"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


domenica 20 marzo 2011

I fatti libici visti da Kigali

E' interessante vedere come i tragici fatti libici che si svolgono sul nostro uscio di casa vengano vissuti in un paese africano come il Rwanda. L’attacco portato alla Libia dalla coalizione internazionale in forza della risoluzione ONU, che qualche perplessità ha sollevato anche in casa nostra, ha destato non poche riserve a Kigali. In un commento su The New Times, solitamente interprete attento delle posizioni del governo, la risoluzione dell’ONU è ritenuta un vero e proprio via libera per un colpo di stato contro Gheddafi per appropriarsi del suo petrolio. In particolare, si condanna l’intervento negli affari interni libici in cui un potere statuale tenta di reprimere una ribellione armata di parte di civili. Infatti, per il commentatore “ uno stato indipendente ha il diritto e l'obbligo di garantire la sicurezza all'interno dei suoi confini”. Non manca poi di sottolineare come “se le truppe libiche avessero attaccato i civili, come le truppe cinesi fecero in piazza Tiananmen, avrei pienamente appoggiato questa risoluzione” e chiedersi “ che  differenza c'è tra questi ribelli e 'combattenti nemici' che combattono contro l'esercito degli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan? Nessuna”. Dopo aver sottolineato come l'Occidente stia calpestando i diritti degli stati meno potenti, il commentatore conclude con una domanda non certo retorica “If they can do that to him, what about us”? "Se possono fare questo a Gheddafi, che dire di noi"?

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