"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 21 dicembre 2012

Riflessione a margine di una serata dedicata al Rwanda che diventa pensiero natalizio

Riprendiamo dal Bollettino parrocchiale di Grosio appena uscito questa riflessione  in margine alla serata dedicata al Rwanda tenutasi a Grosio nell'ottobre scorso, di cui abbiamo dato notizia in un precedente post.
...Ecco, questa è la breve cronistoria della serata. Questi sono i fatti.
A margine di tutto questo mi sono posto alcune semplici domande.
Cos'è che porta una coppia cementata da anni di felice matrimonio, di fatto già realizzata, con figli e una posizione sociale, ad andare in un posto agli antipodi non solo spaziali della loro quotidianità?
Cos'è che porta un autoconcessionario toscano di successo a dedicare tutte le proprie ferie e anche di più, ad una missione nell'Africa Nera ?
Cos'è che porta un ex dirigente bancario in pensione a spendere buona parte del suo tempo a progettare a tavolino e poi realizzare sul campo opere per il bene comune degli abitanti di un paese chiamato Rwanda?
Cos'è che porta una giovane coppia a utilizzare i soldi destinati alle bomboniere delle proprie nozze per un'iniziativa umanitaria?
Cosa ha portato tutte queste persone e altre ancora a riunirsi un sabato sera per parlare di qualcosa che non è l'anticipo del campionato di calcio o la première dell'ultimo film di Checco Zalone?
Mi è venuta in mente solamente una possibile risposta.
E'il BENE, è l'abbacinante e travolgente forza del BENE, e della continua ricerca che ci porta ad esso.
Sì, perché spesso ci dicono che il male esercita uno strano fascino sulle persone.
Per un periodo ci ho pure creduto, ma da qualche tempo ho capito che non è così.
Il Male non esercita nessunissimo fascino.
Il Male non ha nessuna forza intrinseca.
Banalmente il male e la sua realizzazione richiedono meno impegno.

Il Male  è più semplice da conseguire rispetto al Bene.
Ma non è in grado in nessun modo e in nessun caso di produrre la stordente pienezza che sa dare il Bene.
Ecco, questa serata ha semplicemente chiarito una volta di più, come le nostre vite debbano per forza di cose tendere al bene, al bene comune, al bene condiviso, al bene immanente e imperituro per chiunque abiti questo pianeta.
Mi piace ricordare questa serata con la frase secondo me più bella in assoluto.
Ed è quella pronunciata da Angelo, il sopracitato concessionario toscano, nonché segretario dell'associazione.
Angelo dice che "...dopo anni passati a PREoccuparci per chi sta peggio di noi, finalmente un giorno abbiamo deciso di OCCUPARCI di loro..."
Ed è proprio da questo semplice gioco linguistico che ha preso vita l'associazione Kwizera.
Ed è proprio da questa frattura netta che intercorre tra il mero compatire e il fattivo intervento sul campo, che dovrebbe partire ogni reale tentativo di portare il bene nel mondo.
Bisogna creare un circolo virtuoso che coinvolga tutta la comunità, nei modi, nei tempi e nella disponibilità dei singoli.
Solo così da circolo nascerà circolo che porterà a nuovo circolo più ampio  per arrivare poi alla fine ad un immenso "vortice di bene" che abbracci l’umanità intera.
Saluti a tutti... e Buon Natale.

Michele Ghilotti

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Io credo di sapere cosa affascina del Rwanda. Soprattutto noi italiani, nauseati dal malcostume, dal malgoverno, dalle sopraffazioni , furti, violenze impuniti. Si chiama Agaciro.
Una parola che a noi suona strana anche se ce la spiegano.
E che fa sì che per una cosa insegnata a quel popolo, due se ne imparano. Pertanto ci guadagnamo sempre noi.

mbg ha detto...

Puo' darsi, tu abbia ragione, anche se l'amicizia acritica spesso fuorvia: l'Italia non e' l'inferno ne' il Rwanda la terra promessa.
A proposito di Agaciro, questa estate in Rwanda ho chiesto a due persone acculturate il significato del termine;immediatamente mi hanno dato più di un significato, ma non quello "dignita'" che attualmente il governo sta promuovendo e a cui penso tu, da "rwandese" , ti riferisca.

Anonimo ha detto...

Infatti si puó tradurre in molti modi.
Dignità é un termine che definirei populista.
Orgoglio, fierezza sono più realistici.