buoni studio dell’importo di 50.000 franchi rwandesi cadauno da distribuire agli studenti bisognosi del primo ciclo di studi. 

Progetto Batwa
Un sopralluogo al villaggio batwa di Kibali che abbiamo effettuato nella giornata di mercoledì ha permesso di prendere atto della grave situazione venutasi a creare all’interno della comunità, anche a seguito di gravi incidenti accorsi, di cui avremo modo di riferire al termine della missione, quando avremo un quadro più preciso di quanto accaduto.
Ad una prima ricognizione emerge che alcune case risultano totalmente distrutte, altre gravemente danneggiate, altre infine ancora dignitosamente tenute.Alcune della famiglie della comunità risultano aver abbandonato il villaggio per altre destinazioni.
Su sollecitazione dell’Ass- Kwizera è stata nel frattempo indetta per martedì prossimo una riunione con tutte le parti interessate al problema: autorità civili, rappresentanti della diocesi cattolica e protestante, una rappresentanza della Caritas. In quella sede l'Associazione Kwizera presenterà le proprie proposte per tentare di riavviare il progetto che ha subito un gravissimo colpo, forse decisivo per ricacciare i poveri batwa nella situazione precedente alla realizzazione del villaggio. 

mercoledì 21 gennaio 2015

Diario Missione 2015

Rischio ebola
Secondo i programmi  alla missione si sarebbero dovuti aggregare anche due amici  interessati a conoscere da vicino  il Rwanda, dopo aver letto il libro  dell’Associazione , Kwizera Rwanda. Qualche settimana prima di far scattare la macchina organizzativa del viaggio, hanno però dato forfait sull’onda delle preoccupazioni suscitate dal caso del medico di Emergency colpito dall’ebola. Vano è stato spiegare  loro  che il Rwanda è al momento esente da ogni focolaio del micidiale virus e che le autorità del luogo prestano tutte le attenzioni necessarie per preservare questa situazione. Basti pensare che non ci hanno pensato due volte  a vietare per qualche giorno l’ingresso nel paese a turisti statunitensi e spagnoli,  quando nei due paesi si sono manifestati casi di ebola.Salvo poi ritirare il provvedimento e chiedere scusa dopo che il presidente Paul Kagame aveva giudicato eccessivo il provvedimento della  sua solerte Ministra della Salute. Peraltro, la conferma del livello di attenzione in essere l’abbiamo avuta quando, prima di atterrare all’aeroporto della capitale, Kigali, ci è stato richiesta la compilazione di un questionario puntuale sul nostro stato di salute e, allo sbarco, ci è stata presa la temperatura corporea, risultata fortunatamente regolare. Quella esterna invece segnava un bel 24 gradi, in pratica la temperatura media che c’è in Rwanda nel corso di tutto l’anno, che ci ha fatto immediatamente dimenticare gli zero gradi lasciati in Italia, per tacere del gelo e della nebbia che ci ha tenuti bloccati in pista per due ora all’aeroporto di Amsterdam.
Cambiavalute di strada
Gregoire, questo il nome del dinamico cambiavalute che tiene un proprio ufficio cambi su una delle vie più frequentate di Kigali al quale ci siamo rivolti per avere un cambio mentre ci trovavamo a fare acquisti all’interno del grande magazzino cinese.Raccolte le nostre esigenze di cambio per via telefonica, nel giro di pochi minuti ci ha raggiunto tra gli scaffali del magazzino dove, quasi con aria scopiratoria abbiamo fatto lo scambio di euro e dollari contro. Oltre a non farci pagare il servizio extra ci ha pure applicato cambi  di assoluto favore rispetto a quelli ufficiali:712 Frw per un dollaro e 820 Frw per un euro. Gli euro e i dollari scambiati andranno a soddisfare le richieste di altri clienti che per i loro affari preferiscono passare dall’ufficio cambi di Gregoire piuttosto che dalle banche.
Il primo bacio
Bisognava arrivare all’undicesimo viaggio in Rwanda per accorgersi di non aver mai visto prima un’effusione per strada tra due innamorati.Ce ne siamo resi conto quando, viaggiando in fuoristrada  sulla strada che da Byumba conduce a Kibali, abbiamo sorpassato una giovane coppia che sul ciglio della strada si scambiava delle caste effusioni, insomma nulla più di un bacio. Tanto però è bastato perché i nostri due compagni di viaggio rwandesi si lasciassero andare a espressioni colorite di meraviglia per un atto che evidentemente non rientrava nei canoni culturali rwandesi. E’ stato in quel momento che ci siamo resi conto che era la prima volta che assistevamo in terra rwandese a un’effusione tra innamorati, che da noi, abituati a ben altre esibizioni pubbliche spesso sguiate, sarebbe passata del tutto inosservata.

