Bambini batwa della comunità di Kibali |
Negli ultimi quindici anni il numero dei batwa residenti in Rwanda si è praticamente
dimezzato. Le autorità amministrative hanno censito nel 2010 25000 batwa, quando il loro numero era di
45000 nel 1994, ridottosi a 35000 dieci anni dopo: in pratica poco più dello 0,20 per cento dell'intera popolazione rwandese. Secondo uno studio pubblicato il mese scorso dall’associazione
Coporwa che raggruppa i vasai rwandesi ( lavoro tradizionalmente svolto dai
batwa) emergono dati che testimoniano la grave situazione di degrado in cui
vivono le varie comunità batwa sparse sul territorio. Solo un batwa su tre
accede alle cure mediche attraverso l’assicurazione sanitaria, per mancanza di
denaro per sottoscrivere la quota parte di competenza del paziente, pari a 2500 Frw; mentre l’ottanta per cento dei
batwa si può permettere un solo pasto al giorno. Se a un simile quadro si aggiunge che le abitazioni, alcune frasche
ricoperte di teli, sono totalmente inadeguate
a riparare dalle intemperie e dal
freddo della notte rwandese di certe zone di montagna, ben si comprende
come la mortalità sia ben sopra la media. Per questo i responsabili delle
diverse comunità auspicano programmi d’inserimento nel tessuto economico
sociale rwandese, peraltro in presenza di grandi resistenze da parte del resto
della popolazione, e soprattutto che vengano assegnati alle diverse comunità
batwa dei terreni da coltivare, così da consentire loro di avere il necessario
per l’alimentazione; fino a due anni fa, secondo gli stessi responsabili delle
comunità, circa il 40 per cento dei batwa era dedito all’accattonaggio. A
fronte di un simile quadro, assume un particolare rilievo quanto fatto dall’Ass.
Kwizera per la comunità batwa di Kibali, dove questi auspici hanno trovato una
loro concretizzazione in abitazioni degne di tal nome e in terreni coltivabili
in grado di garantire l’autoconsumo e, a breve, anche la fonte di qualche
ricavo monetario.