"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


lunedì 14 luglio 2014

Un esproprio (legale) che potrebbe allarmare gli investitori stranieri

Autorità locali rwandesi, appellandosi a una legge che prevede che lo Stato possa espropriare e incamerare beni che risultano abbandonati,  hanno deciso di porre sotto sequestro il pacchetto azionario, pari al 5% del capitale, detenuto nella Nshili Kivu Tea Factory dall’imprenditore Tribert Rujugiro Ayabatwa.L’imprenditore di origine rwandese, con un patrimonio personale valutato da Forbes in 250 milioni di dollari Usa e con interessi diversificati in vari settori in primis nell’industria del tabacco di cui è leader africano,  a suo tempo consigliere economico del presidente Kagame e sostenitore del FPR, è assente dal Rwanda dal 2009,  dopo essere stato accusato di finanziare gruppi anti-governativi.Dopo che in passato, come avevamo anticipato in un precedente post, l’imprenditore era già stato oggetto delle attenzioni dell’autorità governative rwandesi che  avevano  individuato una sua proprieta', l’Union Trade Centre, il grande centro commerciale della capitale, come una proprietà abbandonata da un proprietario non residente ormai da tempo  nel paese e quindi rientrante tra le proprietà espropriabili a norma di legge, questa volta non si è piegato e ha deciso di citare  in giudizio il governo del Rwanda presso la Corte dell'Africa orientale di giustizia per il sequestro, ritenuto “illegale”, dei suoi beni e di diverse iniziative economiche nel paese.
I difensori dell’imprenditore  hanno  buon gioco a stigmatizzare il comportamento delle autorità rwandesi,  sostenendo che gli azionisti dovrebbero essere tutelati nei loro beni a prescindere che risiedano sul territorio nazionale. Diversamente, in presenza di casi come  quello di cui dà notizia The East African, sarà difficile dare le necessarie sicurezze agli investitori che intendono andare in Rwanda a investire, a cominciare dal gruppo cinese New century development company intenzionato a investire, ne da' oggi notizia The New Times, ben 200 milioni di dollari in iniziative immobiliari di vario genere.
Il trattamento riservato ai beni di Tribert Rujugiro Ayabatwa potrebbe quindi, al  di là del beneficio immediato per le casse pubbliche dove confluirebbero i beni espropriati ( o almeno dovrebbero confluire salvo che non prendano altre direzioni), rivelarsi un clamoroso autogol per un paese che ha un bisogno estremo di capitali esteri.

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