venerdì 16 gennaio 2015

Missione Kwizera 2015

Inizierà lunedì prossimo e si protrarrà fino a sabato 31 gennaio la missione di un rappresentante dell'associazione Kwizera in Rwanda. Nelle due settimane trascorse nella diocesi di Byumba verrà fatta una ricognizione dello stato dei progetti attuati nel 2014 e verranno definite, d'intesa con i referenti locali, le linee guida su cui si muoveranno gli interventi associativi nel corso del 2015.Ricordiamo che nel corso dell'anno appena concluso sono stati portati a termine i seguenti nuovi progetti:
Distribuzione di 45 cisterne per la raccolta d’acqua a 14 parrocchie della diocesi.
Assegnazione di 10 borse di studio ad altrettanti seminaristi del Petit Séminaire di Rwesero.
Realizzazione di un locale servizi al servizio della popolazione scolastica del campus.
Sono poi proseguiti il Progetto Adozioni e il Progetto Mikan.
Le nuove linee d'intervento dell'Associazione per il 2015 saranno presentate in occasione di un apposito incontro che si terrà con i responsabili delle parrocchie della diocesi di Byumba. Nell'occasione verranno raccolte le istanze delle varie parrocchie che l'Associazione prenderà in esame per finalizzare il proprio sostegno.  

giovedì 15 gennaio 2015

Charlie Hebdo, Boko Haram, l'ONU e il Rwanda

Mamma, perché il mondo non si mobilita anche per noi?
"Mamma, perché  il mondo non si mobilita anche per noi?" si chiede il bimbo nigeriano, ultima vittima dei fondamentalisti di Boko Haram, guardando la parata dei grandi della terra che si sono dati  appuntamento a Parigi per testimoniare la loro vicinanza ai francesi per  la mattanza dei giornalisti di Charlie Hebdo e i clienti del supermercato kasher. In sintesi è questo l'interrogativo che si poneva anche l'editorialista di The New Times questa mattina, interrogandosi sulla qualità della satira del settimanale francese, ma, soprattutto, sul disinteresse del mondo per la tragedia che sta vivendo il popolo nigeriano.Disinteresse che, a partire dall'ONU, ricorda molto quello che circondò la tragedia rwandese di venti anni fa. E proprio sull'ONU bisogna intervenire perchè, superando la tradizionale inettitudine che purtroppo ha marchiato in diversi scacchieri internazionali la sua opera, intervenga, così come promesso, in Nigeria, promuovendo quella mobilitazione internazionale auspicata anche dal Presidente della Conferenza Episcopale della Nigeria, mons. Ignacio Ayan Kaigama che chiede una dimostrazione di solidarietà come quella realizzata per gli attentati a Parigi.
Per chi volesse sottoscrivere questo appello al Segretario dell'ONU clicchi qui.

Stop ai massacri in Nigeria
Al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon
Scrivo per chiedere un intervento dell'ONU a difesa dei cristiani
 e delle popolazioni civili brutalmente uccise da Boko Haram in Africa centrale.
Cordialmente.

mercoledì 14 gennaio 2015

Seminario panafricano sulle comunicazioni sociali a Kabgayi

Si  terrà oggi e domani presso il Centro Saint André in Kabgayi un seminario, promosso dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali,  su "i problemi e le sfide attuali delle Facoltà di Comunicazione e Giornalismo cattolici in Africa." E’ prevista la partecipazione di monsignor Claudio Maria Celli, presidente dello stesso Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali,  e mons Paul Tighe, segretario dello stesso consiglio. Parteciperanno al seminario  diverse Facoltà e scuole cattoliche di Giornalismo in Africa, con i rispettivi presidi e docenti,  oltre che molti esperti. L'obiettivo è quella di affrontare le specificità della formazione in materia di  comunicazione in Africa oggi e di "condividere le molteplici esperienze per meglio conoscersi  al fine di individuare anche  aree di complementarietà e di collaborazione."  Il Seminario si pone quale risposta a una specifica istanza per uno sviluppo della comunicazione nel continente africano, avanzata nel maggio 2008 da esponenti accademici e operatori della comunicazione.

martedì 13 gennaio 2015

Il miele rwandese potrebbe affacciarsi sui mercati europei

Apicoltura alla fattoria di Nyinawimana
L'etichetta del miele prodotto nella fattoria di Niynawimana
Dal giugno 2014 il Rwanda è entrato nella lista dei paesi autorizzati ad esportare il proprio miele nei paesi dell’Unione Europea.La giovane apicoltura rwandese si vede così dischiusa un’importante opportunità commerciale che dovrebbe fare da traino a un’attività agricola che negli ultimi tempi ha cominciato a prendere corpo nel paese. Con il passaggio dall’apicoltura tradizionale, che produceva al massimo dieci kg per alveare, a quella moderna, con un massimo di 70 kg annui per alveare, gli apicoltori rwandesi, molti raggruppati in cooperative, sono arrivati a produrre 3.500 tonnellate di miele ogni anno, per un controvalore, tenuto conto del costo al kg. che si aggira attorno ai 2.200 Frw ( 2,7 euro) di circa 9,4milioni di euro.Il miele rwandese è poliflora, la qualità più apprezzata in Europa, con anche produzione monoflora, in particolare miele di eucalipto dal sapore caratteristico.Per entrare sul mercato europeo il miele rwandese dovrà però adeguarsi ai restrittivi requisiti di qualità richiesti dalla legislazione europea ma soprattutto dovranno scontare la concorrenza degli altri mieli extra europei, sud americani e soprattutto cinesi, che si presentano con prezzi decisamente bassi: il miele cinese,prevalentemente ad uso industriale, costa meno di  2,5 euro al kg., ma si trovano anche mieli a meno di due euro al kg. Per vincere tale concorrenza gli apicoltori rwandesi, che già dovranno scontare la penalizzazione dei costi di trasporto per arrivare ai porti d’imbarco, dovranno molto probabilmente ritagliarsi un mercato di nicchia che punti sulla qualità e la caratterizzazione.

