"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 24 gennaio 2015

Sul lavaggio delle mani dei ministri straordinari della Comunione in Rwanda

All’interno delle sante messe celebrate in terra rwandese a cui abbiamo assistito, sempre liturgicamente ben curate oltre che molto partecipate da parte dei fedeli, ci ha  sempre attirato un particolare atto che non ha riscontro nelle  sante messe delle nostre parrocchie italiane.I ministri straordinari della Comunione, che sin dall’inizio della messa si trovano sull’altare nelle loro vesti da cerimonia,  prima di apprestarsi alla distribuzione delle particole, si sottopongono al lavaggio delle mani in  vaschette d’acqua collocate in prossimità dell’altare stesso. Abbiamo sempre ritenuto tale gesto di un qualche valore simbolico, fino a quando abbiamo appreso da un amico sacerdote, con  specifica conoscenza in materia liturgica, che si tratta di una pratica, diffusa in tutta la Chiesa rwandese, avente la sola finalità igienica di ripulire le mani. Nonostante questa puntualizzazione, continuiamo a percepire quel gesto come un momento  in cui simbolicamente il ministro straordinario della Comunione, con quel lavaggio rende “ nuove” le proprie mani -mani che nella quotidianità sono di un operaio, di un contadino, di una casalinga, di un papà,  di una mamma, di un coniuge- per metterle  al servizio dell’Eucarestia.D’altronde, il  lavaggio per mere finalità igieniche, che per inciso non dovrebbe semmai riguardare solo i cristiani rwandesi, potrebbe avvenire tranquillamente in sagrestia prima che il corteo del celebrante, dei chierichetti e degli stessi ministri della Comunione  muova in corteo verso l’altare, come si usa fare nelle chiese rwandesi. L’aver collocato questo momento all’interno della santa messa, e non nel chiuso della sagrestia, assume per lo meno il significato di renderne edotta l’assemblea dei fedeli. Forse in futuro qualche bravo liturgista saprà dare una sua fondata valenza dal punto di vista liturgico a un gesto che non è solo o non dovrebbe essere il surrogato povero del passarsi un po’ di Amuchina sulle mani per disinfettarle.Peraltro anche l’attuale rito del lavabo da parte del sacerdote ebbe origini pratiche per acquisire solo successivamente un valore simbolico.

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