Non sono piaciute alle autorità rwandesi le critiche che negli ultimi giorni due Ong internazionali, Human Rights Watch e Amnesty International, hanno mosso, rispettivamente, ad alcune criticità emerse dall’esperienza dei tribunali gacaca e alle limitazioni ancora presenti in merito alla libertà di espressione, in particolare per quanto attiene la libertà dei media. Nel criticare l'intervento di Amnesty International, l’editoriale odierno del Sunday Times introduce un argomento d'indubbio interesse.
Dopo aver respinto le critiche, ritenute partigiane e imputabili alla scarsa conoscenza della realtà rwandese e alle mancate specifiche ricerche sul campo, l’editorialista sottolinea le conquiste che l’amministrazione rwandese avrebbe conseguito sulla via dello sviluppo economico e della riconciliazione nazionale, anche grazie alle numerose leggi introdotte dai rappresentanti parlamentari liberamente espressi dai rwandesi.
In particolare, sottolinea come lo sforzo del governo per sviluppare la diffusione di internet e il suo accesso da parte dei rwandesi, con il proliferare dei social network, dovrebbe risultare la migliore smentita all’accusa mossa da Amnesty International circa la volontà di soffocare la libertà di parola tra i rwandesi. Indubbiamente, l’argomento è dialetticamente efficace nel controbattere le tesi di Amnesty; tuttavia solo il tempo ne può confermare la solidità difensiva. Allo stato attuale, infatti, l'accesso a internet è ancora abbastanza contenuto e prevalentemente concentrato nella capitale. La controprova sul reale libero accesso a internet si avrà quando la rete e la diffusione dei social network raggiungeranno sempre più ampi strati della società rwandese, compresa quella delle campagne. Quando il fenomeno, grazie anche alla fibra ottica arrivata anche nei villaggi, avrà raggiunto una diffusione consistente, come si comporteranno le autorità?
Lasceranno libero sfogo alla voglia di conoscere e di dibattere degli internauti rwandesi o mutueranno dai cinesi metodi sofisticati di controllo suinternet per limitare la capacità di contagio in termini di domanda di libertà che la rete inevitabilmente porta con sè? Solo la risposta a questa domanda dirà della fondatezza dell'argomento portato oggi dall'editorialista del Sunday Times per controbattere le critiche di Amnesty.
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