giovedì 8 gennaio 2015

Procede a rilento lo svuotamento degli orfanatrofi rwandesi

La Commissione nazionale per l'infanzia (NCC) ha prolungato di due anni il termine per la chiusura degli orfanotrofi del paese.Come riferito in nostri precedenti post, nel 2012, il governo aveva fissato il 2014 come termine ultimo per la chiusura di tutti gli orfanotrofi esistenti e il trasferimento di tutti i bambini ospitati  presso famiglie affidatarie.Il processo si sta rivelando più lento del previsto: alla fine dello scorso anno c’erano ancora 1.840 bambini ospiti dei 29 orfanotrofi ancora attivi, un numero quasi pari a quello dei bambini che hanno trovato una famiglia che li ha ricevuti in affidamento: in tolale poco più di 2.000. I motivi di tale lentezza, secondo i responsabili, sono da attribuirsi al tempo richiesto nella selezione e verifica che le potenziali famiglie affidatarie abbiano tutti i requisiti necessari per accogliere il bambino. A questo compito sono preposti degli esperti operanti nelle diverse zone del paese.

martedì 6 gennaio 2015

Non dimentichiamoci dei batwa di Kibali


Il grave degrado in cui è caduto il villaggio della comunità batwa di Kibali, per diversi motivi che abbiamo illustrato in precedenti post, impone a chi sta a cuore la sorte di questa comunità una presa di posizione decisa. Le parti in causa interessate, istituzioni civili, diocesi cattolica e protestante, Caritas e l'Associazione Kwizera, dovrebbero confrontarsi per verificare se esistano i presupposti per riprendere il progetto, sulla base di chiari e coordinati impegni. Per cominciare si potrebbe rimettere a coltura i sette ettari di terrazzamento realizzati negli scorsi anni dall'ass. Kwizera e che erano già stati coltivati per due stagioni con risultati positivi. La Caritas, o altro soggetto interessato, potrebbe prendere in carico la gestione utilizzando la manodopera batwa sotto la direzione di un agronomo.Il modello potrebbe essere quello applicato in un'esperienza di cui abbiamo parlato in passato: la Fattoria dei tre terzi. La comunità batwa, a cui appartengono i terreni, mette a disposizione i terreni stessi, i batwa interessati contribuirebbero con il proprio lavoro, mentre l'Ass. Kwizera e altri donatori coprirebbero le spese. Al termine della stagione agricola il raccolto verrebbe diviso in parti uguali fra i proprietari (le famiglie della comunità), i contadini che vi hanno lavorato e i finanziatori. Come si vede si tratta di un esperimento dai costi contenuti che potrebbe però ridare vita a un progetto che per cinque anni è marciato, anche al di là delle più ottimistiche previsioni, e che ha avuto successivamente una grave involuzione anche per grossolani errori commessi da taluni degli attori locali ed esterni. 

sabato 3 gennaio 2015

Il Rwanda conclude il mandato nel Consiglio di Sicurezza ONU con un voto decisivo


Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha bocciato la risoluzione, introdotta dalla Giordania e sostenuta dai Paesi del Gruppo Arabo, per la fine dell'occupazione israeliana in Cisgiordania entro tre anni. La risoluzione ha ottenuto solo otto sì, compresi tre membri permanenti - Cina, Russia e Francia- , uno in meno del minimo di nove necessario per l'adozione, due i voti contrari (Stati Uniti e Australia) e cinque le astensioni, tra cui il Rwanda.L'astensione del Rwanda, a cui all'ultimo momento si è aggiunta anche quella della Nigeria, è stato quindi decisivo per non costringere gli USA a usare il proprio diritto di veto. Il voto del Rwanda nasce dalla tradizionale amicizia con Israele e da talune perplessità che sono state sollevate dal suo rappresentante in seno al Consiglio di Sicurezza circa tempi e modi in cui la risoluzione era stata presentata. Da ultimo va ricordato anche la telefonata del premier israeliano, Benjamin Netanyhau, sull'amico presidente Paul Kagame e sull'omologo nigeriano. Con questo voto, dalla indubbia valenza politica, il Rwanda conclude il proprio mandato di rappresentante non permanente nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, in cui era entrato, in rappresentanza del continente africano, all'inizio del 2012.Il posto del Rwanda è stato preso dal'Angola.