E' stato pubblicato sabato scorso ed entrerà in vigore il prossimo 10 dicembre, il Motu proprio «De Caritate Ministranda”, in cui intervenendo sulle attività caritative delle organizzazioni cattoliche impegnate a vario titolo in campo sociale, Benedetto XVI detta alcune regole di comportamento per operatori e vescovi al fine di«impedire che attraverso le strutture parrocchiali o diocesane vengano pubblicizzate iniziative che, pur presentandosi con finalità di carità, proponessero scelte o metodi contrari all’insegnamento della Chiesa». Richiamandosi a quanto già sottolineato nell'enciclica Caritas in veritate, il Papa ribadisce che «il servizio della carità è una dimensione costitutiva della Chiesa ed è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza».Ma l’attività caritativa della Chiesa”, evidenzia il Pontefice, “deve evitare il rischio di dissolversi nella comune organizzazione assistenziale, divenendone una semplice variante”. “Pertanto, nell’attività caritativa, le tante organizzazioni cattoliche non devono limitarsi a una mera raccolta o distribuzione di fondi, ma devono sempre avere una speciale attenzione per la persona che è nel bisogno e svolgere, altresì, una preziosa funzione pedagogica nella comunità cristiana, favorendo l’educazione alla condivisione, al rispetto e all’amore secondo la logica del Vangelo di Cristo”.In particolare, per quanto riguarda l'attività delle tante organizzazioni cattoliche impegnate nei più svariati campi, compreso, per quel che ci riguarda, anche quanto fatto da tante Onlus a favore dei paesi in via di sviluppo, il documento formula una raccomandazione quanto mai opportuna, visti certi apparati faraonici e certi budget per la comunicazione di talune organizzazioni, ai vescovi di vigilare «affinchè stipendi e spese di gestione, pur rispondendo alle esigenze della giustizia e ai necessari profili professionali, siano debitamente proporzionate ad analoghe spese della propria curia diocesana».
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